giovedì 31 dicembre 2009

Senza fissa dimora, senza diritti

Nell’edizione del 1993 del Rapporto Feantsa (Federation Européenne d’Associations Nationales Travaillant avec les Sans-Abri) sulla situazione italiana, a cura di Antonio Tosi e Costanzo Ricci, viene proposta una definizione di persona senza fissa dimora suddivisa in tre categorie: persone prive di qualsiasi sistemazione, persone in sistemazioni provvisorie del settore pubblico o volontario e persone che si trovano in situazioni abitative marginali fortemente sotto-standard. Secondo le stime dell’OMS sono circa 3 milioni le persone senza fissa dimora nei paesi dell’Unione Europea. Un dramma che si consuma sullo sfondo di un mondo industrializzato economicamente sempre più prospero (un PIL pro-capite che è raddoppiato tra il 1980 ed il 1995 in 12 paesi dell’Unione Europea). In Italia si calcola che le persone senza fissa dimora siano tra le 170.000 e 280.000, di cui 100-120.000 vivono in alloggi impropri, 60.000 vivono in forme di coabitazione forzata, 100.000 vivono in dormitori e 20.000 sono prive di qualsiasi riparo. Questi ultimi sono presenti soprattutto nelle grandi aree metropolitane (6.000 in una città come Roma e poco meno di 2.000 a Firenze).

I senza fissa dimora hanno sconvolto la gerarchia dei bisogni, che secondo la vecchia teoria di Maslow si distinguono in: primari, che riguardano la povertà materiale; secondari, che riguardano la povertà istituzionale e terziari, anche definiti bisogni di relazione, che dipendono dalla qualità del rapporto umano. I senza fissa dimora scelgono infatti di rimanere persone dipendenti soprattutto dalla comunità, più che dai bisogni materiali (primari) ed istituzionali (secondari). I senza fissa dimora sono essenzialmente delle persone che scelgono liberamente di non dipendere dai bisogni materiali, accettando di vivere una vita di povertà assoluta, non dipendendo dalle istituzioni ed avendo percepito la distanza tra quello che poteva offrire un’istituzione e quello di cui avevano realmente bisogno. Nella loro vita c’è quasi sistematicamente un episodio di trauma relazionale di diverso tipo che ha generato una serie di bisogni ai quali le risorse della comunità non hanno saputo rispondere. Ma guardando al di là dell'idea romantica del barbone che vive la strada per scelta, con l'idea consapevole di godere di una propria libertà, si evidenzia anche la fragilità di persone che hanno conosciuto il carcere, l'alcolismo, la disgregazione del nucleo familiare, la disoccupazione, il fallimento economico, la prostituzione e la difficoltà di vivere in una società dalla quale ci si sente esclusi. Solo una risposta valida e credibile al trauma relazionale iniziale può permettere dunque la riapertura di quelle porte che possono far entrare risorse sul piano materiale ed istituzionale e ristabilire un dialogo attivo e costruttivo con il tessuto sociale circostante. Sempre più spesso si tratta di donne e di una popolazione giovane, a volte con problemi di dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti o con problemi psichici.

L’espandersi del fenomeno del “barbonismo” e la nascita del concetto di “esclusione sociale”, che ne deriva, sembra dunque essere proporzionale alla spinta verso l’emarginazione esercitata dalla nostra società nei confronti di persone che vivono momenti di fragilità. Ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una società escludente, una società priva di una volontà sufficiente per porre rimedio a ferite che potenzialmente potrebbe curare, una società lontana dalla cultura della convivenza. Le politiche sociali e le istituzioni dovrebbero dunque occuparsi più del centro della società che dei margini, perché dovrebbero essere in grado di bloccare i processi di esclusione sociale e nello stesso tempo di attivare dei processi di recupero e di reinclusione sociale. La comunità dovrebbe pertanto diventare l’obiettivo principale dell’intervento, che in varie forme si mobilita, realizzando qualcosa di diverso dai processi di esclusione che gran pare della società civile invece mette in atto sistematicamente in maniera più o meno cosciente. In questo lungo e difficile percorso le istituzioni dovrebbero aiutare la comunità a crescere a prendere coscienza di quante situazioni di disagio dipendono dalla scarsa qualità di vita che la comunità riesce a mettere in atto, quante situazioni di disagio, quante marginalità sono fortemente dipendenti da una comunità che non ha più certi valori di riferimento, una cultura dell’accoglienza, un’attenzione alle generazioni. Fino ad ora poche amministrazioni comunali hanno preso seriamente in carico il problema, usufruendo del Fondo nazionale per le politiche sociali. Tali Comuni si sono attivati per la realizzazione di centri e servizi di prima accoglienza, interventi socio-sanitari e servizi per l'accompagnamento e il reinserimento sociale, i quali vengono affidati nella maggioranza dei casi alle organizzazioni di volontariato, alle istituzioni ecclesiastiche e al privato sociale (cooperative, fondazioni, ecc...), espressione dell’attuale dinamismo della società civile. Preoccupante è anche il fenomeno del cosiddetto " blocco anagrafico", cioè la perdita della residenza e dei documenti di riconoscimento da parte dei senza fissa dimora, la conseguente dichiarazione di scomparsa e l'impossibilità di usufruire dei servizi socio-sanitari, di votare, di beneficiare di pensioni di invalidità. La legge e il regolamento anagrafico di riferimento a livello nazionale concederebbero la possibilità di iscrizione all'anagrafe del Comune in cui la persona ha un domicilio, il luogo quindi sede dei principali affari e interessi, ma spesso gli stessi Comuni hanno interpretato in senso restrittivo tale norma, con conseguenze molto gravi. La situazione di disagio dei senza fissa dimora aumenta comprensibilmente nei mesi invernali. In una grande città come Roma, ad esempio, durante l’inverno appena trascorso, cinque persone sono morte a causa del freddo. Tra di essi anche un giovane di vent’anni.

In questo contesto MdM agisce con la finalità di portare aiuto e solidarietà non solo alle popolazioni vulnerabili di paesi lontani ma anche nelle nostre città. Dal 2003 è attiva a Roma un'unità mobile di MdM che opera nella zona del centro con volontari medici, psicologi ed infermieri . L’Unità mobile è concepita come un servizio di prossimità che ha l’intento di fungere da “ponte” tra le persone, che per varie ragioni sono private del diritto dell’accesso alle cure, e quei servizi sanitari pubblici che tale diritto devono garantire. Gli operatori di Roma limitano l'intervento ai casi di pronta risoluzione o di urgenza, offrendo un'informazione sui rischi per la salute, un orientamento alle strutture pubbliche specializzate per la cura delle varie patologie ed un eventuale accompagnamento, se necessario. MdM sta studiando la possibilità di iniziare anche a Firenze un programma sanitario rivolto alla popolazione senza fissa dimora; un equipe di volontari ha già avviato i primi contatti ed un primo affiancamento con i soggetti che operano nel settore. Nella progettazione della nostra azione possiamo usufruire della lunga esperienza delle altre delegazioni nazionali di MdM, che seguendo la stessa metodologia hanno attivato iniziative di vario tipo rivolte alle persone che si trovano sulla strada. Il 21 dicembre dello scorso anno la delegazione francese, in particolare, si è fortemente mobilitata per avanzare alle istituzioni pubbliche precise richieste, misure semplici e concrete quali il diritto ad un alloggio senza limite di durata per le persone che ne siano prive, abbandonando provvedimenti di emergenza per trovare soluzioni durature in tal senso. I volontari di MdM hanno percorso i quartieri della capitale francese alla ricerca di persone che vivessero e dormissero per la strada, donando loro in totale duecento tende tipo “canadese”. L’iniziativa ha sorpreso una parte dell’opinione pubblica parigina che è sembrata accorgersi della realtà dei “senza tetto” solo a causa della presenza delle tende blu che “disturbavano” il paesaggio urbano del centro della città. Le tende vogliono essere un simbolo, la denuncia dell’assenza di soluzioni concrete e non congiunturali. Abbiamo infatti riconosciuto che il contributo nel settore sanitario, come in altri settori, per essere incisivo a livello di popolazione, richiede il sostegno di politiche pubbliche intelligenti e mirate all’inserimento nella società dei cittadini che vivono in condizioni di emarginazione, passando da interventi di emergenza puramente assistenziali ad interventi duraturi e rispettosi della dignità delle persone.


http://www.mdmcentrosud.org/solidali/MdM_NS_05.htm

mercoledì 30 dicembre 2009

E' arrivato un inedito racconto!!!

"Gatto " è il nuovo inedito racconto che troverete nel diario di Zattera e Gommone!!
Buon divertimento!!

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Il prete aggredito: «Fate meno elemosina»

L’invito durante l’insolita omelia dopo essere stato buttato per terrada un mendicante che pretendeva soldi

«La mia è stata una provocazione, non è che all’improvviso abbia dimenticato la carità cristiana». Don Italo Panizza, rettore della basilica santuario di san Luigi Gonzaga a Castiglione delle Stiviere, grosso centro industriale dell’alto mantovano, nella messa serale di Santo Stefano ha sorpreso i suoi fedeli invitandoli a limitare le elemosine ai mendicanti. Motivo: lui stesso era stato aggredito da un questuante che lo aveva seguito fino in sagrestia.

«Ho voluto essere provocatorio - dice ora padre Italo che ha deciso di spiegare la sua decisione - perché i bisognosi non si aiutano facendo loro l’elemosina: si può, invece, far loro del male non insegnando che potrebbero sfamarsi lavorando. Non è che un ubriaco lo si aiuti dandogli da bere, semmai, lo si aiuta togliendogli il vino».

Don Italo, origini trentine, rettore del santuario da quattro anni, è stato aggredito il 26 dicembre a mezzogiorno. Sul sagrato ci sono spesso mendicanti che aspettano i fedeli all’entrata e all’uscita dalla messa per chiedere soldi. Lo stesso sacerdote è stato supplicato più volte di regalare qualche moneta. Ma l’altro giorno ha dovuto affrontare una situazione ben più pericolosa. Uno di quei questuanti, pare un giovane italiano che suona spesso una chitarra, lo ha seguito dentro la chiesa. «Mi sono trovato davanti questa persona, che vedevo spesso mendicare per le vie di Castiglione, che mi ha chiesto dei soldi - racconta -. Al mio rifiuto mi ha minacciato, poi messo le mani addosso e mi ha spintonato. Ho avuto paura». Il giovane è scappato senza prendere nulla.

Per questo nella messa della stessa sera, dopo aver raccontato la sua disavventura, ha invitato i fedeli a limitare le elemosine. Poi ha ripetuto lo stesso suggerimento nella messa di domenica. Non ha voluto comunque sporgere denuncia ai carabinieri.

La vicenda ha subito innescato il dibattito politico. La Lega Nord di Castiglione, esprimendo solidarietà a padre Italo, ha invitato, attraverso un comunicato, il sindaco, Fabrizio Paganella (Pdl), ad emanare subito un’ordinanza che vieti l’accattonaggio in tutto il territorio comunale. «Un singolo episodio, deprecabile ma ancor tutto da verificare visto che non è stato denunciato all’autorità giudiziaria - risponde il primo cittadino - non giustifica alcun provvedimento generalizzato. Tenendo conto che a Castiglione il fenomeno dell’accattonaggio non è diffuso come nelle grandi città e che i reati in tutta la nostra zona sono in forte diminuzione. Forse - conclude il sindaco - un po’ di carità cristiana non guasterebbe».

Difende, invece, il sacerdote, don Andrea Gibelli, vicario episcopale di Mantova. «Ben vengano le provocazioni - dice - se queste aiutano a far capire alle persone quale è la vera carità cristiana».

lunedì 28 dicembre 2009

E' una vita che lo dico!!!

Papa, bagno di folla a mensa dei poveri: nessuno sia abbandonato

apcom - CRONACA- 28 DIC 2009

Roma, 28 dic. (Apcom) - Visita storica di Benedetto XVI alla mensa dei poveri di via Dandolo, a Trastevere, gestita dalla Comunità di Sant'Egidio. Per la prima volta un Papa ha varcato la soglia della struttura che ogni giorno distribuisce 1.200 pasti a senzatetto, disabili, anziani e immigrati. Nonostante l'incidente della notte di Natale, quando Susanna Maiolo, una donna di 25 anni italo-svizzera si è lanciata contro il Pontefice facendolo cadere, Ratzinger non ha voluto modificare in nessun modo i suoi programmi, confermando tutti gli appuntamenti delle festività natalizie. Come la visita alla struttura a Trastevere. Al termine della recita dell'Angelus, infatti, il Papa si è trasferito a bordo della vettura targata SCV1 alla mensa dei poveri. Nessun cambiamento nemmeno nel protocollo abituale del Pontefice che prima dell'ingresso nella struttura ha voluto salutare la folla, baciando i bambini e salutando le numerose persone che l'hanno accolto. È stato il primo 'bagno di folla' dopo l'aggressione di giovedì notte. E anche il primo banco di prova della sicurezza vaticana all'indomani dell'incidente nella Basilica di San Pietro. Rafforzate le misure di sicurezza nella zona di Trastevere, anche se - come ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede - è "impossibile blindare il Papa e garantire sicurezza al 100%, anche perchè la sua missione è quella di stare in mezzo alla gente". Il percorso di transito del Pontefice è stato blindato, con controlli a tappetto su cassonetti e auto in sosta; le linee dell'autobus deviate e le strade chiuse. Ma tutto si è svolto regolarmente. Sono qui per dirvi che vi sono vicino, vi voglio bene e la chiesa ha a cuore i più poveri", ha detto il Papa salutando i presenti. "Quante persone provenienti da vari paesi segnati dal bisogno si ritrovano qui per cercare una parola, un aiuto, una luce. Impegnatevi perchè nessuno sia solo - ha affermato il Pontefice salutando la folla riunita davanti alla mensa a Trastevere - nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato". La benedizione in latino, la recita del padre nostro, e inizia il pranzo. Al tavolo del Papa 13 commensali speciali, tra cui anche un afghano, un rom, un senzatetto 90enne. Il menu: lasagne e polpette con lenticchie, purè, dolci e spumante. Al termine del pranzo, il Papa ha salutato 31 bambini, consegnando loro alcuni doni, e ha poi incontrato alcuni stranieri che frequentano la scuola di italiano Louis Massignon.

sabato 26 dicembre 2009

Radio Clochard!!

I Clochard nascono una sera d’ottobre dal sogno comune di tre scavezzacolli un po’ poeti un po’ buffoni, un po’ eleganti barboni, di restituire tramite una musica sana e genuina la speranza nella vita a una società frettolosa ormai incapace di cantare, che piano piano si appiattisce sul presente, priva di desideri e di grandi disegni da realizzare. Sapendo che difficilmente potranno risolvere qualcosa, sono comunque consapevoli del potere comunicativo della melodia, della forza della sincope, del magnetismo del suono rotondo e pieno come il bel culo di una fata, credono nella contagiosità del buon umore che portano sempre con se, e forti di questi valori vanno in giro per le piazze e per le strade per cantare e far ballare la gente di tutte le età, ideologia e cultura. Come simbolo un cappello verde rosso e nero, in cui raccolgono le offerte che contribuiscono alle spese dei loro numerosi spostamenti.

Qualcuno potrebbe dire mentre li sente suonare in una piazza davanti alla chiesa …”E’ il signore che li manda!”…di sicuro fermandosi risponderebbero…”no, passavamo di qui per caso.”…per riprendere subito, a tempo di polka forsennata, l’atmosfera festosa che magicamente creano con i loro strumenti!

http://www.myspace.com/radioclochard

mercoledì 23 dicembre 2009

Bussano alla porta!

Periodico dell’Opera Diocesana “VILLAGGIO DEL RAGAZZO”

www.villaggio.org e mail: villaggio@villaggio.org

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Anni fa, un amico eletto nel consiglio comunale di una delle nostre cittadine mi disse che era ma- turata la proposta di rinunciare alle luminarie na- talizie allo scopo di devolvere in opere di bene la cifra risparmiata dall'amministrazione comunale. Ma proprio la parte politica da cui si sarebbe aspettato maggior sensibilità sociale bocciò l'ini- ziativa.
Le luci di Natale sfolgoranti e contemporanea- mente stridenti. Alla faccia della crisi! Mi doman- do che cosa illuminano. Vorrebbero far clima di festa e invitare alla festa, ma chi? Quanti sono coloro che si possono permettere di spendere in modo da alimentare i consumi del mercato in- terno?! Non di certo l'otto per cento abbondan- te di disoccupati, e neppure la percentuale im- precisata dei giovani e meno giovani che a fati- ca sbarcano il lunario pellegrinando da un inte- rinale a un tempo determinato. Neanche i tanti che vivono con gli stipendi delle cooperative, be- nedetti ma pur risicati. E tanto meno chi campa con la pensione sociale o poco più. La tredicesi- ma, servirà per il superfluo o piuttosto per qual- che debituccio che è cresciuto via via per com- perare cose necessarie, o magari per quella rata di mutuo che è rimasta arretrata?
Non mi hanno mai incantato le luminarie di Na- tale; quest'anno, a me danno fastidio, a non po- chi ritengo facciano rabbia. Le luci troppo vistose infatti evidenziano le con- traddizioni e le ingiustizie di questo nostro mon- do poco fraterno e inospitale. In allora, Maria e Giuseppe non trovarono posto in un alloggio decente per far nascere Gesù. Oggi quanti sono, vicini e lontani, coloro che rimangono fuori?
Per chi si occupa di tossicodipendenza è stato necessario interessarsi delle problematiche giudi- ziarie connesse ai guai che necessariamente commette chi si mette in strada a procacciarsi so- stanze costose e illegali. Ce ne occupiamo da più di trent’anni e abbiamo visto come questo feno- meno sia al tempo stesso costante e in cambia- mento. Agli inizi si poteva accomunare il termine droga al termine marginalità. Gli utenti che chie- devano comunità terapeutica avevano certo bi- sogno di “uscire dal tunnel” della dipendenza,
Non tanto mi preoccupa “l'orrido rigor di stagion cruda” quanto “il freddo e il gelo” dei cuori chiu- si col lucchetto, arroccati sulla difensiva, paurosi di perdere il benessere acquisito. I barboni, gli immigrati, i mendicanti, gli ex carcerati, i tossico- dipendenti, i malati psichici, i disabili, gli sfratta- ti, persino i vecchi procurano fastidio soltanto al vederli nelle nostre strade. Ne va della nostra si- curezza, dobbiamo farli sparire, non si possono permettere di disturbare la nostra tranquillità e il decoro delle nostre ridenti cittadine.
Non si possono permettere di inquietare le nostre coscienze. Chi ha inventato la favola del “giorno in cui tutti si sentono più buoni”?
Di certo non Gesù. Lui continua a restare fuori coperto di stracci, affamato, senza casa e senza lavoro, emarginato e scacciato. Ha la loro faccia e il loro dolore, tanto è uguale che non riuscia- mo a riconoscerlo: “qualunque cosa avete fatto (o non avrete fatto) a uno di questi fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. Il suo posto è lì, fuori, finché ne resta fuori anche uno soltanto. E nella magica notte di Natale noi rischiamo di dare un bacio a un bambino di gesso o forse di legno. Il Bambino, quello vero, è rimasto fuori. Non ha il volto paffuto e sorridente. Magari neanche più una stalla.
Ecco: io sto alla porta e busso, dice Gesù (Ap. 3,20), se uno, udendo la mia voce, mi aprirà la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.”
Se apri, chi troverai?

Prete Rinaldo

lunedì 21 dicembre 2009

Il freddo è un emergenza!

Termini, il racket dei disperati

La situazione dei clochard è resa critica dal gelo di questi giorni.

Tra i clochard della stazione dove un posto può costare molto, anche la vita.

MARIA CORBI- La Stampa

ROMA
Carla Bruni ha un amico clochard. Lo ha detto lei.
A Napoli Massimiliano Rosolino, Peppino di Capri e altri vip hanno posato per una mostra di foto vestiti come clochard domandandosi: «Se la mia strada fosse stata un’altra?». Ma non basta coprirsi di stracci, o fermarsi a fare due chiacchiere con loro, per capire cosa sia passare le giornate buttati per strada, sui marciapiedi, mendicando un cartone dove sdraiarsi, dormendo seduti perché così è meno probabile, ma solo un po’, che non ti facciano sgombrare da quel putrido angoletto riparato che hai faticosamente guadagnato. Carlà e gli altri dovrebbero girare per la stazione Termini per avvicinarsi a capire, per aprire un varco in quell’inferno che vivono solo a Roma più di seimila persone. Di giorno trascinandosi per i binari e le gallerie, di notte cercando di rimanere in zona, in quel quadrilatero che ormai è terra di disperazione e di emarginazione. E’ Natale. Ma per loro non cambia nulla se non per qualche fetta di panettone condivisa all’ostello della Caritas o per strada portata da qualche volontario. Stefano ha 48 anni. «Credo», dice. Perché l’alcool e il freddo in questi lunghi anni senza tetto hanno lasciato il segno, cancellato pezzi della sua storia. «Ero un impiegato», racconta. «Avevo una fidanzata e una casetta a Latina», dice. Quanto tempo fa? Gli occhi dell’uomo segnati da sottilissime rughe si abbassano come frugando nella memoria. Forse scacciando ricordi. Non parla. «Lei è qui ad ascoltare la mia storia perché è Natale è vero? Vuole sentirsi più buona?». Gli dico che sono qui perché hanno ammazzato un clochard pochi giorni fa, per un posto al caldo. «Lo so», dice alzando le spalle. «Non era uno stinco di santo neanche lui». «Un tempo esistevano le precedenze», spiega. «Chi era qui da più tempo aveva diritto al suo posto. Oggi con questi stranieri non è più così». Perché qui, nelle strade che affacciano sugli ingressi della stazione si consumano non solo fame e freddo, ma lotte tra poveri. I due romeni che hanno arrestato per l’omicidio del clochard ucraino colpevole di avere un giaciglio più caldo del loro facevano parte di una banda che taglieggiava i senza tetto. Tutto è possibile in questa terra di nessuno e non è bastato chiudere le porte della stazione di notte (decisione presa nell’anno del Giubileo) per ridare umanità a questi luoghi. E’ servito solo a non vedere, a spostare queste vite senza diritti e senza futuro qualche strada più in la. O peggio a far «emigrare» queste persone lungo il Tevere, che però cresce improvvisamente in periodi di maltempo. E’ Natale. E la mensa della Caritas a via Marsala apre come al solito alle cinque, una lunga coda per entrare e avere un pasto caldo e un letto. Il 60 per cento delle persone che cercano aiuto sono straniere. Igor ha sessant’anni viene dall’Ucraina come Alexei, il barbone ucciso. «Non me ne frega niente se è Natale, io non so nemmeno in che mese siamo, la mia vita è per strada da 25 anni ormai, nessuno mi ha mai teso una mano. Cosa faccio? Rubo». Camminando sotto la galleria gommata della stazione incontro Caterina. Ha un carrello della spesa dove ha stipato la sua vita, una coperta per cappotto, le scarpe logore. Racconta di una vita che non ha mai regalato niente, da quando bambina è stata data in affido, un matrimonio con un marito manesco, ad oggi che vive senza niente, con l’unica compagnia dell’alcool. «Mi aiuta», dice. E ha ragione lei. Al binario 1 c’è l’Help center che si rivolge ai senza fissa dimora, agli anziani bisognosi, ai migranti e alle persone disagiate che si trovano in stazione. Uno sportello di base che opera con la sala operativa sociale del comune di Roma e con le Ferrovie dello Stato. Già a maggio Fabrizio Schedid uno degli operatori della struttura aveva avvertito sull’aumento del disagio non solo straniero. Anzi. «Assistiamo ad un aumento degli italiani che gravitano intorno alla stazione. E la causa principale è la disoccupazione, specie nel Mezzogiorno, l’instabilità lavorativa. E’ arduo ritrovare lavoro a 50 anni. E anche chi ha solo una pensione sociale di 400 euro al mese può finire in mezzo alla strada. Il fatto che al nostro sportello arrivino per lo più immigrati deriva dal fatto che essi, privi di residenza o di permesso di soggiorno, non possono accedere ai servizi sociali territoriali». E’ Natale. La gente sale sui treni per tornare a casa, con i pacchi regalo e la voglia del calore delle feste. Poco più in là il popolo dei senza tetto. Per loro freddo, fame e solitudine sono gli unici compagni di viaggio. E’ Natale. Ma non per tutti.

Albun fotografico

Date un occhiata a questo albun fotografico!
Vi stupirà ......
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=1&IDmsezione=9&IDalbum=23018&tipo=FOTOGALLERY#mpos

Guerra tra poveri!

Clochard ucciso per un giaciglio.

Dramma a Roma, arrestati due romeni

ROMA«Stai attento che ti può accadere qualcosa di brutto, spera di non incontrarci mai quando siamo ubriachi». L’ultima minaccia pochi giorni prima di ammazzarlo a bottigliate in faccia. Sono stati fermati la notte scorsa e hanno confessato i due romeni Alexandre Tofaleanu, 39 anni, e Daniel Pavel, 18 anni, responsabili dell’omicidio di un clochard russo di 47 anni, avvenuto la notte del 13 dicembre in un parcheggio a pochi metri dalla stazione Termini di Roma. Un posto caldo dove dormire, forse proprio l’auto all’interno della quale è stato rinvenuto il corpo senza vita del russo, alla base del litigio sfociato in tragedia. Un movente da nulla anche se gli inquirenti e gli uomini della polizia ferroviaria che li hanno arrestati, sono convinti che sotto ci sia qualcos’altro: tra la vittima e gli aggressori da tempo c’era ruggine per la spartizione del territorio sul pizzo da chiedere agli altri mendicanti della zona. Un omicidio nato nell’ambiente dei tanti diseredati che vivono intorno alla stazione di Roma, un esercito di senza fissa dimora che si arrangia chiedendo soldi ai passanti o pochi spiccioli a chi parcheggia l’auto. Quella messa in atto dai due arrestati è stata, comunque, una vera e propria esecuzione: dopo l’ennesimo litigio, la notte del 13 dicembre, i romeni hanno estratto con la forza dall’auto il clochard russo e mentre Tofaleanu lo teneva fermo, il giovanissimo Pavel lo picchiava selvaggiamente per poi ferirlo a morte con un collo di bottiglia. Numerosi colpi alle tempie e al collo che sono stati fatali per la vittima. Subito dopo i due lo hanno avvolto in un lenzuolo e lo hanno rimesso nell’auto utilizzata come giaciglio occasionale. Gli inquirenti sono arrivati agli assassini grazie all’aiuto di altri due romeni che avevano assistito alla brutale aggressione. Uno dei due testimoni, inoltre, nei giorni scorsi era stato picchiato proprio dai due fermati perchè consapevoli di essere stati visti durante il loro raid criminale. «Volevano incutere terrore tra chi poteva raccontare quanto avvenuto - ha spiegato il dirigente della Polfer, Carlo Casini - ma fortunatamente i testimoni non si sono fatti intimorire e ci hanno fornito elementi preziosi per la cattura dei due assassini».

venerdì 18 dicembre 2009

consiglio letterale!!

Il nuovo libro di Gabriele Del Grande

Nelle "Città invisibili" di Italo Calvino, Marco Polo racconta a Kublai Kan, imperatore dei Tartari, le mille città del suo impero, mille sfaccettature di una stessa irraggiungibile città, sovrapposte a memoria e divenire. Calvino amava contrapporre verità e punti di vista, così nel suo schedario incompiuto, all'immagine di ogni città corrisponde il suo negativo. Vale lo stesso per le nostre grandi metropoli, dove non v'è centro senza periferia.La frontiera tra questi due luoghi si apre come una cerniera lungo i margini della società. Non sempre è una distanza geografica a definire il confine tra dentro e fuori, quanto piuttosto la lontananza dall'invisibile rete delle relazioni, familiari, affettive, sociali, economiche. Capita allora di trovare fazzoletti di periferia nei centri storici ed economici delle città: uomini e donne dormire lungo un marciapiede, tra i cartoni in una piazzetta, alla stazione dei treni o sopra un tram notturno, guardando correre la gente, come ai bordi di un fiume.Per raccontare questa città, e la città nel suo insieme, ho vissuto e dormito per strada, a Roma, per venti giorni, ospite di alcuni dei suoi speciali abitanti.
ROMA SENZA FISSA DIMORA pubblicato da Infinito Edizionicon il contributo di Redattore Sociale
“Questo réportage è importante anzitutto perché restituisce identità, storie e ‘corporeità’ a chi, pur non avendole perdute, è come se non le avesse più. Il libro di Del Grande dimostra che un giornalismo umano e del tutto privo di cinismo è possibile” (dalla prefazione di Stefano Trasatti)
"Il testo di Gabriele è un viaggio low cost, per tutti, si spera, io lo spero, viaggiare schiarisce gli occhi, lo disse Gibran, ci vuole doppia follia per metterlo in dubbio. E qui, della follia, non c'è un rigo solo. Quello che il mondo chiama follia, è un luogo d'animo dove se non ci infili il muso almeno una volta, rischi di rimanere solamente un terrestre a vita" (dalla postfazione di Maksim Cristan)Presentato alla stampa il 29 novembre a Capodarco (AP) al Seminario Disorientati di Redattore Sociale Caratteristiche: Formato 15x21, copertina a colori, rilegatura filo refePagine: 110 Prezzo: euro 12.00Isbn: 978-88-89602-65-2Anno di pubblicazione: 2009Scarica la scheda del libro e consulta l'indiceScarica la prefazione di Stefano TrasattiLe recensioni su Radio Rai 1, Fondo Magazine e Affari ItalianiLeggi la biografia di Gabriele Del GrandeE la scheda del suo primo libro Mamadou va a morireLa foto in copertina - tratta da Schegge d'esistenza - è stata scattata a Bologna da Francesco Beni

mercoledì 16 dicembre 2009

Ora dalle parole ai fatti , fà freddo!!!

Aiuti ai poveri, cattolici in campo

16 dicembre 2009 - Secolo xix levante

L’accoglienza dell’altro - e del povero in particolare - è l’essenza stessa della cristianità. Per questo, non può esserci discussione sul fatto che chi vive la propria vita cercando nel volto degli altri il senso del Natale sia incondizionatamente favorevole - a prescindere, verrebbe voglia di dire - alla realizzazione di strutture finalizzate a dare riparo ai meno fortunati.

È questo il significato della forte presa di posizione che il mondo cattolico chiavarese ha assunto nei confronti del progetto di un centro di accoglienza per persone senza dimora, oggetto di molte polemiche nei mesi scorsi. Un progetto portato avanti dalla diocesi e dal Villaggio del Ragazzo in particolare, che vorrebbero realizzare la struttura di accoglienza per i senza fissa dimora, un presidio unico tra Genova e La Spezia nell’edificio del centro “Franco Chiarella” di Sampierdicanne. Contro questa iniziativa si è espresso qualche tempo fa il sindaco Vittorio Agostino, secondo il quale un rifugio di questo tipo non farebbe altro che acuire il problema dei vagabondi in città, attirandone in numero ancora superiore a quello attuale. Oggi, per la prima volta, numerose sigle della galassia dei movimenti e dell’associazionismo cattolico cittadino hanno sottoscritto un documento comune, dal titolo particolarmente significativo (“Non c’era posto per loro...”) in questi giorni di attesa del Natale. Le firme sono quelle di Acli, Agesci Gruppo Tigullio, Azione Cattolica diocesana, Cammino Neocatecumenale, Caritas diocesana, Comunione e Liberazione, Movimento dei Focolari e Rinnovamento nello Spirito Santo.

«L’attenzione ai più poveri e ai più deboli, quando si traduce in gesti concreti, rappresenta una provocazione che interpella l’intera società civile - vi si legge - e per noi cristiani assume un valore ancora più impegnativo e significativo alla luce degli insegnamenti del Vangelo. In questi giorni abbiamo assistito ad un acceso dibattito sull’opportunità o meno di realizzare a Chiavari un progetto diocesano per l’ospitalità a persone che non hanno una dimora, iniziativa sostenuta anche dal nostro vescovo». Nell’esprimere «in modo fermo» il loro sostegno alla realizzazione del progetto del centro di accoglienza per persone senza dimora, i firmatari del documento sentono l’urgenza «di una seria riflessione sul problema dell’aiuto a chi è nel bisogno e ai poveri, che superi le categorie normali di giudizio: indifferenza, tentazione di mettere al margine, sforzi volontaristici di facciata. Nel quattrocentesimo anno della manifestazione della Madonna dell’Orto è la figura stessa di Maria - colei che, seppur con timore, decide di accettare e custodire nella sua vita l’inatteso e sconosciuto - a testimoniarci per prima la natura della carità cristiana: l’accogliere. Un’accoglienza incondizionata, che non giudica e non pretende, ma che riconosce in colui che ha di fronte la dignità dell’uomo. Di ogni uomo, unico e irripetibile, immagine del Mistero di Dio. Il Povero richiama tutti alla responsabilità di costruire occasioni che restituiscano dignità a ogni uomo, per promuovere un vivere sociale più sicuro e giusto».

Al di là della presa di posizione pura e semplice in difesa del progetto, l’iniziativa di associazioni e movimenti cattolici pone un problema molto più profondo: l’idea di città che si vuole promuovere e il posto che in essa possono avere (o non avere) gli “altri”.

È un tema che le sigle della galassia cattolica pongono con forza, facendo fronte comune in difesa di un’iniziativa per la quale - come è stato ricordato - si era speso in prima persona anche il vescovo diocesano, monsignor Alberto Tanasini.

martedì 15 dicembre 2009

MITICO!!

ra guardie del corpo, donne e champagne

Parigi: clochard si faceva passare
per l'assistente di emiri arabi

Alloggiava in hotel di lusso e frequentava i migliori ristoranti della capitale francese

Un clochard parigino dorme su una panchina
Un clochard parigino dorme su una panchina
PARIGI – Viveva da re, dormendo nelle suite più prestigiose della capitale, gustando le prelibatezze degli chef più richiesti, girando in auto di lusso, accompagnato sempre da guardie del corpo e belle donne, tra fiumi di champagne. Tutto gratis. Una vita da sogno. Una truffa. Visto che il nababbo era un clochard, per di più sans papiers, che per mesi ha raggirato hotel e ristoranti, evitando così la dura vita di strada.

EMIRO – Il protagonista, racconta il Journal du Dimanche, è un tunisino di 46 anni, Jamel, ex operaio senza permesso di soggiorno. Dopo aver perso un occhio in un cantiere, l’uomo è finito per strada. Fino a quando non ha deciso di sfruttare le doti di truffatore, ma di classe, secondo una tecnica collaudata. Jamel infatti si faceva passare per l’assistente di ricchi emiri o sceicchi e contattava società di personal concierge, specializzate nell’esaudire ogni tipo di desiderio di clienti senza problemi di soldi.

CHAMPAGNE – Il tunisino organizzava così l’arrivo imminente, ma fittizio, del proprio datore di lavoro, magari accompagnato da una schiera di figlie viziate, per riservare le camere più costose, i ristoranti più alla moda, spostandosi con autista e bodyguard. Il tutto sempre in tempi strettissimi, per obbligare le vittime del raggiro ad anticipare le spese di tasca propria. Poi, c’era sempre l’inghippo, il cambiamento dell’ultima ora. L’emiro che si ammalava, le figlie che cambiavano destinazione, e lui, Jamel, che si presentava in giacca di cashmere e orologio di marca al polso, che perdeva valigia e documenti in aeroporto. L’occasione per rifarsi il guardaroba, farsi comprare il computer e soprattutto far pagare il conto, che magari includeva escort di lusso e naturalmente fiumi di champagne.

ARRESTO – Alla fine, dopo settimane di vita da milionario, il tunisino, abile manipolatore, metteva in atto l’uscita di scena, al momento opportuno, svanendo nel nulla. Tornando per esempio nel centro accoglienza per i senza fissa dimora del IV arrondissement di Parigi. Ed è lì che la polizia l’ha arrestato lo scorso 18 novembre, incastrato dal proprietario di una società di auto di lusso. Il clochard, che preparava nuovi periodi di vacanze da sogno negli hotel più costosi della Ville Lumière, ormai dorme al coperto, ma in cella.

Alessandro Grandesso
05 dicembre 2009- Corriere.it

Cominciamo a contare!!!

Trovato nelle stalle in via Montale, zona San Siro

Clochard muore per il freddo

Prima vittima delle temperature rigide di questi giorni è un uomo di 50 anni, senza fissa dimora

MILANO - È un uomo di 50 anni, senza fissa dimora, la prima vittima a Milano del freddo di questi giorni. Erano le 11.50 quando in via Montale, in zona San Siro, all'interno di alcune stalle, una persona ha notato il corpo senza vita dell'uomo, disteso nel suo giaciglio di fortuna. Inutile provare a svegliarlo: l'uomo era morto, probabilmente già nella notte. Gli agenti non hanno riscontrato nessun segno di violenza sul corpo della vittima che sarà sottoposta ad autopsia. Sembra che il clochard, italiano, da diverso tempo trascorresse le notti all'interno di uno sgabuzzino di fortuna ricavato nelle stalle dell'impianto ippico. Seconda la polizia le basse temperature avrebbero causato il decesso.


15 dicembre 2009 - Corriere.it


domenica 13 dicembre 2009

I divorziati sono diventati una “piaga sociale”

Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si è sviluppata una nuova piaga sociale causata dall’aumento esponenziale di separati e divorziati alcuni dei quali finiscono con il ridursi in miseria. E’ quanto denuncia l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Ami (Associazione matrimonialisti italiani).
Ogni anno, ricorda l’Ami, in Italia si separano circa 160 mila persone e 100 mila sono i nuovi divorziati. “E’ un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati ed insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano- aggiunge Gassani - trasformano questi lavoratori in veri e propri ‘clochard’. “Il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati”.
E nell’80% dei casi, rileva il presidente dell’Ami, “si tratta di padri separati, obbligati a mantenere moglie e figli e a non avere più risorse per sopravvivere. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500 mila) sono tornati ad essere ospiti delle loro famiglie d’origine. Sono numeri che fanno rabbrividire”.

Per Gassani, “urge una nuova politica sociale che restituisca dignità a quanti sono stati sfortunati nel loro matrimonio, che hanno perso tutto e che vivono da emarginati. Occorrono misure atte a garantire alloggi a questo popolo di nuovi poveri nonché aiuti economici. Anche costoro hanno diritto ad avere pari opportunità. Quando si perde la dignità si rischia di non essere nemmeno buoni genitori”.
E secondo un’altra ricerca essere single fa male alla salute quanto, se non piu’, del fumo. E a rischio non sono solo gli uomini, ma anche le donne. La brutta notizia viene da un vasto studio condotto da un’equipe di ricercatori dell’universita’ di Warwick nell’arco di un decennio su 10.000 trentenni e quarantenni britannici. Nel corso dello studio fra le 10.000 persone monitorate ci sono stati 600 decessi. I ricercatori hanno rilevato i diversi tassi di mortalita’ fra donne ed uomini sposati, singoli, divorziati o vedovi, scoprendo che il rischio di morire e’ piu’ alto del 10% nei maschi single e del 4,8% nelle donne single rispetto ad uomini e donne nella stessa fascia d’eta’ che sono sposati

800440022

ROMA: BELVISO SU MORTE CLOCHARD, A BREVE INTEGRAZIONE A PIANO FREDDO

Roma, 9 dic. - (Adnkronos) - "La morte del senza fissa dimora, avvenuta questa notte probabilmente a causa dell'abbassamento delle temperature nei pressi di Piazza Vittorio, ci addolora. Per questo, ancora una volta, continueremo a sollecitare tutti coloro che ne hanno bisogno a non rifiutare l'accoglienza degli operatori della Sala operativa sociale comunale impegnati quotidianamente sul territorio". E' quanto dichiara l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso. "E' bene ricordare - aggiunge Belviso - che grazie al piano freddo, attivo dal primo di dicembre con modalita' integrate tra settore sanitario e sociale, l'Amministrazione comunale e' in grado di ospitare ogni notte, nelle undici strutture messe a disposizione, circa 600 persone con un incremento del 65 per cento rispetto all'anno scorso. Tuttavia, per limitare al massimo il numero dei senzatetto che non riescono a chiedere aiuto, partira' a breve, con la collaborazione dei Municipi, cosi' come annunciato dal Sindaco, un'integrazione al Piano freddo che consentira' un monitoraggio costante e in tempo reale di eventuali fragilita' che spesso risultano nascoste o di difficile ricognizione". "Colgo l'occasione - conclude Belviso - per ricordare ai cittadini il numero verde '800440022' della Sala operativa sociale del Comune di Roma che rispondera' 24 ore su 24 per offrire assistenza e indirizzare alle strutture aperte dalle 19 alle 9 del mattino".

sabato 12 dicembre 2009

Grazie!!

Un ringraziamento speciale e un augurio di buon lavoro a Paola.
Grazie dell'attenzione!

Ecco qui e poi qualcuno si lamenta!

CHIEDE ELEMOSINA E LO RAPINA, ARRESTATO DALLA PS A PERUGIA

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PERUGIA - Un romeno di 25 anni e' stato arrestato dalla polizia per una rapina ai danni di un anziano al quale aveva chiesto l'elemosina. Il fatto e' avvenuto ieri pomeriggio nella zona di Monteluce. Lo straniero ha avvicinato l' anziano per chiedergli una offerta. L'uomo ha tirato fuori il portafogli per prendere il denaro ma il romeno lo ha spintonato con violenza sfilandogli una banconota da 50 euro e poi e' scappato.

Nella zona si trovava una pattuglia di polizia del commissariato di Foligno. I poliziotti sono prontamente intervenuti chiedendo anche l' aiuto di un' altra pattuglia della squadra mobile della questura di Perugia che si trovava in zona. Il romeno e' stato bloccato nelle vicinanze ed ammanettato. L' uomo rapinato e' rimasto illeso.

mercoledì 9 dicembre 2009

Il frate paga la multa della mendicante

Riferendosi all’elemosina cristiana, il Vangelo invita a fare in modo che sia nascosta. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, ammonisce. E padre Ilario Rolandelli, guardiano del convento dei Frati minori di Recco, una vita spesa nell’ordine nato dal “poverello di Assisi”, si è sempre attenuto a questa regola. Ci ha provato anche questa volta, pagando di tasca sua la contravvenzione a una mendicante maghrebina, sorpresa domenica mattina dai vigili di Recco a chiedere l’elemosina sul piazzale della chiesa di San Francesco. E per farlo più “nascostamente” ieri mattina ha aspettato che aprisse l’ufficio postale per saldare lontano da occhi indiscreti quel conto aperto con la giustizia umana. Ma si sa: una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale. E volando di bocca in bocca, appunto, in breve l’ha appresa tutta Recco.

Tutto è nato dall’ordinanza del sindaco entrata in vigore qualche settimana fa e che prevede una sanzione di 50 euro e la confisca della somma raccolta a chi viene sorpreso a fare la questua nei pressi di chiese, cimiteri, al mercato, all’ingresso dei negozi, nel quartiere della stazione, in prossimità dell’ospedale e delle scuole, nei parcheggi e presso gli incroci stradali. Ma Salima, 50 anni, proveniente dal Maghreb non sa leggere. Sa soltanto che è povera e che per vivere ha bisogno di chiedere l’elemosina. Passa da Recco ogni tanto, ed è per questo, forse, che era all’oscuro dell’ordinanza. E così, domenica mattina, sul piazzale della chiesa di San Francesco si è vista affibbiare una multa per violazione dell’ordinanza.

Ai vigili urbani ha cercato di spiegare, ha chiesto di chiudere un occhio, promettendo che avrebbe tolto le tende. Ma l’episodio si è svolto di fronte a troppa gente che era andata a messa nella chiesetta sopra la spiaggia, perché gli agenti potessero soprassedere. Avrebbero compiuto un atto di carità, ma anche un’omissione d’ufficio. Perciò hanno allargato le braccia, chiesto i documenti e lasciato il bollettino per il pagamento. Neppure padre Ilario è riuscito a far cambiare idea agli uomini in divisa. Ci ha provato, ma non c’è stato nulla da fare. Nessuno, però, ha potuto proibirgli di prendere il bollettino lasciato nelle mani di Salima. E di risolvere il “problema” a modo suo. «Sono un francescano e la nostra regola è aiutare i poveri. Non ho fatto altro che seguire i valori in cui credo».

Intanto le prime multe per divieto di accattonaggio riaccendono le discussioni in città. Introdotto un mese e mezzo per volontà dell’assessore Franco Senarega, il provvedimento già all’epoca aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica recchese. Ieri, alla notizia dell’episodio domenicale, tra i banchi del mercato settimanale si parlava anche di questo.

Tra gli ambulanti e gli acquirenti, l’impressione è che tutto sommato l’ordinanza abbia più fautori che detrattori: «Il problema è che spesso l’accattonaggio è molesto: non sempre, poi, chi chiede l’elemosina ha davvero bisogno», è l’opinione di Fancesca Villa, impiegata. Anche tra gli ambulanti - in percentuale non irrilevante, stranieri - il commento è simile: «In questo momento di crisi, è davvero difficile andare avanti. Se poi ci si mettono anche i falsi questuanti, peggio ancora», dice un operatore del mercato. Don Pasquale Revello, parroco di San Giovanni Bono, spiega che «il divieto di accattonaggio molesto può anche essere una necessità, ma bisogna andare oltre il provvedimento restrittivo. Occorre anche pensare a una politica di aiuto dei poveri. Per quanto riguarda la multa a chi chiede l’elemosina, mi sembra un accanimento inutile e poco in linea con lo spirito evangelico». Non a caso, presso il vicariato recchese una volta alla settimana vengono distribuiti i pacchi viveri. «In ogni caso, la strada giusta per i problemi di sopravvivenza immediata è quella di rivolgersi alla strutture che ci sono e non chiedere l’elemosina», aggiunge il sacerdote. Anche da parte dei commercianti, che hanno spesso segnalato la presenza di questuanti particolarmente insistenti, l’ordinanza è vista con favore: «Nessuno vuole dare la caccia ai poveri – aveva spiegato Marco Pozzo, presidente Ascom – ma non sempre le persone che chiedono l’elemosina sono davvero bisognose. Soprattutto tra gli stranieri c’è chi non chiede, ma pretende». L’ordinanza, come noto, in passato non era stata mai messa all’ordine del giorno dal sindaco Gianluca Buccilli: «Non la consideravo e non la considero tuttora una necessità – dice oggi Buccilli – ma questo non significa che io sia in polemica con la maggioranza. Condivido l’orientamento della Chiesa nel sostenere che non servono le multe e i sequestri a risolvere il problema, se non in presenza di circostanze che infrangono l’ordine pubblico. Occorre dar luogo a servizi adeguati, capaci di assicurare una solidarietà effettiva». Un altro ex sindaco, Giovanni Rainero, accomunato a Buccilli dalle origini democristiane e oggi all’opposizione con il centrosinistra, fa notare che l’ordinanza ha soprattutto un valore demagogico: «Non vedo in città tutti questi accattoni aggressivi – dice – francamente, il provvedimento mi sembra più un “contentino” alla Lega Nord. Per l’ordine pubblico in città servono ben altri provvedimenti, come un sistema di videosorveglianza». Una circostanza che trova d’accordo lo stesso assessore leghista, Franco Senarega: «Le telecamere sono già previste. In ogni caso, non abbiamo dichiarato guerra ai poveri, ma applicato una norma che in Italia vige in Comuni di destra e di sinistra».

martedì 8 dicembre 2009

L’Unione europea contro l’emarginazione sociale.

Fatevi un pò di bella cultura!!!!
Tante parole scritte bene ma poi?

http://ec.europa.eu/italia/news/140831_it.htm

http://www.inclusion-europe.org/documents/1597.pdf

lunedì 7 dicembre 2009

Il papa per i poveri!

CITTÀ DEL VATICANO

L'auspicio che la Conferenza sul clima di Copenaghen sia un successo è venuto anche dal Papa in occasione dell'Angelus celebrato di fronte a migliaia di fedeli in Piazza San Pietro. Il Papa ha chiesto che vengano adottati stili di vita più sobri e che si rispetti la legge di Dio a tutela della natura. «Domani si aprirà, a Copenaghen, la Conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici - ha detto Benedetto XVI - con cui la comunità internazionale intende contrastare il fenomeno del riscaldamento globale». «Auspico - ha aggiunto Ratzinger - che i lavori aiuteranno ad individuare azioni rispettose della creazione e promotrici di uno sviluppo solidale, fondato sulla dignità della persona umana ed orientato al bene comune».

«PENSARE A POVERI E NUOVE GENERAZIONI» - «La salvaguardia del creato - ha proseguito il Papa - postula l'adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future. In questa prospettiva, per garantire pieno successo alla Conferenza, invito tutte le persone di buona volontà a rispettare le leggi poste da Dio nella natura e a riscoprire la dimensione morale della vita umana».

venerdì 4 dicembre 2009

Nessno di noi è immune!

Gli 'ex' diventano poveri. Molti finiscono per dormire in auto e circa 500 mila tornano alle famiglie d'origine.

L'allarme arriva dall'Ami: "Le spese di mantenimento trasformano i lavoratori in veri e propri 'clochard'"

La fine del matrimonio rende poveri

Ogni anno 100mila nuovi divorziati


Separarsi o divorziare è diventato un lusso, negli ultimi dieci anni i 'nuovi poveri' sono ex mariti, ex conviventi, spesso genitori. Secondo i dati diffusi dall'Ami, l'Associazione matrimonialisti italiani, in Italia il 25 per cento degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. Nell'80 per cento dei casi si tratta di padri obbligati a mantenere mogli e figli e che finiscono per ritrovarsi a non avere più risorse per sopravvivere. L'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Ami, spiega che ogni anno in Italia si separano circa 160 mila persone e i divorziati arrivano fino a 100 mila. "E' un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati e insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano - aggiunge Gassani - trasformano i lavoratori in veri e propri 'clochard'" Molti finiscono per dormire in auto, i più fortunati (circa 500 mila) riescono a tornare ospiti delle loro famiglie d'origine. "Sono numeri che fanno rabbrividire - continua l'avvocato Gassani - Urge una nuova politica sociale che restituisca dignità a quanti sono stati sfortunati nel loro matrimonio, che hanno perso tutto e che vivono da emarginati. Occorrono misure atte a garantire alloggi a questo popolo di nuovi poveri, anche iuti economici. Perché quando si perde la dignità si rischia di non essere nemmeno buoni genitori".

(3 dicembre 2009) - La repubblica

martedì 1 dicembre 2009

Nuovo inedito racconto!

Finalmente un inedito!!
Al mare è scritto sul diaro di zattera e gommone!!
Leggetelo e buone risate!