lunedì 21 dicembre 2009

Guerra tra poveri!

Clochard ucciso per un giaciglio.

Dramma a Roma, arrestati due romeni

ROMA«Stai attento che ti può accadere qualcosa di brutto, spera di non incontrarci mai quando siamo ubriachi». L’ultima minaccia pochi giorni prima di ammazzarlo a bottigliate in faccia. Sono stati fermati la notte scorsa e hanno confessato i due romeni Alexandre Tofaleanu, 39 anni, e Daniel Pavel, 18 anni, responsabili dell’omicidio di un clochard russo di 47 anni, avvenuto la notte del 13 dicembre in un parcheggio a pochi metri dalla stazione Termini di Roma. Un posto caldo dove dormire, forse proprio l’auto all’interno della quale è stato rinvenuto il corpo senza vita del russo, alla base del litigio sfociato in tragedia. Un movente da nulla anche se gli inquirenti e gli uomini della polizia ferroviaria che li hanno arrestati, sono convinti che sotto ci sia qualcos’altro: tra la vittima e gli aggressori da tempo c’era ruggine per la spartizione del territorio sul pizzo da chiedere agli altri mendicanti della zona. Un omicidio nato nell’ambiente dei tanti diseredati che vivono intorno alla stazione di Roma, un esercito di senza fissa dimora che si arrangia chiedendo soldi ai passanti o pochi spiccioli a chi parcheggia l’auto. Quella messa in atto dai due arrestati è stata, comunque, una vera e propria esecuzione: dopo l’ennesimo litigio, la notte del 13 dicembre, i romeni hanno estratto con la forza dall’auto il clochard russo e mentre Tofaleanu lo teneva fermo, il giovanissimo Pavel lo picchiava selvaggiamente per poi ferirlo a morte con un collo di bottiglia. Numerosi colpi alle tempie e al collo che sono stati fatali per la vittima. Subito dopo i due lo hanno avvolto in un lenzuolo e lo hanno rimesso nell’auto utilizzata come giaciglio occasionale. Gli inquirenti sono arrivati agli assassini grazie all’aiuto di altri due romeni che avevano assistito alla brutale aggressione. Uno dei due testimoni, inoltre, nei giorni scorsi era stato picchiato proprio dai due fermati perchè consapevoli di essere stati visti durante il loro raid criminale. «Volevano incutere terrore tra chi poteva raccontare quanto avvenuto - ha spiegato il dirigente della Polfer, Carlo Casini - ma fortunatamente i testimoni non si sono fatti intimorire e ci hanno fornito elementi preziosi per la cattura dei due assassini».

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