Clochard trovato cadavere
29 ottobre 2009 - Secolo xixA Sanremo, un senzatetto è stato trovato morto in un casolare abbandonato nelle vicinanze di villa Helios: a nulla sono serviti i soccorsi, perché al loro arrivo l’uomo era già cadavere.
A Sanremo, un senzatetto è stato trovato morto in un casolare abbandonato nelle vicinanze di villa Helios: a nulla sono serviti i soccorsi, perché al loro arrivo l’uomo era già cadavere.
Il Comune dice no al dormitorio per senza fissa dimora. «È una questione che richiede una lunga maturazione - spiega il sindaco di Chiavari, Vittorio Agostino - Per adesso la risposta è stata negativa. Non favoriamo iniziative che possano essere in contrasto con la popolazione. Non posso sostenere chi, potenzialmente, può essere dannoso per i cittadini. Ci sono persone che non si sentono sicure a causa della presenza di senzatetto accampati e non vorremmo che questo progetto peggiorasse la situazione».
Deluso prete Rinaldo Rocca, presidente del Villaggio del ragazzo e promotore dell’iniziativa. «Il progetto si scontra con la mentalità della non accoglienza - dice, amareggiato, il sacerdote - Speravo ci fossero margini di confronto e si potesse dare corpo a un’iniziativa alla quale avevo incominciato a lavorare insieme a don Nando Negri». L’obiettivo era creare - al pianterreno dell’immobile di Sampierdicanne, nell’ala destra, che ospita la comunità terapeutica Chiarella, la cosiddetta “Agricola” - una struttura di accoglienza per i senza fissa dimora. Un presidio (l’unico tra Genova e La Spezia) che offrisse risposte immediate, ma di breve durata per far fronte all’emergenza. «Non mi fermerò di fronte al no di Chiavari - aggiunge prete Rocca - Cercherò altre soluzioni per poter andare avanti con chi si dimostrerà disponibile. Se il Signore vorrà, da qualche parte questa struttura si farà». Qualche soluzione alternativa a Chiavari la offre il sindaco Agostino che, provocatoriamente, suggerisce di realizzarla «nelle aree dell’ex Tubifera di Sestri Levante». Immediata la replica del vicesindaco, Giorgio Calabrò. «La riqualificazione delle aree ex Fit è frutto di un accordo di programma intoccabile, sottoscritto da Stato, Regione e Comune - spiega - L’idea di un dormitorio per senzatetto mi sembra una buona idea. Ovviamente, è necessario verificare dove convenga realizzarlo ed è importante capire chi gestirebbe questa struttura».
La seconda alternativa suggerita da Vittorio Agostino è Lavagna: «Città con la metà della popolazione di Chiavari e il doppio della superficie disponibile», spiega. «Agostino potrà pianificare il territorio di Lavagna quando verrà eletto dai lavagnesi - ribatte il primo cittadino in carica, Giuliano Vaccarezza - La proposta di accogliere il dormitorio non è stata fatta a noi e in questo momento non abbiamo aree o edifici disponibili. Comunque, se sarà Lavagna, alla fine, a ospitare il campus scolastico per il quale Chiavari non trova una sistemazione - è la sfida di Vaccarezza - potremmo destinare un piano del nuovo edificio ai senza fissa dimora».
L’occasione per presentare il progetto del dormitorio l’ha offerta il quattrocentesimo anniversario dell’apparizione mariana a Chiavari. Il prossimo anno, infatti, la Chiesa diocesana organizzerà iniziative religiose e culturali legate all’apparizione di Nostra Signora dell’Orto e in quest’ambito il Villaggio del ragazzo e il vescovo, monsignor Alberto Tanasini, vorrebbero dar vita al centro di accoglienza notturna.
Prete Rocca ha preparato un progetto di massima, depositato in Comune contestualmente alla richiesta di avere un incontro con il sindaco Agostino. «Adesso chiederò alla Fondazione privata alla quale mi ero rivolto per avere un aiuto finanziario di fermare tutto - spiega prete Rocca - Tuttavia questa non è una resa: il nostro aiuto verso chi ha bisogno non verrà meno».
Il progetto prevede un costo complessivo di 461 mila per un rifugio con venti posti, divisi in due sezioni, maschile e femminile, ognuna con servizi igienici e docce. I Cavalieri di Malta avevano già offerto la loro disponibilità e prete Rocca pensava alla formazione di un gruppo di volontari che potessero supportare i promotori dell’iniziativa nella gestione, rendendola meno onerosa. A Sampierdicanne il dormitorio avrebbe avuto un ingresso autonomo, reception, atrio e sala per l’accoglienza, la rifocillazione e l’incontro.
«Quella che potremmo offrire è un’accoglienza temporanea - spiega Rocca - Un aiuto, non un incitamento all’accattonaggio. Infatti, nel nostro progetto è previsto un filtro all’ingresso del dormitorio che garantisca condizioni di gestibilità e sicurezza».
Ex colonia Fara violata, ancora una volta, nel disperato tentativo di trovare un riparo. Le inferriate saldate alle finestre non hanno retto, i “tondini” sono stati segati e piegati verso l’esterno, per permettere l’accesso a locali al coperto, al piano terra dell’edificio di Preli. Perché il freddo incalza: la stagione calda è finita, e la comunità di stranieri che bivaccano in città sta cercando di organizzarsi per l’inverno. I romeni sono tornati all’ex colonia, dopo innumerevoli sgomberi, interventi di muratura a porte e finestre, posizionamento di sbarramenti in metallo alle aperture accessibili del grattacielo sul mare. Disabitato ormai da anni, se non fosse per la loro, saltuaria presenza.
Ed è allarme in città per la crescita del numero di romeni che stazionano nei pressi dello scalo ferroviario, della passeggiata a mare, del centro storico. Chiedendo l’elemosina, anche con modi insistenti, bevendo birra sulle panchine, accampandosi dove capita. Per poi andare a dormire all’ex colonia. Dove, sotto il porticato del piano terra, è già stato allestito un fornelletto di fortuna, e dove, su un ripiano, ci sono razioni di cibo e pentole sporche. Poco distante, una finestra con l’inferriata divelta funge da accesso a due stanze, riattate a povere camere da letto, con materassi, vestiti piegati, bottiglie d’acqua e sedie ripulite alla bell’e meglio. Tutto esattamente come un anno fa, quando le ruspe e gli uomini del Comune avevano abbattuto una vera baraccopoli all’esterno del fatiscente grattacielo di Preli e rimosso materassi e mobilio di fortuna ai primi piani dell’edificio.
«I controlli ci sono: verifichiamo i documenti dei senza fissa dimora e ogni mattina rimuoviamo giacigli abusivi e rifiuti abbandonati - dice Vittorio Agostino, sindaco di Chiavari, impegnato in questi giorni in un botta e risposta sulla questione romeni con il consigliere comunale Pdl Emanuele Rustichelli (vedi articolo a fianco) -. Quanto all’intrusione nella ex colonia Fara, provvederemo come abbiamo sempre fatto. Il problema però è a monte: queste persone sono cittadini europei, e secondo il trattato di Schengen possono circolare liberamente in tutta Europa. Questa è materia per i governi - conclude il primo cittadino chiavarese - non dei Comuni, che in tal senso non possono certo legiferare».
Di qualche giorno fa una lettera al Comune da parte di commercianti e residenti della zona di piazza San Giovanni, per lamentare la massiccia presenza di questuanti stranieri, particolarmente insistenti, soprattutto all’ora dell’uscita dalla messa, intorno alle 18. Poi le segnalazioni, sempre più numerose, al comando di polizia municipale, in merito agli stessi romeni che occupano il sottopassaggio che dalla stazione ferroviaria porta al lungomare.
Proprio sulla passeggiata chiavarese, ieri, il bivacco dei romeni ha generato un episodio di violenza, con intervento di carabinieri e polizia municipale. Sono le 15, nell’area verde sul mare all’altezza di piazza Leonardi. Ci sediamo su una panchina vicino ad un gruppo di romeni: c’è un uomo completamente ubriaco, e molesto. Poi ci sono due donne, sedute da una parte e altri ragazzi, tutti romeni. Uno dei giovani ci raggiunge in bicicletta per chiederci una sigaretta. Domandiamo perché il suo connazionale più anziano sia così agitato. «Lucian beve sempre troppo», dice il ragazzo straniero, prima di pedalare via, verso il gruppo. All’assembramento si avvicina una giovane romena, proveniente dal sottopassaggio della ferrovia. Quello che sappiamo chiamarsi Lucian inveisce contro di lei, prima a parole, poi tenta di colpirla con uno schiaffo. Urla il suo nome: «Amandi!», poi grida in romeno, poi la chiama innumerevoli volte, mentre gli altri uomini tentano di calmarlo. Finché lei gli porge due banconote da 10 euro. È possibile che quei soldi siano il risultato dell’accattonaggio oppure di altra più redditizia attività. Ma Lucian sbraita, grida ancora sventolando i soldi, che poi mette in tasca. Forse sono troppo pochi per la sua aspettativa di guadagno. E così, fulmineamente, colpisce la ragazza al viso. Un pugno che quasi fa cadere a terra la giovane. Gli altri romeni lo bloccano e lo costringono a sedersi su una panchina. In un attimo arrivano ai giardini pubblici una gazzella dei carabinieri e un’autopattuglia della polizia municipale, probabilmente chiamate da qualcuno, tra i numerosi passanti, che ha assistito alla scena di violenza e schiamazzi. Gli animi si placano istantaneamente, alla vista degli uomini in divisa. Vengono chiesti i documenti, e tutti risultato essere romeni, quindi cittadini europei in regola con le norme sull’immigrazione. Tutto questo mentre Amandi, la ragazza picchiata, si massaggiava la guancia arrossata, seduta su una panchina poco distante. La giovane non sembra aver denunciato alcunché di quanto le era appena accaduto.
Il nostro breve viaggio si conclude in altre due “mete” dei senza tetto nel Tigullio: sulla sponda destra della foce dell’Entella, nelle vicinanze del Lido, dove nessuno sembra aver violato le inferriate per ripararsi al coperto; e all’ex hotel Astoria, a Lavagna, dove, sul retro dell’edificio, abbiamo trovato soltanto un paio di materassi sotto il portico.