venerdì 30 aprile 2010

Si vede chiaro che è una barbona!!!!!!

fonte: http://www.direttanews.it/2010/04/28/furto-albero-falcone-escusa-la-pista-mafiosa-e-stata-una-clochard/

Scoperta l’autrice del furto di sabato scorso ai danni dell’albero Falcone a Palermo. Una donna, presumibilmente una barbona – secondo quello che ci mostrano le immagini – è stata immortalata dalle telecamere a circuito chiuso dei negozi di via Notarbartolo. Nel materiale sottratto dalla donna, oltre alle foto di Giovanni Falcone e dell’agente della scorta Rocco Di Cillo, anche lo striscione “simbolo” in cui era possibile leggere la frase ‘Le vostre idee camminano sulle nostre gambe’. Definitivamente esclusa dunque la pista mafiosa del furto, come invece in un primo momento ipotizzato dagli inquirenti.

lunedì 26 aprile 2010

Viva la Libertà!!!!

NAPOLI— Il primo cedimento c’è stato verso le 8,10 del mattino di sabato. Una donna esce dall’edificio con gli occhi sgranati. E’ impaurita, si guarda intorno, poi si allontana rapidamente. Passano venti minuti, e il solaio del palazzo di via Gianturco 50, uno dei tanti ruderi metropolitani nell’area industriale del capoluogo campano, si sfracella al suolo. La luce del progetto per le Zone franche urbane, è sempre più fioca: Gianturco è sì una zona franca, ma non nel senso che vorrebbero le istituzioni. Sotto le macerie, il corpo di Aleksandra Kwiatkowska, polacca di 56 anni, in Italia da 15.
Domenica mattina è stato trovato un secondo corpo: si tratta di un uomo di 50 anni, anche lui di nazionalità polacca. L'uomo, secondo quanto finora ricostruito, dormiva solitamente al piano terra del vecchio edificio puntellato, i cui solai interni sono crollati ieri mattina. Accanto al cadavere del cittadino polacco, che è stato trasferito all'Istituto di medicina legale del policlinico Federico II per gli accertamenti, i vigili del fuoco hanno trovato anche i suoi indumenti.

VITA DA CLOCHARD - Fra ritorni in Polonia, permanenze nei dormitori pubblici, assistenza pubblica e vita da clochard, Aleksandra si guadagnava da vivere chiedendo qualche spicciolo agli incroci, facendo da badante, arrangiandosi come poteva. Nel palazzo, che a malapena può fregiarsi di questo titolo, vivevano cinque persone tutte polacche. La gente del posto conosce quella struttura fatiscente come «il palazzo dei polacchi», perché è da anni che gli immigrati lo abitano sfidando la legge di gravità.

UN FERITO IN PROGNOSI RISERVATA - Uno degli occupanti è rimasto gravemente ferito, ricoverato all’ospedale Loreto Mare in rianimazione. La prognosi è riservata. Altre due persone, incolumi, sono state condotte negli uffici del commissariato Vasto Arenaccia diretto dal vicequestore Pasquale Trocino. Dopo le domande di rito, sono andate via. Torneranno alla vita di strada, affidate alla bontà di chi, come i volontari della Comunità di Sant’Egidio e del servizio comunale per i senza dimora, offre loro un pasto caldo e, quand’è possibile, un letto dove dormire. Quand’è possibile, però, perché c’è chi non è disposto a seguire le regole dei dormitori comunali, e allora torna in strada, riproponendo quotidianamente la stessa sfida alla forza di gravità. I risultati, spesso e volentieri, sono quelli visti ieri. Ma se ne parla solo quando ci resta il morto.

DIMORA DI IMMIGRATI - Accanto al rudere, sulla destra, l’ex genepesca pure è dimora di immigrati. A sinistra, confinante con il palazzo crollato, c’è un altro edificio, una ex discoteca che ora funge da riparo per clochard, immigrati africani, qualche rumeno. Al momento del crollo nella struttura adiacente, nell’ex discoteca Free Time c’erano due algerini (per i quali sono state avviate le procedure di espulsione) e la compagna rumena di uno di loro. Ma Gianturco è tutta così: capannoni industriali si alternano a ruderi abitati da poveracci, che rischiano di venire giù da un momento all’altro. A cinquanta metri di distanza c’è un altro edificio in condizioni simili a quello caduto giù. Lì, però, vivono più di cento persone. Addirittura, secondo quanto ha riferito ai volontari di Sant’Egidio una donna sopravvissuta al crollo, un primo accenno di cedimento ci sarebbe stato già venerdì sera. Gli occupanti, però, non avevano dato importanza ai pochi calcinacci caduti al suolo. Le condizioni di pericolo erano peraltro evidenti: l’edificio era allacciato alla rete del gas abusivamente, e gli immigrati potevano contare su alcuni cucinini attivati in spregio ad ogni criterio di sicurezza.

SESSANTA EDIFICI FATISCENTI - Secondo l’assessore comunale al Patrimonio, Marcello D’Aponte, sono una sessantina gli edifici «già individuati, sui quali intervenire con più urgenza, perché più soggetti a rischio di cedimento strutturale. Tra questi i ruderi ex Nato di via della Bussola a Poggioreale, la ex custoderia di via Cupa Principe, il palazzetto dello sport di via Gianturco e alcuni edifici dei Quartieri Spagnoli, Pianura, Scampia, Salita San Raffaele. La stima dei costi si aggira intorno a 1,5 milioni di euro. Già lo scorso anno avevo chiesto che fosse stanziata una somma per gli edifici pubblici di Napoli, ma a causa della lentezza della ragioneria non è stato possibile inserire il capitolo di spesa nello scorso bilancio». Per il prossimo 16 maggio, proprio la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato un corteo che, partendo da piazza del Gesù arriverà a piazza Trieste e Trento.
Aleksandra aveva lasciato il suo Paese, e le sue due figlie, in cerca di fortuna. In Polonia era impiegata al Comune di Poznan. In Italia aveva trovato lavoro come badante per un’anziana di Secondigliano. Poi la donna è morta, e lei non ha avuto altre fonti di sostentamento. «La verità è che Napoli è una città inospitale — dice Ciro Servillo, anch’egli della Comunità di Sant’Egidio— I senza dimora vengono cacciati dal centro cittadino verso le periferie. Non esistono posti per l’accoglienza degli stranieri, e sono pochi i posti letto nei dormitori pubblici». Risponde l’assessore comunale alle Politiche sociali, Giulio Riccio, secondo il quale «suscitano grande amarezza e perplessità le dichiarazioni della Comunità di Sant’Egidio. Oggi per la città è un momento di dolore, non l’occasione per lanciare accuse né per fare demagogia. La Comunità, di cui apprezzo l’impegno, non può non vedere che questa è la conseguenza di leggi sbagliate che creano paura fra gli stranieri, e li spingono a nascondersi».

Stefano Piedimonte
25 aprile 2010 - Corriere del mezzogiorno.it

fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/25-aprile-2010/crollo-palazzina-due-morti-polacchi--1602900255312.shtml

domenica 25 aprile 2010

La webcam sugli occhiali del clochard!! Mha........

Su un blog francese va in onda la vita di un senza tetto in diretta.
PARIGI

Manu è un clochatd e da 18 anni vive per la strada, fabbricando e vendendo posacenere in una stazione della metropolitana di Parigi per guadagnare qualche spicciolo a fine giornata. Da alcuni giorni la sua faccia è finita su internet e su diversi giornali francesi perchè, insieme con altri tre clochard della capitale, ha accettato di filmare la sua quotidianità con un minitelecamera nascosta, fissata sui suoi occhiali da sole. Le sue giornate si possono vedere sul sito danslapeaudunsansabri.com (letteralmente: nei panni di un senzatetto). Le immagini sono grezze, talvolta sfocate, ma di una realtà sconcertante.

L’iniziativa rientra nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione promossa dall’assistenza sociale francese, il Samu social. «Abbiamo deciso di non prendere più la parola al posto loro, ma di lasciare ai senza tetto la possibilità di mostrare come vivono», ha spiegato alla stampa Stefania Parigi, la direttrice del Samu Social. Così per 24 ore quattro clochard hanno filmato alcuni momenti della loro giornata. Le 40 ore di pellicola sono state poi ridotte a 24 e messe online, volontariamente senza montaggio. Le immagini scorrono quasi in tempo reale, un orologio segna il passare delle ore. Ecco quindi come è tutti i giorni la vita di un senzatetto. Quella vera, vissuta in strada, sotto i corridoi del metrò, fatta di poco, di noia, di disagi. Ci sono la violenza, la solitudine, l’alcol condiviso con i compagni, l’indifferenza della gente. Manu e gli altri hanno filmato i pasti consumati alla mensa dei poveri, il cestino posato a terra con le monete lasciate dai passanti, il sacco a pelo e i cartoni dove dormono la notte, il via vai delle gambe della gente.

La loro vita è fatta di poco, passano ore a vagare, a dormire sulla panchina di un parco, a chiedere l’elemosina seduti davanti all’ingresso di un negozio. Volendo, restando connesso, l’internauta può vivere un giorno intero nei panni di un senzatetto. Ma quando vuole lasciarlo, chiudendo la pagina web, un messaggio di errore compare sul monitor: «Spiacenti - c’è scritto - ma lasciare la strada è molto più difficile»

Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201004articoli/54391girata.asp

L'indifferenza uccide !!!!!

ROMA (24 aprile) - E' stato il New York Post a sbattere in faccia ai newyorchesi, una volta di più, l'orrore prodotto dall'indifferenza della metropoli. Il quotidiano ha pubblicato on line il video della morte di un eroico senzatetto che, ferito gravemente per salvare una donna da una aggressione, è morto nel suo sangue dopo avere agonizzato per oltre un'ora sul marciapiede, nel disinteresse di almeno 25 passanti.

Il nome che nella Grande Mela nessuno scorderà facilmente è quello di Hugo Alfredo Tale-Yax, 31 anni, ispanico: domenica era corso in aiuto di una donna aggredita all'alba nel quartiere di Jamaica, non lontano dall'aeroporto JFK. L'aggressore gli si era rivoltato contro e lo aveva pugnalato più volte al petto prima di darsi alla fuga. Anche la vittima dell'aggressione era fuggita.

Il New York Post ha ottenuto un filmato agghiacciante: mostra il corpo disteso sul marciapiede mentre accanto a lui passano frettolosi uomini e donne, a piedi o in bicicletta, con cane o senza. Qualcuno si ferma a guardare. Un uomo si avvicina da un palazzo di fronte e fa uno scatto con il cellulare. Un altro scuote più volte il ferito per le spalle, poi se ne va.

Passa più di un'ora prima che arrivino i pompieri e un'ambulanza chiamati da qualcuno che ha dato l'allarme. Troppo tardi per Hugo Tale-Yax, già morto. Anche stavolta l'indifferenza della metropoli ha costretto la città all'esame di coscienza: «È inaccettabile», ha detto una donna che vive in un palazzo vicino. Ma per Tale-Yax è stato troppo tardi.

Il caso ne evoca un altro, famosissimo negli anni Sessanta, avvenuto sempre a Queens: nel 1964 38 newyorchesi assistettero senza muover un dito all'assassinio di Kitty Genovese, una italoamericana di 28 anni, pugnalata a morte in strada in un quartiere dominato da Cosa Nostra. Il delitto divenne il simbolo dell'apatia di New York, dell'indifferenza dell'America urbana e dell'umanità in generale ed ebbe un tragico bis 25 anni più tardi proprio nella stessa zona: Sandra Zahler, 25 anni, violentata e picchiata a morte su una terrazza sotto gli occhi indifferenti dei vicini.

Fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=99258

mercoledì 21 aprile 2010

Le ferrovie risolvono qualche problema? Speriamo.....

L’ONDS si impegna ad essere attento ai bisogni espressi ed inespressi delle persone in difficoltà; alle esigenze di chi lavora o transita nella stazione; al mutare delle condizioni che generano il disagio. Tale mutamento impone la capacità di adeguarsi ai nuovi scenari ed alle richieste che ne derivano, attraverso l’adattamento delle metodologie, per poter conseguire i nuovi obiettivi che si vanno via via prefigurando.

sito di riferimento : http://www.onds.it/home.asp

Guarda video di presentazione : http://www.onds.it/video.html

Forse qualcuno non lo sà !!!!!!

Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

L’Unione europea è una delle regioni più ricche al mondo. Tuttavia, il 17% degli europei dispone ancora di risorse limitate e non riesce a soddisfare le proprie necessità primarie.

La povertà è spesso presente nei paesi in via di sviluppo in cui la malnutrizione, la fame e la mancanza d’acqua potabile rappresentano la grande sfida per la sopravvivenza quotidiana. La povertà e l’emarginazione sociale sono presenti anche in Europa. La povertà e l’esclusione di un individuo contribuiscono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la forza dell’Europa risiede nel potenziale dei singoli individui.

Non vi sono soluzioni miracolose per sconfiggere la povertà e l’esclusione sociale. Eppure una cosa è certa: non possiamo sconfiggerle senza il vostro aiuto. Il 2010 è l’anno europeo della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, un’occasione per rinnovare l’impegno verso la solidarietà, la giustizia e l’inclusione sociale.

Uno dei valori su cui si fonda l’Unione europea è proprio la solidarietà, un valore particolarmente importante in questo momento di crisi. “Unione” significa affrontare la crisi economica insieme, nella solidarietà, dando sicurezza all’individuo e alla collettività.

Ecco alcuni degli impegni da rispettare insieme:

  • Incoraggiare il coinvolgimento e l’impegno politico di tutta la società nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale a livello europeo e locale, nel settore pubblico come in quello privato
  • Coinvolgere i cittadini europei nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale
  • Dare visibilità ai problemi e alle necessità delle persone che vivono nella povertà e nell’esclusione sociale
  • Collaborare con la società civile e le organizzazioni non governative che lottano contro la povertà e l’esclusione sociale
  • Eliminare i luoghi comuni e i clichè che riguardano la povertà e l’esclusione sociale
  • Promuovere una società che favorisca una buona qualità della vita, il benessere sociale e le pari opportunità
  • Sostenere la solidarietà tra generazioni e assicurare uno sviluppo sostenibile

Link di riferimento : http://www.2010againstpoverty.eu/?langid=en

Un pò di dati !!

SENZA DIMORA


20/04/2010

Fonte : http://www.redattoresociale.it/TopNews.aspx?id=302783

Stazioni, in sole 6 città 130 mila interventi ogni anno

I dati dell’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane. Il report si riferisce alle stazioni di Roma, Milano, Foggia, Catania, Napoli e Firenze. Sono 10 mila le prese in carico ogni anno. La maggior parte uomini (68%), stranieri (84%), tra 18 e 39 anni. Il 22 e 23 un convegno a Roma. Previsto il lancio del progetto Linea gialla e la messa in rete di un database condiviso.


Fonte : http://www.redattoresociale.it/TopNews.aspx?id=302784

Stazione Termini, più giovani e numerosi coloro che si rivolgono all’Help center

I dati dell’Onds. A Roma sono circa 1300 le persone prese in carico ogni anno dall’Help center situato al binario1. Il 78% sono uomini, l’80% stranieri. Uno su tre ha tra i 18 e 29 anni, il 47% tra 30 e 49. In 7 anni utenze quadruplicate. All’Help center di Napoli, invece, sono 5421 gli interventi l’anno. Il 73% dei casi riguarda uomini e il 77% stranieri. Nel 30% dei casi si tratta di persone con un’età compresa tra i 30 e 40 anni, nel 28% tra 18-30. Tra le richieste: assistenza, accoglienza e lavoro

Preludio alla strada!!

Coppie in crisi, nasce lo sportello

21 aprile 2010 | Silvia Pedemonte - Secolo xix levante

Fonte :http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/levante/2010/04/21/AMvhrucD-coppie_sportello_crisi.shtml



«Due persone possono anche scegliere di smettere di essere marito e moglie, ma non possono smettere di essere genitori, né possono arrivare a usare figli come “terreno di conflitto”». Ne è convinto Corrado Castagneto, assessore con delega, fra le altre, a Servizi Sociali e Famiglia a Rapallo e presidente del Distretto Sociosanitario numero 14, che comprende Rapallo, Santa Margherita, Portofino e Zoagli. I dati, su separazioni e divorzi, sono chiari: a parlare, sono i numeri del Tribunale civile di Chiavari - 210 i divorzi esaminati dai giudici nei soli primi sei mesi del 2009 - e le statistiche liguri. «In Italia dal 2000 sono in costante aumento le separazioni e i divorzi – afferma Castagneto – i dati del 2007 parlavano di 19,3 separazioni e di 13,2 divorzi ogni 10 mila abitanti. Calando questi numeri alle nostre realtà, si può dire che a Rapallo abbiamo annualmente una sessantina di separazioni e circa 35 divorzi». Ma cosa succede, se (i quasi ex) marito e moglie usano i figli per vere e proprio ripicche l’uno sull’altra? E quali sono gli stati d’animo, le emozioni, le condizioni dei figli, durante la separazione e il divorzio di mamma e papà? Per dare un aiuto concreto, specie nelle situazioni di maggior conflitto, il Distretto Sociosanitario 14 ha varato uno sportello di vera e propria “mediazione famigliare”. La sede, a Rapallo, è all’ex ospedale di piazza Molfino (l’apertura il mercoledì mattina e, negli altri giorni della settimana, al pomeriggio con orario di ufficio) e, a Santa Margherita, in corso Matteotti 75. «L’idea è nata nella consapevolezza che i figli vivono male la separazione e che spesso sono vittime dei conflitti degli adulti – continua Castagneto – da qui, abbiamo pensato di dare un sostegno concreto ai genitori. A volte anche le piccole cose, penso alle decisioni sulla scuola o sullo sport dei figli, possono scatenare vere e proprie guerre in cui a rimetterci sono, prima di tutto, proprio loro, iminori». I casi vengono segnalati o dai Servizi Sociali, o dal Tribunale dei Minori: può essere anche la coppia (anche le persone che si separano dopo una lunga convivenza e che non sono coniugate) a chiedere direttamente aiuto allo sportello, contattando il numero 0185.680417. Il percorso, del tutto gratuito, prevede una serie di incontri ( almeno dai 6 ai 10 incontri, per un arco temporale di circa tre mesi) con la psicologa e mediatrice famigliare Laura Cosulich e, per i Servizi Sociali, con l’assistente Valeria Bonini. «Stiamo già seguendo cinque casi, segnalati dai Servizi Sociali – continua Castagneto- e ora anche gli stessi cittadini potranno chiedere, su prenotazione, il supporto per trovare dei punti di incontro e far sì che il termine del rapporto affettivo tra gli adulti non si rifletta negativamente sui figli, siano questi piccoli o adolescenti». Il nuovo sportello di mediazione famigliare si inserisce in un lungo percorso, spiega Castagneto, «di rinnovo della politica sociale per la famiglia. La famiglia è una risorsa vitale per la società e gli enti devono sostenerla e affiancarla».

mercoledì 14 aprile 2010

Meno male che abbiamo tante possibilità di scegliere!

Clochard per scelta: sempre più italiani scelgono la vita di strada per la crisi

6. aprile 2010

Clochard per scelta, ma soprattutto per le avversità della vita. Anzi, chi finisce in strada a causa delle difficoltà economiche rappresenta ormai una condizione non più rara. Chi perde il lavoro, chi non riesce ad arrivare alla fine del mese e non può neppure pagare le bollette. Una realtà preoccupante, fotografata dall’Associazione Avvocato di Strada Onlus, che assiste gratuitamente i senzatetto alle prese con problemi legali. L’ultimo rapporto dell’associazione dei principi del Foro in difesa di chi finisce per strada parla di un raddoppiamento nei casi di licenziamenti e sfratti. Dati che arrivano direttamente dagli sportelli di assistenza sparsi su tutto lo Stivale, che evidenziano come nel 2009, rispetto all’anno precedente, c’è stato un notevole aumento delle pratiche aperte in tutta Italia e una crescita di specifiche problematiche dovute a fattori differenti.
CLOCHARD PER SCELTA
“Abbiamo sempre più casi di persone italiane – fa notare il presidente dell’Associazione Avvocato di Strada Onlus, Antonio Mumolo – che perdono il lavoro, non riescono a pagare le bollette e finiscono in strada: questo è un dramma per tutti, ma ancora maggiore per chi ha figli e vede andare in pezzi la propria famiglia“.“Dal nostro punto di osservazione – prosegue l’avvocato Mumolo – vediamo che la nuova norma relativa al reato di clandestinità produce effetti inumani come l’impossibilità di sposarsi o di registrare all’anagrafe i propri figli e induce gli stranieri irregolari a non recarsi negli uffici pubblici nemmeno per curarsi o denunciare reati contro la propria persona“.

CLOCHARD ITALIANI
Gli italiani senza dimora tutelati dall’Associazione nel 2009 sono stati 663. Erano stati 395 nel 2008. Raddoppiano i casi di sfratto, che passano dai 63 del 2008 ai 118 del 2009. Sono quasi triplicati, invece, i casi di italiani che hanno perso il lavoro e sono finiti in strada per via della crisi economica: dai 73 casi del 2008 si passa ai 178 dello scorso anno. E ancora, sono raddoppiati anche i casi di fogli di via e delle espulsioni: dai 258 casi del 2008 si è passati ai 502 del 2009. Lo scorso anno, gli avvocati dell’Associazione hanno aperto un totale di 2072 pratiche. Il 51% (1054) erano di diritto amministrativo, 812 (circa il 39%) nell’area civile, mentre il 10%, ossia 206, dell’area penale.

GLI SPORTELLI PER I SENZATETTO
Oggi gli sportelli dei legali dei senzatetto sono presenti in 19 città italiane, da Nord a Sud: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Ferrara, Foggia, Jesi, Lecce, Macerata, Milano, Modena, Napoli, Padova, Pescara, Roma, Reggio Emilia, Rovigo, Taranto, Trieste.Tutti gli sportelli sono legati dall’Associazione Avvocato di Strada Onlus, nata nel febbraio 2007, “per cercare di favorire – fa notare la stessa associazione – una crescita comune delle esperienze, per riflettere sulle caratteristiche e sui cambiamenti del contesto sociale, favorire lo scambio di informazioni tra gli operatori di territori diversi per migliorarne le competenze e renderle più specifiche e adatte alle diverse realtà“.

Fonte: http://www.mondofinanzablog.com/2010/04/06/clochard-per-scelta-sempre-piu-italiani-scelgono-la-vita-di-strada-per-la-crisi/

mercoledì 7 aprile 2010

Alla fine speriamo non siano solo statistiche!

Piano-freddo Il bilancio: 60mila posti letto e 110mila pasti


Oltre 60mila posti letto disponibili e utilizzati dai senza fissa dimora, circa 10mila interventi della Sala Operativa Sociale, 110mila pasti consumati nelle strutture di accoglienza. Questi i numeri del Piano Freddo 2009-2010 del Comune di Roma che si è concluso pochi giorni fa. Con il Generale Inverno ormai in ritirata è possibile tracciare un bilancio del Piano messo a punto e attuato dall’Assessorato alle Politiche sociali nel periodo 1 dicembre 2009-31 marzo 2010. A differenza dello scorso anno, quando c’era un’unica struttura di riferimento all’ex Fiera di Roma sulla Colombo, questa volta erano 11 le strutture territoriali a disposizione. Ognuna con specificità. Delle 6 del Comune, una era destinata agli immigrati, 2 alle donne, una ai clochard con buone capacità di autonomia, le ultime 2 a quelli con particolari patologie e disturbi. Cinque invece le strutture a disposizione dalle onlus e le parrocchie. Complessivamente 590 i posti letto disponibili a notte, 230 in più del 2009. Ad usufruirne soprattutto italiani e romeni. Gli ospiti hanno avuto a disposizione, oltre a vitto e alloggio, anche docce, cambio di biancheria e vestiario pulito, triage infermieristico e medico e una rete di assistenza sanitaria. Quest’ultima si è avvalsa dei servizi delle 5 Asl, in collaborazione con lo Spallanzani, l’Ospedale Israelitico, l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti, la Croce Rossa. Oltre a un tetto, ai clochard è stata offerta colazione e cena per un totale di 110mila pasti. Quanto al dato sociologico, l’età prevalente si è attestata tra i 31 e i 45 anni, con una significativa presenza anche di giovani dai 18 ai 30 anni. Fra i motivi dell’abbandono al degrado e alle intemperie dell’inverno, soprattutto i problemi sanitari, seguiti da dipendenza dall’alcol e da patologie psichiatriche. Fuori dalle strutture di ricovero, la Sala Operativa Sociale ha effettuato 10mila interventi su strada per ricognizioni ordinarie e sulla base di segnalazioni provenienti dal numero verde della sala operativa del Comune. Durante gli interventi sono stati distribuiti beni di prima necessità a circa 500 persone che hanno rifiutato l’accoglienza nei Centri territoriali comunali. Soddisfazione per i risultati del Piano esprime l’assessore alle politiche sociali Sveva Belviso: «Rispetto allo scorso anno, oltre a un maggior numero di strutture, abbiamo aumentato del 65% i posti a disposizione ogni notte.
Le persone con fragilità continueranno ad essere seguite dai nostri servizi sociali».

Fonte: http://www.ilgiornale.it/roma/piano-freddo_il_bilancio_60mila_posti_letto_e_110mila_pasti/07-04-2010/articolo-id=435549-page=0-comments=1

domenica 4 aprile 2010

Non Hanno tutti questa parsimonia!

Il clochard da 1,2 milioni di euro (in azioni)

di Chiara Beghelli - Il Sole 24 ore ( fonte : http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/04/skelleftea-ricchezza.shtml?uuid=6f3f9108-3e57-11df-8de1-3e8fe97f3b0b&DocRulesView=Libero )

2 aprile 2010

Anche se è affacciata sul Mar Baltico, nel nord della Svezia, la ricchezza di Skellefteå non viene dalla pesca del merluzzo né dal taglio delle betulle, ma dalle miniere d'oro. Il dna dei suoi 35mila abitanti è quello dei minatori e cercatori di fortuna, abituati ad avere a che fare con metalli preziosi. A Skellefteå ha vissuto per 60 anni Curt Degerman, un clochard che ne ha passati 40 a vivere per strada, rovistando nei cassonetti per mangiare quello che ristoranti e fast food gettavano via. Ma ciò che lo aveva reso famoso fra i suoi concittadini era la forsennata caccia alle lattine di alluminio, attività che gli aveva fatto meritare il soprannome di "Burk-Curt" ("Curt lattina") e che gli permetteva di vivere, visto che vendeva il metallo come materiale da riciclo.Nel 2008, quando Curt morì nel sonno per un attacco cardiaco, i suoi parenti furono chiamati a occuparsi delle sue piccole cose. In casa trovarono 300 euro di spiccioli, ma la sorpresa fu minima a confronto di quella che ebbero quando misero le mani fra le sue carte: non solo Curt aveva 4.800 euro sul suo conto, ma anche 822mila euro di azioni e titoli in una banca svizzera, nonché 124 lingotti d'oro in una cassetta di sicurezza. In totale, una ricchezza di 1,2 milioni di euro.A quel punto un cugino che lo andava a trovare di tanto in tanto ha finalmente capito perché Curt passasse tutti i suoi pomeriggi nella biblioteca pubblica di Skellefteå a leggere accuratamente il "Dagens Industri", principale quotidiano finanziario della Svezia: Curt studiava l'andamento dei mercati e le quotazioni dei metalli, dati che usava per decidere in quali fondi investire i soldi che guadagnava con la vendita delle sue lattine. All'amorevole cugino Curt aveva lasciato la sua fortuna, ma quando la famiglia ha scoperto il tesoretto, anche altri parenti ne hanno rivendicato una parte. La battaglia legale è andata avanti per due anni e si è conclusa solo la scorsa settimana, quando la corte di Skellefteå ha stabilito un'equa spartizione dei soldi fra la famiglia. I vecchi della città avranno commentato che i tempi sono scambiati, a Skellefteå, perché la ricerca dell'oro si fa anche in tribunale e si diventa ricchi trovando lattine invece che pepite.

giovedì 1 aprile 2010

Veri eroi!

Ny,l'ultimo clochard di Time Square

Heavy su prima pagina New York Times

Non molla Heavy, l'ultimo senzatetto che è rimasto a vivere sul marciapiede di Times Square, la piazza più trafficata e conosciuta di New York, nel cuore di Manhattan. Il New York Times dedica alla sua storia un pezzo in prima pagina. La piazza è diventata casa sua sin dai primi anni '90, quando quella zona era ancora un luogo malfamato, regno incontrastato di pusher, criminali e prostitute.

Da www.nytimes.com

Nel 1994 fu eletto Rudolph Giuliani, il sindaco "sceriffo" che con la sua "tolleranza zero" in pochi anni ripulì la città. Ma se i delinquenti furono costretti a lasciare la piazza ai turisti e ai poliziotti, i senza tetto no. Loro rimasero ancora per anni a presidiare orgogliosamente il territorio. Nel 2005 si calcola ce ne fossero ancora 55. Ma negli anni successivi il loro numero crollò visibilmente.

Grazie all'azione dei volontari delle tante associazioni no-profit, molti di loro accettarono di trasferirsi in alcune comunità sparse per la città. La scorsa estate ne erano rimasti solo sette, tutti barboni di lungo corso, con alle spalle circa una ventina d'anni passati a dormire per strada. Erano diventati famosi, tanto che i newyorchesi li battezzarono i "Times Square seven".

Poi però, uno dopo l'altro, da settembre a dicembre scorso, anche loro hanno mollato, finendo per accettare un ricovero più confortevole dei gradini delle chiese o dei portoni tra la settima avenue e la 48esima. Ma Heavy, no. Lui non ci ha pensato proprio. Sempre gentile ed educato, da vero irriducibile, ha respinto ogni invito ad abbandonare la strada.

A chi, invano, cerca continuamente di fargli cambiare idea ha detto che non può certo lasciare i suoi vicini e i titolari dei negozi attorno alla piazza che ogni giorno lo vanno a trovare e lo mantengono in vita. E basta stare con lui qualche ora, racconta il giornale, per capire che la sua presenza è ormai una certezza, un punto fermo, per chi vive la frenetica quotidianità della Grande Mela. Gli impiegati di un "delicatessen" sull'ottava gli regalano ogni giorno un panino e un caffé caldo a ora di pranzo e i vicini, quando fa freddo, gli allungano qualche vestito pesante ormai smesso e delle tazze di brodo.

"Heavy è un tesoro", racconta al Nyt un'anziana che da 44 anni abita a un isolato da Times Square. "Ogni volta che mi vede passare mi saluta con un affettuoso 'Ciao Mamma'. Io gli dò il solito quarto di dollaro e gli rispondo: Ciao, dolcezza".

fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo477890.shtml

Magari qualche scusa noooo!!

Rimini: appiccarono il fuoco a un clochard, il pm chiede quattro pesanti condanne

Si avvia alle battute conclusive il processo in rito abbreviato contro i quattro giovani che nel novembre 2008 a Rimini appiccarono il fuoco alla panchina dove dormiva un senzatetto. Ieri le richieste del pubblico ministero. Sui ragazzi pende l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minorata difesa dell’aggredito.

Arriverà entro la fine di aprile la sentenza del processo che si sta svolgendo a Rimini contro i quattro giovani che nella notte fra il 10 e l’11 novembre 2008 appiccarono il fuoco alla panchina dove dormiva il senzatetto Andrea Severi provocandogli gravissime ustioni. Ieri il pubblico ministero Davide Ercolani, durante l’udienza di rito abbreviato nella città romagnola aveva chiesto 13 anni di reclusione per Alessandro Bruschi 22 anni, considerato l’autore materiale del gesto e la mente del gruppo. Un anno in meno la richiesta per gli altri 3. Si tratta di Enrico Giovanardi 21 anni, Matteo Pagliarani 21, Fabio Volanti, 22. Il magistrato ha mostrato in aula una simulazione del rogo realizzata in collaborazione con i vigili del fuoco in cui si sono viste fiamme alte quattro metri. Ieri la difesa dei 4 ha offerto 150.000 euro all’amministratrice di sostegno di Severi, l’avvocato Lidia Gabellini. Il legale della parte offesa Maurizio Ghinelli ha accettato la somma, ma solo come acconto della cifra richiesta in risarcimento, che ammonta a 280.000 euro. Ghinelli rappresenta anche il comune, il cui danno di immagine è stato quantificato in 20.000 euro. L’Ausl ha infine notificato ai giovani la richiesta di pagamento delle spese sostenute per le cure del clochard che ammontano a 230.000 euro.


fonte: http://www.telesanterno.com/rimini-appiccarono-fuoco-a-un-clochard-il-pm-chiede-quattro-pesanti-condanne-0331.html