giovedì 28 gennaio 2010

E se ad una persona normale viene un infarto???

Panchine “anti-barboni” nei giardini pubblici

26 gennaio 2010 Elena Romanato

Esperimento riuscito in via Collodi. La Caritas: siamo allibiti
Col bracciolo centrale, è impossibile sdraiarsi

«Possono chiamarle come vogliono. Panchine anti-barboni o anti-bivacco, ma qui hanno funzionato. Perché il Comune non le mette anche nelle altre zone scelte come bivacco dai barboni?». Il pensiero di una commerciante del quartiere di Santa Rita, che chiede l’anonimato, riassume quello di molti abitanti della zona. I giardini di via Collodi erano diventati sede di bivacco per molti sbandati o persone senza fissa dimora che avevano scelto le panchine come casa e utilizzando lo spazio verde circostante come servizi igienici a cielo aperto. Con l’installazione di un modello con un bracciolo a metà seduta, che impedisce di coricarsi, il problema è stato risolto. Le chiamano panchine anti-barboni, anti bivacco per i politically correct, e sono quelle tanto pubblicizzate dal sindaco leghista di Verona Flavio Tosi che le ha piazzate negli spazi pubblici della città scaligera (mentre a Treviso il leghista, Gentilini aveva addirittura fatte togliere le panchine ) e bocciate dal sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Nel quartiere savonese gli abitanti sono soddisfatti della scelta, suggerita dalla Circoscrizione, e lanciano una provocazione: mettiamole in tutta la città.

«Abbiamo scelto quel modello dopo le lamentele dei residenti per i clochard che bivaccavano ai giardini; le vecchie panchine erano usate come letto dai senza dimora. Una vigilessa aveva visto il modello con il bracciolo in mezzo da qualche parte e ce ne ha parlato – dice il presidente della terza Circoscrizione Bruno Larice – Abbiamo chiesto al Comune che nei giardini si mettesse quel tipo di arredo urbano e l’Ata ha contattato il fornitore. Ma lo spirito non è quello adottato a Verona. Non c’è nessuna crociata contro i barboni. In quei giardini c’erano problemi di vivibilità e igiene».

«Alcuni cittadini consigliano di metterle anche negli altri parchi cittadini ? Forse può essere un’idea – interviene Fulvio Parodi, consigliere della Terza Circoscrizione – A nessuno è vitato di sedersi sulle panchine, solo di dormirci e non c’è dietro nessuna forma di razzismo o intolleranza. E’ indiscutibile che queste persone vadano aiutate e il Comune sta lavorando in questo senso».

Produttrice delle panchine “anti- barboni”, costate circa 700 euro l’una, è la Pircher di Dobbiaco, in provincia di Bolzano. «È un modello che non abbiamo a catalogo – dice l’azienda - e il bracciolo a metà seduta è stato richiesto dal cliente».

A Santa Rita si trova la mensa della Caritas e tra i più perplessi per le panchine “anti barboni” c’è proprio Don Alfonso Macchioli, direttore della Caritas savonese.

«La cosa mi lascia allibito - spiega don Macchioli - capisco che ci sia un problema per i savonesi che vedono queste persone magari sporche e con i loro stracci che dormono sulle panchine nei parchi cittadini , ma la soluzione non è questa. I problemi di queste persone vanno affrontati in modo più radicale. Il Comune, comunque, sta lavorando bene nel dare valide risposte a chi si trova in difficoltà. Purtroppo non ci sono spazi d’accoglienza sufficienti per i senza fissa dimora e le panchine dei giardini rimangono spesso l’unico rifugio».

Secoloxix - Savona

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/savona/2010/01/26/AMS590JD-panchine_giardini_pubblici.shtml?hl

lunedì 25 gennaio 2010

un pò di cultura!!

I barboni della stazione Termini alla Torretta Valadier di Ponte Milvio

4-Gennaio-2010

Continua il percorso artistico del noto Maestro Prof. Luigi De Mitri che esporrà una serie di disegni e bozzetti monotematici su i barboni della stazione Termini di Roma nelle sale della Torretta Valadier di Ponte Milvio dal15 al 21 gennaio.
La personale d’arte verrà inaugurata alle ore 18.00 di venerdì 15 e sarà visitabile nei giorni successivi dalle10 alle 13 e dalle 18 alle 20.30.
Luigi De Mitri è nato a Squinzano (Lecce) nel 1943, risiede a Lecce, dove vive ed opera, ed uno studio anche a Roma, in via C. Intaverina. Con le sue opere ha girato le gallerie del mondo, fra le altre De Mitri ha esposto a Bari, a Milano, a Roma, poi ancora a Genova, Firenze. All’estero invece le sue opere sono state esposte a New York, in Olanda ad Enschede, a Los Angeles, a Gerusalemme ed a Strasburgo.
E’ autore di saggi critici e di pubblicazioni. Una sofferta età della gioventù che ha visto la perdita di entrambe i genitori tra i 14 ed i 23 anni, ha spinto l’artista ad un impegno per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle comprensibilità di questi esseri “diversi”: i barboni. L’artista afferma:”Sono convinto che la conoscenza del mondo dei barboni potrebbe incidere profondamente su gli animi dei nostri giovani per dissuaderli a commettere, al solo scopo di “divertimento”, azioni esecrabili nei loro confronti senza valutarne le gravi conseguenze anche di carattere penale. La ragione che mi ha spinto a sovrapporre a questo strano mondo il mondo dell’Arte, è stata quella di aver notato che, nonostante una evidente miseria fisica e morale, ognuno vive con grande dignità. Virtù che in questo momento storico non gode di buona salute.”

Articolo tratto dal quotidiano on-line VignaClaraBlog.it

domenica 24 gennaio 2010

Facciamo la conta!!

L'uomo giaceva all'angolo tra via IV Novembre e piazza Duca d'Aosta

Chochard trovato morto in Centrale

I vigilantes della stazione hanno chiamato i soccorsi ma era troppo tardi. Possibili cause il freddo o un malore

MILANO - Un clochard dell'apparente età di 50 anni è stato trovato morto all'alba di venerdì nelle adiacenze della Stazione Centrale di Milano. A notarlo, all'angolo tra via IV Novembre e piazza Duca d'Aosta, sono stati gli uomini del servizio di sicurezza dello scalo, poco dopo le 4 del mattino. L'uomo non dava segni di vita e i vigilantes hanno avvertito il 118. Gli operatori sul posto hanno constato il decesso del senzatetto, che non aveva alcun documento con sé. Ancora da stabilire se il clochard sia morto per il freddo pungente o per un malore.

Redazione online
22 gennaio 2010 - Corriere della sera milano

venerdì 22 gennaio 2010

Un pò di cultura musicale!!

Nuovo Singolo per i Jesus Was Homeless, Self Control cover di Raf, in rotazione radio dal 5 febbraio

27 gennaio 2010

I Jesus Was Homeless presentano in anteprima

il videoclip

Self Control

nuovo singolo Cover di Raf

Micca Club, 21.30

Via Pietro Micca 7a, Roma


Tra le piu’ interessanti novita’ del 2009, i Jesus Was Homeless tornano il 27 gennaio 2010 a Roma per presentare in anteprima il videoclip del nuovo singolo , personalissima cover di Self Control di Raf, in rotazione radio e TV dal 5 febbraio. Un lavoro prodotto da OBE Records e Incredible Machine firmato Adam Mason, gia’ autore dei videoclip di Within Temptation, Oceansize, Cradle of Filth .


Dopo i successi 2008 che li ha visti conquistare il mercato asiatico e nipponico con la Halftonic - Marquee Records e quelli 2009 come protagonisti a Los Angeles del Hit Week , la formazione romana torna cosi’ sulla scena italiana , offrendo un primo assaggio del nuovo album con un singolo dalle sonorita’ rock, elettro e indie gia’ in passato apprezzato live dai fan.


Con un videoclip che trae spunto dal film Blood River - un thriller psicologico ambientato in una città fantasma della Death Valley- sempre diretto da Adam Mason , i Jesus Was Homeless aprono un 2010 che vedra’ in primavera l’uscita del nuovo album , di cui alcuni estratti saranno presentati proprio al Micca Club di Roma, il 27 gennaio, a partire dalle ore 21.30

Un appuntamento gratuito e da non perdere, per scoprire cosa ha in serbo per fan e appassionati la formazione romana che ha gia’ avuto modo di farsi conoscere e apprezzare nel 2009 con Melting (singolo tra i 100 piu’ trasmessi di Virgin Radio) e The Landing.


L’appuntamento e’ per il 27 gennaio, al Micca Club di Roma, alle 21 con minilive Jesus Was Homeless, a seguire Subbacultcha dj set rock indie wave con Dj Skalibur e Dj 51.


“Un album che porta con se’ concetti profondi e di innegabile rilievo”

Rock Sound, gennaio 2010


“Una melodia energetica capace di conquistare al primo ascolto”

Rumore, dicembre 2009


“Rock alternativo di altissima qualita’, quello dei Jesus, che sanno abilmente miscelare la ruvidezza del rock, con le sperimentazioni elettroniche”

La Repubblica, 29 ottobre 2009


“I Jesus Was Homeless, riescono sorprendentemente a conservare per tutta la durata dell’album una personale cifra stilistica che dimostra le indubbie potenzialita’ di un gruppo da seguire con interesse”

Emozioni, novembre 2009


giovedì 21 gennaio 2010

Un bel film!!!

Da homeless alla Nfl
per Michael la vita è un film

A 15 anni vagava come un'anima persa, senza una casa, un soldo e una speranza. Poi l'incontro con una bella e generosa famiglia che l'ha fatto studiare, lo ha curato e ne ha cambiato l'esistenza. Ora Michael Oher è un forte tackle dei Ravens, una stella della Nfl. E la sua storia è diventata un film. Che sta sbancando il botteghino Usa
di GIOVANNI MARINO

Michael era un giovane disperato. Michael era un homeless. Michael aveva già perso prima di iniziare. Vagava per Memphis in cerca di un anfratto, di un ponte sotto cui dormire. Le strade erano la sua casa. I senzatetto gli unici amici che non lo deridessero. La scuola lo aveva bandito presto: quoziente intellettivo basso, sgraziato e poco comunicativo con gli altri. Un tipo silenzioso e solitario con quei 140 chili per quasi due metri d'altezza. Un ignorante, un gigante obeso, lo avevano bollato i compagni delle poche lezioni alle quali aveva assistito raggiungendo il record negativo di 11 istituti cambiati nel giro di 9 anni dove non erano mancate le bocciature.

Un destino segnato ad appena quindici anni, orfano di padre, con una madre devastata dalla droga sintetica, il crack. Senza un dollaro. Senza una abitazione. Senza amici. Con dodici fratelli disperati quanto lui. Ma se ognuno di noi ha un angelo custode, quello di Michael Oher ha saputo recuperare, e alla grande, il ritardo con cui ha preso a occuparsi del suo protetto. L'angelo lo ha fatto incontrare in una fredda serata con la famiglia Tuohy: loro bianchi facoltosi, lui afroamericano senzatetto. Due mondi lontani. Apparentemente senza alcuna possibilità di comunicazione. Loro con un bel fuoristrada, lui a piedi, in calzoncini e con una maglietta troppo corta per la sua stazza. E qui avvenne un piccolo grande miracolo: Sean e Leigh Anne Tuohy invitarono subito Michael nella loro bella casa a trascorrere una notte che si annunciava gelida. Senza neppure sapere chi si trovassero davanti, superando ogni cautela e pregiudizio.


Da lì in poi l'angelo di Michael non avrebbe fallito un solo colpo. I Tuohy non lo mollarono più: presero una insegnante personale per colmare le sue lacune scolastiche, gli fecero frequentare con assiduità le lezioni, lo spinsero su un campo da gioco, gli comprarono abiti della sua (gigantesca) taglia, insomma lo accudirono come un figlio. Il terzo, oltre i due nati dal loro matrimonio. In quella famiglia adottiva Oher si è trovato a meraviglia, una intesa naturale con Sean Tuhoy, commentatore sportivo televisivo e con affari nella ristorazione; con sua moglie Leigh Anne, decoratrice d'interni e con i loro figli Collins e Sean junior.

Ognuno ha il suo talento. Curato, amato e seguito, Michael ha trovato il suo: giocare a football. Ma non come un atleta qualsiasi. Da autentico professionista, uno dei migliori nel suo ruolo - tackle- praticamente insuperabile quando deve proteggere il suo quarterback dall'assalto dei difensori avversari. Uno da Nfl. E i Baltimore Ravens non se lo sono lasciati sfuggire, facendogli firmare un pingue contratto.

Da homeless a stella della Nfl, troppo bello per non diventare un libro e un film. Entrambi di successo. The blind side: evolution of a game, scritto da Michael Lewis, è il bestseller da cui è stata tratta la pellicola titolata The blind side. Il lato cieco. Appena uscito in America, il film sta sbancando il botteghino. In pochi giorni è andato in testa nel box office superando la saga giovanil-vampiresca New Moon con oltre venti milioni di dollari incassati. Il pubblico è rimasto commosso dalla storia, con Sandra Bullock nelle vesti della madre adottiva di Oher (che ha il volto dell'attore Quinton Aaron), una interpretazione che le è valsa le candidature allo Screen actors guild awards e al Golden Globe 2010.

The blind side. Il lato cieco. Quello da dove possono colpirti. Quando non li vedi. E possono farti male. A meno che, a proteggerti, non ci sia un ex homeless chiamato Michael Oher. Una forza della natura. Una barriera umana. Una fantastica e per certi versi incredibile e bellissima storia americana. "Loro hanno avuto un cuore enorme - ha raccontato il tackle dei Baltimore Ravens, che indossa la divisa numero 74, nelle tante interviste sostenute in vista dell'uscita del film girato dal regista John Lee Hancock - Chi avrebbe preso uno sconosciuto che vagava per la strada dentro casa sua? Nessuno. Nessuno lo avrebbe fatto. Loro lo hanno fatto". E Michael, da homeless, si è trasformato in un giovane istruito giocatore dei Ravens. Otto anni dopo quell'incontro casuale con i suoi futuri genitori adottivi. Un professionista dello sport che adesso potrà permettersi qualcosa in più di quella casa di proprietà che non ha mai avuto grazie ai 13,8 milioni di dollari che intascherà per i cinque anni di contratto con Baltimore. Niente da dire: l'angelo custode si è svegliato un po' tardi ma, poi, si è davvero superato. Trasformando la storia di Michael nello spot della solidarietà multirazziale e dei buoni sentimenti. Per una volta, una buona notizia che fa notizia.

g.marino@repubblica.it
(24 dicembre 2009)

Parole in poesia!

La mano tesa per una carità non voluta.
In questi momenti mi sento come un passero dopo una nevicata.
Mi avvicino ai miei simili,
tendo la mano.
Vorrei esser lontano.
Passi frettolosi, sguardi pietosi, frasi pungenti.
Parole che mi toccano dentro
Parole che m rendono piccolo e inutile.
Sospiro, accarezzo la mia cagnolina Luna.
Mi rialzo infreddolito .
Strofino il pastrano.
Per oggi ho avuto il sufficiente.
Il cielo si sta oscurando, le luci si accendono.
Camminando mescolo le monete nella tasca,
la pietà esiste ancora, il rimorso pure.

estratto da: http://ioclochard.blogspot.com/

martedì 19 gennaio 2010

Ora sò quanto vale una vita.....: 5 euro!

Taranto, Filomena stuprata e derubata: la morte di una clochard per
5 euro
La donna, una senzatetto italiana di 42 anni è spirata per le lesioni riportate. Arrestato un bulgaro di 31 anni
I pochi averi di un clochard

I pochi averi
di un clochard

TARANTO - Derubata di 5 euro e poi violentata, è morta per le lesioni riportata una donna senza fissa dimora di 42 anni, originaria di Bari, Filomena Rotolo. Il suo assalitore le aveva prima sottratto pochi spiccioli e un telefonino, aggredendola in un capannone abbandonato nei pressi della stazione ferroviaria di Taranto dove la vittima viveva di espedienti ed elemosine. I fatti si sarebbero svolti domenica sera ma solo ieri, lunedì mattina, Filomena è stata soccorsa e accompagnata all’ospedale Santissima Annunziata dove è spirata nella notte. Prima di perdere i sensi, ai medici del pronto soccorso è riuscita a dire solo che qualcuno l’aveva picchiata a sangue per derubarla dei pochi risparmi e di un telefono cellulare che aveva disperatamente tentato di trattenere. In un altro attimo di lucidità, sempre in ospedale, aveva dato indicazioni anche sul suo assalitore.

L'IDENTIKIT - Elementi precisi, questi, che hanno permesso agli investigatori della Polferr di Taranto, lunedì sera, di individuare e fermare il presunto autore della barbara aggressione a scopo di rapina. Si tratta di uno straniero irregolare di nazionalità bulgara già destinatario di un decreto di espulsione a cui non aveva ancora dato seguito. Gli agenti che lo avevano già notato bazzicare più volte alla stazione, hanno comunicato il suo stato di fermo al magistrato di turno, il pubblico ministero Remo Epifani, il quale nella mattinata di oggi si occuperà del caso.

L'EMORRAGIA - Arrivata al pronto soccorso, accompagnata dall’ambulanza del 118 chiamata dal personale della ferrovia, Filomena presentava una grave anemizzazione per il molto sangue perso dalla bocca e dalle parti intime e un trauma addominale e toracico chiuso. Aveva anche delle infrazioni costali e contusioni su più parti del corpo. Più tardi, per sua stessa ammissione, è emersa anche la violenza carnale. Il bulgaro, fermato inizialmente per lesioni personali gravi, rapina e violenza sessuale, dovrà ora rispondere anche di omicidio: da stabilire ancora se volontario o preterintenzionale.

I TESTIMONI E IL SILENZIO - Una selvaggia violenza che potrebbe essere avvenuta sotto gli occhi di testimoni rimasti al momento ignoti. In quello stesso capannone, infatti, altri senza tetto trovano rifugio nella notte. Le poche testimonianze raccolte dagli agenti della polizia ferroviaria di Taranto non sarebbero state sufficienti per risalire all’extracomunitario fermato. Determinanti sono state invece le indicazioni della Rotolo che conosceva il suo assalitore con il quale, evidentemente, divideva gli angusti ambienti della stazione ferroviaria.

POLI BORTONE: GESTO INAUDITO - «Mai si erano sentiti episodi di tale efferatezza nelle nostre province; sono episodi che ci inquietano, e ci auguriamo che istituzioni e cittadini vogliano civilmente reagire, con una mobilitazione delle coscienze che non lasci spazi all’inciviltà, in nessuna delle sue manifestazioni». Lo ha detto il presidente nazionale di Io Sud, la senatrice Adriana Poli Bortone, a proposito della violenza sessuale e dell’omicidio di una donna clochard a Taranto. «La sicurezza - ha aggiunto Poli Bortone - deve essere assicurata a tutti, anche a chi per scelta o per i tanti casi della vita si è ritrovato a vivere in mezzo a una strada».

Nazareno Dinoi
19 gennaio 2010 - Corriere della sera

lunedì 18 gennaio 2010

Così parlò Zarathustra - F.Nietzshe

Come in mezzo al mare tu vivevi in solitudine, e il mare ti portava sul suo seno. Ahimè, ora vuoi tu scendere a terra? Vuoi tu trascinare il tuo corpo da te stesso?"
Zarathustra rispose: "Io amo gli uomini."
"Qual è la ragione" disse il santo "per cui mi sono ritirato nella foresta e in solitudine? Non è, forse, perché anch'io ho amato troppo gli uomini?
Ma ora io amo Dio: non amo più gli uomini. L'uomo è cosa troppo imperfetta per me. L'amore degli uomini mi ucciderebbe."
Zarathustra rispose: "Ma io non parlavo d'amore! Io porto un regalo agli uomini."
"Non dar loro nulla," disse il santo "togli piuttosto loro qualcosa e portala via con loro; sarà la cosa migliore che potrai loro fare: purché faccia del bene anche a te!
E se vuoi dar loro qualcosa, non dar più di un'elemosina, e attendi che ti invochino perché tu gliela dia!"
"No," ribatté Zarathustra "io non do elemosine. Non sono abbastanza povero per farlo."
Il santo rise di Zarathustra e replicò: "Allora vedi un po' se accettano i tuoi tesori! Sono diffidenti verso gli eremiti e non credono che la nostra missione sia di distribuire loro doni.

Il disagio della ragione davanti alle mani tese!

Carità di Paolo Giordano ( premio strega e Campiello con "La solutidine dei numeri primi" )

Estratto articolo Pag 36 - Corriere della sera del 17 gennaio 2010

...non esiste un codice etico o giuridico inequivocabile cui attenersi, cossicchè , nella pratica, ci comportiamo tutti o quasi secondo una logica popolare, basata sull'abitudine. Scegliamo seppure senza malafede le ragioni più utili ad alienare il problema dalle nostre menti.......

...Defoe diceva che fare "l'elemosina non era carità, dare lavoro ai poveri è un danno per la nazione" ma nel 1704 non c'era di certo questo contesto....

...il problema della povertà è il peccato originale della nostra società.E una grande rimozione.

Leggetelo imparerete qualcosa.

sabato 16 gennaio 2010

Hotel a 5 stelle!!

2.jpg



Via Monteoliveto - Napoli
rifugio dei clochard

Via Monteoliveto, alle spalle delle Poste centrali. Pieno centro. Giorno. Accucciati sotto coperte, cartoni e fogli di giornali, per difendersi dal freddo, ci sono decine di senza fissa dimora. Una bidonville a due passi da Questura, Provincia e Comune. Molte le donne, anche giovanissime. Due ragazze, che hanno poco più di vent’anni, fanno capolino sotto un piumone bianco. Tanti anche gli anziani. Qualche straniero e decine di cani. Sotto la lunga tettoia del palazzo delle Poste si susseguono vere e proprie case, con i muri di cartone, i materassi, le cucine da campo, i panni stesi. Mini appartamenti da strada, che si aprono al via vai dei passanti, tra il cattivo odore di bisogni fatti all’aria aperta, magri avanzi di cibo e l’indifferenza della città. di Cristina Zagaria
[14 gennaio 2010] - Repubblica.it Napoli

venerdì 15 gennaio 2010

Ho fatto pace con la giornata!

ROBIN HOOD ITALIANO

RIMINI
L'uomo dopo le rapine distribuiva il denaro ai clochard Rubava ai ricchi per donare ai poveri, proprio come il celeberrimo personaggio dei cartoni animati. La polizia lo ha fermato.
Non era la prima rapina quella messa a segno oggi a Rimini da Pasquale D'Angelo, un uomo di 37 anni, pugliese, originario di Ginosa (Taranto) che è stato arrestato dai Carabinieri dopo che, minacciandolo con una pistola giocattolo, si è fatto consegnare da un cassiere di una filiale della Bnl 3500 euro in contanti. E' accaduto a Rimini dove l'uomo, dopo il colpo, ha iniziato a distribuire ai passanti 50 euro, perfettamente calato nella parte di un Robin Hood postmoderno.
Già qualche giorno fa D'Angelo aveva commesso lo stesso reato. Una rapina e poi la distribuzione del denaro ai clochard della stazione. In quella circostanza, però, aveva confessato e ai Carabinieri i quali lo avevano potuto solo denunciare e lasciare andare, mancando nello specifico la flagranza del reato. Oggi l'arresto al quale non ha opposto resistenza.

http://www.ilsensodellavita.tv/postit.php?tipo=storie

Ma perchè sotto le macerie non c'erano questi deficienti?

«Hanno gettato Yussuf nell'acqua gelida»

Piazza Cavour, i volontari del Comune: ora la polizia indaghi sulla morte del marocchino di 37 anni - Clochard

La vasca di acqua gelida in cui sarebbe stato gettato il marocchino (Pressphoto)

La vasca di acqua gelida in cui sarebbe stato gettato il marocchino (Pressphoto)

NAPOLI — Il freddo non l’avrebbe ucciso, probabilmente, se un gruppo di giovani non l’avesse gettato nell’acqua gelida di una fontana. Yussuf Errahali, marocchino di 37 anni, è stato trovato morto martedì mattina alle 10,15 a pochi metri dalla stazione «Museo» della metro collinare, in piazza Cavour. Il suo corpo, dicono i volontari del Comune di Napoli giunti sul posto insieme ai medici del 118, era bagnato fradicio. Poche ore prima era morto nella stazione «Colli Aminei» il 45enne Carmine Minucci, residente a Mugnano, padre di due figli e già conosciuto dai servizi sociali per i suoi problemi di alcolismo. Il racconto di Graziella Lussu, responsabile della cooperativa sociale «Il Camper», che offre assistenza ai senzatetto per conto di Palazzo San Giacomo, è scientifico, gelido, come il corpo di Yussuf che giaceva mezzo nudo su una panchina della linea 1. «Siamo arrivati sul posto poco dopo le 10 del mattino, quasi in contemporanea con l’ambulanza del 118. I medici hanno tentato diverse manovre rianimative, purtroppo senza alcun successo. Nel pomeriggio, in piazza sono giunti i volontari del turno pomeridiano, che hanno raccolto numerose testimonianze dai senza dimora che popolano la zona».

Persone che, chi per problemi di droga e chi per altri motivi, non si sognerebbero mai di andare a sporgere denuncia in un commissariato di polizia. Dei volontari, invece, si fidano. Ed è a loro che hanno raccontato un episodio agghiacciante. «Ci hanno detto che Yussuf era stato gettato nell’acqua gelida della fontana, e che era rimasto per diverse ore con gli abiti inzuppati d’acqua prima di morire. Quando i medici l’hanno soccorso, era mezzo nudo e bagnato fradicio». Il freddo, e le pessime condizioni psicofisiche in cui versava il marocchino, hanno fatto il resto. Yussuf Errahali, scappato dall’ospedale Incurabili dov’era in trattamento per dipendenza da alcol e cocaina, non aveva la lucidità e la prontezza sufficienti per reagire. Anzi, come raccontano i suoi compagni, si trovava in uno stato di forte confusione. Ma i clochard che quotidianamente popolano panchine e aiuole all’esterno della metro, hanno detto molto di più ai volontari del Comune di Napoli. Gli autori dell’aggressione sfociata nella morte dell’immigrato, non sarebbero nuovi a questo tipo di raid. Dicono di aver visto gli stessi volti, le stesse risate, la stessa violenza, le stesse persone che nel mese di settembre scorso incendiarono vivo Antonio Montella, un anziano clochard che per le ferite riportate venne ricoverato d’urgenza al reparto grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli, poi in terapia intensiva, e poi avanti in un calvario che probabilmente non terminerà mai. La responsabile dell’unità mobile parla di Antonio come di «una persona umile, tranquilla, che non ha mai dato fastidio a nessuno». Gli operatori sociali, riferisce Lussu, hanno fornito alla polizia tutti gli elementi raccolti sul posto.

Le testimonianze indirette dei clochard sono attualmente al vaglio degli investigatori. «I senzatetto che vivono in piazza Cavour — racconta la responsabile dell’unità mobile — parlano dell’ennesima scorribanda di un gruppo di giovani provenienti dal quartiere Sanità. Crediamo che l’area dove sono avvenuti entrambi gli episodi necessiti di una maggiore sorveglianza, soprattutto nelle ore notturne». A sottolineare la drammaticità dell’episodio, rilanciando sulla necessità di una maggiore sorveglianza nell’area del Museo Archeologico e della metro di piazza Cavour, è l’assessore comunale alle Politiche sociali, Giulio Riccio. «Il fatto che l’autorità giudiziaria non abbia archiviato il caso come ‘morte naturale’, è un dato molto positivo, che segnala una chiara volontà di vederci chiaro. I nostri operatori, qualora non fossero sufficienti le dichiarazioni già rese alle forze dell’ordine, saranno completamente a disposizione della polizia per aiutare gli investigatori nel migliore dei modi. E’ evidente, ormai, come i raid in piazza Cavour, conclusisi in entrambi i casi in maniera drammatica, siano diventati un problema di ordine pubblico. Al di là tutto, va evidenziato come casi del genere sarebbero molto più rari se anche l’Italia, come altri Paesi, istituisse una forma di reddito stabile a sostegno delle persone incapienti».

Stefano Piedimonte
14 gennaio 2010 - corriere del mezzogiorno

domenica 10 gennaio 2010

La mamma dei cretini è sempre incinta!

Fuoco al barbone, individuata la baby gang

Sono accusati di tentato omicidio i tre minorenni e un maggiorenne che hanno tentato di bruciare il clochard

VENEZIA - Individuata la banda di ragazzini che la scorsa domenica ha aggredito e cercato di dar fuoco al senzatetto veneziano, Marino S. di 63 anni, che vive al freddo in corte Badoera, a pochi passi da campo dei Frari a Venezia. I ragazzi, accusati di tentato omicidio, sono tre minorenni e un maggiorenne. Tra i quattro una donna. Gli studenti veneziani sono stati rintracciati dalla polizia. Gli uomini del commissariato della questura di Venezia, guidati dal dirigente Mario Argenio, hanno concluso l'indagine individuando i responsabili del gesto e denunciandoli alla procura competente per tentato omicidio. Nei prossimi giorni saranno sentiti e interrogati dal pm titolare delle indagini. La denuncia presentata da Marino alla polizia locale passata agli uomini del Commissariato è stata dettagliata e chiara. L'uomo ha detto di essere stato minacciato e poi inzuppato con un liquido infiammabile da alcuni ragazzi che da tempo gli davano il tormento e che hanno cercato di dargli fuoco con degli accendini. Parole messe nero su bianco che hanno trovato conferma nelle indagini. La baby gang individuata dalla questura di Venezia non è la stessa che era stata scoperta prima di capodanno e che era stata accusata di danneggiamenti contro i vaporetti di Actv e di furto nei confronti di un turista. I quattro ragazzini accusati di tentato omicidio contro Marino non erano conosciuti dalle forze di polizia e sono stati individuati grazie alle indicazioni fornite dalla vittima e dai racconti raccolti da alcuni testimoni e residenti della zona.

Giorgia Gallina
8 gennaio 2010

mercoledì 6 gennaio 2010

Non c'è limite alla bastardagine!!

Giovani danno fuoco a barbone, uomo da solo in salvo

A Venezia, il clochard, 61 anni, si e' accorto immediatamente di quello che succedeva

06 gennaio, 09:13 - Ansa

VENEZIA - Si è salvato per la prontezza di riflessi che gli ha permesso di alzarsi e fuggire alle prime vampate di calore, ma ha rischiato di morire nel fuoco un barbone veneziano il cui giaciglio è stato dato alle fiamme da un gruppo di giovani. E' successo l'altra notte a Venezia in corte Badoera, a due passi dalla chiesa dei Frari: alcuni giovani, secondo la stessa vittima tre o quattro ragazzi e un paio di donne, hanno cosparso di liquido infiammabile i cartoni adibiti a giaciglio.
L'uomo, 61 anni che da tempo vive sotto quel portico, si è accorto quasi subito di quanto avveniva e, come riferisce il Gazzettino, ha spento da solo le fiamme che gli avevano avvolto una manica della giacca. Il sessantunenne ha quindi raccontato agli inquirenti di aver visto "un gruppo di giovanissimi" fuggire dopo il gesto. Non sarebbe la prima volta che il barbone veneziano viene preso di mira da delinquenti: altre volte sarebbe stato fatto oggetto di lanci di carta incendiata, episodi che non aveva mai voluto denunciare.
In aumento del 10% i senzatetto. «E la povertà, qualche volta, è solo una conseguenza»

Giovani, disoccupati e separati: ecco i nuovi clochard di Milano
Si presentano in 150 al pranzo gratuito in un ristorante del centro.
Moioli: chiedono aiuto in più di 1.500

MILANO - Italiano, giovane, divorziato. Il clochard milanese cambia carta d’identità. La crisi economica, certo. Chi ha perso il posto di lavoro e chi non riesce a trovarlo. Ma anche, «e soprattutto», la crisi della famiglia. «Perché— dice l’assessore alle politiche sociali del Comune, Mariolina Moioli — il vero problema è quello». Abbandoni, separazioni, divorzi: «Si va via di casa e si finisce a vivere di espedienti». I senzatetto di Milano sono sempre di più. In Comune dicono che sono cresciuti del dieci per cento. Nel dato però convivono diverse spiegazioni. «Le condizioni di vita nei dormitori sono migliorate. I nostri operatori ci raccontano che ci sono diverse persone che scelgono di stare nei nostri centri in attesa di trovare una vera casa». Clochard a tempo determinato. E poi c’è il fenomeno del passaparola. «In inverno arrivano qua da tutta Italia. Napoletani, sardi, pugliesi. Qualcuno cerca anche un lavoro, altri si fanno semplicemente assistere. A Milano, per fortuna, si mangia, si dorme, ci si veste, grazie alla rete tra istituzioni e privato sociale».
Mario Furlan, a destra, serve il pasto ai senzatetto (Fotogramma)La povertà, nella città più ricca d’Italia, cambia. Anno dopo anno. Conferma Mario Furlan, il fondatore dei City Angels: «Negli ultimi mesi sono aumentati gli italiani. Hanno in media tra i 40 e i 50 anni e in genere si trovano per strada dopo aver perso il lavoro o per un divorzio finito male». Una vita ancora più dura rispetto ai compagni di strada stranieri. «Perché gli immigrati si organizzano in gruppi». Organizzazione che nei casi estremi si fa racket. In Stazione Centrale, per esempio. «Qualche maghrebino si fa pagare il pizzo per indirizzare ai centri di assistenza i disperati appena arrivati in città». La tangente per arrivare al dormitorio. Casi isolati, dicono da palazzo Marino, ma documentati. In strada, intanto, rimangono almeno cento persone.
«I posti letto nei dormitori ci sono», assicura però la Moioli. Dove? «Alla Centesimus annus in Cascina Monluè, ma anche nei dormitori pubblici di via Saponaro (una decina di letti vuoti) e di viale Ortles (poco di più). Poi ci sono i tendoni riscaldati in zona Monumentale e davanti alla stazione Centrale, dove nel frattempo i rifugi sono diventati tre (si è allestita una tenda solo per le donne). Rimarranno invece sbarrati gli ingressi alle stazioni della metropolitana. «No, non apriremo i mezzanini. Almeno per il momento. Abbiamo ancora posto nei centri e poi sono gli stessi operatori del terzo settore a sconsigliarci questa via. Perché anche nell’accoglienza le regole vanno rispettate. Dovesse succedere che cade mezzo metro di neve, vedremo». In tema di regole rimane l’eterna questione dell’accoglienza ai sans papiers. L’assessore taglia corto: «Con l’emergenza freddo si tratta di aiuto umanitario. Né più né meno».

Andrea Senesi0
5 gennaio 2010- Corriere della sera - Milano