giovedì 8 settembre 2011

Alcune domande all’artista Federico Sguazzi il clochard


Alcune domande all’artista Federico Sguazzi il clochardFederico è un ‘artista che mette l’anima nella sue creazioni. Abbiamo visto cosa riesce a fare con del filo spinato. La curiosità di saperne di più non poteva mancare e gli abbiamo chiesto per una volta di raccontarsi a parole .



Federico quale è il tuo rapporto con l’arte, per un lungo periodo della tua vita non sei stato un artista a tempo pieno, ma fin da piccolo ne sentivi il richiamo?



Fin da piccolo disegnavo in un modo non pertinente alla mia età, infatti quando facevo vedere ai parenti o amici dei miei disegni, non credevano mai che li avessi fatti io. E questo a partire da subito, da quando son nato. Per crederci, dovevano vedermi all’opera.



Ho trovato questi giorni il mio primo quadro ad olio. Risale al tempo delle scuole elementari. La sera avevano istituito un “centro di lettura”, dove si poteva leggere e dipingere. C’era un pittore del paese, Suvereto in provincia di Livorno dove ancora vivo, che era il nostro maestro di pittura e ci consigliava sui colori e su come dipingere. Il mio primo quadro fu una Madonna di Raffaello, avevo dieci anni e volevo riprodurre anche improvvisando le antiche tecniche. L’insegnante, mi disse che non andava bene fare una cosa così impegnativa come primo quadro, a me invece sembrava normale. Alla fine ci volle mettere le mani, perché il lavoro logicamente andava a rilento, e lui, essendo un post-macchiaiolo, me lo snaturò, in buona fede certo ma non era più il mio quadro. Smisi subito e non ho più dipinto ad olio, e non ho più riprovato a fare qualcosa.



Un discorso talmente chiuso che una volta adulto sei andato a lavorare in banca. Come vivevi l’arte quando eri un impiegato? Era una compagna di giochi, un magnifico hobby, una valvola di sfogo?



Una volta impiegato di banca disegnavo solo vignette satiriche, le attaccavo in bacheca e quando mancavo, al mio ritorno, non le trovavo più. La mia creatività nell’ambiente di lavoro veniva fuori dai miei scherzi, le mia battute, la mia goliardia soprattutto con la clientela. Ero diventato, mio malgrado, un personaggio sopra le righe anche lì e senza l’Arte, alla quale, tranne le poche vignette, non pensavo minimamente. L’Arte per me era un discorso chiuso, ma non è mai stata un hobby, neanche in quel breve periodo in cui si è intersecata con la banca, ma una necessità, dalla quale non potevo esimermi.

In quel periodo però grazie ad amico di famiglia , ho cominciato a imparare qualcosa di falegnameria. Ho cominciato allora a mettere insieme i legni di mare, a incollare, a inchiodare e creare animaletti. Poco dopo sono passato agli orologi, compravo il meccanismo da tre soldi, e gli costruivo tutto intorno il resto. Abbiamo cominciato a fare alcuni mobiletti per arredare la casa con le tavole di mare, e qui siamo negli anni 2002-2003, e tutto è nato per caso, forse dall’idea di arredare la casa.



Come ha influito nel tuo percorso la malattia?



Ho cominciato nel 2005, in quell’anno il primo quadro è venuto da sé. Era terrificante, di una tristezza infinita, e da lì sono stato costretto a fare quadri. Ma non l’ho scelto io, è avvenuto e basta, come fosse una chiamata. Poco dopo nel novembre del 2006 mi è stato scoperto il cancro, e in banca non ci son più tornato. Il mio stile, non è legato al tumore, e questo vorrei sottolinearlo. Le opere inquietanti son nate prima, fanno parte dell’inquietudine dell’uomo moderno. Punto e basta! Direi che la malattia forse ha accentuato talvolta questo aspetto, ma non è mai stata dominante.



Quale è il messaggio principale che vuoi trasmettere con le tue opere?



Quello che mi propongo è aiutare me stesso e gli altri a trascendere e superare i problemi, ma quando io lavoro di razionale non vi è più nulla. Sono come in una sorta di trance semi lucida, le mani vanno da sole, mi muovo senza volerlo, prendo i colori e li sparo sulla tela, ci butto la terra, la cenere, la colla, ma senza rendermene conto alla fine non mi ricordo nemmeno cosa ho fatto, quali sono i passaggi che mi hanno portato a quel risultato. Quindi, se volessi riottenere qualcosa di simile, e se soprattutto mi fosse permesso, dovrei fare prima uno sforzo di memoria per capire cosa ho usato prima e cosa dopo, come ho mescolato le cose, e così via. Ma serve a poco, perché quando sento il richiamo, devo andare e quello che farò, chissà chi lo sa. Anche se io ho un’idea, ad esempio, fare una rosa, novantanove volte su cento faccio tutt’altra cosa. La rosa credo sia l’unica cosa che ho pensato, voluto e son riuscito a realizzare.



Cosa provi mentre crei?

Assemblare i legni di mare, cosa che non faccio più, mi rilassava, perché la natura è meravigliosa e i suoi pezzi sono dei capolavori di armonia che chiunque può percepire. Lavorare ad un quadro, è per me tutt’altra cosa, non mi rilassa affatto, anzi mi eccita, mi sfibra, mi sfinisce, mi fa entrare in una sorta di trance.

Se lavorando i legni di mare osservavo la bellezza della natura, e ne gioivo, con i quadri esploro il genere umano e le sue forze e cambia tutto, richiede una forza incredibile. Io lavoro in modo frenetico, maniacale, velocissimo, è come se mi trasformassi ed entrassi in contatto con queste forze, che ti danno si, ma ti levano anche tanto. Alla fine, i miei lavori durano al massimo mezz’ora, mi lasciano fradicio di sudore, e stanchissimo, guardo cosa è venuto fuori, e la prima cosa che mi viene in mente è: ma chi l’ha fatto? E il problema rimane.


Roselli Valentina
 
fonte: http://puntodidomanda.altervista.org/alcune-domand-all%E2%80%99artista-federico-sguazzi-il-clochart/

Peccato !!

La passione del clochard, sabato a Lozzo di Cadore


Sabato 2 luglio a Lozzo di Cadore a Palazzo Pellegrini alle ore 18 si terrà la presentazione della mostra “La passione del clochard” del pittore Domenico Castaldi presentata da Boris Brollo e a seguire la proiezione del docufilm “OSPITI” di Serena Nono girato alla Casa dell’Ospitalità di

Sant’Alvise e commentato da monsignor Giacomo Mazzorana.

La manifestazione va sotto il titolo di VAGABONDO D’AMORE da un testo della poetessa Alda Merini da poco scomparsa e vuole essere un omaggio a tutti i diseredati del mondo che l’amore come quello di Francesco ha riscattato. Qui il pittore castaldi parte da una fotografia scattata a Parigi su un rifugio improvvisato di un barbone (clochard, in francese) per fare un ciclo di opere pittore dove il mutamento del colore diviene elemento di drammatizzazione della situazione che si va via via stemperando fino a scomparire in una pittura astratta di puri segni e ombre quasi a concedersi un’idea di sublimazione spirituale. Il documento filmico (docufilm) della Nono, invece, è girato all’interno della Fondazione Casa dell’Ospitalità ed è girato con i senza casa che il Comune di Venezia ha raccolto dentro questa Comunità. E dalle voci dei racconti si evince che c’è ancora speranza per questi “derelitti” ora acquisiti ad una vita civile e impegnata. I quali in un secondo

momento saranno attori bravissimi per un vero film che è LA VIA DELLA CROCE già ospitato con successo al Festival del Cinema di Venezia nel 2009 e che si proietterà a Feltre alla presenza dell’artista nel Museo Diocesano.

La mostra durerà sino al 30 luglio 2011.

Entrata libera.

MOSTRA DAL TITOLO: “LA PASSIONE DEL CLOCHARD” DI CASTALDI DOMENICO

PROIEZIONE DOCUFILM DI SERENA NONO DAL TITOLO “OSPITI”

PALAZZO PELLEGRINI LOZZO DI CADORE

dal 2 al 30 luglio 2011

Inaugurazione sabato 2 luglio ore 18,00

martedì 6 settembre 2011

Oramai i preti molestano tutto?

Clochard accusa prete: mi ha molestato
Il sacerdote: è un ricatto, mi ha picchiato


Entrambi indagati: la Procura procede con cautela



Scambio di querele a Bologna tra un senza fissa dimora e un parroco che lo ospitava. Il primo accusa il sacerdote di averlo molestato sessualmente. Per il religioso invece, il clochard, nei locali di una parrocchia della periferia, lo ha minacciato, chiedendo ed estorcendogli del denaro, e lo ha picchiato. Sulla vicenda, incentrata su un episodio alla fine di luglio, raccontato con due diverse versioni, sono in corso accertamenti. La Procura procede con la massima prudenza.


RECIPROCHE ACCUSE - Il prete, indagato per violenza sessuale, era stato il primo a chiamare la Polizia, per una lite con il senza fissa dimora, pugliese di origini e sui 40 anni, più o meno la stessa età del prete. L'uomo, indagato per lesioni, minacce, ingiurie, estorsione e tentata estorsione, all'arrivo degli agenti ha accusato il parroco di essersi denudato e di avergli fatto delle avance.


LA VERSIONE DEL SACERDOTE - Un paio di giorni ed è stato il sacerdote ad andare in una caserma dei carabinieri a denunciare l'uomo, dopo essere stato al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore per farsi medicare da un pugno al volto ricevuto dal clochard. Ha dato la propria versione, spiegando che questi lo aveva minacciato, chiedendo del denaro. Inoltre lo aveva insultato e accusato di essere omosessuale. Ha aggiunto di avere, in un primo momento, ceduto alle minacce, dandogli alcune decine di euro. Quando poi però si è rifiutato di fronte ad ulteriori pretese, il clochard lo avrebbe picchiato. Le verifiche degli inquirenti riguardano anche il passato del religioso che, a quanto si è appreso, aveva ricevuto molestie telefoniche. Sembra infine che fosse solito ospitare altri senza fissa dimora. (Fonte Ansa)
23 agosto 2011


fonte: http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2011/23-agosto-2011/clochard-accusa-prete-mi-ha-molestato-sacerdote-ricatto-mi-ha-picchiato-1901345419218.shtml

Appartamento sul mare!

LA SPIAGGIA IN MANO AI BARBONI







Chiavari - Situazione incredibile sulla spiaggia di Chiavari. Da giorni, un gruppo di extracomunitari trascorre la notte tranquillamente in spiaggia, lungo la passeggiata, all'altezza della centralissima piazza Milano. C'è chi s'è portato un vecchio materasso. E, addirittura, chi ha piantato una malconcia tendina igloo. Davvero un brutta imamgine per una città che punta e vuole puntare sul turismo.






Fonte : http://www.ilnuovolevante.it/leggi.php?artID=2054261