mercoledì 9 dicembre 2009

Il frate paga la multa della mendicante

Riferendosi all’elemosina cristiana, il Vangelo invita a fare in modo che sia nascosta. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, ammonisce. E padre Ilario Rolandelli, guardiano del convento dei Frati minori di Recco, una vita spesa nell’ordine nato dal “poverello di Assisi”, si è sempre attenuto a questa regola. Ci ha provato anche questa volta, pagando di tasca sua la contravvenzione a una mendicante maghrebina, sorpresa domenica mattina dai vigili di Recco a chiedere l’elemosina sul piazzale della chiesa di San Francesco. E per farlo più “nascostamente” ieri mattina ha aspettato che aprisse l’ufficio postale per saldare lontano da occhi indiscreti quel conto aperto con la giustizia umana. Ma si sa: una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale. E volando di bocca in bocca, appunto, in breve l’ha appresa tutta Recco.

Tutto è nato dall’ordinanza del sindaco entrata in vigore qualche settimana fa e che prevede una sanzione di 50 euro e la confisca della somma raccolta a chi viene sorpreso a fare la questua nei pressi di chiese, cimiteri, al mercato, all’ingresso dei negozi, nel quartiere della stazione, in prossimità dell’ospedale e delle scuole, nei parcheggi e presso gli incroci stradali. Ma Salima, 50 anni, proveniente dal Maghreb non sa leggere. Sa soltanto che è povera e che per vivere ha bisogno di chiedere l’elemosina. Passa da Recco ogni tanto, ed è per questo, forse, che era all’oscuro dell’ordinanza. E così, domenica mattina, sul piazzale della chiesa di San Francesco si è vista affibbiare una multa per violazione dell’ordinanza.

Ai vigili urbani ha cercato di spiegare, ha chiesto di chiudere un occhio, promettendo che avrebbe tolto le tende. Ma l’episodio si è svolto di fronte a troppa gente che era andata a messa nella chiesetta sopra la spiaggia, perché gli agenti potessero soprassedere. Avrebbero compiuto un atto di carità, ma anche un’omissione d’ufficio. Perciò hanno allargato le braccia, chiesto i documenti e lasciato il bollettino per il pagamento. Neppure padre Ilario è riuscito a far cambiare idea agli uomini in divisa. Ci ha provato, ma non c’è stato nulla da fare. Nessuno, però, ha potuto proibirgli di prendere il bollettino lasciato nelle mani di Salima. E di risolvere il “problema” a modo suo. «Sono un francescano e la nostra regola è aiutare i poveri. Non ho fatto altro che seguire i valori in cui credo».

Intanto le prime multe per divieto di accattonaggio riaccendono le discussioni in città. Introdotto un mese e mezzo per volontà dell’assessore Franco Senarega, il provvedimento già all’epoca aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica recchese. Ieri, alla notizia dell’episodio domenicale, tra i banchi del mercato settimanale si parlava anche di questo.

Tra gli ambulanti e gli acquirenti, l’impressione è che tutto sommato l’ordinanza abbia più fautori che detrattori: «Il problema è che spesso l’accattonaggio è molesto: non sempre, poi, chi chiede l’elemosina ha davvero bisogno», è l’opinione di Fancesca Villa, impiegata. Anche tra gli ambulanti - in percentuale non irrilevante, stranieri - il commento è simile: «In questo momento di crisi, è davvero difficile andare avanti. Se poi ci si mettono anche i falsi questuanti, peggio ancora», dice un operatore del mercato. Don Pasquale Revello, parroco di San Giovanni Bono, spiega che «il divieto di accattonaggio molesto può anche essere una necessità, ma bisogna andare oltre il provvedimento restrittivo. Occorre anche pensare a una politica di aiuto dei poveri. Per quanto riguarda la multa a chi chiede l’elemosina, mi sembra un accanimento inutile e poco in linea con lo spirito evangelico». Non a caso, presso il vicariato recchese una volta alla settimana vengono distribuiti i pacchi viveri. «In ogni caso, la strada giusta per i problemi di sopravvivenza immediata è quella di rivolgersi alla strutture che ci sono e non chiedere l’elemosina», aggiunge il sacerdote. Anche da parte dei commercianti, che hanno spesso segnalato la presenza di questuanti particolarmente insistenti, l’ordinanza è vista con favore: «Nessuno vuole dare la caccia ai poveri – aveva spiegato Marco Pozzo, presidente Ascom – ma non sempre le persone che chiedono l’elemosina sono davvero bisognose. Soprattutto tra gli stranieri c’è chi non chiede, ma pretende». L’ordinanza, come noto, in passato non era stata mai messa all’ordine del giorno dal sindaco Gianluca Buccilli: «Non la consideravo e non la considero tuttora una necessità – dice oggi Buccilli – ma questo non significa che io sia in polemica con la maggioranza. Condivido l’orientamento della Chiesa nel sostenere che non servono le multe e i sequestri a risolvere il problema, se non in presenza di circostanze che infrangono l’ordine pubblico. Occorre dar luogo a servizi adeguati, capaci di assicurare una solidarietà effettiva». Un altro ex sindaco, Giovanni Rainero, accomunato a Buccilli dalle origini democristiane e oggi all’opposizione con il centrosinistra, fa notare che l’ordinanza ha soprattutto un valore demagogico: «Non vedo in città tutti questi accattoni aggressivi – dice – francamente, il provvedimento mi sembra più un “contentino” alla Lega Nord. Per l’ordine pubblico in città servono ben altri provvedimenti, come un sistema di videosorveglianza». Una circostanza che trova d’accordo lo stesso assessore leghista, Franco Senarega: «Le telecamere sono già previste. In ogni caso, non abbiamo dichiarato guerra ai poveri, ma applicato una norma che in Italia vige in Comuni di destra e di sinistra».

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