martedì 28 aprile 2009

Un pò di cronaca!!!

TRIBUNALE DEL RIESAME

Violenze a clochard Scarcerati i 2 agenti

Il Tribunale del riesame ha concesso gli arresti domiciliari ai due agenti della Polfer arrestati il primo aprile con l' accusa di omicidio volontario: il 6 settembre dell' anno scorso avrebbero picchiato a morte un clochard di 58 anni, Giuseppe Turrisi. Accogliendo le argomentazioni delle difese, tra cui quella svolta dall' avvocato Giuseppe Fiorella, i giudici hanno derubricato il reato in omicidio preterintenzionale.


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(24 aprile 2009) - Corriere della Sera

Un Pò Di Cultura!!!

Bibliografia consigliata sul tema della grave emarginazione:

Alexis de Tocqueville, Democrazia e povertà (a cura di Anton Marino Revedin) - Ideazione Editrice, 1998
Alexis de Tocqueville, con la chiarezza e preveggenza che l'hanno proposto come uno dei più acuti pensatori della contemporaneità, in due Memorie risalenti alla prima metà del XIX secolo ci illumina sugli sprechi ed i torti dell'assistenzialismo, sull'illusorietà di ogni giustizia sociale garantita dallo Stato, sui rischi ed i problemi connessi al passaggio dallo "Stato razionale" allo "Stato funzionale".

Sally Trench, Seppellitemi con i miei stivali - Edizioni Paoline, 1972
La storia di una ragazza appena ventenne che, nella Londra dei primi anni '70, decide di vivere "on the road" accanto agli homeless, spinta - più che dalla moda - da una profonda fede cristiana e da un sincero desiderio di condividere le pene degli ultimi.

Inchiesta sulla miseria in Italia (a cura di Paolo Braghin) - Einaudi, 1978
Raccolta di materiali dall'inchiesta "sulla miseria e sui mezzi per combatterla" del 1951, subito dopo il ventennio fascista, durante il quale era stato soppresso qualsiasi studio di questo genere. Quello che risulta è un ritratto storico ed al tempo stesso drammatico della situazione dell'Italia del dopoguerra.

John Woolf Stuart, Porca miseria. Poveri ed assistenza nell'età moderna - Laterza, 1988
Una storia del capitalismo e della povertà, dell'economia e della società fiorentina dal 1500 al 1800.

Leonore Fleischer, La leggenda del re pescatore - Longanesi, 1991
Parry è un ex professore universitario, sprofondato nella follia dopo la morte della moglie, legata in qualche modo a Jack, un famoso DJ che in seguito all'incidente ha perso il lavoro e si è rifugiato nell'alcool. Insieme partiranno per una missione alla ricerca del senso della vita.

Nels Anderson, Hobo. Il vagabondo. Sociologia dell'uomo senza fissa dimora - Donzelli, 1994
Hobo nello slang americano significa "vagabondo". Con interviste, osservazioni e materiale documentario, il sociologo Nels Anderson ritrae la vita di queste persone senza dimora, facendone dei ritratti precisi e spiritosi.

Vincenzo Paglia, Storia dei poveri in Occidente - Rizzoli, 1994
Un grande racconto dei poveri e soprattutto del concetto della povertà attraverso i secoli, sui luoghi comuni e sui pregiudizi, sull'assistenza e la carità, viste sia dal punto di vista sociologico che con la prospettiva del Cristianesimo. Il libro si conclude con uno sguardo al futuro, dove la sfida tra Nord e Sud è destinata ad avere un ruolo centrale.

I senza fissa dimora (a cura di Gianfranca Pochettino) - Piemme, 1995
Una panoramica a 360° sul fenomeno delle persone senza dimora, visto anche dal punto di vista della Chiesa e dell'animazione della comunità cristiana. Questo è il volume numero 9 della collana Biblioteca della Solidarietà , curata dalla Caritas Italiana.

L'utente che non c'è. Emarginazione grave, persone senza dimora e servizi sociali (a cura di Luigi Gui) - Franco Angeli, 1995
Quando una persona imbocca la strada della grave emarginazione, rischia anche di diventare "invisibile" e di essere dimenticato dai servizi della pubblica assistenza. In questo interessante saggio si analizza questo processo e si propongono alcuni spunti critici.

Franco Martinelli, Poveri senza ambiente. La sociologia della povertà e della miseria. La condizione dei senzacasa a Roma - Liguori, 1995
In questo libro vengono presentate le teorie di studiosi d'altri tempi, e ricerche sulle condizioni delle persone senza dimora a Roma. Inoltre, presenta alcuni spunti critici sui possibili interventi per il reinserimento nella società.

Giovanni Pieretti, Per una cultura dell'essenzialità. Studi e ricerche sulle moderne povertà urbane - Franco Angeli, 1996
Le persone che fanno parte della cultura dell'essenzialità sono quelle che in passato hanno fatto parte degli strati del vecchio proletariato: questa gente ha una definizione di povertà diversissima da quella data dai servizi. Tali poveri non vanno ai servizi perché a loro basta avere un tetto e una piccola pensione. Non si definiscono povere, pur vivendo in situazioni di miseria e di degrado a volte infinite...

Povertà estreme in Europa. Contraddizioni ed effetti perversi nelle politiche di welfare (a cura di Paolo Guidicini, Giovanni Pieretti e Maurizio Bergamaschi) - Franco Angeli, 1996
Una ricerca svolta in Italia, Francia, Germania e Danimarca, accomunate dalla difficoltà a riconoscere la specificità dell'estrema emarginazione. Tra quest'ultima, e la povertà "tradizionale", infatti, non vi è soltanto una differenza quantitativa, ma soprattutto qualitativa: la povertà estrema rappresenta una vera e propria frattura, sia interiore che con la collettività, ed è un fenomeno peculiare, frutto della società industrializzata.

Gli esclusi dal territorio. Comunità e politiche di welfare di fronte ai percorsi di impoverimento (a cura di Paolo Guidicini, Giovanni Pieretti e Maurizio Bergamaschi) - Franco Angeli, 1997
La tesi di questo saggio è che l'esclusione dal territorio, e conseguentemente da una relazione e da un radicamento vitale nella realtà sia all'origine delle povertà estreme e delle esclusioni sociali. Quindi per un recupero è fondamentale riconquistare il rapporto con la comunità, col vicinato, col gruppo.

Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore - Adelphi, 1998
Storia di un ex minatore alcolizzato che vive a Parigi sotto un ponte, e rispecchia le vicende dell'autore, che visse i suoi ultimi anni come esule a Parigi. Da questo libro è stato tratto un bellissimo film di Ermanno Olmi.

Michel e Colette Collard Gambiez, Un uomo che chiamano clochard. Quando l'escluso diventa l'eletto - Edizioni Lavoro, 1999
Colette e Michel alcuni anni fa hanno deciso di condividere la vita e la miseria di un gruppo di "clochard", e ci raccontano con questa testimonianza le loro aspirazioni più profonde.

Giuseppe A. Micheli, Cadere in povertà. Le situazioni a rischio, i processi, i terreni di coltura dell'impoverimento - Franco Angeli, 1999
L'autore cerca di dare una risposta alla seguente domanda: «come è possibile che persone che conducono una vita normale senza appariscenti difficoltà inizino ad un certo punto a rotolare per l'impercettibile declivio dell'impoverimento, fino al punto di non riuscire più ad uscirne?»

Storie di barboni rasati a secco. Vite di strada. Dall'assistenza alle politiche di inclusione (a cura dell'assessorato alle Politiche per la Promozione della Salute del Comune di Roma) - Armando Editore, 2000
Forse non tutti i senza fissa dimora di Roma possono o vogliono cambiare il proprio progetto di vita, ma a tutti dovrebbe essere concessa questa possibilità. In ogni caso tutti dovrebbero avere un luogo per farsi la barba con l'acqua ed il sapone: con questa elementare opportunità non sarà possibile "rivoltare il mondo ed abolire la miseria", ma potremo evitare che una persona senza tetto diventi barbone.

Filmografia consigliata sul tema della grave emarginazione:

Il monello (The Kid) - 1921; regia di Charlie Chaplin; con Charlie Chaplin, Jackie Coogan, Edna Purviance, Carl Miller, Tom Wilson
Una donna vuole diventare una grande attrice e abbandona il suo bimbo appena nato, perché non gli sia d'impaccio. Il vagabondo Charlot lo raccoglie e lo cresce. Alcuni anni dopo, l'omino è come un padre per il piccolo, ma c'è chi li vuole separare.

Luci della città (City Lights) - 1931; di Charlie Chaplin; con Charlie Chaplin, Harry Myers, Virginia Cherrill, Florence Lee
Charlot acquista una rosa da una giovane fioraia cieca che, per un equivoco, lo scambia per un milionario. Vagabondando per la città Charlot arriva sul molo dove salva il vero milionario dal suicidio. Deciso ad aiutare la fioraia, bisognosa di una costosa operazione chirurgica che le ridarrebbe la vista, Charlot fa mille mestieri tra i quali il pugile.

Boudu salvato dalle acque (Boudu sauvé des eaux) - 1932; di Jean Renoir; con Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia, Séverine Lerkzinska
Disperato per aver smarrito il proprio cane, il clochard Boudu si butta nella Senna. Un libraio dalle idee liberali lo vede e si getta in acqua per salvarlo. Strappatolo dal fiume lo accoglie poi in casa e tenta di recuperarlo socialmente. Risultato: Boudu devasta l'appartamento del suo salvatore, gli corteggia la cameriera e taglia la corda quando dovrebbe sposarla con nozze riparatrici. Jean Renoir e Michel Simon costruiscono un paradosso di irresistibile ferocia, che contrappone la carità pelosa del buon borghese all'anelito anarcoide di libertà del barbone. A vantaggio di quest'ultimo.

Furore (The Grapes of Wrath) - 1940; di John Ford; con Henry Fonda, John Carradine, Jane Darwell, Charley Grapewin
Dall'Oklahoma alla California a bordo di un vecchio camion. La famiglia contadina di Tom Joad (Fonda), travolta come migliaia di altre dalla Grande Depressione del 1929, affronta un avventuroso viaggio verso la "terra promessa" dove ci sarà il lavoro. Ma Tom, che è appena uscito di prigione ed è ricercato dalla polizia, deve lasciare i suoi cari per non metterli nei guai.

L'amore - 1948; di Roberto Rossellini; con Anna Magnani e Federico Fellini
Film in due episodi, entrambi incentrati sulla grandezza di Anna Magnani. Il primo ("La voce umana", rispettoso adattamento da Cocteau) è un lungo monologo telefonico di una donna che conversa con l'amante pronto a lasciarla. Nel secondo ("Il miracolo", sceneggiato e interpretato da Fellini) la Magnani è un'ingenua campagnola che, incontrato uno sconosciuto vagabondo, lo scambia per San Giuseppe; l'uomo non si lascia sfuggire l'occasione...

Miracolo a Milano - 1951; di Vittorio De Sica; con Emma Gramatica, Paolo Stoppa, Francesco Golisano, Brunella Bovo, Guglielmo Barnabò
Il piccolo Totò finisce in orfanotrofio dopo la morte di Lolotta che, dopo averlo trovato sotto un cavolo, lo aveva preso con sé. Una volta cresciuto riesce a difendere miracolosamente, anche grazie all'intervento dello spirito della sua defunta madrina, un gruppo di poveri che abitano una zona della periferia di Milano vittime delle manovre di uno speculatore senza scrupoli. Mascherato dai toni della fiaba, il film è una feroce denuncia dell'oppressione. Quando la lotta di classe fallisce restano soltanto le armi dell'utopia e della speranza che non muore. Uno dei migliori copioni di Cesare Zavattini che può essere giustamente anteposto a De Sica nel ruolo di "autore" del film.

I bassifondi (Donzoko) - 1957; di Akira Kurosawa; con Toshiro Mifune, Isuzu Yamada, Ganjiro Nakamura, Kyoko Kagawa
È una versione allucinante ed onirica de L'albergo dei poveri di Gorkij, ispirata a Le bas-fonds di Renoir. Fu girato in presa diretta, in due uniche scene, e grazie ad una magistrale direzione degli attori, riuscì a comunicare un forte senso di angoscia e di delirio. Il film, ambientato nell'epoca Tokugawa (diciottesimo secolo), descrive la condizione dei poveri e dei diseredati del Giappone contemporaneo: narra di un gruppo di disperati accampati in una baracca ai piedi di una muraglia.

Il segno del leone (Le signe du Lion) - 1959; di Eric Rohmer; con Jess Hahn, Van Doude, Jean-Luc Godard, Stéphane Audran; Michèle Girardon, Paul Bisciglia
Pierre, artista squattrinato, sta per diventare ricco grazie a un'eredità. Per celebrare l'avvenimento, si fa prestare dei soldi dagli amici e organizza una grande festa. Poi l'eredità va a suo cugino e allora Pierre resta solo a vagabondare in una Parigi estiva e deserta, familiarizzando con i clochard, ubriacandosi nei bar. È in uno di questi che lo raggiunge la notizia: il cugino è morto in un incidente. Primo film di Rohmer, uscito in Francia con tre anni di ritardo e in maniera quasi clandestina. È un racconto morale in cui il destino (e la musica) gioca un ruolo determinante. Un breve ruolo, quello del melomane, per Jeanà-Luc Godard.

Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy) - 1969; di John Schlesinger; con Dustin Hoffman, Jon Voight, Brenda Vaccaro, John McGiver, Ruth White
È uno dei più lucidi e spietati ritratti di New York, e nello stesso tempo l'analisi di un'amicizia che cerca di riscattare l'uomo dai bassifondi delle sue passioni. Joe Bucker approda a New York, dal Texas, convinto di poter fare quattrini a palate grazie alla sua esuberante virilità da mettere a disposizione di donne sole. La realtà del "mestiere" si rivelerà molto diversa e molto più amara. Nella giungla metropolitana, Joe trova un vero amico in Rico, un ladruncolo ammalato di tubercolosi che vive come un barbone. Nella speranza di poterlo guarire, Joe accompagnerà Rico nel suo ultimo viaggio verso la Florida.

Magic Christian - 1971; di Joseph McGrath; con Christopher Lee, Richard Attenborough, Ringo Starr, Peter Sellers
Sir Guy Grand, ricchissimo industriale inglese, non avendo discendenti diretti adotta Archibald, un giovane vagabondo incontrato casualmente. Ben presto però sir Guy si preoccupa essenzialmente di dimostrare al figlioccio il potere di corruzione del denaro. Il tutto attraverso esempi concreti: falsifica un'asta pubblica, riduce a una rissa la tradizionale sfida di canottaggio tra Oxford e Cambridge e sottopone a una serie di scherzi feroci i partecipanti a una crociera. Sarà in grado Archibald di capire la lezione?

Lo spaventapasseri (Scarecrow) - 1973; di Jerry Schatzberg; con Dorothy Tristam, Al Pacino, Gene Hackman, Richard Lynch
Un ex galeotto ed un barbone si incontrano e fraternizzano, percorrendo le strade degli States, e dell'amicizia, alla ricerca dei loro impossibili sogni. Un ritratto amaro dell'America negli anni Settanta, patetico e sentimentale, con una coppia di attori indimenticabile e la fotografia di Vilmos Zsigmond. Palma d'oro a Cannes.

Senza tetto né legge (Sans toit ni loi) - 1985; di Agnés Varda; con Stéphane Freiss, Macha Méril, Sandrine Bonnaire, Marthe Jarnias, Yolande Moreau
Il cadavere di una ragazza viene ritrovato abbandonato in campagna : è quello di Monà, giovane vagabonda alla ricerca di un'esistenza libera da ogni imposizione sociale. Il film ne ricostruisce gli ultimi giorni di vita: i molti lavori provvisori, l'autostop, l'incontro con un ragazzo tunisino, l'amicizia con un'anziana signora.

Su e giù per Beverly Hills (Down and Out in Beverly Hills) - 1986; di Paul Mazursky; con Nick Nolte, Richard Dreyfuss, Bette Midler, Little Richard, Tracy Nelson
Jerry è un senza dimora di Los Angeles che un brutto giorno tenta il suicidio, disperato per aver perso il suo cagnolino. Sfortunatamente cerca di annegarsi nella piscina di una villa di miliardari; soccorso dai padroni di casa, viene da loro "adottato". Dapprima la sua presenza assume funzioni liberatorie, ma poi la sua posizione si fa via via più precaria, fino allo scontro aperto durante la festa di fine anno... Remake hollywoodiano del film di Jean Renoir Boudu salvato dalle acque .

Suspect - Presunto colpevole (Suspect) - 1987; di Peter Yates; con Cher, Dennis Quaid, Liam Neeson, John Mahoney, Joe Mantegna
Carl Anderson, un reduce del Vietnam che vive da molti anni sulla strada ed è sordomuto, è accusato dell'omicidio di una giovane segretaria, assistente di un magistrato che si è suicidato da poco tempo. Tutti gli indizi sono contro di lui. Kathleen Riley, giovane e bella donna avvocato, viene incaricata del caso come legale d'ufficio, ma a poco a poco la donna si rende conto che la vicenda nasconde qualcosa di poco chiaro.

Salaam Bombay! - 1988; di Mira Nair; con Aneeta Kanvar, Raghubir Yadan, Shafiq Syed; Sarfuddin Qurrassi, Raju Barnad
Dopo essere stato abbandonato dal circo in cui lavorava, il piccolo Krishna approda a Bombay. Qui si intruppa nell'esercito dei diseredati come lui: torme di bambini che lottano per la sopravvivenza. Nel quartiere si dorme per terra, circola droga, si pratica la prostituzione. Krishna aiuta come può i più deboli, diviene portatore di tè ma finisce in carcere. Fugge ma lo aspetta un drammatico epilogo.

Pummar - 1990; di Michele Placido; con Jacqueline Williams, Pamela Villoresi, Thywill Amenya, Salvatore Billa, Franco Interlenghi, Gerardo Scala
Il drammatico viaggio in Italia di un immigrato extracomunitario, studente di medicina, dal casertano a Roma e poi a Verona, alla ricerca del fratello. Uno sguardo sull'Italia tra realismo e amarezza, camorra e razzismo.

Dottor Korczak (Korczak) - 1990; di Andrzej Wajda; con Wojciech Pszoniak, Ewa Dalkowska, Piotr Kozlowski, Marzena Trybala, Wojciech Klata
La tragedia di un gruppo di 200 orfani ebrei, affidati alle cure del dottor Henryk Goldzmit (noto a tutti con lo pseudonimo di Dottor Korczak). Il 6 agosto 1942 il gruppo viene trasferito in blocco nel ghetto di Varsavia, anticamera della deportazione e dell'uccisione in massa nel campo di sterminio di Treblinka. Il "Dottor Korczak", pur avendo diverse occasioni di salvarsi, segue fino in fondo i bambini a lui affidati, fino al compimento del loro tragico destino.

Londra mi fa morire (London Kills Me) - 1991; di Hanif Kureishi; con Justin Chadwick, Steven Mackintosh, Fiona Shaw, Brad Dourif, Emer McCourt
È nel giorno del suo ventesimo compleanno che Clint decide di cambiare vita: smette di spacciare droga, si fa picchiare e derubare da altri due pusher a cui doveva dei soldi e soffre per Silvie che s'è messa col suo migliore amico. Il lavoro lo trova quasi subito, ma il suo futuro padrone gli pone una condizione: dovrà trovarsi un paio di scarpe decenti.

Gli amanti del Pont-Neuf (Les amants du Pont-Neuf) - 1991; di Leos Carax; con Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus Michael Grüber, Crichan Larson, Marie Trintignant
Alex è un giovane senza dimora sul cui corpo, quando giace ubriaco fradicio al centro del boulevard Sébastopol, le auto delle coppie borghesi passano allegramente. Con orrore gli si avvicina Michéle, pittrice con un padre colonnello e un fidanzato carogna. Tra Alex e Michéle, clochard per necessità o per disperazione sul Pont-Neuf, nasce "l'amour fou".

La leggenda del Re Pescatore (The Fisher King) - 1991; di Terry Gilliam; con Robin Williams, Jeff Bridges, Amanda Plummer, Mercedes Ruehl
Jack Lucas è un disc-jockey radiofonico di grande successo. Seguendone alla lettera gli incitamenti, un suo ascoltatore compie una strage in un locale di lusso. Passano tre anni: Lucas sta con Anne e tira a campare. Conosce Parry, un barbone ed ex professore di storia medievale, ossessionato dalla leggenda del Santo Graal. Parry è impazzito per il dolore dopo la morte di sua moglie, uccisa nella strage che ha cambiato anche la vita di Jack. Il D.J. si sente in dovere di aiutare il nuovo amico e cerca di dargli una mano ad avvicinare Lydia. Deciso a tutto, penetra nel palazzo dove secondo Parry è custodito il Graal e se ne impadronisce.

Che vita da cani! (Life Stinks) - 1991; di Mel Brooks; con Mel Brooks, Lesley Ann Warren, Jeffrey Tambor, Stuart Pankin
Ricchissimo e senza scrupoli, Goddard Bolt scommette la metà di un terreno che gli occorre per una speculazione edilizia: dovrà vivere per un mese in mezzo ai barboni senza alcuna risorsa. Da qui privazioni, umiliazioni e disavventure. Vincerà la scommessa, ma la destinazione del terreno non sarà più quella per cui ha passato trenta giorni d'inferno.

Il cannibale metropolitano (The Vagrant) - 1992; di Chris Walas; con Bill Paxton, Marshall Bell, Michael Ironside, Mitzi Kapture, Colleen Camp
L'impiegato Graham Krakowski compra una villetta con l'intenzione di ristrutturarla, ma nel suo giardino si aggira un clochard. Pian piano questo ospite indesiderato incomincia a diventare per lui una vera e propria ossessione, fino a costringerlo a cambiare casa...

Fort Washington - Vita da cani (The Saint of Fort Washington) - 1993; di Tim Hunter; con Matt Dillon, Danny Glover, Rick Aviles, Nina Siemaszko, Ving Rhames, Michael Badalucco
Matthew, un fotografo rimasto senza casa per colpa di speculatori edilizi, è costretto a sopravvivere nelle strade della sua città e a frequentare Fort Washington, un rifugio per i barboni. Gli viene in aiuto un veterano di colore che ha combattuto nel Vietnam. Il sostegno che Matthew riceve verrà ricompensato attraverso le doti di pranoterapeuta che il giovane fotografo scopre di avere.

Naked - 1993; di Mike Leigh; con David Thewlis, Lesley Sharp, Katrin Cartlidge, Greg Cruttwell
Johnny, giovane e colto "spostato", va a trovare Louise, la sua ex ragazza che ora sta a Londra. Trovata l'abitazione fa l'amore con Sophie, che divide la casa con Louise. Di notte esce per le strade della città e fa una serie di incontri. Malconcio torna da Louise e Sophie, dove intanto si è installato con la violenza il padrone di casa snob.

110 e lode (With Honors) - 1994; di Alek Keshishian; con Joe Pesci, Brendan Fraser, Moira Kelly, Gore Vidal, Patrick Dempsey, Josh Hamilton
Monty Kessler è uno studente di Harvard prossimo alla laurea. È bravo, è entrato all'università per meriti e non per denaro, ma è anche un insopportabile secchione un po' tonto. Una sera, per un black-out, gli "salta" tutto: computer, hard disk e tesi. Monty corre fuori per fare delle fotocopie dell'unica stampata che ha, ma questa gli cade nei sotterranei della biblioteca dove vive abusivamente un senzatetto. Per ogni cosa che Monty gli procurerà (cibo, abiti), potrà riavere indietro una pagina. Poi tra i due nasce un'amicizia e Monty comincia a capire qualcosa della vita.

Terra di Mezzo - 1996; di Matteo Garrone; con Ahmed Mahgoub, Mario Colasanti, Massimo Sarchielli, Paolo Sassanelli, Guglielmo Feraiola
Ai margini di una strada che porta fuori città, alcune prostitute nigeriane passano il tempo sui divani sfondati contrattando con i clienti bianchi il loro corpo e i loro pensieri. In un'altra strada, dei ragazzi slavi aspettano di essere assunti come muratori, ma sono disposti a fare lavori di ogni genere. Di notte, un egiziano lavora come abusivo in un distributore di benzina.

Central do Brasil - 1997; di Walter Salles; con Fernanda Montenegro, Vinicius de Oliveira, Marilia Pêra, Soia Lira
Al tavolino della stazione di Rio l'ex insegnante Dora arrotonda la pensione scrivendo lettere per gli altri. Tra i suoi clienti ci sono Ana e suo figlio Josué, che ha nove anni e che ha un grande desiderio: conoscere il padre. Il giorno seguente Ana è vittima di un incidente e così Josué chiede a Dora di accompagnarlo alla ricerca del genitore.

La Ballata dei lavavetri - 1998; di Peter Del Monte; con Eljana Nikolova Popova, Olek Mincer, Agata Buzek, Kim Rossi Stuart, Andrzej Grabowski
Alla fine degli anni Ottanta una famiglia polacca proveniente da Radom arriva a Roma in attesa di ottenere un visto per il Canada. All'inizio tutti i componenti del nucleo familiare si danno da fare per sbarcare il lunario: Janusz, il capofamiglia lava i vetri delle macchine a un semaforo insieme al fratello Zygmunt e a Rafal, mentre Helena, la sua nuova compagna e la figlia Justyna vengono assunte come colf. Ma un giorno Janusz scompare e a Zygmunt, ormai disperato, appare Papa Wojtyla.

Ospiti - 1998; di Matteo Garrone; con Corrado Sassi, Pasqualino Mura, Llazar Sota, Julian Sota
Gheni e Gherti sono due ragazzi albanesi che vivono nella Roma d'oggi. Uno è aperto e solare, ed uno è chiuso e con poca voglia di parlare. Lavorano in un ristorante gestito da un proprietario che si adopera per trovare loro una sistemazione; finiscono nella casa di un figlio della borghesia, fotografo più per noia che per convinzione.

Rosetta - 1999; di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne; con Emilie Dequenne, Fabrizio Rongione, Anne Yernaux, Olivier Gourmet
La giovane Rosetta viene licenziata, ed a nulla serve la sua reazione a questa decisione. Alla ragazza non resta altro che tornare al campeggio della periferia dove abita con la mamma, donna debole e dedita all'alcol. Per mettere insieme qualche soldo Rosetta vende vestiti fino a quando non trova un altro lavoro. Quando la mamma fugge la figlia si rifugia da Rigaud che lavora con lei.



venerdì 24 aprile 2009

Consiglio cinematografico!

Il genio barbone

Hollywood svela il talento di Ayers il violinista malato di schizofrenia.

LOS ANGELES — Non è certo la Hol­lywood dello slogan edonistico «born to shop» (nata per comprare) quella proposta da The Soloist diretto da Joe Wright. Il film è stato fortemente volu­to da Spielberg che aveva acquistato per la Dreamworks i diritti del libro, una storia vera scritta da Steve Lopez, columnist del Los Angeles Times. Jamie Foxx dopo Ray si è trasfor­mato in un musicista di grande talen­to anche se è un senzatetto malato di schizofrenia. Robert Downey jr. inter­preta un giornalista.
Entrambi gli at­tori hanno raccontato in The Soloist anche molte pagine della città che amano e dove vivono entrambi: Los Angeles. «Un agglomerato multietnico — dice Robert — con squilibri abissali, ma anche capace di arricchirti e of­frirti qualche sogno e redenzione. Di nuovo nei panni di un giornalista, af­fronto una di quelle storie che ci sfio­rano inavvertite, perché non fanno clamore, ma sono capaci di risveglia­re le coscienze». Racconta Foxx: «Avevo già girato con Tom Cruise a Downtown Collateral, ma questa vol­ta la mia immersione emotiva è stata totale. Quando sono arrivato a L.A. ero poverissimo: vivevo in una came­ra ad Alvarado Street, vedevo e parla­vo con gli homeless di Downtown ogni giorno. E’ stato fondamentale per me entrare nei panni di Natha­niel Ayers, ex studente della Juilliard School e poliedrico musicista che pre­cipita nella schizofrenia e vive nelle strade con il suo strumento musica­le, ormai con solo due corde».
Cosa c’entra, dunque, Ludwig van Beethoven con la Lamp Community degli homeless di L. A., con un afroa­mericano schizofrenico, in possesso solo di un carrello con povere cose e di un violoncello scordato? Nathaniel ha 47 anni, vive tuttora suonando (an­che la viola e il violino) dove gli capi­ta, facendo lavoretti e diversi proven­ti del film andranno a lui e alla Lamp Community. Non è esagerato afferma­re che tutta Los Angeles aspetta con emozione il film al quale hanno pre­so parte come comparse o con signifi­cativi ruoli oltre 500 veri barboni. I motivi sono tanti e intrecciano gior­nalismo, musica (la colonna sonora, con sinfonie e brani di Beethoven e di Bach, è stata composta dall’italia­no premio Oscar Dario Marianelli), sogni perduti. Il Los Angeles Times chiede spesso ai cittadini di racconta­re le loro storie capaci di accendere dibattiti morali ed etici, ma in questo caso è stato il giornalista Steve Lopez a scoprirne una. Perché sentiva il suo­no di un violoncello dalla sua scriva­nia del giornale, a Spring Street, a po­chi passi dal quartiere dei senzatetto.
Racconta Lopez, autore del best sel­ler The Soloist: «Un giorno scoprii chi lo suonava, sotto una statua di Be­ethoven, su una piazzetta vicina alla strada dei diseredati, della droga. Na­thaniel in quel pomeriggio ha parlato con me della sublime bellezza della musica di Beethoven e di Shakespea­re, ha confessato con vulnerabili uma­nità e paura la sua schizofrenia, il so­gno di ascoltare, fors’anche di suona­re Beethoven alla Disney Concert Hall. Diventammo amici, lo siamo tut­tora. Il mio libro narra la svolta che la mia vita ha avuto dopo l’incontro con Nathaniel e viceversa». Confessa Ja­mie Foxx: «Questo film mi è entrato dentro, mi ha quasi fatto ammalare: Nathaniel è un artista, la sua schizo­frenia nasce anche dall’incapacità di conciliare realtà e immaginazione, un malessere familiare agli attori. Con umiltà, prima di parlargli, l’ho spiato nelle strade, nella Lamp Com­munity. Era sempre ricco di una spe­ciale dignità solo perché aveva la sua musica. Mi ha davvero commosso». «Il film — spiega il regi­sta — narra l’incontro di due persone che, pur im­merse nella realtà, si sono isolate, amano uno la musi­ca, l’altro la possibilità di narrare storie. Quando il protagonista sprofonda nella schizofrenia, lo scher­mo offre unicamente colori psichede­lici, luci. Volevo che il pubblico ascol­tasse solo la musica ed 'entrasse' nel­la dissociazione di una mente. Si può cercare salvezza nell’arte, vincendo la solitudine. Ben Hong, il violoncelli­sta della Los Angeles Philharmonic Orchestra, è stato il trainer per Jamie Foxx, che suona diversi strumenti, ma doveva imparare i gesti giusti».

Giovanna Grassi
22 aprile 2009 - Corriere della sera

Una marcia in più!!!

Talese consulente dei senzatetto

Lo scrittore distribuisce cartelli più «stimolanti» ai mendicanti. Byron Breeze, un giovane in sedia a rotelle, è soddisfatto: «Con il nuovo cartello guadagno 10-20 dollari in più al giorno»

NEW YORK — Nelle foto apparse sui giornali newyorchesi il leggendario scrittore italo-americano Gay Talese, come al solito impeccabile, consegna un cartello a un giovane homeless afroamericano in sedia a rotelle. «Per favore, appoggiate il piano di stimolo del presidente Obama. Cominciate da qui... dal fondo». L'idea, senza precedenti nell'ingessato e spesso snobistico mondo letterario newyorchese, è venuta allo stesso Talese che negli ultimi giorni si è improvvisato consulente e speech-writer per i senzatetto di New York, dando vita a una crociata personalissima per aiutare i diseredati della Big Apple a beneficiare del piano di stimolo del presidente Barack Obama. «Passeggiavo nei pressi della casa di Bernard Madoff sull'Upper East Side, quando mi sono imbattuto in un mendicante di mezza età che agitava un contenitore di plastica nella mia direzione», scrive Talese sul blog City Room del New York Times, di cui è stato corrispondente dal 1956 al 1965.
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«Dopo avergli regalato qualche dollaro gli ho chiesto se la crisi economica l'avesse toccato. Mi rispose che gli affari erano come al solito pessimi ». Qualche isolato più a sud, dopo Barney's, il suo sguardo è caduto su un altro accattone con un cartello che diceva «Homeless. Per favore aiutatemi». «E' a questo punto che ebbi l'illuminazione», scrive il padre del New Journalism. «Il messaggio aveva ovviamente bisogno di essere aggiornato con un tocco di stimolo: la parola che in questi giorni domina i titoli dei giornali». Da allora il 77enne autore di Onora il Padre e Ai Figli dei Figli gira per le eleganti strade del suo quartiere distribuendo a tutti gli homeless dei cartelli da lui compilati che fanno leva sul pacchetto stimolo di Obama per invitare i bianchi ricchi dell'Upper East Side ad aprire il portafoglio. In una New York dove secondo il «New York City Department of Homeless Services » il numero dei senzatetto è aumentato del 40% in cinque mesi, non ha avuto difficoltà a trovare clienti. «Ho consegnato quei cartelli a chiunque mi si avvicinava chiedendo soldi — prosegue — spiegando perché pensavo che la loro "economia" sarebbe stata stimolata dal mio messaggio. Illustravo come i grandi banchieri e i titani dell'auto sono riusciti a incassare gli aiuti del governo aiutati da lobbisti ed esperti di PR— incalza — ma che loro non avevano uno staff a disposizione: dovevano rimboccarsi le maniche e fare da sé». Come? «Facendo riferimento ai titoli dei giornali e alle priorità di Obama: stimolo, stimolo ». La sua strategia ha funzionato? «Ho preso i nomi e numeri di telefono dei miei clienti — replica lo scrittore —. Anche se è presto per valutarne l'effetto, sono tutti ottimisti ». Jimmy Roberts, un senzatetto che vive all'angolo tra la Quinta Avenue e la 58esima Strada l'ha ringraziato per una réclame che ha definito «molto potente». Il più soddisfatto di tutti è Byron Breeze, l'afro-americano sulla sedia a rotelle, tutti i giorni all'angolo tra la Madison e la 60esima Strada. «Ha detto che il cartello ha incoraggiato conversazioni, dibattiti ma soprattutto elemosine: ha guadagnato dieci-venti dollari più del giorno prima ». L'iniziativa, insomma, funziona.

Alessandra Farkas
19 febbraio 2009

martedì 21 aprile 2009

TERREMOTO: A L'AQUILA STAZIONE DIVENTA ALBERGO,
18 CARROZZE PER QUASI MILLE PERSONE

L'Aquila, 14 apr. - (Adnkronos) - Nei giorni dell'emergenza seguita al terremoto, a L'Aquila i vagoni di alcuni treni sono diventati case. Le carrozze sono ferme sui binari di servizio, ospitano una parte di sfollati dal terremoto che lunedi' 6 aprile ha messo in ginocchio l'Aquila. I senzatetto trovano qui un riparo dal freddo che in questi giorni sta aggravando l'emergenza nella citta' delle tende. In tutto ci sono 18 vagoni con le cuccette che le Fs hanno trasformato in 'albergo'. Sono riscaldati e c'e' sempre la luce. Possono ospitare quasi mille persone e gli scompartimenti sono stati assegnati per nucleo familiare dalle Fs, in collaborazione con la Protezione Civile, che in queste ore sta lavorando soprattutto per assicurare stufe e coperte ai campi dei paesi di montagna assediati dal gelo. Nella 'stazione-albergo', il vitto e' assicurato dai volontari. Sui binari torna a correre la speranza.

martedì, 14 aprile 2009

Il Riformista

domenica 19 aprile 2009

L'esperimento di attori e cantanti a Parigi:
vestiti lisi, trucco sfatto,ignorati dai passanti,
si sono fatti riprendere per strada e fuori le chiese .

Star clochard per un giorno"Un mondo disumano"


La pagina del quotidiano Le Parisien

PARIGI - Una coperta per sedersi sull'asfalto, una ciotola per raccogliere i soldi, i vestiti lisi e il trucco sfatto. Qualche sacchetto di plastica con un po' di cibo e scatole. E' il corredo affidato a quattro artisti francesi che hanno accettato per un giorno di vivere da clochard. La cantante Lara Fabian, gli attori Fiona Gélin e Bruno Wolkovich e lo scrittore Marek Halter si sono immedesimati per qualche ora nella pelle di un senzatetto e sono stati ripresi da una telecamera nascosta che ha osservato la reazione della gente. Sono loro i primi ad aver aderito all'iniziativa lanciata da "Paroles de femmes", un'associazione francese che milita per i diritti delle donne sfrattate o senza casa. Lara Fabian, conosciuta in Italia per il singolo "Adagio" e per un duetto con Laura Pausini, è arrivata di primo mattino nel diciassettesimo arrondissement, uno dei quartieri più chic della capitale francese. Dopo un sapiente trucco e un cambio di vestiti che l'hanno resa irriconoscibile, si è seduta su uno scalino all'ingresso del metrò e ha aspettato per ore qualcuno che si chinasse a darle l'elemosina. Inutilmente. La cantante ha allora deciso di intonare qualche canzone ma l'effetto non è cambiato molto. "Ho avuto l'impressione di essere stata per un po' solo un pezzo di carne buttato in mezzo a un mondo disumano" ha detto con enfasi Fabian. Lo stesso sguardo indifferente dei passanti ha accompagnato le giornate sul marciapiede passate anche dai due attori e dallo scrittore Halter. "Voglio scuotere le autorità", ha detto Olivia Cattan, responsabile di "Paroles de femmes" che ha tra le sue "ambasciatrici" anche Isabelle Adjani. Durante questo inverno oltre 6000 senzatetto sono morti di freddo nelle strade, senza poter trovare riparo. Lunedì il video della "giornata da clochard" dei vip sarà messo online. Presto, ha annunciato Cattan, altre personalità parteciperanno a questa sorta di "performance" che dovrebbe permettere di scuotere le coscienze.

(18 aprile 2009) - La Repubblica

sabato 18 aprile 2009

Il concerto del clochard che suona il country

Repubblica — 02 marzo 2009

CLOCHARD nel centro di Milano. Ma prima frate nella pubblicità del Totip e Babbo Natale in quella della Coca Cola. E prima ancora vincitore di un Telegatto. E prima ancora collaboratore di Carlo Alberto Rossi, Giovanni D' Anzi, Enrico Intra, Franco Cerri. E prima ancora attore con Dino Risi e Amedeo Nazzari. E prima ancora animatore di Nashville quando era Nashville, braccio destro di Elvis Presley e Bill Haley and his Comets. Quante vite ha vissuto Roye Lee? Non lo sa neppure lui, probabilmente. Quel che è certo è che questa sera ne comincia un' altra, a 74 anni, con un nuovo disco e un concerto a Le Trottoir. L' ultima, quella appena finita, sembrava avergli spezzato le gambe: vagabondo senza fissa dimora, zona via Torino, costretto a vivere della carità e della simpatia che ispira la sua barbona bianca. E LA strada era stata una scelta precisa e voluta, dopo la disgregazione della sua famiglia e alcune delusioni umane e professionali. Una scelta che di solito è senza ritorno, anche perché Roye, spirito libero, si accontentava di poco per vivere: un sorriso, qualche chiacchiera, due spiccioli o un po' di cibo, una tettoia improvvisata a pochi passi dal Duomo, una bici con cui trasportare le sue preziosissime carabattole, il New York Times letto di straforo in qualche edicola. Ma in questo caso c' è il lieto fine grazie a una operatrice della Croce Rossa, Cristina Mesturini che ha convinto Roye a prendere un alloggio e a tornare al suo grande amore, la musica. Il risultato è un cd coi suoi più grandi successi che si chiama Roye 1, che viene presentato stasera alle 19.30 con un concerto a Le Trottoir in piazza XXIV Maggio (ore 19.30, ingresso libero). Con lui sul palco un trio jazz (piano contrabbasso e batteria), a presentarlo Giuliano Fournier, dj della radio della Svizzera Italiana, appassionato di country, il primo artefice della riscoperta di Lee. La serata sarà probabilmente lunghissima se Lee, oltre che cantare, si metterà a raccontare aneddoti. Perché la sua vita è un romanzo, e non può essere diversamente se si nasce a Nashville, capitale del country, come nipote del direttore artistico della Capitol Records, cosa che gli permette, negli anni Cinquanta, di frequentare gente come Dean Martin e Frank Sinatra, di assistere all' esplosione dei Platters, di Bill Haley and his Comets (come dire, Rock around the clock) e di Elvis Presley e, più tardi, di Bruce Springsteen. Negli anni Sessanta Roye sbarca in Italia, prima come militare poi come artista, recitando nella Marcia su Roma di Dino Risi, scrivendo Who' s gonna break your heart (che poi verrà tradotta in italiano come Cinque minuti e poi, e cantata anche da Baglioni) e Where roses grow, che vince il Telegatto come migliore interpretazione radiofonica. A margine altre cosette come Chewin' Chewin' Gum, la sigla di Alto Gradimento con Arbore e Boncompagni, un po' di jingle pubblicitari per L' Oreal, Alka Seltzer, Baci Perugina, e alcune recitazioni in spot, ultimo quello dei jeans che portano il suo nome. Poi la strada. E ora il ritorno alla musica, alla vita. Welcome back.

martedì 14 aprile 2009

Polonia: brucia dormitorio
per senza casa, 22 le vittime

13 aprile 2009

Un violento incendio scoppiato durante la scorsa notte in un ostello per famiglie senzatetto nel nord-ovest della Polonia ha ucciso almeno 22 persone, rimaste intrappolate fra le fiamme e il fumo, mentre almeno altre 20 persone si sono salvate la vita saltando dalle finestre ma procurandosi gravi fratture.

Il bilancio, dei vigili del fuoco della cittadina di Kamieniec Pomorski, potrebbe essere ancora provvisorio, perché i soccorritori stanno ancora cercando eventuali altre vittime fra le rovine una volta domate le fiamme.

Fra le 20 persone rimaste ferite lanciandosi dalle finestre, anche del terzo piano, per mettersi in salvo dal fuoco, c’è anche un bimbo di 18 mesi, le cui condizioni fonti mediche definiscono «soddisfacenti».

«C’erano delle scale, ma arrivavano solo al primo piano», ha racconta alla tv un testimone, Dariusz Janyszko, fratello di una delle vittime. «Ho gridato a mia sorella che era al secondo piano di saltare giù, me lei non l’ha fatto e poi è stato troppo tardi», ha aggiunto. Dalle finestre dell’edificio uscivano fiamme enormi. Molte delle persone all’interno dell’ostello erano visitatori venuti per trascorrere la Pasqua con familiari e amici. Il premier polacco, Donald Tusk, stamani ha visitato stamani il teatro della tragedia e ha promesso l’aiuto del governo alle vittime e alle loro famiglie, mentre il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha indetto tre giorni di lutto nazionale.

Usa; Michelle Obama serve risotto coi funghi ai senzatetto
Gesto simbolico per focalizzare l'attenzione sui più bisognosi

Washington, 5 mar. 2009 (Apcom) - Farsi servire il risotto coi funghi dalla First Lady in persona è un'esperienza che certamente non si vive di solito. E' toccata a un gruppo di senzatetto, uomini e donne, che affollavano un centro di distribuzione del cibo a pochi isolati dalla Casa Bianca, che all'ora del pranzo hanno visto Michelle Obama prendere posto fra gli addetti alla distribuzione e versare mestolate di pietanza nei vassoi della gente in fila. L'arrivo di Michelle è stato una sorpresa totale per gli avventori, perché nessuno di loro era stato avvertito in anticipo. Il centro, Miriam's Kitchen, fornisce assistenza a circa 250 senzatetto. Si è trattato di un gesto simbolico per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle necessità dei più poveri in tempo di crisi. I tempi sono duri, ha detto la First Lady, e tutti devono dare una mano. Chi non può donare denaro o cibo, conceda parte del suo tempo.

sabato 11 aprile 2009

Il Romanzo che mi ha salvato la vita.

Anteprima Due poliziotti, due ladruncoli e i fallimenti della società

Sbronzo, donatore di sangue a pagamento, vagabondo, nel 1973 James Ellroy rubò per tre volte «Il campo di cipolle» di Joseph Wambaugh.
Lo beccarono sempre.
La quarta copia la comprò, lo lesse e capì tutto.

Col passare del tempo, gli scrittori accumulano debiti. Sono loro a determinare le origini del proprio mestiere. Si guardano indietro. Registrano i libri che hanno letto, lo stile e i temi che hanno assimilato, i grandi dolori che gli hanno fatto giurare vendetta sulla carta. Gli scrittori di noir bramano demoni da camera a gas e psicopatici sessuali. Arrivati alla mezza età, soppesano i momenti importanti. Ricominciano da capo la propria formazione criminale. La mia è avvenuta più che altro per strada, e alla lunga si sarebbe dimostrata ingenua. Il fallimento come stile di vita. Amici idioti. Libri, libri, libri. I libri erano sempre e solo noir. Tramutavano magicamente il mio dolore infantile. Mi facevano una trasfusione narrativa. Mi restituivano il mio mondo ma su un piano più alto ed erotizzato. Gli scrittori andavano e venivano. Alcuni trasformavano la fuga dalla realtà in studio teorico. Un solo uomo era diventato sia un rimprovero morale sia un maestro a tempo pieno. Questo è per lui. Era l' autunno del 1973. Avevo venticinque anni. A Los Angeles facevo quello che volevo, con circospezione. Avevo un aspetto grottesco. Ero uno e 90 per 63 chili. Il peso del mio corpo - parte alta - stava tutto nelle pustole. La mia dieta consisteva in carne in scatola rubata, cene non pagate al ristorante, vino Thunderbird e droga. Dormivo in uno scatolone dietro un supermercato. Ci stavo stretto. I vestiti smessi tenevano caldo ma non erano granché comodi. Stavo dalle parti di un quartiere schifoso e degli accampamenti di barboni. Mi portavo dietro un rasoio e mi facevo la barba a secco nei cessi delle stazioni di servizio. Mi innaffiavo con le pompe da giardino per avere un' aria un po' meno sporca e puzzolente. Vendevo il plasma per cinque dollari a botta. Vagabondavo per L.A. Di tanto in tanto, facevo una gita sporadica nel carcere di contea. Ero un piccolo misantropo in missione. La mia missione era LEGGERE. Leggevo nelle biblioteche pubbliche e nel mio scatolone. Leggevo esclusivamente noir. Il mio mandato come studioso del crimine durava da 15 anni. Mia madre era stata assassinata nel giugno del 1958. Il suo rimase un caso irrisolto di omicidio a sfondo sessuale. Avevo dieci anni, all' epoca. La morte di mia madre non mi inflisse i soliti traumi. Odiavo e desideravo le donne. L' assassinio si infiltrò nel mio curriculum mentale e mi spinse verso un' ossessione a tempo pieno. Il mio campo di studi era il CRIMINE. Autunno 1973. Giornate calde, mozzate dallo smog. Notti impacciate come l' inquilino dello scatolone. Joseph Wambaugh aveva pubblicato un libro nuovo. Il titolo era Il campo di cipolle. Per la prima volta non era propriamente un romanzo, piuttosto una storia vera. Due delinquentucoli rapiscono due agenti del Los Angeles Police Department. Da lì in poi le cose vanno di male in peggio. Avevo letto un estratto su una rivista, ancora prima che il libro uscisse. Alla biblioteca di Hollywood ero mezzo sbronzo. L' estratto era breve. Fu come uno schiaffo. Volevo di più. La data di pubblicazione si avvicinava. Due colpi alla banca del sangue mi avrebbero assicurato i soldi per il prezzo di copertina e una sbornia. Vendetti il plasma. Ottenni i quattrini. Li sperperai in Thunderbird, sigarette e hot dog con crauti. Impazzivo dalla voglia di leggere quel libro. Bisogni contrari e più urgenti me lo impedivano. La frustrazione regnava sovrana. Ero nella morsa dell' ambivalenza. Le mie pulsioni chimiche, tese alla sopravvivenza, guerreggiavano con il più alto richiamo alla lettura. Mi sbronzai e andai a Hollywood in autostop. Raggiunsi il Pickwick Bookstore. Mi tirai fuori la camicia dai pantaloni e feci affidamento sulla mia magrezza. Mi ficcai una copia de Il campo di cipolle nei pantaloni e tagliai la corda. Ci si mise di mezzo il destino... in forma del Los Angeles Police Department. Avevo letto ottanta pagine e rotti. Letture diurne sulle panchine dei giardini pubblici, letture notturne nello scatolone. Avevo incontrato due sbirri rapiti e mi piacevano. Ian Campbell, condannato a morire giovane. Un suonatore di cornamusa americano, ma di origine scozzese. Intelligente, un po' cupo. Trasferito a L.A. nel 1958. Diventa un poliziotto? Sicuro. Orgoglioso, senza perdere un che di selvaggio, racimola 500 dollari al mese. Karl Hettinger, il compagno di Campbell. Uno spirito caustico, cinico solo in superficie, e subito sotto tutto nervi. Gregory Powell e Jimmy Smith, un team interrazziale. Sono in libertà vigilata. Powell, il bianco, è il capo. Un figlio di puttana secco e col collo lungo. Smith, il nero, è un tossico. È il tirapiedi e si scopa di nascosto la zoccola di Powell. Vanno in giro a rapinare i negozi di liquori. Campbell e Hettinger sono di pattuglia la notte. Inevitabile che i quattro collidano. Il carattere è il destino. Va di merda, va male dall' inizio alla fine. Toc toc. Colpi di manganello sulla porta del mio scatolone. Sono gli agenti Dukeshearer e McCabe, Wilshire Division, Lapd. Mi hanno già beccato. Poliziotti che intervengono contro un ubriaco, stavolta. Qualcuno mi ha visto saltare nel mio scatolone e ha chiamato la polizia. Dukeshearer e McCabe mi trattano con l' espansiva cortesia che gli sbirri riservano ai patetici. Notano la mia copia de Il campo di cipolle e mi fanno i complimenti per il buon gusto delle mie letture. Vado alla Wilshire Station. La copia numero 1 de Il campo di cipolle scompare. L' udienza si tiene la mattina dopo. Mi dichiaro colpevole. Il giudice mi condanna time served, vale a dire che non mi sbattono istantaneamente fuori dall' aula, ma che mi portano al fresco poi mi rilasciano di lì. Resto dentro sedici ore. Perquisizione corporale, radiografie al torace, esami del sangue, spidocchiamento. Esposizione intensiva a svariati campioni di disgraziati indigeni di L.A., tutti dotati di più machismo e verve di me. Una drag queen messicana, Peaches, mi stritola un ginocchio. Io colpisco quel puto del cazzo alla mascella. Peaches va giù, si rialza e mi dà un calcio in culo. Due secondini sedano il casino, tutti contenti. Applausi (parecchi) per Peaches. Fischi (pochi) per me. Volevo tornare nel mio scatolone. Volevo tornare al mio Crime Time. Volevo stare con Ian e Karl e gli assassini. Entrai e uscii di prigione nel giro di venti ore. Il Crime Time diventò il Wambaugh Time. Rubai una pinta di vodka, mi sbronzai e camminai fino a Hollywood. Raggiunsi il Pickwick Bookstore e fregai la copia numero 2 de Il campo di cipolle. Lessi qualche pagina diurna su una panchina ai giardini pubblici e tornai al mio scatolone al tramonto. Adesso ero arrivato a 150 pagine e rotti. Toc toc. Colpi di manganello sulla porta del mio scatolone. Sono gli agenti Dukeshearer e McCabe, Wilshire Division, Lapd. Ragazzo, ci sei saltato in ' sto scatolone. Ti hanno visto. Gesù, sei di nuovo lì a leggere quel libro di Wambaugh. Stessa solfa. Stessi poliziotti che intervengono contro un ubriaco. Stesso giudice. Stessa condanna. Stessa detenzione e stesso rilascio, nel giro di altre venti ore. Che rabbia. Che stanchezza. Completamente fuori. Definizione di demenza: fare e rifare sempre la stessa merda, aspettandosi però risultati diversi. Volevo tornarmene a quel libro. Ero Wambaugh Time dipendente e ubriaco di rimorso Wambaugh-inflitto. Wambaugh Time. Rimorso Wambaugh-inflitto. Ricavarne qualche insegnamento? Cambiare vita?... no, non ancora. Uscii di prigione. Rubai una pinta di vodka, mi sbronzai e camminai fino a Hollywood. Raggiunsi il Pickwick Bookstore e fregai la copia numero 3 de Il campo di cipolle. Lessi qualche pagina diurna su una panchina ai giardini pubblici e mi acquattai a cagare dietro un cespuglio vicino al mio scatolone. Adesso ero arrivato a duecentocinquanta pagine e rotti. Poc poc. Colpi di manganello sulle gambe. Sono due agenti nuovi, Wilshire Division, Lapd. Di nuovo la stessa solfa, o quasi. Perdo la copia numero 3. Dritto alla Wilshire Station. Finisco in aula e vedo lo stesso giudice. Ne ha le scatole piene delle mie recite. Le mie ciance lo offendono. Mi dà una possibilità; sei mesi nel carcere di contea o tre alla missione «Harbor Light» dell' Esercito della salvezza. Vaglio le opzioni. Opto per gli inni nei quartieri malfamati. Il programma era semplice e rigidamente applicato. Prendere l' Antabuse, un farmaco che dovrebbe scoraggiare il consumo di alcolici. Bevi e ti riduci a un virtuosissimo schifo. Dividere la stanza con un altro ubriaco. Frequentare le funzioni in chiesa, dar da mangiare agli homeless e distribuire opuscoli su Gesù Cristo in tutta la zona. Lo feci. Presi l' Antabuse, combattei il delirium tremens da deprivazione etilica e mi mantenni sobrio. Dormivo male. Il mio cervello continuava a macinare Il campo di cipolle. Dividevo la stanza con uno strambo ex prete. Aveva lasciato la chiesa per diventare un vagabondo ubriacone e star dietro alle puttane. Era un grandissimo lettore. Disprezzava il mio curriculum infarcito esclusivamente di gialli. Non distingueva Joseph Wambaugh da Gesù o da Rin Tin Tin. Cercai di spiegargli che cosa Wambaugh significasse. Gli riversai addosso i miei pensieri, raffazzonati. Non mi conoscevo davvero. La mia banca del sangue era a tre isolati dalla missione. Vendetti il sangue due volte e guadagnai i soldi per il libro. Camminai fino a una libreria in centro. Comprai la copia numero 4 de Il campo di cipolle e lo lessi da cima a fondo. Lo sdegno di Wambaugh. L' enorme pietas umana di Wambaugh. E, alla fine, il messaggio di speranza di Wambaugh, chiaro ed evidente ma come in sordina. Rilessi il libro. Assorbii quello che sapeva Wambaugh. Lo incastrai in quello che sapevo io, e il risultato fu che vidi l' altro lato della luna. Quasi non riuscivo a eludere la sua forza morale. Io violavo abitualmente l' ordine sociale che Wambaugh esprimeva con tanta eloquenza. Sul piano etico, Joseph Wambaugh mi metteva alla corda, ed era giusto così. Quel libro mi commosse e mi spaventò. Mi rimproverò la trascuratezza della vita che conducevo. Grazie a quel libro, piano piano, scordai i miei problemi e cominciai a osservare gli altri, in silenzio. © by James Ellroy Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara Il volume Una «storia vera» nella Los Angeles degli anni Sessanta «Il campo di cipolle» (trad. Bruno Oddera, pp. 480, 21) è una «true story» scritta da Joseph Wambaugh nel 1973. Esce martedì da Einaudi Stile libero nell' ambito di un piano che prevede la pubblicazione dell' intera opera dello scrittore. Il testo che anticipiamo è l' introduzione di James Ellroy (trad. Alessandra Montrucchio). L' autore di «Dalia nera» L' ex poliziotto

Ellroy James

22 marzo 2009 - Corriere della Sera

giovedì 9 aprile 2009

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Milano, arrestati due agenti accusati di aver ucciso senzatetto


MILANO (Reuters) - Due agenti della polizia ferroviaria sono stati arrestati con l'accusa di aver picchiato a morte un senzatetto italiano lo scorso settembre in un commissariato alla stazione Centrale di Milano, un'accusa che i due arrestati respingono sostenendo che l'uomo è morto per un malore dopo aver avuto un diverbio con loro.

Lo hanno riferito oggi fonti investigative.

I due agenti della Polfer sono stati arrestati nei giorni scorsi con l'accusa di aver ucciso l'uomo, di circa 60 anni, lo scorso 6 settembre.

Secondo la ricostruzione della procura, l'uomo si trovava fuori dalla stazione Centrale, sul lato verso piazza IV novembre, assieme ad altre persone ed era ubriaco, come risultato dagli esami tossicologici.

Allora, sempre secondo la procura, i due poliziotti si sarebbero avvicinati e avrebbero avuto una discussione con l'uomo e i suoi compagni che successivamente si sarebbero allontanati lasciandolo solo coi poliziotti. Allora i poliziotti lo avrebbero portato nel commissariato della stazione dove sarebbe avvenuto il pestaggio, secondo la ricostruzione del pm Isidoro Palma.

I risultati dell'autopsia hanno rivelato che l'uomo aveva la milza spappolata e diversi traumi e lividi che dimostrerebbero la morte per pestaggio.

I due agenti della Polfer invece -- che negano tutto -- sostengono che dopo averlo portato in commissariato per incriminarlo di ubriachezza molesta, l'uomo avrebbe tirato fuori un coltello -- poi ritrovato, ma mai usato, secondo il pm. E' a quel punto che i due agenti, secondo la loro versione dei fatti, avrebbero reagito provocando una breve colluttazione. A loro dire, successivamente il senzatetto si sarebbe sentito male e avrebbe detto di essere cardiopatico, il che li avrebbe spinti a chiamare il 118.

Secondo gli agenti l'uomo sarebbe morto in ambulanza.

Anche questo succede!!

La “guerra” degli accattoni

Secolo xix 08 aprile 2009| Simone Schiaffino

Il cronista del Secolo XIX mentre chiede l’elemosina

«Vicino a me? No, devi stare lontano. Cinquanta, 100 metri almeno da qui. Non possiamo essere attaccati. Sei nuovo? Non ti ho mai visto. È meglio che te ne vai...».

S’impara subito la regola della distanza, a chiedere l’elemosina. Esistono zone, addirittura, dove non si può. Perchè le decine di mendicanti, soprattutto romeni, che da qualche tempo si sono stabiliti a Chiavari, si sono suddivisi, spartiti il territorio del centro cittadino. Le posizioni strategiche dove chiedere qualche spicciolo ai passanti sono quelle, va da sé, dove c’è il maggiore viavai di gente: tra le colonne della cattedrale di Nostra Signora dell’Orto, sugli scalini di fronte all’ingresso della stazione ferroviaria, o in corso Garibaldi, sotto i portici, tra le persone che entrano ed escono dai negozi.



La linea dell’orizzonte, per un “barbone”, è all’altezza del ginocchio. Seduti a terra, sul freddo pavimento di corso Garibaldi, si notano particolari che camminando non vengono colti. Il passo trafelato di un colletto bianco e la sua ventiquattr’ore, l’indifferenza di una mamma che spinge un passeggino (il bimbetto però guarda curioso il cronista-clochard) il buon cuore di una pensionata, che supera il berretto lasciato a terra contenente qualche moneta. Ma dopo qualche metro si ferma, fruga nella borsetta, torna indietro e lascia il suo obolo. «Tieni». Venti centesimi, il “tu” colloquiale, e un indulgente sorriso.

A Chiavari ci sono sempre più mendicanti. L’altra mattina ce n’era uno (falso) in più: un cronista del Secolo XIX che, abiti sporchi, stampella e berrettino teso verso i passanti, ha viaggiato attraverso i punti della città dove va in scena l’accattonaggio. Ogni giorno, con modalità differenti: passivamente, seduti a terra aspettando qualche spicciolo, oppure, in piedi, avvicinandosi alla gente che passa, tendendo il berretto alla generosità verso uno sconosciuto male in arnese. E magari, anche insistendo.

Le undici del mattino. In corso Garibaldi ci sono due romeni che mendicano sotto i porticati, uno sul lato di ponente, uno sul lato di levante. Il tentativo di sedersi e chiedere l’elemosina vicino a loro fallisce miseramente. La loro reazione, più che altro è di diffidenza, ma non aggressiva. «Più lontano», dice uno. «Non qui, ci sono già io», replica l’altro, dopo il tentativo di accovacciarsi nelle vicinanze di una panetteria, dove si trova il vero “barbone”. Proviamo altrove.

È davanti alla stazione ferroviaria, corso Gianelli, che, l’allontanamento del cronista-clochard avviene in modo minaccioso. Da parte di un accattone, dall’accento apparentemente romeno anche lui. «È meglio che vai via. Qui ci sono io, non vedi? Stai almeno a cento metri. Vattene!». Eseguiamo, per zoppicare fino all’ingresso del municipio. Il portico di Palazzo Bianco, l’entrata del Comune. Un agente della Municipale a cui chiediamo se possiamo sederci a terra ed esporre il berrettino per la questua proprio lì. «Qui? No. Vai davanti alla chiesa, dai. Non si può davanti al Comune».

Immense le colonne della cattedrale di Nostra Signora dell’Orto. Ancora di più se osservate seduti sul pavimento di marmo. L’enorme portone è ancora aperto, chiuderà a mezzogiorno in punto. E qualche fedele entra o esce dal tempio cristiano. Un uomo di circa 50 anni, coppola, occhialini e passo svelto, allunga 50 centesimi. «Questi sono per te», sorride, anche lui. E poi va verso la statua di papa Wojtyla, per accarezzargli la mano.

I giardini tra la cattedrale e la stazione ferroviaria sono l’ultimo punto “strategico” dell’accattonaggio, perché crocevia del traffico di tutto il centro di Chiavari. L’apparecchio per il pagamento del parcheggio delle auto è una zona ambita: le persone arrivano, hanno già il borsellino in mano. Devono fermarsi e inserire le monete nella macchinetta: non possono tirar dritto indifferenti, o dire “mi spiace, non ho monete”. Qui, nei giardini davanti agli uffici della Procura, del tribunale e delle Poste, ci sono due giovani ragazze, rom o forse slave.

«Se ti vedono i nostri fratelli...» «Perché?» «Perché questa è la zona della nostra famiglia adesso - dice la più grande delle due, avranno sì e non vent’anni - Vai via, è meglio, loro sennò si arrabbiano... Ma chiedi l’elemosina?». Ci allontaniamo, prima che il travestimento ci “tradisca”, prima che arrivino i “padroni” della zona. Per la cronaca, in due ore di accattonaggio (e all’esordio assoluto) abbiamo racimolato 3,85 euro. Che sono stati offerti dal cronista-clochard ad un mendicante. Vero, questa volta.