Il genio barbone
Hollywood svela il talento di Ayers il violinista malato di schizofrenia.
LOS ANGELES — Non è certo la Hollywood dello slogan edonistico «born to shop» (nata per comprare) quella proposta da The Soloist diretto da Joe Wright. Il film è stato fortemente voluto da Spielberg che aveva acquistato per la Dreamworks i diritti del libro, una storia vera scritta da Steve Lopez, columnist del Los Angeles Times. Jamie Foxx dopo Ray si è trasformato in un musicista di grande talento anche se è un senzatetto malato di schizofrenia. Robert Downey jr. interpreta un giornalista.
Entrambi gli attori hanno raccontato in The Soloist anche molte pagine della città che amano e dove vivono entrambi: Los Angeles. «Un agglomerato multietnico — dice Robert — con squilibri abissali, ma anche capace di arricchirti e offrirti qualche sogno e redenzione. Di nuovo nei panni di un giornalista, affronto una di quelle storie che ci sfiorano inavvertite, perché non fanno clamore, ma sono capaci di risvegliare le coscienze». Racconta Foxx: «Avevo già girato con Tom Cruise a Downtown Collateral, ma questa volta la mia immersione emotiva è stata totale. Quando sono arrivato a L.A. ero poverissimo: vivevo in una camera ad Alvarado Street, vedevo e parlavo con gli homeless di Downtown ogni giorno. E’ stato fondamentale per me entrare nei panni di Nathaniel Ayers, ex studente della Juilliard School e poliedrico musicista che precipita nella schizofrenia e vive nelle strade con il suo strumento musicale, ormai con solo due corde».
Cosa c’entra, dunque, Ludwig van Beethoven con la Lamp Community degli homeless di L. A., con un afroamericano schizofrenico, in possesso solo di un carrello con povere cose e di un violoncello scordato? Nathaniel ha 47 anni, vive tuttora suonando (anche la viola e il violino) dove gli capita, facendo lavoretti e diversi proventi del film andranno a lui e alla Lamp Community. Non è esagerato affermare che tutta Los Angeles aspetta con emozione il film al quale hanno preso parte come comparse o con significativi ruoli oltre 500 veri barboni. I motivi sono tanti e intrecciano giornalismo, musica (la colonna sonora, con sinfonie e brani di Beethoven e di Bach, è stata composta dall’italiano premio Oscar Dario Marianelli), sogni perduti. Il Los Angeles Times chiede spesso ai cittadini di raccontare le loro storie capaci di accendere dibattiti morali ed etici, ma in questo caso è stato il giornalista Steve Lopez a scoprirne una. Perché sentiva il suono di un violoncello dalla sua scrivania del giornale, a Spring Street, a pochi passi dal quartiere dei senzatetto.
Racconta Lopez, autore del best seller The Soloist: «Un giorno scoprii chi lo suonava, sotto una statua di Beethoven, su una piazzetta vicina alla strada dei diseredati, della droga. Nathaniel in quel pomeriggio ha parlato con me della sublime bellezza della musica di Beethoven e di Shakespeare, ha confessato con vulnerabili umanità e paura la sua schizofrenia, il sogno di ascoltare, fors’anche di suonare Beethoven alla Disney Concert Hall. Diventammo amici, lo siamo tuttora. Il mio libro narra la svolta che la mia vita ha avuto dopo l’incontro con Nathaniel e viceversa». Confessa Jamie Foxx: «Questo film mi è entrato dentro, mi ha quasi fatto ammalare: Nathaniel è un artista, la sua schizofrenia nasce anche dall’incapacità di conciliare realtà e immaginazione, un malessere familiare agli attori. Con umiltà, prima di parlargli, l’ho spiato nelle strade, nella Lamp Community. Era sempre ricco di una speciale dignità solo perché aveva la sua musica. Mi ha davvero commosso». «Il film — spiega il regista — narra l’incontro di due persone che, pur immerse nella realtà, si sono isolate, amano uno la musica, l’altro la possibilità di narrare storie. Quando il protagonista sprofonda nella schizofrenia, lo schermo offre unicamente colori psichedelici, luci. Volevo che il pubblico ascoltasse solo la musica ed 'entrasse' nella dissociazione di una mente. Si può cercare salvezza nell’arte, vincendo la solitudine. Ben Hong, il violoncellista della Los Angeles Philharmonic Orchestra, è stato il trainer per Jamie Foxx, che suona diversi strumenti, ma doveva imparare i gesti giusti».
Giovanna Grassi
22 aprile 2009 - Corriere della sera
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