venerdì 27 novembre 2009

Poesia

Stéphane Mallarmé – "Elemosina"

Prendi questa borsa, Mendicante!

Tu non l'hai carezzata vecchio poppante a una mammella avara per distillarne soldo a soldo il tuo rintocco funebre.
Ma cava dall'amato metallo qualche estroso peccato e vasto come noi, quando a manciate lo baciamo, e soffia, che si torca!

Un'ardente fanfara.
Tutte chiese velate dall'incenso queste case quando ai muri cullando una bluastra fosforescente tacito il tabacco svolge orazioni,e l'oppio strapotente sbaraglia i farmachi!

Anche tu,stracci e pelle, vuoi forse lacerarela sete e bere con la tua saliva un'inerzia felice,nei caffè principeschi attendere il mattino?


Soffitti sovraccarichi di ninfee veli; si getta al mendicante oltre i vetri un festino.
E quando esci vecchio dio, tremando nel tuo sacco d'imballaggio, l'aurora è come un lago di vino d'oro e tu giuri d'averele stelle in gola!


Invece di contare il luccicante tuo tesoro, almeno potrai pavoneggiarti di una piuma,accendere a completa al santo in cui ancora credi, un certo.
Non pensate che io dica follie: vecchi la terra s'aprea chi crepa di fame.

Odio un'altra elemosina e voglio che mi scordi.
Soprattutto, fratello, non andare a comprarti del pane.

giovedì 26 novembre 2009

!!!!!!

Tornano le bidonville sotto il cielo di Parigi
22 novembre 2009 - Tullio Giannotti
Secolo xix
C’era una volta il clochard parigino, la sua panchina, i cartoni e le «chansons» che a quella figura romantica si ispiravano. Oggi sulle sponde del canale Saint-Martin piantano la tenda gli esuli afghani, quelli che sognano di arrivare in Inghilterra. E intorno all’Opera e alle boutique di lusso si accampano i Rom. A fare i conti sono quelli che con i senzatetto ci lavorano tutte le notti, per cercare di convincerli a dormire al coperto, a non farsi sorprendere dal gelo, che per la verità quest’anno non è arrivato e non è nemmeno annunciato. Si tratta di una vera e propria città nella città, 8.000 persone: «Ritroviamo nelle strade un universo che credevamo sparito - spiegano a Emmaus, l’associazione fondata dall’Abbè Pierre per aiutare i diseredati - quello delle bidonville. Nascono degli accampamenti, perché la strada è pericolosa e il gruppo protegge gli individui. Ma i senzatetto si radunano anche per appartenenza culturale e di comunità». Bidonville: per ricordarsele a Parigi non è indispensabile essere molto anziani. Basta aver visto quelle che vennero costruite negli anni Cinquanta proprio dove ora sorge la Parigi del futuro, al di là dell’Arco di Trionfo, in direzione del quartiere d’affari della Defense. C’erano gli immigrati arrivati non si sa come, per lo più dal Nordafrica, senza casa e senza diritti. Oggi tutto è cambiato, ma è insospettabile l’esistenza della Paris by night che dorme sotto le stelle proprio accanto a quella del lusso e di chi fa l’alba in discoteca.

È stridente il caso del quartiere dell’Opera, che è anche un quartiere d’affari - animatissimo il giorno e molto più deserto e buio la notte - e una zona commerciale, con i grandi magazzini e molti negozi di grande tendenza. Dopo le 19, quando tutto chiude e restano soltanto le insegne lampeggianti, arrivano uno dopo l’altro i Rom, che a Parigi centro erano quasi sconosciuti fino a qualche anno fa. Quasi tutti sono arrivati nel 2007, all’ingresso della Romania nell’Unione europea, scacciati dalle autorità romene. Hanno i loro cartoni, i materassini sudici, le bottiglie, i carrelli e i fornelletti da campo. Attorno alle 21, a boulevard Haussmann, si sentono anche gli odori di cene improvvisate, qualche canto e l’odore di un sigaro. Poi arrivano le bottiglie e le coperte di lana, i cappucci da infilare uno sull’altro per la notte e per resistere al freddo, i sacchi a pelo. A mezzanotte, chi esce dai teatri o dai cinema, oltre che dall’Opera, commentando lo spettacolo appena visto o apprestandosi alla cena, li vede ormai addormentati, incapaci di curarsi di quanto accade loro intorno. Diversa è la situazione che si è creata nel X arrondissement e fino alle rive del Canal Saint-Martin, dove si accampano gli afghani che sono finiti chissà come anche a Parigi dopo la chiusura del centro di accoglienza di Sangatte, una sorta di pianeta dei disperati in attesa di attraversare la Manica, diventato ormai incontrollabile. Paradossalmente sembrano più tranquilli questi afghani che la sera utilizzano le tende da campeggio a montaggio rapido, quelle che si aprono e si autoinstallano senza bisogno di altro. Colorate perché destinate al turismo alternativo, una accanto all’altra, sono assiepate lungo il canale. I loro abitanti si organizzano: qualcuno è sempre sveglio, sta fuori, fa la guardia al gruppo. Perché l’acqua del canale è vicina e qualche gruppo di balordi può arrivare alle spalle, specie il venerdì e il sabato sera. «No, nei centri di accoglienza preferiamo non andarci», dice uno di loro, nel ricordo dell’inferno di Sangatte.

domenica 22 novembre 2009

Francia: Carla Bruni visita i senza-tetto di Parigi
21 Novembre 2009

PARIGI - Fuga notturna in visita ai barboni di Parigi, forse solo per farsi pubblicita'. Lo avrebbe fatto Carla Bruni, la Premiere Dame di Francia. Qualche giorno fa e' uscita 'di nascosto' dall'Eliseo per visitare i senza-tetto nelle strade di Parigi. Secondo il giornale 'L'Express', per la sua uscita Bruni ha approfittato del fatto che il marito-presidente Nicolas Sarkozy si intratteneva a Berlino per le celebrazioni della caduta del Muro. L'uscita ha un precedente illustre: anche Lady Di si reco' in visita di notte ai senza tetto di Londra. (RCD)

venerdì 6 novembre 2009

A Recco ordinanza contro i mendicanti molesti

(Commento. Basta la perdita del posto di lavoro, uno sfratto o una separazione coniugale per scoprirsi poveri. La crisi colpisce le fasce più deboli e non vi è dubbio che le persone vanno aiutate. Auspicabile non solo con un pasto ma con una casa e un lavoro per restituire loro una vita serena e dignitosa. Ma cosa diversa è mendicare per professione).

Levantenews.it

Mensa dei poveri Sestri Levante

I frati Cappuccini hanno raddoppiato il numero di pasti serviti agli indigenti. Da 30 a 60 coperti, nel giro di poche settimane. E al convento di viale Tappani cambia anche il tipo di popolazione a cui sono destinati i pranzi gratuiti. Sempre meno clochard “nostrani”, ovvero italiani che, spesso per scelta, hanno deciso di vivere con il cielo come soffitto, magari viaggiando da una città ad un’altra. E sempre più stranieri: romeni, soprattutto. Ma anche latinoamericani. Questi ultimi non sono “barboni” in senso stretto. Sono inseriti socialmente, regolarmente in Italia, con una casa e un lavoro: le donne sono badanti e gli uomini sono impiegati nell’edilizia. Semplicemente sono persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese coi soldi del loro stipendio. E risolvere il problema del pranzo, tutti i giorni, fa la differenza tra farcela e non farcela. Tra sopravvivere e doversi indebitare, magari.

Le 11,45 di ieri, davanti ai cancelli della chiesa dei Cappuccini in viale Tappani. «Io sono una badante - dice una donna ecuadoriana sui trent’anni, entrando nel chiostro del convento per mangiare - e qualche settimana fa è morto l’anziano che stavo assistendo. Mi sono trovata improvvisamente senza lavoro, ed ero in nero. Così mi sono venuti a mancare gli 800 euro con cui vivevo: ora aspetto un nuovo lavoro, e vengo qui a mangiare perché non ho altra scelta». Ci sono tante altre donne latino americane che entrano nel convento. Le loro storie sono tutte diverse, eppure tutte simili, come conferma il padre superiore Lorenzo Zamperin.

«Tante badanti, è vero. Tutte brave persone, devo dire, mai nessun problema. È gente che, semplicemente, non ce la fa ad arrivare alla fine del mese - dice il frate -. Ogni giorno arriva qui una trentina di sudamericani, uomini e donne. Una volta uno di loro ha dato dei problemi, infastidiva gli altri faceva rumore. Ma noi siamo in costante contatto con carabinieri e polizia. Li abbiamo chiamati e, da quel giorno, non ha più disturbato».

Il servizio mensa dei Cappuccini di Chiavari vive degli aiuti che i frati riescono a trovare. Da alcuni negozi e supermercati si raccoglie la verdura prossima alla scadenza e la frutta troppo matura per essere venduta, ma ancora buona. Poi ci sono enti e istituzioni che danno una mano, come il Comune, che stanzia una somma ogni anno per sostenere questo servizio.

Il numero massimo di coperti serviti in viale Tappani è stato raggiunto d’estate, con la concomitante chiusura dei servizi mensa dei frati di Santa Margherita e di quelli di Sestri Levante. Evidentemente, il passaparola tra gli “ultimi” aveva fatto sì che alla mensa chiavarese arrivassero i poveri delle altre città.

«Non sempre le nostre risorse ci consentono di servire tanti pasti quanti sono effettivamente quel giorno i poveri - spiega padre Lorenzo -. Allora cerchiamo di fare razioni più scarse, in modo da accontentare tutti. Magari aggiungiamo al pasto un “rinforzino” di formaggio».

Tra i nuovi poveri, ovvero le persone che, con la crisi non ce la fanno a sbarcare il lunario, non ci sono solo gli stranieri. C’è anche un chiavarese. Un uomo di una settantina d’anni, con vestiti puliti, ma ormai consunti.

«Sono andato in pensione dopo una vita da artigiano, e quello che mi danno al mese è 700 euro - dice l’uomo, mentre entra nel chiostro dei Cappuccini a mezzogiorno in punto -. Sono vedovo, senza figli, e pago 400 euro di affitto al mese. Mi faccia pure i conti in tasca: secondo lei con 300 euro riesco a tirare avanti 30 giorni? Con 10 euro al giorno per cibo, utenze, farmaci, vestiti e qualsiasi altra cosa io abbia bisogno? La risposta è no. Per questo vengo sempre qui: si mangia pure bene. E meno male che ci sono loro: i frati.

giovedì 5 novembre 2009

Non dimentichiamoli!

">Influenza A 05 novembre 2009
| Angelo Bocconetti

Secolo xix

Il contagio va più veloce della burocrazia: il ministero della Salute non ha fatto in tempo, ieri pomeriggio, nel briefing fissato per monitorare la crisi, a fissare in 21 il numero dei decessi per l’influenza A H1-N1, che il dato doveva essere già corretto. A ieri sera, infatti, i decessi provocati dalle complicanze legate alla pandemia erano già diventati 24. Le persone già vaccinate, secondo i dati ufficiali, sarebbero oltre 40 mila, ma le Regioni, ieri pomeriggio, in un duro faccia a faccia con il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, hanno lamentato ritardi nella consegna e, soprattutto, una drammatica carenza di farmaci. Questo pomeriggio Fazio sarà in Parlamento per fare il punto della situazione. Ieri sera, a “Porta a Porta” il vicemininistro ha spiegato che il boom di casi e di decessi di influenza A a Napoli è dovuto prevalentemente a due fattori: «Promiscuità e clima. In Campania - ha sottolineato Fazio - si muore di più perché in questo momento c’è molta più influenza, quasi il doppio. L’influenza parte da un focolaio e poi si diffonde. Si è sviluppata particolarmente a Napoli perché ci sono situazioni di promiscuità, persone che vivono in molti in una casa, e a Napoli diverse situazioni sono così, più che al Nord. E poi ci sono state condizioni climatiche particolari. In ogni caso - ha chiarito il viceministro - è normale che in un Paese non ci sia uno sviluppo costante. E comunque non ci sono evidenze che ci sia un “caso Napoli”».

Nel triste bilancio di ieri, due delle vittime registrate erano piemontesi. Ad Alessandria è morto un ragazzo di 14 anni. Era ricoverato nel reparto di rianimazione pediatrica per le complicazioni provocate dal contagio: le sue condizioni erano già critiche, in quanto affetto da una grave forma di insufficienza respiratoria, oltre ad altre gravi patologie. Lunedì scorso era deceduto un altro ragazzo, diciassettenne, di Vercelli. Era ricoverato per una rarissima malattia metabolica (la Mucolipidosi) e l’influenza ha provocato irrimediabili complicazioni che hanno compromesso le funzioni vitali. Due casi “sospetti” di contagio sono stati segnalati in Liguria, a Lavagna. La Asl 4 di Chiavari ha confermato il ricovero, «per accertamenti» di due donne, entrambe trentenni. Le loro condizioni, in ogni caso, non sarebbero gravi.

Sempre ieri ci sono state le prime due vittime anche a Roma. E sono altrettanti i casi limite. È morto, ad esempio, un medico radiologo in servizio agli Ospedali Riuniti di Anzio-Nettuno. Era obeso, iperteso e diabetico, ma due giorni fa, sebbene influenzato, aveva deciso di recarsi egualmente al lavoro. Le sue condizioni sono rapidamente peggiorate fino al decesso; ha, però, contagiato almeno altri sei colleghi. Nell’ospedale pediatrico Bambin Gesù è morta Chantal, ragazza afflitta fin dalla nascita da fibrosi cistica: «Non doveva stare in quel reparto: era un’adulta! - ha accusato la sorella minore - non l’hanno curata a dovere». A Napoli la decima vittima è un clochard che viveva in una casa famiglia, con gravi handicap cerebrali.

Il virus si sta diffondendo con velocità inattesa: lo stesso Istituto Superiore della sanità ha spiegato che è stato raggiunto già in questi primi giorni di novembre un livello di incidenza pari al 9 per mille. Superiore all’incidenza dell’influenza stagionale degli anni precedenti. Quasi mezzo milione di italiani sono stati contagiati: soprattutto i bambini nella fascia di età tra 5 a 17 anni (il 33% dei casi segnalati). Le regioni più colpite sono Campania, Lombardia ed Emilia. I bambini fino a 4 anni, invece, sono rimasti contagiati maggiormente nel Lazio.

«Il rischio - dicono gli esperto – è che i vaccini arrivino quando la pandemia ha già superato il picco massimo. Il momento critico dovrebbe, infatti, arrivare ben prima di Natale». Fazio, ieri pomeriggio, ha incontrato le Regioni per fare il punto sulla distribuzione del farmaco. Riunione tempestosa, dove molti rappresentanti delle Regioni hanno lamentato la scarsità di vaccino messa a disposizione. Molti governatori si sono lamentati per l’atteggiamento del viceministro alla salute che ha “scaricato” sulle loro spalle la responsabilità delle difficoltà distributive. Questo pomeriggio Fazio sarà in Parlamento per fare il punto sulla pandemia e sulla vaccinazione. «Sarebbe ora che la smettesse di dire tutto ed il contrario di tutto» è l’accusa mossagli da Rosy Bindi, ex ministro della Sanità.