martedì 25 agosto 2009

La raccolta differenziata fai-da-te dei disperati

Repubblica — 21 agosto 2009 pagina 1 sezione: PALERMO


FATECI caso. È aumentato il numero delle persone che frugano nei cassonetti della spazzatura. La mia è una notazione empirica, ma credo che corrisponda a un dato statistico effettivo. Se noi tutti si vive nell' immondizia, c' è però chi di immondizia sopravvive. Chi nel superfluo trova, talvolta, il necessario per tirare avanti un' altra giornata. La ricerca avviene di solito nella controrao nottetempo. C' è chi usa una specie di rampino per arpionare i rifiuti più profondi. E c' è chi si immerge letteralmente, a capo in giù, nei recipienti per esaminarne da presso il contenuto. Vi sono essenzialmente tre tipologie di setacciatori: quelli provvisti di "Lapa", che evidentemente fanno una raccolta più sistematica, massiccia o pesante; quelli in bicicletta, che selezionano materiali più preziosi e leggeri; infine quelli a piedi, che contano sul ritrovamento occasionale e che probabilmente sono i più disperati, anche perché il loro raggio d' azione non può essere molto vasto. Un caso a parte è la razzia di indumenti dagli appositi container, che generalmenteè praticata dagli zingari, con oculato vaglio dei capi migliori e disseminazione degli stracci inservibili, o dai clochard con l' arrivo della stagione fredda. In pratica, l' unica forma di riciclaggio attuata metodicamente dalla nostra città è questo trovarobato da accattoni, questa scatologica cernita in cui l' arte di arrangiarsi raggiunge il suo livello infimo, nauseabondo, stercorario. C ome cani e gatti, topi e scarafaggi, anche un certo numero, non indifferente, di esseri umani cerca nei rifiuti di che sfamarsi. Possiamo capire l' entità della crisi economica che stiamo attraversando, collegando due fenomeni paralleli e inversamente proporzionali: da un lato coloro che vivono di scarti sono in aumento; dall' altro la qualità dei rifiuti è diminuita, a dispetto dell' enorme incremento quantitativo (che però va connesso alla crescita della popolazione, oltre a quella dei consumi, e all' inefficienza della rimozione). Fino a qualche tempo fa, infatti, non era insolito trovare presso i cassonetti oggetti di un qualche valore: per esempio mobili tutto sommato in buono stato, piccoli elettrodomestici ancora funzionantio facilmente riparabili, roba vecchia ma di buona fattura, rarità o curiosità appetibili dai collezionisti (non per nulla molte persone, anche benestanti, praticano - o praticavano - l' hobby del recupero e del restauro di reperti abbandonati). Oggi questo sperpero sembra essere venuto meno. La crisi induce piuttostoa conservare, ad aggiustare ciò che si rompe, a sfruttare più a lungo certi beni che fino a qualche tempo fa erano soggetti a un aggiornamento incalzante, a una febbrile sostituzione. Insieme al fai-da-te casalingo, risorgono allora vecchi mestieri artigianali che sembravano essere stati spazzati dal progresso e dal benessere (veri o fittizi che fossero). Un esempio: vicino a casa mia è apparso da qualche tempo un riparatore di ombrelli che sembra uscire da una pagina delle Conversazioni vittoriniane, recando nelle sue mani la saggezza degli arrotini e dei calzolai. Naturalmente svolge anche altri lavori per sbarcare il lunario, ma si è stabilito per strada, in una via secondaria, con il suo banchetto e i suoi semplici arnesi, e qui svolge en plein air la sua semplice arte. Venuta la buona stagione, ha preso ad accomodare ombrelloni da spiaggia, giacché dal sole bisogna pur difendersi come dalla pioggia. Avevo perduto memoria di una mansione del genere. Siamo ormai abituati da molto tempo a gettare l' ombrello rotto e ad acquistarne subito uno nuovo, magari per strada, per pochi euro, dai tanti venditori ambulanti, di solito extracomunitari. Ci sarebbe da compiacersi di una così sensata morigeratezza, dopo decenni di orgia consumistica, se il segnale non fosse invece inquietante. Infatti, se si tende a riparare anche ciò che ha un costo modestissimo, è perché ormai anche i consumi, sia pure minimi, devono essere drasticamente ridotti. Tale compressione degli acquisti, ovviamente, non può che avere conseguenze catastrofiche in una città in cui il commercio tiene un campo vastissimo. Nel 1978, allora studente universitario, studiavo un saggio di Vincenzo Guarrasi intitolato "La condizione marginale" (Sellerio). Si trattava di uno studio demo-antropologico del quartiere Borgo Vecchio. Da un quadro complessoe articolato di folclore urbano (così lo definiva nella prefazione Luigi Maria Lombardi Satriani) emergeva una drammatica e sconcertante realtà culturale, economica e sociale in un quartiere tra i più caratteristici della Palermo di quegli anni (e che oggi declina mestamente). Scriveva Guarrasi, proprio in chiusura del libro: «Durante il lavoro di rilevazione avevamo notato dei grandi "malaseni" (magazzini) dove erano conservate grandi quantità di cartone ridotto in balle regolari. Facilmente ci siamo resi conto che attorno al cartone ruotava un discreto numero di uomini ma soprattutto di ragazzi e di bambini. Nell' area vi sono 12 locali dove viene conservato e imballato il cartone che durante il giorno e la notte frotte di ragazzi raccolgono per le vie della città». Sono passati oltre trent' anni, ma la marginalità della condizione cittadina non pare essersi evoluta più di tanto. Forse è venuto un po' meno l' aspetto dickensiano dello sfruttamento minorile, nel senso che ormai si è spostato su altri settori sociali, interessando prevalentemente (ma non esclusivamente) i bambini immigrati. Tuttavia la Beggar' s Opera continua tale e quale, tragicamente: una sparpagliata e spariglia folla di picari, sommersa, negletta, diseredata vive di espedienti negli interstizi di una società che si sfalda e si sgretola, che rovina nelle sue inadempienze, che sembra saper produrre solo scorie. Ma forse proprio questa umanità ostracizzata è la sola a rendersi conto, facendo del bisogno una virtù, che dai cocci e dai detriti è possibile ricavare le tessere per costruire un nuovo, più organico e coerente, mosaico sociale.

domenica 23 agosto 2009

Lo scrittore La Capria e l' invasione della città in cui vive: non ne ho mai visti tanti a Napoli, a Palermo e in nessun' altra

Roma ora è la capitale dei mendicanti

Vengono anche dall' estero, scaricati brutalmente da un furgoncino su un marciapiede Le frasi Ci sono i professionali e quelli disperati, ci sono gli abbandonati, i rassegnati, gli intraprendenti e gli orgogliosi, i depressi e gli ossessi; ripetono gesti convulsi o parlano tra sé C' è una categoria più pittoresca di questuanti, gente che per tirare a campare si arrangia come può. Sono davanti al Pantheon, il Colosseo, il Vittoriano, travestiti da antichi romani

Roma è diventata la città dei mendicanti. Non ne ho mai visti tanti a Napoli, a Palermo e in nessun' altra città italiana. I mendicanti vengono tutti a Roma, come per un tacito accordo, molti vengono anche dall' estero, e occupano le vie e le piazze del centro storico, quelle più battute dai turisti. Li vedi appena arrivi alla stazione di Roma Termini, li incontri tra il Pantheon e l' Argentina, tra Piazza Venezia e il Colosseo, tra Piazza Navona e Campo dei Fiori. In genere sostano nei pressi dei monumenti, dei ristoranti e caffè all' aperto, i più frequentati. Se ti siedi in uno di questi luoghi è inevitabile che arrivi un mendicante e tenda la sua mano. Tu stai mangiando o bevendo un caffè, ti senti in colpa e come fai a rifiutare? Solo i turisti, specie quelli del Nord, si voltano da un' altra parte, o con lo sguardo fisso nel vuoto li ignorano. Sono più insensibili o per la loro mentalità pensano che fare l' elemosina sia immorale? Non so. So però che la differenza tra chi ha e chi non ha è oggi la tragedia del mondo e si riproduce in forme minime quando la mano tesa di un mendicante si avvicina a me e suscita questi pensieri accompagnati da un vago senso di colpa. Ma dopo pochi minuti arriva un altro mendicante con la mano tesa, e poi un altro, e un altro ancora, e tu diventi man mano insensibile, infastidito, e infine ti rifiuti. Addio nobili pensieri! No, non è possibile dare a tutti. E molti sono nel mondo i problemi irrisolvibili, almeno finora. Quando ti aggiri per le strade del centro impari a distinguere vari tipi di mendicanti. Ci sono i professionali e quelli disperati, ci sono gli abbandonati e i rassegnati, gli intraprendenti e gli orgogliosi, i depressi e gli ossessi; questi ultimi, da ospedale psichiatrico, ripetono gesti convulsi, o parlano tra sé, a volte rivolgono ai passanti minacce piene di urla e furore. Ci sono i migranti, che si muovono senza pace da un punto all' altro della città, trascinando carrelli stracolmi di buste di plastica dove mettono tutta la loro roba come per un trasloco, avanzi di cibo, stracci, coperte e materassini per la notte, cose recuperate dai recipienti della spazzatura. Ci sono poi gli sfruttati che vengono scaricati brutalmente da un furgoncino su un marciapiede e obbligati a mendicare. Anche questo è un traffico, come lo sfruttamento della prostituzione. Vengono impiegati spesso quelli affetti da deformità fisiche, che sono costretti ad esibire. Ne conosco uno, un romeno dalla faccia bellissima, che si trascina su un rudimentale carrettino di legno che spinge con una mano e mostra le gambe nude e stecchite e i piedi contorti. Parla a stento l' italiano, e al centro di piazza del Pantheon si sente la sua voce roca che grida a intervalli regolari: «Fate la carità! Fate la carità!». Quando gli do il mio obolo e gli chiedo chi è il suo padrone, risponde: «No padrone, no padrone», con prontezza sospetta. Più in là due vigili guardano indifferenti, ormai ci sono abituati a questa Roma - Benares. I neri in generale non chiedono l' elemosina, preferiscono lo scambio, ti vendono l' elefantino o il cavallo o la giraffa di legno, senza insistere troppo. Se invece gli offri un euro lo rifiutano dignitosamente. I senegalesi improvvisano sui marciapiedi mostre di borse d' ogni tipo dei grandi stilisti imitate in modo più o meno riconoscibile, e stendono i loro tappetini nei luoghi più affollati, sempre in allarme e pronti alla fuga se mai dovessero arrivare i vigili a sequestrare la loro mercanzia. Altri offrono ninnoli e collanine di ogni genere e di ogni provenienza e riproducono in ogni dove il loro souk. Gli slavi portano con sé cani con cui fanno vita in comune. Se ne stanno sdraiati sul marciapiede e aspettano con la ciotolina davanti che qualcuno lasci cadere una moneta. Chissà come danno da mangiare ai loro cani che a volte sono grandi, cani lupo con fame da lupo; ma, come in letargo, se ne stanno quieti e indifferenti, accanto ai loro padroni. Ho notato che i barboni sono quasi scomparsi mentre i mendicanti sono in aumento. Ne ho visto spesso qualcuno abbandonato come corpo morto sul marciapiede, chiuso nel sonno del proprio avvilimento come chi ha perduto ogni volontà di sopravvivenza, e questo a Roma, in Corso Vittorio Emanuele, tra il viavai della gente. Di notte stanno nei luoghi più impensabili, quelli appena protetti da un cornicione sporgente, da una rientranza, da un portico, degli strani giacigli fatti di cartoni, scatoloni, coperte aggrovigliate, e uno che dorme. Dorme mentre la gente frettolosa gli passa accanto, mentre i rumori del traffico riempiono l' aria. A volte questi giacigli vengono improvvisati la sera davanti all' ingresso di una banca o di un luogo pubblico. A piazza Venezia, per esempio, in una rientranza che dà sul bancomat della Banca Nazionale del Lavoro, c' è spesso uno di questi giacigli occupato da un dormiente. Se devi entrare per un bancomat devi scavalcarlo, e puoi immaginare con quale animo ritiri il tuo danaro. C' è infine, tra le tante, una categoria più pittoresca di questuanti, che non possono essere definiti mendicanti, ma gente che per tirare a campare si arrangia come può. In genere costoro si aggirano davanti al Pantheon, il Colosseo, il Vittoriano, travestiti da antichi romani. Corazze d' oro scintillanti, elmi con cresta esagerata (che «alta sull' elmo orribilmente ondeggia»), tunica rossa, gambali e sandali borchiati, facce tutt' altro che marziali, a dir poco. Certo fanno pensar male dei nostri antenati. Altro che padroni del mondo! Se erano come questi i padroni del mondo allora addio Storia Romana, addio Impero, addio grandezza! Tutto diventa risibile, una comica, specie quando appare tra questi centurioni, canuta e scapigliata, una matrona! Ma c' è sempre qualche turista di bocca buona, o pronto alla derisione, che si fa fotografare accanto a loro. Un souvenir di Roma. A volte, solitario, assorto, all' angolo di una strada un suonatore di sassofono intona un ritmo jazz, e tu riconosci Gershwin, Cole Porter e la musica della tua giovinezza.

La Capria Raffaele

Pagina 21
(21 agosto 2009) - Corriere della Sera

domenica 16 agosto 2009

Come muore un clochard!

Immigrato muore solo ritrovato dopo un anno

Nessun segno di violenza è stato riscontrato sul corpo scheletrizzato trovato in ex locali dell' asl a San Pietro Vernotico. Si tratterebbe di un immigrato di giovane età, probabilmente deceduto lo scorso inverno. Lo ha stabilito l' autopsia compiuta dal medico legale Antonio Carusi. Tra le ipotesi c' è quella che a causare la morte del senzatetto, che non e' stato identificato e del quale non è stata tanto meno accertata la nazionalità, possa essere stato il monossido di carbonio sprigionatosi dal braciere acceso per riscaldarsi.
Accanto al suo corpo i resti di un panettone.

sabato 15 agosto 2009

Consiglio letterario!



Salvatore Scalisi


L'uomo dei piccioni


"Il mondo dei clochard in una dimensione incantata e poetica." Ecco un modo possibile di definire il lavoro dell’autore. L’ottica con cui Salvatore Scalisi guarda i senza tetto e gli emarginati è benevola; egli è del tutto schierato dalla loro parte; è abilissimo a mettere in rilievo i loro sentimenti, le loro gioie, i loro dolori rassegnati. La vita di questi particolarissimi esseri umani, nel racconto, si svolge in una realtà ovattata; scorre cioè, in una dimensione sovrapposta alla realtà "normale" che resta in sottofondo. Allora l’una e l’altra realtà diventano due rette parallele che scorrono lontane all’infinito e non si incontrano mai, o quasi e, se si incontrano, è solo per scontrarsi, per evidenziare l’abisso senza fine che separa i due mondi. Tutto questo accade sullo scorrere di paesaggi tratteggiati a tinte sobrie e delicate come acquarelli. Bellissimi e pieni di grande fascino, le descrizioni degli interni ora spogli e tristi, ora luminosi e festosi.

Prof. Maria Carmela Benfatto


giovedì 13 agosto 2009

Ci sono anche queste situazioni!

Preferisce vivere sotto i portici di Taggia che a casa sua, a Sanremo.

E' un CLOCHARD, originario del sud, solito frequentare il centro della Valle Argentina e chiedere denaro ai passanti. In qualche caso in modo un po' troppo vivace tanto che alcuni si sono rivolti ai carabinieri. Gli uomini del capitano Daniele Credidio sono subito intervenuti ma grande e' stata la loro sorpresa quando hanno accertato che l'uomo, di mezza eta', aveva una casa nella Citta' dei fiori. Che non frequentava preferendo una vita randagia e uno scomodo «letto» quasi all'aperto, in via Soleri. Il CLOCHARD ha fatto queste confidenze dopo essersi prima chiuso in un mutismo quasi assoluto. Tanto che si era inizialmente rifiutato di fornire le proprie generalita'. «Non voglio cambiare vita - ha detto il vagabondo. Perche' a me piace cosi'». A fronte di diverse considerazioni i carabinieri lo hanno invitato ad allontanarsi da Taggia mediante foglio di via obbligatorio. Il CLOCHARD adempira' a quanto prescritto o tornera' a far prevalere la «nostalgia» per i portici di via Soleri, per dormire a pochi metri dalla casa dove visse Giovanni Ruffini che poi mirabilmente descrisse nel suo capolavoro «Il dottor Antonio»?

01-08-2009, STAMPA, IMPERIA, pag.55


Bellissima poesia!!

IL SUO SORRISO (DEDICATA A TUTTI I CLOCHARD)

Seduta agli angoli dei vicoli in cerca di ristoro

chiede pochi spiccioli e un pò di carità

ha vestiti sporchi e trasandati

viene ignorata dalle signore con i bracciali d'oro

schiave della loro avidità

e dei loro abiti firmati.

Ora il suo posto è vuoto

mi manca il suo sorriso

il suo dolce cuore non ha retto al freddo infernale

l'hanno portata in ospedale in moto

non c'era più la gioia nel suo viso

e oggi neanche una riga sul giornale.

(da introspettivo)


da http://lecosedasalvare.blogspot.com/2008/11/il-suo-sorriso-dedicata-tutti-i.html

sabato 8 agosto 2009

Vediamo come và a finire!!

Prende in braccio bimba: denunciato clochard

7 agosto 2009 - Secolo xix - levante

La bambina, sei anni, si allontana per qualche metro dai suoi genitori.
Tutt’attorno c’è l’intenso viavai del mercato di piazza Venezia, a Rapallo. Padre e madre della piccola si distraggono, la perdono di vista per appena qualche secondo. Poco tempo, ma è sufficiente per far sì che la bimba incroci lo sguardo di un clochard: un trentottenne di Bari, incensurato e senza fissa dimora. Lei, forse, è incuriosita da quello strano uomo con la barba e vestito malamente.

Che intenzioni avesse l’uomo quando le si è avvicinato non è stato scoperto. Sta di fatto che il clochard scambia qualche parola con la piccola, la prende in braccio. Poi compie qualche passo nella direzione opposta al punto in cui i genitori si trovano. Padre e madre, allarmati, individuano la figlia in braccio allo sconosciuto male in arnese, si spaventano, gridano. Tutti si voltano nella piazza. L’uomo lascia la bambina: ha compreso che il suo comportamento è stato notato, o forse solo frainteso, e fugge. Poi, un’ora e mezza dopo, viene ritrovato dalla polizia, e denunciato per tentata sottrazione di minore.
Scampa all’arresto solo per il fatto che, come si dice in questi casi, è trascorsa la “flagranza”, ovvero il tentativo di reato si è consumato prima dell’individuazione del responsabile. I fatti sono accaduti ieri mattina, intorno alle 11,30, in piazza Venezia, tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo.

Protagonista dell’episodio, suo malgrado, la figlia di due commercianti che hanno il negozio nelle vicinanze della piazza. Padre e madre racconteranno poi ai poliziotti del commissariato di Rapallo, intervenuti con due volanti, di aver perso di vista la bambina per pochissimi istanti. Un tempo durante il quale la piccola esce dal negozio e si allontana di qualche metro. Il trentottenne le dice qualche frase, poi la prende in braccio. In quell’istante, i genitori individuano la figlia tra i passanti e corrono verso di lei, strappandola dall’abbraccio dello sconosciuto. Infine viene allertata la polizia. L’uomo, forse per paura di essere linciato dai passanti che avevano assistito alla scena, si dilegua nelle vie vicine alla piazza.
Gli uomini del commissariato di Rapallo cominciano a perlustrare la zona dove il fatto è avvenuto, ma del clochard non c’è traccia. Il trentottenne di Bari, forse, si è nascosto da qualche parte indeciso sul da farsi. Poi, però, torna proprio in piazza Venezia, dove qualcuno lo nota, lo riconosce e avvisa le volanti del commissariato. Gli uomini in divisa lo portano nei loro uffici per l’identificazione e la denuncia.
«Non ho fatto niente, giuro. Perché mi fate questo? Non ho ammazzato nessuno» sembra aver detto agli investigatori del commissariato. Viene avvisato il magistrato di turno, alla Procura di Chiavari. e scatta la denuncia per tentata sottrazione di minore. Per un fatto ancora, a tratti, misterioso. E sul quale ora il magistrato, che coordina l’attività investigativa dei poliziotti, dovrà fare piena chiarezza.

venerdì 7 agosto 2009

Un pò di buona musica!

Successo italiano dei Jesus Was Homeless

Se l'estate e' un periodo in cui solitamente si sentono solo i vari brani estivi, leggeri e commerciali, quella del 2009 sembra ormai caratterizzata da una presenza costante su Virgin Radio, All Music, Radio Rock e tante radio del circuito alternativo: i Jesus Was Homeless, capitanati da Tiziano Rizzuti, gia' noto esponente del mondo alternative e underground italiano. Se Melting, il loro primo singolo ha gia' riscosso successo notevole di pubblico, ora arriva anche la critica a supportare la formazione nata in USA con apprezzamenti sia dei live che dell'album "The Landing".
“Nel loro rock, racconto di storie, viaggi ed esperienze personali, descritti con uno stile influenzato dall’esperienze dell’indie rock statunitense” ha scritto su Repubblica Felice Liperi e “uno spettacolo di puro alternative rock” riporta sempre il Corriere.it.Con i live di luglio abbiamo quindi colto l'occasione per intervistare i due fondatori della band Tiziano Rizzuti e Marko Resurreccion.
D: Da dove nasce il nome Jesus Was Homeless?
R: Il nome nasce da un cartello esposto da un comunita’ di homeless che si sono stabiliti Venice Beach e che abbiamo conosciuto in viaggio…e’ un’affermazione che rivendica una sorta di orgoglio della scelta di vita e ci ha subito ispirato…per quel senso di provocazione a riflettere, non una provocazione aggressiva, ma piu’ intima, che porta a confrontarsi con alcune cose, la realta’, la societa’...Jesus Was Homeless nasce proprio da li’, da questo viaggio e dalle persone incontrate, che ci hanno aiutato a riflettere su una serie di signicati, sul fatto di essere homeless, sull’esistenza e la sopravvivenza di movimenti di pensiero al limite con le religioni e cosi’ via…

D: Un progetto nato decisamente on the road quindi…”The Landing” vive di queste influenze americane?
R: Certamente. Il song writing e’ avvenuto in questo viaggio, musiche e atmosfere vengono da li’, poi il lavoro vero e proprio e’ avvenuto in tappe e luoghi diverse.Si e’ trattato di un viaggio americano si’, pero’ non all’insegna di “USA I love you”. I luoghi e le esperienze non sono stati quelli tradizionali, ma quelli poco frequentati e conosciuti, non da cartolina californiana insomma. Abbiamo vissuto spazi che non rispondono al concetto di sogno americano, ed e’ stata questa la vera esperienza.Los Angeles e’ una citta’ decadente e soprattutto Venice, sull’Oceano, posto popolato da freaks and geeks e da persone che hanno scelto lo status di homeless e dunque concretizzano una fuga possibile. Tanti sono artisti e molto disponibili al dialogo, e’ stata un’occasione per scoprire e confrontarsi con una realta’ umana interessante e “altra”.E “The Landing”, la stessa copertina, a partire dal caravan, testimonia con le foto queste realta’. Per ricordare la volonta’ di “rivendicazione”, nel senso “tu mi discrimini, ma il tuo Dio era vicino a me”…

D:Cosa c’e’ di questo “esistenzialismo” o confronto con l’esistenza e l’alterita’ nei vostri testi?
R:Al contrario di quello che si possa pensare, nonostante gli arrangiamenti puntino su una certa orecchiabilita' e su ritmi coinvolgenti, a parte le due canzoni d’amore, il resto dei brani sono di critica sociale: “mi alzero’ daro’ fuoco alla mia scrivania e ci piscero’ sopra”.L’esperienza insomma e’ rimasta nei testi e in alcune musiche. Lo stesso singolo Melting e’ proprio una riflessione sulla sorte dei cosiddetti “perdenti” in questo sistema e nel sistema dello show business, nell’impotenza di chi non ha acquisito una serie di caratteristiche per sopraffare il prossimo e avere “successo”, in una visione imposta del mondo, in cui esistono “vincenti e perdenti”…cosa che non ci trova molto d’accordo!Poi The Landing finisce con un brano musicale dal titolo molto esplicativo: Age of Nothing.

Per i fan, ricordiamo a tutti i lettori che il nuovo album e' gia' in cantiere perche', hanno dichiarato "siamo molto ispirati e la chimica all’interno del gruppo sta generando nuove idee…"

mercoledì 5 agosto 2009

Una marcia in più!!

Dieci cose da sapere se sei un senzatetto

L’attuale crisi economica è innanzitutto una crisi del mercato immobiliare, che ha costretto centinaia di cittadini statunitensi a lasciare la loro abitazione e diventare da un giorno all’altro dei senza tetto. The Nation pubblica una lista di dieci cose che chiunque si ritrova a vivere per strada farebbe bene a sapere: come collegarsi gratis a internet e cosa portare con sé, dove trovare i migliori bagni pubblici e come far valere i propri diritti, come scegliere dove passare la notte e a chi rivolgersi in caso di difficoltà.

P:s : andate a leggerla è fantastica......!!!

martedì 4 agosto 2009

QUALCUNO LE AIUTA O NO!!!!!!

Due clochard anziane ma nessuno le aiuta

Repubblica — 02 agosto 2009

In piazzale dei Cinquecento, di fronte a Palazzo Massimo, ci vivono da anni due signore anziane, in condizioni di salute pessime. Dormono per terra e fannoi loro bisogni dentro un secchio. Le loro condizioni sono preoccupanti: a volte non riescono nemmeno ad alzarsi da terra. E' possibile debbano vivere in questa maniera ? Vorrei fare qualcosa ma non ho le possibilità economiche, e soprattutto loro hanno bisogno di un tetto.

Alexandra Marruco

Ogni tanto qualcuno ci mette il cervello!!

Sudafrica, ministro per la Casa trascorre la notte in bidonville

Circa 1,1 milione di famiglie vive oggi nelle baraccopoli

Johannesburg, 4 ago. (Apcom) 2009

Il ministro per la Casa, Tokio Sexwale, ha trascorso la scorsa notte, in pieno inverno, in una bidonville del Sudafrica, per dare prova dell'importanza accordata dal nuovo governo di Jacob Zuma alla lotta contro la povertà. Circa il 43% della popolazione del Sudafrica vive oggi con meno di due dollari al giorno. Sexwale ha trascorso la notte nella bidonville di Diepsloot, alla periferia della capitale economica sudafricana di Johannesburg, dopo le proteste e gli incidenti del mese scorso in diverse baraccopoli del paese. Gli abitanti delle bidonville hanno denunciato soprattutto la mancanza di acqua potabile ed l' elettricità. "Mi sono svegliato alle 6.30 - ha raccontato questa mattina il ministro, intervistato dalla radio pubblica SAFM - fa molto, molto freddo. Si può facilmente comprendere perché alcuni di questi bambini soffrono di ipotermia. E' straziante". Il ministro, uno degli uomini più ricchi del Sudafrica, ha quindi precisato di essersi intrattenuto con gli abitanti di Diesploot per tre ore: "Quello che si fa è lavorare con la gente, per comprendere i loro problemi. Sono molto contento perchè ho avuto informazioni molto utili". Dalla fine dell'apartheid a oggi, lo Stato sudafricano ha costruito 2,8 milioni di case. Tuttavia, si stima che siano circa 1,1 milione le famiglie ancora costrette a vivere nelle bidonville della prima potenza economica del continente africano. Sexwale ha promesso di costruire nuove case, ma ha sottolineato che non bisogna aspettarsi "miracoli", dopo che il paese è entrato in recessione per la prima volta negli ultimi 17 anni.

(fonte Afp)