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domenica 20 febbraio 2011

Le primizie del bidone: le ricette dei clochard!

In origine era solo un’idea come un’altra. Ogni ospite del centro, a turno, ogni domenica avrebbe cucinato per tutti gli altri ospiti della struttura. Ovviamente il budget era molto limitato, poiché si trattava del pranzo dei senza dimora.


NASCE IL LIBRO - Domenica dopo domenica, pranzo dopo pranzo, padella dopo padella, ecco venir fuori della fantasia e dalla sperimentazione degli homeless (i senza casa) di Binario 95 - l'help center della stazione Termini di Roma - un vero e proprio libro di ricette. Invenzioni culinarie ora raccolte in Cuochi della domenica, un libro che verrà presentato la prossima settimana. La presentazione, ovviamente, prevede una cena in un ristorante di Roma, dove si potranno apprezzare le specialità dei clochard. Il volume, edito dalla casa editrice EcEdizioni, alle ricette dei senza dimora ne aggiunge una molto particolare, quella del cuoco siciliano Filippo La Mantia.

DISEGNI E PITTURE - Nel libro oltre alle ricette, ci sono disegni, pitture, poesie e consigli cinematografici, che uniscono in un unico prodotto tutte le "specializzazioni" presenti al centro diurno. "Un modo - spiega Alessandro Radicchi, presidente della cooperativa sociale Europe Consulting che gestisce il centro diurno - per dare il giusto riconoscimento a ognuno: essere presenti con il proprio nome e cognome in un vero libro, regolarmente stampato, rappresenta un motivo di soddisfazione personale molto importante per ciascun ospite del centro". Nella pubblicazione trovano spazio anche illustrazioni pittoriche realizzate dai partecipanti al laboratorio di pittura, senza dimora che avevano in passato visto le loro opere esposte in alcune mostre a Roma e in una realizzata a livello europeo alla Gare du Nord a Parigi.

fonte: http://www.libero-news.it/news/672316/In_un_volume__le_primizie_del_bidone___le_ricette_dei_clochard.html

lunedì 4 ottobre 2010

Un pò di cultura!

Booksblog ci segnala un libro da leggere per capire un fenomeno e per conoscere una storia di emarginazione da chi l’ha vissuta in prima persona. E’ il libro autobiografico di un clochard milanese, “Le viscere della citta”, (Mursia editore), scritto da Mario De Nicolais.

Morto nel 97 all’età di 80 anni, Mario è quello che si dice un grande uomo. La sua è una storia che potrebbe riempire una fiction televisiva; un uomo che visse tre vite: figlio del questore di Milano nel primo dopoguerra, poi imprenditore fallito e infine barbone nella Milano di oggi per 4 anni. A sessant’anni il riscatto: volontario a sua volta nella parrocchia di san Carlo al Corso e promotore di iniziative a favore degli emarginati.

Prima della sua morte al Corriere mandò una lettera che concludeva così:

Io penso che Milan l’è on gran Milan e chissà che prima o poi non sorga una classe dirigente degna di questo nome in grado di difenderci dalle ruberie del resto d’Italia e che finalmente, per migliorare la vita di chi è stato meno fortunato di altri, si possa essere in grado di utilizzare le nostre risorse, che sono sempre notevoli

Di lui racconta Antonio Papi Rossi, presidente della Cena dell’Amicizia, storica associazione che si occupa di senza dimora: “Era un uomo straordinario. Conosceva bene anche gli angoli più remoti della città dove sapeva che c’erano un uomo o una donna abbandonati a se stessi. Andava da loro, sapeva ascoltarli e condivideva la loro vita da emarginati”.






venerdì 18 dicembre 2009

consiglio letterale!!

Il nuovo libro di Gabriele Del Grande

Nelle "Città invisibili" di Italo Calvino, Marco Polo racconta a Kublai Kan, imperatore dei Tartari, le mille città del suo impero, mille sfaccettature di una stessa irraggiungibile città, sovrapposte a memoria e divenire. Calvino amava contrapporre verità e punti di vista, così nel suo schedario incompiuto, all'immagine di ogni città corrisponde il suo negativo. Vale lo stesso per le nostre grandi metropoli, dove non v'è centro senza periferia.La frontiera tra questi due luoghi si apre come una cerniera lungo i margini della società. Non sempre è una distanza geografica a definire il confine tra dentro e fuori, quanto piuttosto la lontananza dall'invisibile rete delle relazioni, familiari, affettive, sociali, economiche. Capita allora di trovare fazzoletti di periferia nei centri storici ed economici delle città: uomini e donne dormire lungo un marciapiede, tra i cartoni in una piazzetta, alla stazione dei treni o sopra un tram notturno, guardando correre la gente, come ai bordi di un fiume.Per raccontare questa città, e la città nel suo insieme, ho vissuto e dormito per strada, a Roma, per venti giorni, ospite di alcuni dei suoi speciali abitanti.
ROMA SENZA FISSA DIMORA pubblicato da Infinito Edizionicon il contributo di Redattore Sociale
“Questo réportage è importante anzitutto perché restituisce identità, storie e ‘corporeità’ a chi, pur non avendole perdute, è come se non le avesse più. Il libro di Del Grande dimostra che un giornalismo umano e del tutto privo di cinismo è possibile” (dalla prefazione di Stefano Trasatti)
"Il testo di Gabriele è un viaggio low cost, per tutti, si spera, io lo spero, viaggiare schiarisce gli occhi, lo disse Gibran, ci vuole doppia follia per metterlo in dubbio. E qui, della follia, non c'è un rigo solo. Quello che il mondo chiama follia, è un luogo d'animo dove se non ci infili il muso almeno una volta, rischi di rimanere solamente un terrestre a vita" (dalla postfazione di Maksim Cristan)Presentato alla stampa il 29 novembre a Capodarco (AP) al Seminario Disorientati di Redattore Sociale Caratteristiche: Formato 15x21, copertina a colori, rilegatura filo refePagine: 110 Prezzo: euro 12.00Isbn: 978-88-89602-65-2Anno di pubblicazione: 2009Scarica la scheda del libro e consulta l'indiceScarica la prefazione di Stefano TrasattiLe recensioni su Radio Rai 1, Fondo Magazine e Affari ItalianiLeggi la biografia di Gabriele Del GrandeE la scheda del suo primo libro Mamadou va a morireLa foto in copertina - tratta da Schegge d'esistenza - è stata scattata a Bologna da Francesco Beni

giovedì 24 settembre 2009

Consiglio letterario!

DIARIO DI UN CLOCHARD

ritratto di Piermauro

Prefazione

Il ritrovamento casuale di un vecchio manoscritto abbandonato in una cantina, porta Sandro, il figlio di Giovanni a ,vivere mentalmente una storia che ha dell’incredibile.
Il giovane, fino all’ultima pagina non capisce quanto ci sia di romanzo e quanto di realtà.
DIARIO DI UN CLOCHARD tenta di far vedere uno spaccato della società in cui viviamo, da una prospettiva diversa: attraverso gli occhi di un uomo della strada, di un senzatetto.
Questo racconto tratta di una spiacevole disavventura cui andò incontro Giovanni, una persona comune dalla vita normalissima. Tale incidente lo portò, purtroppo, sui marciapiedi senza memoria. Visse con un forte desiderio di vendetta nei confronti di coloro che gli fecero del male, ma imparò a valorizzare le cose semplici che noi tutti abbiamo sotto gli occhi quotidianamente.
Le molte amicizie che nel frattempo si era coltivato, diedero un forte contributo al ritrovamento della sua famiglia e della sua identità.
Giovanni era però, un uomo che doveva sentirsi libero. Viveva in un perenne stato d’inquietudine e di contraddizione, in conflitto con sé stesso. Da un lato era vivo in lui il desiderio della famiglia, dall’altro il bisogno di libertà: un sentimento che lo portò a vivere quasi serenamente il suo vagabondare, salvo per i diversi incidenti di percorso.
Questo è il racconto di una storia ipotetica di cui è vittima un uomo normale con una famiglia normale.
Gli scenari e i nomi dei soggetti sono completamente inventati. Ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è del tutto casuale.

martedì 28 aprile 2009

Un Pò Di Cultura!!!

Bibliografia consigliata sul tema della grave emarginazione:

Alexis de Tocqueville, Democrazia e povertà (a cura di Anton Marino Revedin) - Ideazione Editrice, 1998
Alexis de Tocqueville, con la chiarezza e preveggenza che l'hanno proposto come uno dei più acuti pensatori della contemporaneità, in due Memorie risalenti alla prima metà del XIX secolo ci illumina sugli sprechi ed i torti dell'assistenzialismo, sull'illusorietà di ogni giustizia sociale garantita dallo Stato, sui rischi ed i problemi connessi al passaggio dallo "Stato razionale" allo "Stato funzionale".

Sally Trench, Seppellitemi con i miei stivali - Edizioni Paoline, 1972
La storia di una ragazza appena ventenne che, nella Londra dei primi anni '70, decide di vivere "on the road" accanto agli homeless, spinta - più che dalla moda - da una profonda fede cristiana e da un sincero desiderio di condividere le pene degli ultimi.

Inchiesta sulla miseria in Italia (a cura di Paolo Braghin) - Einaudi, 1978
Raccolta di materiali dall'inchiesta "sulla miseria e sui mezzi per combatterla" del 1951, subito dopo il ventennio fascista, durante il quale era stato soppresso qualsiasi studio di questo genere. Quello che risulta è un ritratto storico ed al tempo stesso drammatico della situazione dell'Italia del dopoguerra.

John Woolf Stuart, Porca miseria. Poveri ed assistenza nell'età moderna - Laterza, 1988
Una storia del capitalismo e della povertà, dell'economia e della società fiorentina dal 1500 al 1800.

Leonore Fleischer, La leggenda del re pescatore - Longanesi, 1991
Parry è un ex professore universitario, sprofondato nella follia dopo la morte della moglie, legata in qualche modo a Jack, un famoso DJ che in seguito all'incidente ha perso il lavoro e si è rifugiato nell'alcool. Insieme partiranno per una missione alla ricerca del senso della vita.

Nels Anderson, Hobo. Il vagabondo. Sociologia dell'uomo senza fissa dimora - Donzelli, 1994
Hobo nello slang americano significa "vagabondo". Con interviste, osservazioni e materiale documentario, il sociologo Nels Anderson ritrae la vita di queste persone senza dimora, facendone dei ritratti precisi e spiritosi.

Vincenzo Paglia, Storia dei poveri in Occidente - Rizzoli, 1994
Un grande racconto dei poveri e soprattutto del concetto della povertà attraverso i secoli, sui luoghi comuni e sui pregiudizi, sull'assistenza e la carità, viste sia dal punto di vista sociologico che con la prospettiva del Cristianesimo. Il libro si conclude con uno sguardo al futuro, dove la sfida tra Nord e Sud è destinata ad avere un ruolo centrale.

I senza fissa dimora (a cura di Gianfranca Pochettino) - Piemme, 1995
Una panoramica a 360° sul fenomeno delle persone senza dimora, visto anche dal punto di vista della Chiesa e dell'animazione della comunità cristiana. Questo è il volume numero 9 della collana Biblioteca della Solidarietà , curata dalla Caritas Italiana.

L'utente che non c'è. Emarginazione grave, persone senza dimora e servizi sociali (a cura di Luigi Gui) - Franco Angeli, 1995
Quando una persona imbocca la strada della grave emarginazione, rischia anche di diventare "invisibile" e di essere dimenticato dai servizi della pubblica assistenza. In questo interessante saggio si analizza questo processo e si propongono alcuni spunti critici.

Franco Martinelli, Poveri senza ambiente. La sociologia della povertà e della miseria. La condizione dei senzacasa a Roma - Liguori, 1995
In questo libro vengono presentate le teorie di studiosi d'altri tempi, e ricerche sulle condizioni delle persone senza dimora a Roma. Inoltre, presenta alcuni spunti critici sui possibili interventi per il reinserimento nella società.

Giovanni Pieretti, Per una cultura dell'essenzialità. Studi e ricerche sulle moderne povertà urbane - Franco Angeli, 1996
Le persone che fanno parte della cultura dell'essenzialità sono quelle che in passato hanno fatto parte degli strati del vecchio proletariato: questa gente ha una definizione di povertà diversissima da quella data dai servizi. Tali poveri non vanno ai servizi perché a loro basta avere un tetto e una piccola pensione. Non si definiscono povere, pur vivendo in situazioni di miseria e di degrado a volte infinite...

Povertà estreme in Europa. Contraddizioni ed effetti perversi nelle politiche di welfare (a cura di Paolo Guidicini, Giovanni Pieretti e Maurizio Bergamaschi) - Franco Angeli, 1996
Una ricerca svolta in Italia, Francia, Germania e Danimarca, accomunate dalla difficoltà a riconoscere la specificità dell'estrema emarginazione. Tra quest'ultima, e la povertà "tradizionale", infatti, non vi è soltanto una differenza quantitativa, ma soprattutto qualitativa: la povertà estrema rappresenta una vera e propria frattura, sia interiore che con la collettività, ed è un fenomeno peculiare, frutto della società industrializzata.

Gli esclusi dal territorio. Comunità e politiche di welfare di fronte ai percorsi di impoverimento (a cura di Paolo Guidicini, Giovanni Pieretti e Maurizio Bergamaschi) - Franco Angeli, 1997
La tesi di questo saggio è che l'esclusione dal territorio, e conseguentemente da una relazione e da un radicamento vitale nella realtà sia all'origine delle povertà estreme e delle esclusioni sociali. Quindi per un recupero è fondamentale riconquistare il rapporto con la comunità, col vicinato, col gruppo.

Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore - Adelphi, 1998
Storia di un ex minatore alcolizzato che vive a Parigi sotto un ponte, e rispecchia le vicende dell'autore, che visse i suoi ultimi anni come esule a Parigi. Da questo libro è stato tratto un bellissimo film di Ermanno Olmi.

Michel e Colette Collard Gambiez, Un uomo che chiamano clochard. Quando l'escluso diventa l'eletto - Edizioni Lavoro, 1999
Colette e Michel alcuni anni fa hanno deciso di condividere la vita e la miseria di un gruppo di "clochard", e ci raccontano con questa testimonianza le loro aspirazioni più profonde.

Giuseppe A. Micheli, Cadere in povertà. Le situazioni a rischio, i processi, i terreni di coltura dell'impoverimento - Franco Angeli, 1999
L'autore cerca di dare una risposta alla seguente domanda: «come è possibile che persone che conducono una vita normale senza appariscenti difficoltà inizino ad un certo punto a rotolare per l'impercettibile declivio dell'impoverimento, fino al punto di non riuscire più ad uscirne?»

Storie di barboni rasati a secco. Vite di strada. Dall'assistenza alle politiche di inclusione (a cura dell'assessorato alle Politiche per la Promozione della Salute del Comune di Roma) - Armando Editore, 2000
Forse non tutti i senza fissa dimora di Roma possono o vogliono cambiare il proprio progetto di vita, ma a tutti dovrebbe essere concessa questa possibilità. In ogni caso tutti dovrebbero avere un luogo per farsi la barba con l'acqua ed il sapone: con questa elementare opportunità non sarà possibile "rivoltare il mondo ed abolire la miseria", ma potremo evitare che una persona senza tetto diventi barbone.

Filmografia consigliata sul tema della grave emarginazione:

Il monello (The Kid) - 1921; regia di Charlie Chaplin; con Charlie Chaplin, Jackie Coogan, Edna Purviance, Carl Miller, Tom Wilson
Una donna vuole diventare una grande attrice e abbandona il suo bimbo appena nato, perché non gli sia d'impaccio. Il vagabondo Charlot lo raccoglie e lo cresce. Alcuni anni dopo, l'omino è come un padre per il piccolo, ma c'è chi li vuole separare.

Luci della città (City Lights) - 1931; di Charlie Chaplin; con Charlie Chaplin, Harry Myers, Virginia Cherrill, Florence Lee
Charlot acquista una rosa da una giovane fioraia cieca che, per un equivoco, lo scambia per un milionario. Vagabondando per la città Charlot arriva sul molo dove salva il vero milionario dal suicidio. Deciso ad aiutare la fioraia, bisognosa di una costosa operazione chirurgica che le ridarrebbe la vista, Charlot fa mille mestieri tra i quali il pugile.

Boudu salvato dalle acque (Boudu sauvé des eaux) - 1932; di Jean Renoir; con Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia, Séverine Lerkzinska
Disperato per aver smarrito il proprio cane, il clochard Boudu si butta nella Senna. Un libraio dalle idee liberali lo vede e si getta in acqua per salvarlo. Strappatolo dal fiume lo accoglie poi in casa e tenta di recuperarlo socialmente. Risultato: Boudu devasta l'appartamento del suo salvatore, gli corteggia la cameriera e taglia la corda quando dovrebbe sposarla con nozze riparatrici. Jean Renoir e Michel Simon costruiscono un paradosso di irresistibile ferocia, che contrappone la carità pelosa del buon borghese all'anelito anarcoide di libertà del barbone. A vantaggio di quest'ultimo.

Furore (The Grapes of Wrath) - 1940; di John Ford; con Henry Fonda, John Carradine, Jane Darwell, Charley Grapewin
Dall'Oklahoma alla California a bordo di un vecchio camion. La famiglia contadina di Tom Joad (Fonda), travolta come migliaia di altre dalla Grande Depressione del 1929, affronta un avventuroso viaggio verso la "terra promessa" dove ci sarà il lavoro. Ma Tom, che è appena uscito di prigione ed è ricercato dalla polizia, deve lasciare i suoi cari per non metterli nei guai.

L'amore - 1948; di Roberto Rossellini; con Anna Magnani e Federico Fellini
Film in due episodi, entrambi incentrati sulla grandezza di Anna Magnani. Il primo ("La voce umana", rispettoso adattamento da Cocteau) è un lungo monologo telefonico di una donna che conversa con l'amante pronto a lasciarla. Nel secondo ("Il miracolo", sceneggiato e interpretato da Fellini) la Magnani è un'ingenua campagnola che, incontrato uno sconosciuto vagabondo, lo scambia per San Giuseppe; l'uomo non si lascia sfuggire l'occasione...

Miracolo a Milano - 1951; di Vittorio De Sica; con Emma Gramatica, Paolo Stoppa, Francesco Golisano, Brunella Bovo, Guglielmo Barnabò
Il piccolo Totò finisce in orfanotrofio dopo la morte di Lolotta che, dopo averlo trovato sotto un cavolo, lo aveva preso con sé. Una volta cresciuto riesce a difendere miracolosamente, anche grazie all'intervento dello spirito della sua defunta madrina, un gruppo di poveri che abitano una zona della periferia di Milano vittime delle manovre di uno speculatore senza scrupoli. Mascherato dai toni della fiaba, il film è una feroce denuncia dell'oppressione. Quando la lotta di classe fallisce restano soltanto le armi dell'utopia e della speranza che non muore. Uno dei migliori copioni di Cesare Zavattini che può essere giustamente anteposto a De Sica nel ruolo di "autore" del film.

I bassifondi (Donzoko) - 1957; di Akira Kurosawa; con Toshiro Mifune, Isuzu Yamada, Ganjiro Nakamura, Kyoko Kagawa
È una versione allucinante ed onirica de L'albergo dei poveri di Gorkij, ispirata a Le bas-fonds di Renoir. Fu girato in presa diretta, in due uniche scene, e grazie ad una magistrale direzione degli attori, riuscì a comunicare un forte senso di angoscia e di delirio. Il film, ambientato nell'epoca Tokugawa (diciottesimo secolo), descrive la condizione dei poveri e dei diseredati del Giappone contemporaneo: narra di un gruppo di disperati accampati in una baracca ai piedi di una muraglia.

Il segno del leone (Le signe du Lion) - 1959; di Eric Rohmer; con Jess Hahn, Van Doude, Jean-Luc Godard, Stéphane Audran; Michèle Girardon, Paul Bisciglia
Pierre, artista squattrinato, sta per diventare ricco grazie a un'eredità. Per celebrare l'avvenimento, si fa prestare dei soldi dagli amici e organizza una grande festa. Poi l'eredità va a suo cugino e allora Pierre resta solo a vagabondare in una Parigi estiva e deserta, familiarizzando con i clochard, ubriacandosi nei bar. È in uno di questi che lo raggiunge la notizia: il cugino è morto in un incidente. Primo film di Rohmer, uscito in Francia con tre anni di ritardo e in maniera quasi clandestina. È un racconto morale in cui il destino (e la musica) gioca un ruolo determinante. Un breve ruolo, quello del melomane, per Jeanà-Luc Godard.

Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy) - 1969; di John Schlesinger; con Dustin Hoffman, Jon Voight, Brenda Vaccaro, John McGiver, Ruth White
È uno dei più lucidi e spietati ritratti di New York, e nello stesso tempo l'analisi di un'amicizia che cerca di riscattare l'uomo dai bassifondi delle sue passioni. Joe Bucker approda a New York, dal Texas, convinto di poter fare quattrini a palate grazie alla sua esuberante virilità da mettere a disposizione di donne sole. La realtà del "mestiere" si rivelerà molto diversa e molto più amara. Nella giungla metropolitana, Joe trova un vero amico in Rico, un ladruncolo ammalato di tubercolosi che vive come un barbone. Nella speranza di poterlo guarire, Joe accompagnerà Rico nel suo ultimo viaggio verso la Florida.

Magic Christian - 1971; di Joseph McGrath; con Christopher Lee, Richard Attenborough, Ringo Starr, Peter Sellers
Sir Guy Grand, ricchissimo industriale inglese, non avendo discendenti diretti adotta Archibald, un giovane vagabondo incontrato casualmente. Ben presto però sir Guy si preoccupa essenzialmente di dimostrare al figlioccio il potere di corruzione del denaro. Il tutto attraverso esempi concreti: falsifica un'asta pubblica, riduce a una rissa la tradizionale sfida di canottaggio tra Oxford e Cambridge e sottopone a una serie di scherzi feroci i partecipanti a una crociera. Sarà in grado Archibald di capire la lezione?

Lo spaventapasseri (Scarecrow) - 1973; di Jerry Schatzberg; con Dorothy Tristam, Al Pacino, Gene Hackman, Richard Lynch
Un ex galeotto ed un barbone si incontrano e fraternizzano, percorrendo le strade degli States, e dell'amicizia, alla ricerca dei loro impossibili sogni. Un ritratto amaro dell'America negli anni Settanta, patetico e sentimentale, con una coppia di attori indimenticabile e la fotografia di Vilmos Zsigmond. Palma d'oro a Cannes.

Senza tetto né legge (Sans toit ni loi) - 1985; di Agnés Varda; con Stéphane Freiss, Macha Méril, Sandrine Bonnaire, Marthe Jarnias, Yolande Moreau
Il cadavere di una ragazza viene ritrovato abbandonato in campagna : è quello di Monà, giovane vagabonda alla ricerca di un'esistenza libera da ogni imposizione sociale. Il film ne ricostruisce gli ultimi giorni di vita: i molti lavori provvisori, l'autostop, l'incontro con un ragazzo tunisino, l'amicizia con un'anziana signora.

Su e giù per Beverly Hills (Down and Out in Beverly Hills) - 1986; di Paul Mazursky; con Nick Nolte, Richard Dreyfuss, Bette Midler, Little Richard, Tracy Nelson
Jerry è un senza dimora di Los Angeles che un brutto giorno tenta il suicidio, disperato per aver perso il suo cagnolino. Sfortunatamente cerca di annegarsi nella piscina di una villa di miliardari; soccorso dai padroni di casa, viene da loro "adottato". Dapprima la sua presenza assume funzioni liberatorie, ma poi la sua posizione si fa via via più precaria, fino allo scontro aperto durante la festa di fine anno... Remake hollywoodiano del film di Jean Renoir Boudu salvato dalle acque .

Suspect - Presunto colpevole (Suspect) - 1987; di Peter Yates; con Cher, Dennis Quaid, Liam Neeson, John Mahoney, Joe Mantegna
Carl Anderson, un reduce del Vietnam che vive da molti anni sulla strada ed è sordomuto, è accusato dell'omicidio di una giovane segretaria, assistente di un magistrato che si è suicidato da poco tempo. Tutti gli indizi sono contro di lui. Kathleen Riley, giovane e bella donna avvocato, viene incaricata del caso come legale d'ufficio, ma a poco a poco la donna si rende conto che la vicenda nasconde qualcosa di poco chiaro.

Salaam Bombay! - 1988; di Mira Nair; con Aneeta Kanvar, Raghubir Yadan, Shafiq Syed; Sarfuddin Qurrassi, Raju Barnad
Dopo essere stato abbandonato dal circo in cui lavorava, il piccolo Krishna approda a Bombay. Qui si intruppa nell'esercito dei diseredati come lui: torme di bambini che lottano per la sopravvivenza. Nel quartiere si dorme per terra, circola droga, si pratica la prostituzione. Krishna aiuta come può i più deboli, diviene portatore di tè ma finisce in carcere. Fugge ma lo aspetta un drammatico epilogo.

Pummar - 1990; di Michele Placido; con Jacqueline Williams, Pamela Villoresi, Thywill Amenya, Salvatore Billa, Franco Interlenghi, Gerardo Scala
Il drammatico viaggio in Italia di un immigrato extracomunitario, studente di medicina, dal casertano a Roma e poi a Verona, alla ricerca del fratello. Uno sguardo sull'Italia tra realismo e amarezza, camorra e razzismo.

Dottor Korczak (Korczak) - 1990; di Andrzej Wajda; con Wojciech Pszoniak, Ewa Dalkowska, Piotr Kozlowski, Marzena Trybala, Wojciech Klata
La tragedia di un gruppo di 200 orfani ebrei, affidati alle cure del dottor Henryk Goldzmit (noto a tutti con lo pseudonimo di Dottor Korczak). Il 6 agosto 1942 il gruppo viene trasferito in blocco nel ghetto di Varsavia, anticamera della deportazione e dell'uccisione in massa nel campo di sterminio di Treblinka. Il "Dottor Korczak", pur avendo diverse occasioni di salvarsi, segue fino in fondo i bambini a lui affidati, fino al compimento del loro tragico destino.

Londra mi fa morire (London Kills Me) - 1991; di Hanif Kureishi; con Justin Chadwick, Steven Mackintosh, Fiona Shaw, Brad Dourif, Emer McCourt
È nel giorno del suo ventesimo compleanno che Clint decide di cambiare vita: smette di spacciare droga, si fa picchiare e derubare da altri due pusher a cui doveva dei soldi e soffre per Silvie che s'è messa col suo migliore amico. Il lavoro lo trova quasi subito, ma il suo futuro padrone gli pone una condizione: dovrà trovarsi un paio di scarpe decenti.

Gli amanti del Pont-Neuf (Les amants du Pont-Neuf) - 1991; di Leos Carax; con Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus Michael Grüber, Crichan Larson, Marie Trintignant
Alex è un giovane senza dimora sul cui corpo, quando giace ubriaco fradicio al centro del boulevard Sébastopol, le auto delle coppie borghesi passano allegramente. Con orrore gli si avvicina Michéle, pittrice con un padre colonnello e un fidanzato carogna. Tra Alex e Michéle, clochard per necessità o per disperazione sul Pont-Neuf, nasce "l'amour fou".

La leggenda del Re Pescatore (The Fisher King) - 1991; di Terry Gilliam; con Robin Williams, Jeff Bridges, Amanda Plummer, Mercedes Ruehl
Jack Lucas è un disc-jockey radiofonico di grande successo. Seguendone alla lettera gli incitamenti, un suo ascoltatore compie una strage in un locale di lusso. Passano tre anni: Lucas sta con Anne e tira a campare. Conosce Parry, un barbone ed ex professore di storia medievale, ossessionato dalla leggenda del Santo Graal. Parry è impazzito per il dolore dopo la morte di sua moglie, uccisa nella strage che ha cambiato anche la vita di Jack. Il D.J. si sente in dovere di aiutare il nuovo amico e cerca di dargli una mano ad avvicinare Lydia. Deciso a tutto, penetra nel palazzo dove secondo Parry è custodito il Graal e se ne impadronisce.

Che vita da cani! (Life Stinks) - 1991; di Mel Brooks; con Mel Brooks, Lesley Ann Warren, Jeffrey Tambor, Stuart Pankin
Ricchissimo e senza scrupoli, Goddard Bolt scommette la metà di un terreno che gli occorre per una speculazione edilizia: dovrà vivere per un mese in mezzo ai barboni senza alcuna risorsa. Da qui privazioni, umiliazioni e disavventure. Vincerà la scommessa, ma la destinazione del terreno non sarà più quella per cui ha passato trenta giorni d'inferno.

Il cannibale metropolitano (The Vagrant) - 1992; di Chris Walas; con Bill Paxton, Marshall Bell, Michael Ironside, Mitzi Kapture, Colleen Camp
L'impiegato Graham Krakowski compra una villetta con l'intenzione di ristrutturarla, ma nel suo giardino si aggira un clochard. Pian piano questo ospite indesiderato incomincia a diventare per lui una vera e propria ossessione, fino a costringerlo a cambiare casa...

Fort Washington - Vita da cani (The Saint of Fort Washington) - 1993; di Tim Hunter; con Matt Dillon, Danny Glover, Rick Aviles, Nina Siemaszko, Ving Rhames, Michael Badalucco
Matthew, un fotografo rimasto senza casa per colpa di speculatori edilizi, è costretto a sopravvivere nelle strade della sua città e a frequentare Fort Washington, un rifugio per i barboni. Gli viene in aiuto un veterano di colore che ha combattuto nel Vietnam. Il sostegno che Matthew riceve verrà ricompensato attraverso le doti di pranoterapeuta che il giovane fotografo scopre di avere.

Naked - 1993; di Mike Leigh; con David Thewlis, Lesley Sharp, Katrin Cartlidge, Greg Cruttwell
Johnny, giovane e colto "spostato", va a trovare Louise, la sua ex ragazza che ora sta a Londra. Trovata l'abitazione fa l'amore con Sophie, che divide la casa con Louise. Di notte esce per le strade della città e fa una serie di incontri. Malconcio torna da Louise e Sophie, dove intanto si è installato con la violenza il padrone di casa snob.

110 e lode (With Honors) - 1994; di Alek Keshishian; con Joe Pesci, Brendan Fraser, Moira Kelly, Gore Vidal, Patrick Dempsey, Josh Hamilton
Monty Kessler è uno studente di Harvard prossimo alla laurea. È bravo, è entrato all'università per meriti e non per denaro, ma è anche un insopportabile secchione un po' tonto. Una sera, per un black-out, gli "salta" tutto: computer, hard disk e tesi. Monty corre fuori per fare delle fotocopie dell'unica stampata che ha, ma questa gli cade nei sotterranei della biblioteca dove vive abusivamente un senzatetto. Per ogni cosa che Monty gli procurerà (cibo, abiti), potrà riavere indietro una pagina. Poi tra i due nasce un'amicizia e Monty comincia a capire qualcosa della vita.

Terra di Mezzo - 1996; di Matteo Garrone; con Ahmed Mahgoub, Mario Colasanti, Massimo Sarchielli, Paolo Sassanelli, Guglielmo Feraiola
Ai margini di una strada che porta fuori città, alcune prostitute nigeriane passano il tempo sui divani sfondati contrattando con i clienti bianchi il loro corpo e i loro pensieri. In un'altra strada, dei ragazzi slavi aspettano di essere assunti come muratori, ma sono disposti a fare lavori di ogni genere. Di notte, un egiziano lavora come abusivo in un distributore di benzina.

Central do Brasil - 1997; di Walter Salles; con Fernanda Montenegro, Vinicius de Oliveira, Marilia Pêra, Soia Lira
Al tavolino della stazione di Rio l'ex insegnante Dora arrotonda la pensione scrivendo lettere per gli altri. Tra i suoi clienti ci sono Ana e suo figlio Josué, che ha nove anni e che ha un grande desiderio: conoscere il padre. Il giorno seguente Ana è vittima di un incidente e così Josué chiede a Dora di accompagnarlo alla ricerca del genitore.

La Ballata dei lavavetri - 1998; di Peter Del Monte; con Eljana Nikolova Popova, Olek Mincer, Agata Buzek, Kim Rossi Stuart, Andrzej Grabowski
Alla fine degli anni Ottanta una famiglia polacca proveniente da Radom arriva a Roma in attesa di ottenere un visto per il Canada. All'inizio tutti i componenti del nucleo familiare si danno da fare per sbarcare il lunario: Janusz, il capofamiglia lava i vetri delle macchine a un semaforo insieme al fratello Zygmunt e a Rafal, mentre Helena, la sua nuova compagna e la figlia Justyna vengono assunte come colf. Ma un giorno Janusz scompare e a Zygmunt, ormai disperato, appare Papa Wojtyla.

Ospiti - 1998; di Matteo Garrone; con Corrado Sassi, Pasqualino Mura, Llazar Sota, Julian Sota
Gheni e Gherti sono due ragazzi albanesi che vivono nella Roma d'oggi. Uno è aperto e solare, ed uno è chiuso e con poca voglia di parlare. Lavorano in un ristorante gestito da un proprietario che si adopera per trovare loro una sistemazione; finiscono nella casa di un figlio della borghesia, fotografo più per noia che per convinzione.

Rosetta - 1999; di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne; con Emilie Dequenne, Fabrizio Rongione, Anne Yernaux, Olivier Gourmet
La giovane Rosetta viene licenziata, ed a nulla serve la sua reazione a questa decisione. Alla ragazza non resta altro che tornare al campeggio della periferia dove abita con la mamma, donna debole e dedita all'alcol. Per mettere insieme qualche soldo Rosetta vende vestiti fino a quando non trova un altro lavoro. Quando la mamma fugge la figlia si rifugia da Rigaud che lavora con lei.



sabato 11 aprile 2009

Il Romanzo che mi ha salvato la vita.

Anteprima Due poliziotti, due ladruncoli e i fallimenti della società

Sbronzo, donatore di sangue a pagamento, vagabondo, nel 1973 James Ellroy rubò per tre volte «Il campo di cipolle» di Joseph Wambaugh.
Lo beccarono sempre.
La quarta copia la comprò, lo lesse e capì tutto.

Col passare del tempo, gli scrittori accumulano debiti. Sono loro a determinare le origini del proprio mestiere. Si guardano indietro. Registrano i libri che hanno letto, lo stile e i temi che hanno assimilato, i grandi dolori che gli hanno fatto giurare vendetta sulla carta. Gli scrittori di noir bramano demoni da camera a gas e psicopatici sessuali. Arrivati alla mezza età, soppesano i momenti importanti. Ricominciano da capo la propria formazione criminale. La mia è avvenuta più che altro per strada, e alla lunga si sarebbe dimostrata ingenua. Il fallimento come stile di vita. Amici idioti. Libri, libri, libri. I libri erano sempre e solo noir. Tramutavano magicamente il mio dolore infantile. Mi facevano una trasfusione narrativa. Mi restituivano il mio mondo ma su un piano più alto ed erotizzato. Gli scrittori andavano e venivano. Alcuni trasformavano la fuga dalla realtà in studio teorico. Un solo uomo era diventato sia un rimprovero morale sia un maestro a tempo pieno. Questo è per lui. Era l' autunno del 1973. Avevo venticinque anni. A Los Angeles facevo quello che volevo, con circospezione. Avevo un aspetto grottesco. Ero uno e 90 per 63 chili. Il peso del mio corpo - parte alta - stava tutto nelle pustole. La mia dieta consisteva in carne in scatola rubata, cene non pagate al ristorante, vino Thunderbird e droga. Dormivo in uno scatolone dietro un supermercato. Ci stavo stretto. I vestiti smessi tenevano caldo ma non erano granché comodi. Stavo dalle parti di un quartiere schifoso e degli accampamenti di barboni. Mi portavo dietro un rasoio e mi facevo la barba a secco nei cessi delle stazioni di servizio. Mi innaffiavo con le pompe da giardino per avere un' aria un po' meno sporca e puzzolente. Vendevo il plasma per cinque dollari a botta. Vagabondavo per L.A. Di tanto in tanto, facevo una gita sporadica nel carcere di contea. Ero un piccolo misantropo in missione. La mia missione era LEGGERE. Leggevo nelle biblioteche pubbliche e nel mio scatolone. Leggevo esclusivamente noir. Il mio mandato come studioso del crimine durava da 15 anni. Mia madre era stata assassinata nel giugno del 1958. Il suo rimase un caso irrisolto di omicidio a sfondo sessuale. Avevo dieci anni, all' epoca. La morte di mia madre non mi inflisse i soliti traumi. Odiavo e desideravo le donne. L' assassinio si infiltrò nel mio curriculum mentale e mi spinse verso un' ossessione a tempo pieno. Il mio campo di studi era il CRIMINE. Autunno 1973. Giornate calde, mozzate dallo smog. Notti impacciate come l' inquilino dello scatolone. Joseph Wambaugh aveva pubblicato un libro nuovo. Il titolo era Il campo di cipolle. Per la prima volta non era propriamente un romanzo, piuttosto una storia vera. Due delinquentucoli rapiscono due agenti del Los Angeles Police Department. Da lì in poi le cose vanno di male in peggio. Avevo letto un estratto su una rivista, ancora prima che il libro uscisse. Alla biblioteca di Hollywood ero mezzo sbronzo. L' estratto era breve. Fu come uno schiaffo. Volevo di più. La data di pubblicazione si avvicinava. Due colpi alla banca del sangue mi avrebbero assicurato i soldi per il prezzo di copertina e una sbornia. Vendetti il plasma. Ottenni i quattrini. Li sperperai in Thunderbird, sigarette e hot dog con crauti. Impazzivo dalla voglia di leggere quel libro. Bisogni contrari e più urgenti me lo impedivano. La frustrazione regnava sovrana. Ero nella morsa dell' ambivalenza. Le mie pulsioni chimiche, tese alla sopravvivenza, guerreggiavano con il più alto richiamo alla lettura. Mi sbronzai e andai a Hollywood in autostop. Raggiunsi il Pickwick Bookstore. Mi tirai fuori la camicia dai pantaloni e feci affidamento sulla mia magrezza. Mi ficcai una copia de Il campo di cipolle nei pantaloni e tagliai la corda. Ci si mise di mezzo il destino... in forma del Los Angeles Police Department. Avevo letto ottanta pagine e rotti. Letture diurne sulle panchine dei giardini pubblici, letture notturne nello scatolone. Avevo incontrato due sbirri rapiti e mi piacevano. Ian Campbell, condannato a morire giovane. Un suonatore di cornamusa americano, ma di origine scozzese. Intelligente, un po' cupo. Trasferito a L.A. nel 1958. Diventa un poliziotto? Sicuro. Orgoglioso, senza perdere un che di selvaggio, racimola 500 dollari al mese. Karl Hettinger, il compagno di Campbell. Uno spirito caustico, cinico solo in superficie, e subito sotto tutto nervi. Gregory Powell e Jimmy Smith, un team interrazziale. Sono in libertà vigilata. Powell, il bianco, è il capo. Un figlio di puttana secco e col collo lungo. Smith, il nero, è un tossico. È il tirapiedi e si scopa di nascosto la zoccola di Powell. Vanno in giro a rapinare i negozi di liquori. Campbell e Hettinger sono di pattuglia la notte. Inevitabile che i quattro collidano. Il carattere è il destino. Va di merda, va male dall' inizio alla fine. Toc toc. Colpi di manganello sulla porta del mio scatolone. Sono gli agenti Dukeshearer e McCabe, Wilshire Division, Lapd. Mi hanno già beccato. Poliziotti che intervengono contro un ubriaco, stavolta. Qualcuno mi ha visto saltare nel mio scatolone e ha chiamato la polizia. Dukeshearer e McCabe mi trattano con l' espansiva cortesia che gli sbirri riservano ai patetici. Notano la mia copia de Il campo di cipolle e mi fanno i complimenti per il buon gusto delle mie letture. Vado alla Wilshire Station. La copia numero 1 de Il campo di cipolle scompare. L' udienza si tiene la mattina dopo. Mi dichiaro colpevole. Il giudice mi condanna time served, vale a dire che non mi sbattono istantaneamente fuori dall' aula, ma che mi portano al fresco poi mi rilasciano di lì. Resto dentro sedici ore. Perquisizione corporale, radiografie al torace, esami del sangue, spidocchiamento. Esposizione intensiva a svariati campioni di disgraziati indigeni di L.A., tutti dotati di più machismo e verve di me. Una drag queen messicana, Peaches, mi stritola un ginocchio. Io colpisco quel puto del cazzo alla mascella. Peaches va giù, si rialza e mi dà un calcio in culo. Due secondini sedano il casino, tutti contenti. Applausi (parecchi) per Peaches. Fischi (pochi) per me. Volevo tornare nel mio scatolone. Volevo tornare al mio Crime Time. Volevo stare con Ian e Karl e gli assassini. Entrai e uscii di prigione nel giro di venti ore. Il Crime Time diventò il Wambaugh Time. Rubai una pinta di vodka, mi sbronzai e camminai fino a Hollywood. Raggiunsi il Pickwick Bookstore e fregai la copia numero 2 de Il campo di cipolle. Lessi qualche pagina diurna su una panchina ai giardini pubblici e tornai al mio scatolone al tramonto. Adesso ero arrivato a 150 pagine e rotti. Toc toc. Colpi di manganello sulla porta del mio scatolone. Sono gli agenti Dukeshearer e McCabe, Wilshire Division, Lapd. Ragazzo, ci sei saltato in ' sto scatolone. Ti hanno visto. Gesù, sei di nuovo lì a leggere quel libro di Wambaugh. Stessa solfa. Stessi poliziotti che intervengono contro un ubriaco. Stesso giudice. Stessa condanna. Stessa detenzione e stesso rilascio, nel giro di altre venti ore. Che rabbia. Che stanchezza. Completamente fuori. Definizione di demenza: fare e rifare sempre la stessa merda, aspettandosi però risultati diversi. Volevo tornarmene a quel libro. Ero Wambaugh Time dipendente e ubriaco di rimorso Wambaugh-inflitto. Wambaugh Time. Rimorso Wambaugh-inflitto. Ricavarne qualche insegnamento? Cambiare vita?... no, non ancora. Uscii di prigione. Rubai una pinta di vodka, mi sbronzai e camminai fino a Hollywood. Raggiunsi il Pickwick Bookstore e fregai la copia numero 3 de Il campo di cipolle. Lessi qualche pagina diurna su una panchina ai giardini pubblici e mi acquattai a cagare dietro un cespuglio vicino al mio scatolone. Adesso ero arrivato a duecentocinquanta pagine e rotti. Poc poc. Colpi di manganello sulle gambe. Sono due agenti nuovi, Wilshire Division, Lapd. Di nuovo la stessa solfa, o quasi. Perdo la copia numero 3. Dritto alla Wilshire Station. Finisco in aula e vedo lo stesso giudice. Ne ha le scatole piene delle mie recite. Le mie ciance lo offendono. Mi dà una possibilità; sei mesi nel carcere di contea o tre alla missione «Harbor Light» dell' Esercito della salvezza. Vaglio le opzioni. Opto per gli inni nei quartieri malfamati. Il programma era semplice e rigidamente applicato. Prendere l' Antabuse, un farmaco che dovrebbe scoraggiare il consumo di alcolici. Bevi e ti riduci a un virtuosissimo schifo. Dividere la stanza con un altro ubriaco. Frequentare le funzioni in chiesa, dar da mangiare agli homeless e distribuire opuscoli su Gesù Cristo in tutta la zona. Lo feci. Presi l' Antabuse, combattei il delirium tremens da deprivazione etilica e mi mantenni sobrio. Dormivo male. Il mio cervello continuava a macinare Il campo di cipolle. Dividevo la stanza con uno strambo ex prete. Aveva lasciato la chiesa per diventare un vagabondo ubriacone e star dietro alle puttane. Era un grandissimo lettore. Disprezzava il mio curriculum infarcito esclusivamente di gialli. Non distingueva Joseph Wambaugh da Gesù o da Rin Tin Tin. Cercai di spiegargli che cosa Wambaugh significasse. Gli riversai addosso i miei pensieri, raffazzonati. Non mi conoscevo davvero. La mia banca del sangue era a tre isolati dalla missione. Vendetti il sangue due volte e guadagnai i soldi per il libro. Camminai fino a una libreria in centro. Comprai la copia numero 4 de Il campo di cipolle e lo lessi da cima a fondo. Lo sdegno di Wambaugh. L' enorme pietas umana di Wambaugh. E, alla fine, il messaggio di speranza di Wambaugh, chiaro ed evidente ma come in sordina. Rilessi il libro. Assorbii quello che sapeva Wambaugh. Lo incastrai in quello che sapevo io, e il risultato fu che vidi l' altro lato della luna. Quasi non riuscivo a eludere la sua forza morale. Io violavo abitualmente l' ordine sociale che Wambaugh esprimeva con tanta eloquenza. Sul piano etico, Joseph Wambaugh mi metteva alla corda, ed era giusto così. Quel libro mi commosse e mi spaventò. Mi rimproverò la trascuratezza della vita che conducevo. Grazie a quel libro, piano piano, scordai i miei problemi e cominciai a osservare gli altri, in silenzio. © by James Ellroy Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara Il volume Una «storia vera» nella Los Angeles degli anni Sessanta «Il campo di cipolle» (trad. Bruno Oddera, pp. 480, 21) è una «true story» scritta da Joseph Wambaugh nel 1973. Esce martedì da Einaudi Stile libero nell' ambito di un piano che prevede la pubblicazione dell' intera opera dello scrittore. Il testo che anticipiamo è l' introduzione di James Ellroy (trad. Alessandra Montrucchio). L' autore di «Dalia nera» L' ex poliziotto

Ellroy James

22 marzo 2009 - Corriere della Sera