sabato 31 dicembre 2011

Ora stai a vedere che sono tutti ricchi !


Clochard con quindici proprietà
il Comune gli presenta il conto

Assistito dal ’76, debiti per 130 mila euro. Una passione per i rifiuti tenuti in casa. Ha vissuto in roulotte e auto

Giorgio Tilaro a Mestre (Errebi)Giorgio Tilaro a Mestre (Errebi)


MESTRE — Si era anche incatenato davanti al Municipio di via Palazzo chiedendo una casa al Comune. Come quella che Ca’ Farsetti gli aveva fatto avere nel 1976 alla Cita, da cui però era stato sfrattato qualche anno fa. Non pagava e amava portarsi nell’alloggio di via Palladio la spazzatura. Quello che trovava in giro lo raccoglieva, lo metteva nel sacchetto e lo svuotava a casa. Nell’appartamento e nel terrazzo, tanto che chi passava per la bretella che collega Marghera a Mestre, vedeva i rifiuti depositati fuori. I vicini di casa segnalavano la situazione al Comune che provvedeva, assieme a Veritas e all’Asl, a sgomberare l’alloggio, ripulirlo e ricreare le condizioni igieniche minime perchè potesse viverci dentro. Ma per lui, Giorgio Tilaro, senza fissa dimora, non cambiava niente. Qualche mese dopo era tutto come prima, perché così voleva vivere. Adesso Ca’ Farsetti gli presenta il conto perché gli uffici hanno scoperto che l’uomo gode di una pensione Inps, ha l’usufrutto su dieci magazzini a Mira e Venezia e su cinque appezzamenti di terreno a Spinea.
Un conto salato a vedere gli oltre 130 mila euro che gli ha chiesto di restituire alle casse pubbliche per aver dovuto anticipare alla Scip (Società di cartolarizzazione degli immobili publici) l’importo dopo un decreto ingiuntivo del Tribunale di Venezia. Il motivo? Semplice, il 3 settembre 1976 l’allora assessore Giuseppe Cianciolo aveva sottoscritto una fideiussione per conto del Comune per far avere l’alloggio di via Palladio all’uomo. In realtà a vedere il conto finale quell’affitto non l’hai mai pagato, tanto che 21 anni dopo l’Inpdap (l’istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica) ha fatto due più due e presentato la fattura al Comune. A poco è servita la raccomandata inviata a Tilaro per il pagamento bonario. Nessuna risposta è arrivata, anche perché l’uomo come non ha pagato nei vent’anni precedenti non ha nessuna intenzione di pagare adesso.
Per lui è normale vivere così: per qualche tempo è stato all’interno di una roulotte parcheggiata in un terreno di Spinea, portando rifiuti e bombole di gas, ma dopo un po’ è stato mandato via anche da là. Poi aveva «occupato» forte Tron con la sua Fiat Uno, ma nemmeno lì si era potuto fermare a lungo. Adesso a Ca’ Farsetti di lui hanno perso le tracce, ma non vogliono perdere quei 130 mila euro a titolo di capitale, interessi e penali contrattuali. Nessuno ha mai capito perché non abbia fatto valere l’usufrutto sui magazzini e sui terreni per vivere meglio. Forse perché la pensa come «Hans cassonetto» il barbone romano morto bruciato nella notte di Natale: aveva rifiutato 250 mila euro in contanti di un’eredità, una villa ed alcuni appartamenti che gli aveva lasciato sua madre. Diceva che soltanto così poteva sentirsi libero.

fonte :  http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/30-dicembre-2011/clochard-quindici-proprieta-comune-presenta-conto-1902697711530.shtml

Ogni tanto finisce bene !

Santa Margherita Ligure - Adesso è davvero una storia di Natale, con il lieto fine, come nella tradizione dickensiana. Nico, il cagnolino scomparso la notte della vigilia, ieri ha riabbracciato il suo padrone, il clochard Miki.


È stato ritrovato a Genova, la mattina stessa del furto, compiuto da un gruppo di ragazzini che, dopo aver passato la serata a Santa Margherita, stava facendo ritorno nel capoluogo. Arrivati alla stazione di Brignole, si sono imbattuti in Ivana Valeri Gismondi, proprietaria della Gioielleria Gismondi ma, soprattutto, amante degli animali, che, senza poter sapere cosa era accaduto poche ore prima alla stazione di Santa Margherita, ha avvicinato il gruppetto di giovani e ha chiesto loro di chi fosse quel piccolo cagnolino bianco, senza collare e senza guinzaglio. Qualche spiegazione raffazzonata, un racconto contraddittorio, una situazione anomala, insomma. La signora Ivana, allora, ha preso di petto la situazione e ha convinto uno dei ragazzini a consegnarle il cane e lo ha portato a casa con sé, in via San Bartolomeo degli Armeni. Era la mattina del 24 dicembre, Nico stava bene e la signora Ivana si è presa cura di lui, come fosse uno dei suoi (tanti) animali di casa. Poi, ha raccontato la storia a sua figlia, Debora Gismondi, ballerina alla Scala di Milano, scesa in Riviera per trascorrere il periodo di festa. Hanno fatto il Natale, tutti insieme.


La famiglia Gismondi e il piccolo Nico. Ma Ivana non si dava pace per il cucciolino bianco che si è ritrovata in casa e del quale sapeva solo che proveniva da Santa Margherita, come era scappato ad uno dei ragazzini del branco, al momento del casuale incontro alla stazione di Brignole. Ieri, Ivana, stava proprio per recarsi a Santa Margherita, con la foto di Nico stampata su vari manifesti, da affiggere in città, al fine di capire di chi fosse quel simpatico meticcio. «È stato un calvario – racconta Ivana Valeri Gismondi - Se non fossi riuscita a convincere quei ragazzini, avrebbero abbandonato il cagnolino in mezzo alla strada, perché nessuno sarebbe riuscito ad accudirlo. Sono stati giorni d’ansia anche per me, perché volevo fare qualcosa per quella bestiola, ma non sapevo come rintracciare il suo padrone». Ma proprio mentre stava per mettersi in viaggio, è arrivata la chiamata della figlia Debora che, a Camogli, aveva appena letto Il Secolo XIX e l’articolo sul clochard Miki e sul suo cagnolino scomparso. Debora ha subito chiamato la redazione di Radio 19, che in questi giorni aveva più volte trattato l’argomento, diffondendo anche un appello del sindaco Roberto De Marchi, ripreso poi dal “Decimonono”. «Il cane è a casa di mia mamma - ha raccontato Debora Gismondi - Uscendo presto la mattina, ha notato in zona stazione Brignole un gruppo di ragazzi che avevano l’animaletto. Temendo che potessero fargli del male li ha avvicinati e li ha convinti a farselo consegnare».

Così, ieri pomeriggio, lo stesso sindaco Roberto De Marchi, fra i primi ad attivarsi nella ricerca del cagnolino, è andato di persona a Genova, a casa Gismondi, per riportare a Santa Margherita il piccolo Nico. Che, in serata, è stato riconsegnato al suo padrone, in piazza Caprera, uno dei suoi ritrovi abituali, festeggiatissimo dai tanti commercianti e cittadini che, in questi giorni, si sono prodigati nelle ricerche.

fonte :  http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2011/12/27/AOyv0tZB-michele_tornato_braccia.shtml?hl

martedì 27 dicembre 2011

Già .....

In piedi dai..... che fa' bene!

Troppi senzatetto, via le panchine

Polemica a Foggia contro il Comune : Sono state tolte da via XXIV Maggio (quartiere Ferrovia)
Iniziativa di due assessori dello Psi. Protestano Pd e Sel

FOGGIA — Le panchine attirano gli extracomunitari, le prostitute, i tossici, i barboni. E allora si eliminano: via le prime, via i secondi. È questa la convinzione alla base del provvedimento preso dagli assessorati ai Lavori pubblici e Attività produttive, guidati da Vinicio Di Gioia (Psi) e Federico Iuppa (Psi). Togliendo le panchine in viale XIV Maggio, spariranno anche extracomunitari e prostitute. Nei giorni scorsi le prime quattro sono state rimosse. A breve, come conferma il dirigente dell’assessorato Fernando Biagini, se ne toglierà qualcun’altra. Poi si aspetterà di vedere cosa accade: se l’opera di «bonifica» non avrà dato i suoi effetti, allora saranno eliminate le altre. Finché non spariranno tutte e 30

RACCOLTA DI FIRME - Tutto è nato da una petizione firmata da un centinaio di cittadini e commercianti che risiedono e lavorano nel quartiere Ferrovia con la quale si chiedeva all’amministrazione di intervenire in quanto la situazione era diventata intollerabile. Questo nonostante in quella strada ci sia la presenza costante di una pattuglia interforze. Per altro la riqualificazione di questa zona centralissima della città, mai iniziata, era stato un tema della campagna elettorale del sindaco, Gianni Mongelli. Più semplice intervenire sull’arredo urbano. «C’è stata una riunione interassessorile - racconta il dirigente - se le cose miglioreranno rimetteremo le panchine».

CONTRARI - La decisione ha suscitato un vespaio di polemiche. «È come se su corso Roma, visto che ci sono molti uccelli e questi sporcano, risolvessimo il problema tagliando gli alberi», ha sottolineato Leonardo De Sanctis (Sel). «Credo che le istituzioni abbiano il dovere di far sentire la loro presenza ed arginare fenomeni di degrado urbano, ma questa è la strada sbagliata, inoltre rimuovere le panchine ha un costo, probabilmente superiore a quello che ci sarebbe costato l'installazione di telecamere». Prende le distanze anche il presidente del Consiglio comunale, Raffaele Piemontese (Pd): «Provvedimenti di questo tipo sono uno schiaffo alla città e non si possono assumere senza un minimo confronto. In quel quartiere esiste un problema vero di sicurezza ma è su questo che, in stretta collaborazione con prefettura e forze dell’ordine, bisogna intervenire. Non mi riconosco in questa decisione che spero venga immediatamente rivista». «La rimozione delle panchine è un atto inutile. Si rischia di alimentare la vulgata razzista» fa notare la Cgil all’amministrazione Mongelli. E intanto il tam tam su Facebook ha amplificato la protesta. E c’è chi propone: «Raccogliamo le firme per eliminare gli scranni e le poltrone a Palazzo di città, così spariranno anche consiglieri e assessori».

Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/12-dicembre-2011/troppi-barboni-comune-toglie-panchinefoggia-polemica-maggioranza-1902501247655.shtml

Trovate Nico !

SANTA MARGHERITA LIGURE - Ogni Natale ha la sua storia, la sua “Christmas Carol”. Ma quello che è successo a un clochard e al suo cagnolino ha davvero ben poco di dickensiano. Perché a Natale è d’obbligo l’allegria. Le città si vestono a festa e anche a Santa Margherita, è stato così. Ma proprio a Natale a Miki - così e’ stato soprannominato da tutti questo sfortunato clochard - gli è stato tolto ciò che aveva di più caro, il suo cagnolino Nico. È un meticcio di piccola taglia, bianco e con una inconfondibile chiazza nera intorno all’occhio destro. Il sindaco Roberto De Marchi, lo ha definito “un Jack russell in miniatura”. Di lui, ormai si sapeva tutto, perché era impossibile non notarlo per strada, nelle vie del centro di Santa Margherita. Si sa un pochino di meno del suo padrone, il clochard Michele, una cinquantina d’anni, proveniente dalla Slovenia ma era riuscito lo stesso a conquistare tutti, a Santa Margherita. Miki e Nico, erano sempre insieme. Indivisibili.
Fino alla sera prima di Natale, quando Miki, come ogni notte, era in stazione a Santa Margherita per dormire. Nico, stava sempre vicino a lui, avvolto insieme al padrone, con quegli indumenti che Michele trovava per strada. Nel cuore della notte, prima della vigilia di Natale, un gruppo di ragazzi che stava tornando a casa dopo una serata passata in discoteca o in qualche altro locale di Santa Margherita, ha strappato Nico dalla braccia del suo padrone. Un gesto, senza senso, privo di ogni logica. Quando Miki se ne è accorto, ormai era troppo tardi. Il branco di ragazzini era già salito in treno, portandosi dietro il piccolo Nico.
Nel giro di poche ore, la città si è mobilitata. Michele si e’ anche recato dai Carabinieri, raccontando loro tutta la sua disperazione. Una storia che ha colpito un po’ tutti a Santa Margherita. I primi a muoversi, sono stati alcuni commercianti del centro, come Mariangela della Pasta Fresca Casazza e Paola del Fruttivendolo Milanese. Insieme, hanno coinvolto il sindaco Roberto De Marchi che, in prima persona, si sta impegnando per ritrovare il piccolo Nico. «Si tratta di un cagnolino simpaticissimo perché aveva saputo raccogliere simpatia e benevolenza dei cittadini - ha spiegato il sindaco Roberto De Marchi a Radio 19 - anche perché il clochard che lo teneva è una persona che non dava fastidio e non dà tuttora fastidio. Anzi, compone articoli di natura artigianale, con filo di ferro e altri materiali poveri. Ormai, faceva parte della comunità».

fonte:http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2011/12/26/AOMPUaZB-rapito_miki_cucciolo.shtml

venerdì 23 dicembre 2011

Eh bravi lecchesi !


Lecco – Non si è fatto attendere il sostegno dei lecchesi al progetto “Un tetto per tutti”, che fino al 15 marzo 2012 vedrà accolti numerosi “senzatetto” nei tre moduli abitativi collocati nello spiazzo all’incrocio tra via Ongania e via San Nicolò, in grado di ospitare in tutto ventidue persone a notte.
CONTRIBUTI ANONIMI. Due realtà private, nell’anonimato, hanno offerto il loro contributo, che si aggiunge a quello dei soggetti promotori del progetto, tra cui il Comune di Lecco, la parrocchia di San Nicolò, i volontari della Protezione Civile, che hanno allestito i container, quelli della Croce Rossa e altre realtà associative, ma anche molti cittadini che hanno risposto all'appello del Comune.
BRIOCHES A COLAZIONE. Dal Comune fanno infatti sapere che un’agenzia assicurativa di Lecco ha “regalato” l’assicurazione necessaria per coprire eventuali danni al materiale o verso terzi durante l’intero periodo del progetto, occupandosi gratuitamente, tra l’altro, di tutte le pratiche necessarie. Un’azienda dolciaria lecchese ha invece dato la disponibilità a regalare ogni mattina le brioches per la coalizione degli ospiti.
MANO PREZIOSA. "Si tratta di due piccoli gesti – spiega l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Lecco Ivano Donato - che dimostrano, ancora una volta, il grande spirito di accoglienza e solidarietà della nostra città. Questo progetto, partito per la prima volta lo scorso anno, non sarebbe possibile senza il sostegno delle associazioni, dei gruppi e dei cittadini, ciascuno dei quali sta dando una mano preziosa. Speriamo che diventi davvero un appuntamento fisso di solidarietà, che in questo periodo natalizio assume un valore ancora più significativo".

23 dicembre 2011

fonte:  http://www.corrieredilecco.it/dettaglio.php?id=NjU2&idc=Mg==&idc2=Nw==

Arriva un pò di cibo!

Roma, 23 dicembre

La sera del 26 dicembre nelle strade e piazze della Capitale sara' offerto dalla Croce Rossa Italiana uno dei piu' grandi banchetti natalizi "in movimento" per gli indigenti, la "Cena di Natale itinerante", rivolta a circa seicento persone senza fissa dimora da assistere sotto il profilo alimentare, igienico-sanitario e per il vestiario.
  L'iniziativa, promossa in collaborazione dal Comitato Locale della Croce Rossa di Roma (Attivita' Sociali e Servizio Assistenza Senza Fissa Dimora), da 2 Comitati della provincia romana e da 10 Comitati della Croce Rossa regionale dell'Umbria, sara' realizzata attraverso l'allestimento in citta' di 4 moduli itineranti, ciascuno composto di tre automezzi (alimentare, vestiario e sanitario). I volontari dei diversi moduli forniranno vitto, vestiario, coperte, garantendo assistenza sanitaria con ambulanze adibite ad ambulatori mobili. Saranno forniti anche calzettoni e cappelli di lana.
  L'autocolonna di mezzi della Croce Rossa si spostera' lungo i seguenti itinerari: San Pietro, Prati, Piazza Venezia, Centro storico, Gianicolense, Ostiense, Eur, Magliana, Torrino, Aventino, Colosseo, Casilina, Anagnina. La Croce Rossa sara' presente naturalmente anche nelle stazioni principali: Termini, Ostiense, Tiburtina, Tuscolana. Grazie a numerosi sponsor umbri che collaborano all'iniziativa, sara' offerta una cena natalizia con prodotti tipici umbri, a base di ravioli ricotta e spinaci al sugo, salsicce e lenticchie, bruschetta sciapa con olio, panettone. Oltre alle classiche bevande ci saranno anche caffe', latte, cioccolata e te' caldo. Sessanta kg di ravioli, 40 kg di pomodori pelati, 15 kg di cipolle, 60 kg di lenticchie, 20 litri di olio di oliva artigianale, 600 salsicce, 10 kg di cioccolata solubile, 10 kg di te' solubile, 1000 paia di calzettoni e 1000 cappelli di lana sono gli ingredienti per la ricetta della solidarieta' della sera di Santo Stefano. Per questo lavoro saranno impiegati circa 100 volontari, tra cui medici e infermieri, e 16 automezzi (autovetture, pulmini, furgoni, ambulanze), 2 cucine da campo, 1 sala operativa radio.

fonte:  http://www.agi.it/food/notizie/201112231234-eco-rt10087-natale_cri_il_26_dicembre_cena_itinerante_a_roma_per_clochard

giovedì 8 dicembre 2011

Civiltà ?

In Ungheria barboni e vagabondi potranno essere multati o arrestati per occupazione permanente del suolo pubblico
in Ungheria, barboni e senzatetto potranno essere sanzionati con una multa sino a 150 mila fiorini (circa 500 euro) o addirittura arrestati per vagabondaggio.

Già la scorsa settimana, quando il provvedimento era ancora in fase di discussione, erano stati fermati dalle forze dell'ordine diversi manifestanti che si erano riuniti in un sit-in di protesta di fronte agli uffici del sindaco.

Durante la manifestazione, che ha avuto luogo nella sede della municipalità dell'ottavo distretto di Budapest, un uomo aveva esibito un cartello con su scritto "I barboni non sono criminali", ma a poco sono valse le proteste.

Alcuni deputati della maggiornza al governo e i sindaci di alcuni distretti hanno detto di esser consapevoli che i senzatetto non saranno in grado di pagare la cifra richiesta, ma hanno anche aggiunto che la normativa servirà da monito per allontanare quanti "dimorano in modo permanente nei parchi pubblici, nei sottopassaggi o sulle strade".

fonte :  http://it.peacereporter.net/articolo/31579/Ungheria,+approvata+normativa+contro+i+senzatetto

Meno male qualche proposta !

Senzatetto, una proposta da attuare subito 

Ogni anno si ripresentano, e si cerca di affrontarle, le difficoltà legate alle persone senzatetto che affollano sempre più le nostre città anche a causa della crisi economica e sociale che ci sta colpendo.

Fermo restando che alcune di queste persone non vogliono ricevere assistenza, meglio conosciuti come homeless, ci sono i “nuovi barboni” che sono diventati tali non per loro stretto volere.

Il freddo ormai alle porte ci obbliga a cercare nuove strade per evitare nuove morti causate dalla debilitazione, dall’alcol, dalla solitudine.

Anno dopo anno la raccolta di indumenti e coperte (che purtroppo spesso si ritrovono sulle bancarelle dei mercati) non riesce a tamponare il fenomeno.

L’assistenza sanitaria è difficile, al pari degli extracomunitari senza permesso di soggiorno, è relegata alle organizzazioni umanitarie e caritatevoli.

Tutte le mattine, nel piazzale della stazione di Milano, incontro delle persone sotto le coperte, poi, camminando, passo davanti a basiliche spesso ancora chiuse.

Mi viene in mente quante sono le basiliche di Milano e quanti siano numerosi gli ingressi ad ogni basilica. Credo che sarebbe semplice, e poco oneroso, costruire una stanza vuota, delimitata dal resto della chiesa, che abbia un accesso libero in ogni basilica. Un piccolo rifugio in cui possano dormire alcune di queste persone sfortunate per vari motivi. Probabilmente non mancherebbero nemmeno del cibo e due parola dai residenti della zona.

Questa è una piccola idea che potrebbe essere attuata subito in modo da risolvere il problema delle morti per freddo in attesa che la chiesa paghi le tasse e sia povera come ha detto Don Gallo nel suo libroDi sana e robusta Costituzione”.






fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/08/senzatetto-una-proposta-concreta-da-attuare-subito/175929/

lunedì 5 dicembre 2011

Un pò di numeri!


«Ora basta tragedie Un tetto ai clochard»

Sempre nuovi accampamenti in centro

Senza dimora in aumento del 40 per cento 

I volontari mobilitati per offrire rifugio


Per trent' anni Fratel Ettore ha dato rifugio ai diseredati che Milano respingeva, accogliendoli con minestre fumanti e abiti puliti in un locale a dir poco fané ma davvero caloroso, sotto i ponti della Stazione Centrale. Senza tetto e barboni, si incontravano in via Sammartini 114. Tra pochi giorni - il 16 dicembre -, sarà inaugurato nello stesso luogo un nuovo rifugio che la Caritas Ambrosiana ha destinato al ricovero notturno dei senza fissa dimora. Un categoria che si stima in aumento in città del 40 per cento. Offerta insufficiente «Si tratta di 56 posti letto, una piccola risposta a un grande bisogno. Servirebbe un' attenzione più diffusa - Commenta Raffaele Gnocchi, responsabile dell' Area Grave Emarginazione Adulta e Senza Fissa Dimora della Caritas -. Chiunque può trovarsi in difficoltà economica e perdere le relazioni, scoprendo cos' è la povertà pendolare e forse avviandosi a una vita di strada». Un quarto degli utenti dei 59 centri d' ascolto Caritas sono italiani. I disoccupati di breve periodo sono il 39,9%, quelli di lungo periodo il 24%. Le richieste sono aumentate del 10,7% dal 2007, e del 59% dal 2002. Il 50% non riesce a far quadrare il bilancio. Mentre a Milano cresce il numero di bisognosi, e i luoghi che li accolgono non è sufficiente (4.000 vivono in strada, 1.359 i posti letto), c' è chi, in silenzio, da anni, apre la porta a chi bussa. Padri separati I Fratelli di San Francesco d' Assisi Onlus (www.fratellisanfrancesco.it) gestiscono tra via Saponaro e lo Scalo Romana, quattro edifici per un totale di 700 posti letto. Un ambulatorio con oltre 100 medici volontari, e molto altro. «Le mie case quando fa freddo sono come fisarmoniche. Meglio dormire al caldo in un sacco a pelo, o per strada sotto la neve? Quando vengono i burocrati glielo dico: "Guarda che questi cento in più, te li mando in salotto". All' emergenza si risponde con l' emergenza, non con i moduli», dice padre Clemente Moriggi, un tipo di frate piuttosto schietto. Dopo quarant' anni di accoglienza diurna, e 15 nei centri notturni, con l' aiuto di 500 volontari, padre Clemente, è una banca-dati umana: «Il progetto che chiamiamo "Dal cartùn al matùn", dal cartone al mattone, per chi non sa il milanese, ha levato dalla strada il 33% di chi ci ha chiesto aiuto. Se non diamo un tetto, non risolviamo nulla. Ma i posti non bastano: dal 15 novembre, inizio del piano antifreddo, ho già respinto 60 persone». Il frate, inarrestabile, racconta che molti homeless non gradiscono le normali regole di convivenza, e scelgono la strada. Ma più della metà degli 80 senzatetto che vivevano negli scantinati del Policlinico, hanno accettato aiuti e case Aler, mentre i 70 italiani che con i cani «abitavano» alla stazione di Greco, hanno detto no al dormitorio. «Il 35% degli ospiti in questo momento sono italiani e su 700, sono 70 i padri separati, che se non trovano uno sbocco, saranno i futuri clochard - aggiunge il frate -. Gli altri? Tra gli stranieri molti richiedenti asilo». Reinserimento difficile La città degli invisibili non si ferma mai. Di notte otto unità mobili setacciano Milano e portano senzatetto semi-assiderati a Suor Cristina, al centro di viale Isonzo 11. Quando è buio, è il solo posto che dà accoglienza. Il giorno dopo c' è la visita medica all' ambulatorio di via Bertoni, il test Mantoux a Villa Marelli e solo dopo, l' assegnazione a un dormitorio. «Il reinserimento degli adulti senza fissa dimora è un terno al lotto: dove possiamo mandarli a lavorare e a vivere se non c' è lavoro e non ci sono case? Abbiamo 22 posti letto tra centro maschile e femminile, alla Comasina - conclude Erika Filipovska dell' Associazione Cena dell' Amicizia (www.cenadellamicizia.it), nata nel 1968 dall' invito a cena che un gruppo di amici fece a un barbone, e che da allora si ripete ogni martedì -. Abbiamo appartamenti di terza accoglienza, dov' è possibile fermarsi più a lungo: ma poi? Ci vorrebbero tante strutture come la nostra, e molto più grandi. Gli adulti emarginati vengono dopo tutte le categorie sociali: dopo gli anziani, dopo i bambini, dopo i disabili».

Anna Tagliacarne

fonte:  http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/04/Ora_basta_tragedie_tetto_clochard_co_7_111204036.shtml

domenica 4 dicembre 2011

Con Dedica !


Bellissima !

Per la cronaca !


Un clochard di 47 anni, romeno, la cui identita' non e' stata ancora comunicata ufficialmente dagli investigatori, e' stato trovato morto stamane in via Brigata Regina, a Bari. Ad ucciderlo, secondo i primi accertamenti della Polizia e del medico legale, sarebbe stato il freddo. Il decesso risalirebbe a stanotte. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani, gli agenti della sezione Volanti della Questura e i medici del 118, ma non c'era gia' piu' nulla da fare.


Secondo il medico legale, che ha potuto effetturare una prima valutazione esterna del cadavere, il 47enne sarebbe morto in seguito a un malore, forse causato dalle basse temperature notturne. La vittima era conosciuta: il clochard era invalido e spesso chiedeva l'elemosina ai semafori del centro. A lanciare l'allarme e' stata una passante della quale il 47 enne aveva rifiutato l'aiuto.

fonte:  http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Puglia/Bari-clochard-trovato-morto-per-strada-forse-a-causa-del-freddo_312708839539.html

La vita sotto un ponte

Milano, clochard in strada aspetta Natale con il suo albero.

di Rita Russo

«Michael, Michael come Schumacher». Lo ripete più volte con orgoglio anche se con il pilota tedesco condivide solo il nome. Da cinque mesi infatti, vive sotto il ponte di via Melchiorre Gioia, a pochi passi dalla nuova sede milanese della regione Lombardia. La sua casa è composta da un marciapiede, una parete di cemento, una radio collegata a un altoparlante da auto, molte coperte, un sacchetto di medicine, un carrellino e le parole crociate.
Forse tre metri per uno in tutto, con una temperatura per ora sopportabile di sei gradi. Da un paio di giorni si è però, concesso di decorare la sua “abitazione” con un alberello. Perché l’ha messo davanti ai cartoni, sopra la radio? «Cavolo, perché è Natale anche per me! Voglio aspettarlo come si deve». Probabilmente trascorrerà qui tutte le feste: non può spostarsi molto a causa dei dolori alla schiena né può rischiare di perdere i suoi pochi beni. «Se vado via e poi non trovo quello che ho lasciato come faccio?».
LE LUCI DEL NATALE. Il piccolo albero di Natale è un regalo di un amico. Un collega di lavoro dei tempi in cui si dava ancora da fare come muratore. Tempi molto lontani per lui. Da sette anni la sua vita si svolge in strada e l’unica compagna è la bottiglia: «Mia moglie mi ha lasciato, è andata a vivere a Torino con un italiano e i nostri figli, così io ho cominciato a bere. Non ce l’ho fatta da solo».
Ventitrè anni fa aveva lasciato la sua Minsk, in Bielorussia, con molte speranze e buona volontà: «Ho lavorato dal primo giorno. Prima come cuoco a Cortina d’Ampezzo, a Lignano Sabbiadoro e a Grado, negli hotel. Poi a Milano come operaio». Ha sempre pagato i contributi fino a quando non ha cominciato a bere e a perdere tutti i diritti. La crisi economica non c’entra. La vita da clochard è stata insieme una scelta e una necessità.

Una vita sotto il cavalcavia all'insegna della dignità

Oggi Michael i pomodori li cucina dentro un barattolo di latta e spesso è la Croce Rossa a portargli qualcosa di caldo e soprattutto le medicine per la schiena e i piedi. Il marciapiede sotto il cavalcavia di via Melchiorre Gioia lo divide per ora con Vasily, un ucraino più anziano e malconcio di lui che quasi non parla. Resta sotto le coperte tutto il giorno e ogni tanto si guarda intorno con sguardo sospettoso.
Quando è di buon umore passano un po’ di tempo con il gioco dell’oca di legno che Michael tiene nel suo carrello, tra le cose più preziose. Non vogliono definirsi accattoni, però. Non pretendono niente dal Comune di Milano nè dai passanti. Semplicemente la vita è andata così per loro due.
L'ELEMOSINA NON È IL SUO MESTIERENessuno si lamenta della presenza di Michael, anzi. La gente che abita o frequenta il quartiere ormai lo conosce e lo tratta con simpatia. «Tutti sanno che sono qui. Anche i carabinieri passano e mi salutano. Così come quelli che la mattina vanno negli uffici qui intorno. «Ciao ciao», mi dicono. Alcuni con la mano. Qualcuno lascia un aiuto. Sempre meno, però».
Se qualcuno allunga una moneta l’accetta, ma l’elemosina non è il mestiere di Michael. Come Estragone e Vladimiro, i due barboni che aspettavano Godot, resta sulla strada in attesa, senza lamentarsi o imprecare.
La casa, dice, non gli serve; il lavoro non potrebbe accettarlo visto che la sua schiena è così malridotta che a stento riesce a stare in piedi. I mesi che ha trascorso in una struttura di accoglienza per senzatetto sono stati una specie di galera, un incubo che vuole solo dimenticare. Oggi Michael non chiede niente a Babbo Natale. Gli basta sorridere ai passanti, regalare loro una canzone della sua radio e l’alberello di Natale: «L’importante è che vivo, no?».

Venerdì, 02 Dicembre 2011

fonte :  http://www.lettera43.it/attualita/33037/la-vita-sotto-un-ponte.htm