giovedì 9 aprile 2009

Anche questo succede!!

La “guerra” degli accattoni

Secolo xix 08 aprile 2009| Simone Schiaffino

Il cronista del Secolo XIX mentre chiede l’elemosina

«Vicino a me? No, devi stare lontano. Cinquanta, 100 metri almeno da qui. Non possiamo essere attaccati. Sei nuovo? Non ti ho mai visto. È meglio che te ne vai...».

S’impara subito la regola della distanza, a chiedere l’elemosina. Esistono zone, addirittura, dove non si può. Perchè le decine di mendicanti, soprattutto romeni, che da qualche tempo si sono stabiliti a Chiavari, si sono suddivisi, spartiti il territorio del centro cittadino. Le posizioni strategiche dove chiedere qualche spicciolo ai passanti sono quelle, va da sé, dove c’è il maggiore viavai di gente: tra le colonne della cattedrale di Nostra Signora dell’Orto, sugli scalini di fronte all’ingresso della stazione ferroviaria, o in corso Garibaldi, sotto i portici, tra le persone che entrano ed escono dai negozi.



La linea dell’orizzonte, per un “barbone”, è all’altezza del ginocchio. Seduti a terra, sul freddo pavimento di corso Garibaldi, si notano particolari che camminando non vengono colti. Il passo trafelato di un colletto bianco e la sua ventiquattr’ore, l’indifferenza di una mamma che spinge un passeggino (il bimbetto però guarda curioso il cronista-clochard) il buon cuore di una pensionata, che supera il berretto lasciato a terra contenente qualche moneta. Ma dopo qualche metro si ferma, fruga nella borsetta, torna indietro e lascia il suo obolo. «Tieni». Venti centesimi, il “tu” colloquiale, e un indulgente sorriso.

A Chiavari ci sono sempre più mendicanti. L’altra mattina ce n’era uno (falso) in più: un cronista del Secolo XIX che, abiti sporchi, stampella e berrettino teso verso i passanti, ha viaggiato attraverso i punti della città dove va in scena l’accattonaggio. Ogni giorno, con modalità differenti: passivamente, seduti a terra aspettando qualche spicciolo, oppure, in piedi, avvicinandosi alla gente che passa, tendendo il berretto alla generosità verso uno sconosciuto male in arnese. E magari, anche insistendo.

Le undici del mattino. In corso Garibaldi ci sono due romeni che mendicano sotto i porticati, uno sul lato di ponente, uno sul lato di levante. Il tentativo di sedersi e chiedere l’elemosina vicino a loro fallisce miseramente. La loro reazione, più che altro è di diffidenza, ma non aggressiva. «Più lontano», dice uno. «Non qui, ci sono già io», replica l’altro, dopo il tentativo di accovacciarsi nelle vicinanze di una panetteria, dove si trova il vero “barbone”. Proviamo altrove.

È davanti alla stazione ferroviaria, corso Gianelli, che, l’allontanamento del cronista-clochard avviene in modo minaccioso. Da parte di un accattone, dall’accento apparentemente romeno anche lui. «È meglio che vai via. Qui ci sono io, non vedi? Stai almeno a cento metri. Vattene!». Eseguiamo, per zoppicare fino all’ingresso del municipio. Il portico di Palazzo Bianco, l’entrata del Comune. Un agente della Municipale a cui chiediamo se possiamo sederci a terra ed esporre il berrettino per la questua proprio lì. «Qui? No. Vai davanti alla chiesa, dai. Non si può davanti al Comune».

Immense le colonne della cattedrale di Nostra Signora dell’Orto. Ancora di più se osservate seduti sul pavimento di marmo. L’enorme portone è ancora aperto, chiuderà a mezzogiorno in punto. E qualche fedele entra o esce dal tempio cristiano. Un uomo di circa 50 anni, coppola, occhialini e passo svelto, allunga 50 centesimi. «Questi sono per te», sorride, anche lui. E poi va verso la statua di papa Wojtyla, per accarezzargli la mano.

I giardini tra la cattedrale e la stazione ferroviaria sono l’ultimo punto “strategico” dell’accattonaggio, perché crocevia del traffico di tutto il centro di Chiavari. L’apparecchio per il pagamento del parcheggio delle auto è una zona ambita: le persone arrivano, hanno già il borsellino in mano. Devono fermarsi e inserire le monete nella macchinetta: non possono tirar dritto indifferenti, o dire “mi spiace, non ho monete”. Qui, nei giardini davanti agli uffici della Procura, del tribunale e delle Poste, ci sono due giovani ragazze, rom o forse slave.

«Se ti vedono i nostri fratelli...» «Perché?» «Perché questa è la zona della nostra famiglia adesso - dice la più grande delle due, avranno sì e non vent’anni - Vai via, è meglio, loro sennò si arrabbiano... Ma chiedi l’elemosina?». Ci allontaniamo, prima che il travestimento ci “tradisca”, prima che arrivino i “padroni” della zona. Per la cronaca, in due ore di accattonaggio (e all’esordio assoluto) abbiamo racimolato 3,85 euro. Che sono stati offerti dal cronista-clochard ad un mendicante. Vero, questa volta.

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