mercoledì 24 febbraio 2010

Bisogna sempre aspettare la crisi?

LA MIDDLE CLASS IN DECLINO SCOPRE LA SOLIDARIETÀ

La bontà militante nell'America della crisi

Una sociologa raccoglie i racconti della "resistenza morale".
Sistemi inusuali per aiutare i poveri: non tutti sono d'accordo


Docenti che portano a scuola cibo in più da dare ad alunni di famiglie povere, direttori di negozi che mettono soldi in eccesso nelle buste paghe dei commessi senza dirlo ai titolari delle aziende, capi ufficio che consentono ai dipendenti di uscire prima dell’orario previsto per stare più tempo con i figli soli a casa, impiegati del ministero della Sanità che compilano i moduli dell’assicurazione per far avere più soldi agli assistiti indigenti e una miriade di colleghi di lavoro che si prodigano in aiuti, anche economici, per consentire a chi ha bisogno di avere qualche dollaro in più in tasca: è questo l’universo della «Moral Underground», la resistenza morale, che accomuna migliaia di americani capaci di una miriade di atti di silenzioso altruismo che consentono a molti cittadini di ricevere l’aiuto monetario e il sostegno umano che lo Stato federale non riesce a garantire contro l’impatto della recessione economica.A raccontare quest’America sommersa che incarna la versione più aggiornata del comunitarismo descritto negli studi di Amitai Etzioni della George Washington University, è la sociologa del Boston College Lisa Dodson che nel libro «How ordinary Americans subvert an unfair economy» (Come gli americani comuni sovvertono un’ingiusta economia) raccoglie una collezione di storie e aneddoti su come i singoli hanno deciso di rimediare all’assenza dello Stato nel soccorrere il prossimo, declinando nella vita di tutti i giorni la lezione americana del «fare a modo proprio».Ci si trova così di fronte alla scelta compiuta da Andrew, il direttore di un piccolo fast food del Midwest che si accorge di essere circondato da dipendenti con paghe settimanali che non consentono loro di arrivare alla domenica, fino al punto da non avere soldi a sufficienza per sfamare i figli. Sceglie così di mettere mano alla cassa dell’azienda, aumentandogli i compensi di cifre minime - 10, 20 o 30 dollari - che non causano sconquassi per la contabilità del proprietario ma migliorano di molto le loro vite. Andrew racconta a Dodson che in questo ruolo a metà fra il samaritano e Robin Hood «trova una missione» che è quella di «non punire i genitori perché decidono di lavorare» arrivando fino al limite di adoperare i soldi che lui guadagna per sé, facendo gli straordinari, per averne ancor di più da distribuire. Facendo sempre attenzione a far apparire gli errori di conto del tutto casuali ai dipendenti, al fine di non umiliarli.Poi c’è la storia di Bea, una donna manager di un’impresa molto nota, che fra i dipedenti ha Nancy, mamma della piccola Edy in fibrillazione per il tanto atteso ballo annuale della scuola. Ma Nancy non ha soldi a sufficienza per comprarle il vestito da sera a causa dello stipendio che proprio Bea ha stabilito. Da qui la scelta di ricorrere alle proprie doti di manager, riuscendo a trovare l’azienda che affitta e riprende gli abiti da sera per ragazze, facendone recapitare a sorpresa uno alla piccola Edy, come se fosse una sorta di premio ricevuto del tutto casualmente. «Ci sono delle persone che escono dal seminato pur di aiutare il prossimo - ha detto Dobson in un’intervista radiofonica - perché sentono la responsabilità di riconoscere l’umanità di chi gli è accanto». Al tempo stesso l’autrice si è trovata ad incontrare titolari d’azienda e direttori commerciali che invece «non condividono tali comportamenti e li respingono come non etici» dando scarsa importanza al quadro di difficoltà sociali innescate nelle famiglie dalla perdurante crisi economica che colpisce soprattutto il ceto medio. Nelle fila dei contrari a tali atti di altruismo ci sono anche quegli ascoltatori dell’intervista radiofonica che sono corsi a telefonare al programma definendo «veri e propri furti di danaro» gli esempi citati nel libro. Dodson invece li ritiene un’espressione dell’«America migliore», quella che vede «ogni persona responsabile per il prossimo» e che lei ha osservato nell’esperienza fatta prima come sindacalista e poi come ostetrica opedaliera in universi «molto distanti fra loro ma dove ci sono molte persone che si adoperano per chi si trova in situazioni di bisogno».Nelle ultime pagine del libro Dodson si sofferma su un altro aspetto della crisi sociale in atto: ha che vedere con quanto avviene dentro le singole famiglie «dove molte donne che lavorano ed hanno figli piccoli non possono pagarsi la baby sitter e chiedono ai figli più grandi di stare con fratelli e sorelle» dando vita a situazioni nelle quali «i piccoli passano molto tempo a casa fra loro, in solitudine, con il risultato di maturare la convizione di avere dei pessimi genitori» gettando le basi per future crisi famigliari dalle conseguenze imprevedibili.

Maurizio Molinari - Corrispondente da New York per la Stampa
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=43&ID_articolo=1574&ID_sezione=&sezione=

Nessun commento: