martedì 2 febbraio 2010

Anche alla storia sono serviti!!!

Il barbone che beffò Hitler
02 febbraio 2010 | Paola Del Vecchio

SECOLO XIX - HOME > CULTURA

LA MATTINA del 30 aprile 1943 un pescatore portoghese scopriva un cadavere galleggiare al largo della spiaggia di Portil, a Huelva, in Andalusia. Aveva indosso l’uniforme degli ufficiali britannici, un giubbotto di salvataggio della Raf e, legata alla cintura, una elegante valigetta dal contenuto top secret. Josè Antonio Rey avvertì la polizia: una rogna per il magistrato della Marina, Mariano Pascual de Pobil, che ordinò la rimozione del corpo dell’ufficiale, vittima di un incidente aereo, e la custodia della valigetta con il suo prezioso contenuto: i piani segreti degli Alleati che l’ufficiale, identificato come il maggiore William Martin, avrebbe dovuto recapitare. Tre lettere, di cui la prima scritta dal vice capo dello Stato Maggiore al generale Harold Alexander a Tunisi, la seconda da Lord Mountbatten al comandante in capo della flotta nel Mediterraneo e l’ultima ancora di Mountbatten al generale Eisenhower.


Quando, dopo essere passate per Madrid, furono riconsegnate ai britannici, sembravano intonse, con i sigilli inviolati. Ma dall’interno erano scomparse le impercettibili ciglia poste come indizio, il segno inequivocabile che le lettere erano state aperte e l’esca lanciata. L’Operazione Mincemeat, “carne tritata”, ideata dall’intelligence britannica per ingannare Hitler, facendogli credere che lo sbarco alleato in Europa sarebbe avvenuto attraverso la Grecia e la Sardegna - e non in Sicilia, dove effettivamente scattò il 10 luglio del ’43 – era partita. I finti piani segreti degli alleati, filtrati dai solerti spioni della Spagna franchista, in principio neutrale ma asservita a Hitler, arrivarono alla destinazione prevista: Berlino.

La beffa all’Abwehr, lo spionaggio tedesco, è stata raccontata in tre libri, uno dei quali scritto da Ewen Montagu, l’ufficiale dell’intelligence navale inglese che con il collega Charles Cholmondeley la ideò, e nel film del 1956 “L’uomo che non è mai esistito”, tratto dal suo libro. Anche se, fino alla metà degli anni Novanta, ancora non si conosceva l’autentica identità dell’esca. La scoperta si deve a Roger Morgan, un funzionario londinese che ha trascorso 16 anni investigando negli archivi. All’inesistente maggiore della Marina William Martin era stata cucita addosso un’identità falsa, con tanto di sollecito bancario per uno scoperto di 80 sterline sul suo conto, la foto della promessa sposa Pam, con la fattura dell’anello di fidanzamento, e due lettere, inclusa quella del padre che rimproverava all’ufficiale le nozze in piena guerra, ritrovati sul cadavere.

In realtà il corpo era quello dello scozzese Glyndwr Michael, un homeless di 34 anni, malato di mente, che servì la sua patria dopo morto. Suicida con un’ingestione di veleno per topi, che gli aveva gonfiato i polmoni proprio come quelli di un annegato, rimase per tre mesi in una cella frigorifera, prima di essere vestito da ufficiale e scaricato dal sottomarino britannico Hms Seraph al largo di Huelva. Adesso il libro “Operation Mincemeat” (Bloomsbury, 416 pagine, 16.99 sterline, acquistabile su Internet da Amazon), dello scrittore e giornalista inglese Ben Macintyre, con cui il settimanale Cronica del quotidiano spagnolo El Mundo ha collaborato alle ricerche sulla rete di spionaggio spagnola, dimostra che le lettere inglesi furono aperte a Madrid da alti ufficiali dell’esercito franchista e non dalle spie tedesche. Huelva era stata scelta dallo spionaggio britannico non solo per la vicinanza al Portogallo e alla base di Gibilterra, ma perché vi operava una delle più celebri spie tedesche, Adolf Clauss, figlio del viceconsole che aveva una fitta rete di informatori nella città.

Il 1° maggio, il maggiore William Martin venne seppellito con gli onori miliari nel cimitero di Huelva. Sei giorni più tardi, le lettere arrivarono, sigillate, sul tavolo del ministro spagnolo della Marina, l’ammiraglio Salvador Moreno, e da questi all’Alto Stato Maggiore. Fu il momento in cui furono filtrate allo spionaggio tedesco a Madrid, che abboccò all’amo. Ma aveva abboccato anche Berlino?

Ian Fleming, il creatore di James Bond, ufficiale nel 1945, dagli archivi dell’ammiragliato tedesco nel castello di Tambach recuperò documenti relativi all’operazione “carne tritata”. I collegamenti del regime franchista con i nazisti erano maggiori di quanto fino ad allora aveva sospettato Londra. Il 10 luglio 160.000 soldati alleati sbarcarono in Sicilia, con la perdita di soli 5.000 uomini. Hitler aveva mangiato la “carne tritata”, inviando il suo miglior generale, Erwin Rommel, in Grecia, e spostando la flotta dalla Sicilia in quelle acque. Il barbone scozzese aveva salvato migliaia di vite.

Da 42 anni, una signora inglese, l’ottantenne Isabel Naylor, ogni domenica vicina all’11 novembre, giorno della fine della Prima guerra mondiale, si reca dalla sua abitazione al centro di Huelva a visitare la tomba del maggiore William Martin al cimitero La Soledad, dove lascia un mazzolino di papaveri rossi, l’omaggio riservato in Inghilterra ai caduti per la patria. Compie così una vecchia promessa fatta a suo padre, ingegnere inglese trapiantato nella cittadina andalusa, di onorare l’ufficiale britannico. Lei non lo conobbe, come del resto suo padre. Ma sa che non è mai esistito. Lei stessa, nel 1996, su richiesta del consolato britannico, fece aggiungere un’iscrizione sulla lapide: “Qui giace Glyndwr Michael, che servì come il maggiore William Martin nei Royal Marines”.

pdelve@katamail.com

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