mercoledì 10 dicembre 2008

Parole rubate.

In fila per il pane dai frati nessuno cerca di fare il furbo

I bigliettini Raccogliere i biglietti da visita dei politici che fanno promesse

«Ieri - mi racconta Angelo, l' amico clochard - mi sono messo in fila per il pane in viale Monza». Lo guardo incuriosito. Lui se ne accorge. «D' abitudine vado alla mensa dei frati, - mi spiega - ma volevo incontrare la gente arrivata al punto di chiedere il pane. Un' insolita fila molto lunga e composta. Mi sono ricordato di quando, liceale, ero a Londra a studiare l' inglese. Queue up, queue up! era il grido delle vecchie signore se tentavo di superarle all' arrivo del bus rosso a due piani. Gli sguardi che lo accompagnavano mi rimettevano al mio posto. Come spiegare loro che quello era uno dei nostri sport nazionali? Poi ho visto alla televisione che con il tempo la situazione era cambiata anche in quella città. Si vedevano i giovani londinesi salire sugli stessi bus ignorando la fila. Intanto qui a Milano il malcostume si era aggravato. Perfino in chiesa qualche vecchia signora autoctona s' infilava nel confessionale prima di chi ne aveva il diritto. Poi fu trovato il rimedio con le macchinette dei numeri e i display che indicano a chi tocca. Numeri e display inutili, invece, per la lunga coda che si può vedere in viale Monza ogni mattina alla distribuzione del pane quotidiano. Nessuno che cerchi di fare il furbo. Ognuno, arreso di fronte alla vita, aspetta il proprio turno. All' inizio mi hanno guardato i piedi nudi e forse hanno pensato di procurarmi un paio di scarpe usate. Ma io ho spiegato che ormai quella mia pelle era più robusta del cuoio. A un certo momento è arrivato un tale sopra la quarantina, ben vestito e brillante nel parlare. Ha chiesto informazioni su quello che succedeva. Più di uno si è dedicato a fornirgli un quadro completo della situazione. Chi aveva perso il lavoro, chi il coniuge per decesso o per fuga, chi nulla perché non aveva mai posseduto alcunché. L' uomo dichiarò di essere un politico e che si sarebbe interessato per migliorare le loro condizioni. Ha perfino lasciato il suo biglietto da visita al più vicino. Una volta allontanatosi, chi aveva ricevuto il biglietto lo passò a un certo Mario, sulla settantina, uno spilungone con due baffoni. Quelli attorno ebbero un raro risolino. Ho saputo così che da anni venivano lì quattro o cinque politici al mese, lasciando le stesse promesse e che Mario faceva la collezione dei loro biglietti da visita».

Conconi Giorgio

Pagina 9 (7 dicembre 2008) - Corriere della Sera

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