martedì 30 dicembre 2008

Ecco come è facile !!

La decisione del giudice: domiciliari al parco.

Dove ha trascorso anche la notte di Natale

L'uomo agli arresti sulla panchina

Fermato per furto, i genitori del 35enne non l'hanno voluto a casa. La vicenda a Limbiate

MILANO — Quando s'è ritrovato ammanettato nella caserma dei carabinieri di Desio, per colpa di un furto in appartamento, l'ennesimo furto in un appartamento, era convinto di finire una volta per tutte al fresco. Ecco, è finito al gelo: un giudice del Tribunale di Milano l'ha condannato agli arresti domiciliari su una panchina. Sì, una panchina. Il padre e il fratello di questo ladruncolo di 35 anni — esasperati per i suoi continui, piccoli ma costanti problemi con la giustizia — si sono fermamente rifiutati di riaccoglierlo in casa. E allora il magistrato non ha avuto scelta: «Mi dispiace, lei sarà sottoposto a regime di soggiorno obbligato su una panchina del parco pubblico di via Trieste, a Limbiate».
E nel giro di poche ore, l'uomo s'è ritrovato su una panchina di legno nel parco pubblico di questa cittadina in provincia di Milano. A riparare il 35enne dal clima polare delle notti più fredde dell'anno, soltanto una coperta e qualche scatola di cartone. Oppure, come misera alternativa, una casetta di legno senza porte né finestre. E un tubo di cemento che i bambini usavano per giocare. E dentro il quale lo sfortunato ladro si rifugiava per ripararsi dalla pioggia e per non correre il serio rischio di morire congelato.
Il 35enne ha trascorso così gli ultimi giorni. Compreso il giorno di Natale. Da parte della sua famiglia, non c'è stata marcia indietro. Niente di niente. «Non siamo degli orchi... noi siamo dispiaciuti, sinceramente dispiaciuti — hanno raccontato il padre e il figlio ai carabinieri —, ma non ce la sentiamo più di tenerlo in casa. Da tempo, siamo ai ferri corti, è inutile che ci giriamo intorno. Gli avevamo chiesto tante volte di smettere di rubare e di cercare un lavoro onesto, ma ogni volta dopo aver giurato che avrebbe cambiato radicalmente vita lui che cosa ti faceva? Il solito: lui finiva di nuovo in carcere...».
Stavolta, anziché la prigione, ecco il parco. «Ah, sì che me lo ricordo, e come non potrei... Lo vedevo tutte le sere quando uscivo a passeggiare con il mio cane — racconta una pensionata — e più che paura mi faceva tenerezza. Avrebbe potuto essere mio nipote e, senta, glielo confesso, qualche volta gli ho portato anche qualcosa da mangiare, qualche maglione, una coperta».

Più di una volta, i carabinieri di Desio, quando sono andati ad accertare che il 35enne non si fosse allontanato dal soggiorno obbligato, l'hanno trovato raggomitolato in una coperta e semicongelato nella sua improvvisata abitazione. Per sette interminabili giorni il giovane ha vissuto così, sfidando i rigori del clima. Fino a ieri. Ieri un'amica si è impietosita. E ha accettato di accoglierlo nella sua casa, offrendogli il conforto di un bagno caldo e un piatto di minestra bollente. In fondo, gli è andata bene. Nell'ottobre di un anno fa, un signore era anche lui agli arresti domiciliari a una panchina. Si era allontanato. E l'avevano arrestato. Per evasione.

Marco Mologni - Corriere della sera
29 dicembre 2008

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