sabato 30 maggio 2009

Maria, la clochard del binario 5 tornata a morire sulla sua panchina.

La figlia l’aveva portata in famiglia ma soffriva

Il medico: la stazione è casa sua, lasciatela andare

Binari alla stazione di Verona (Sartori)

VERONA — Maria, nella sua vi­ta, forse pensava di essere come l'aria che aveva deciso di vivere a piene mani, in ogni istante. Maria forse pensava di essere «invisibi­le » a tutti. Ed è così che ha deciso di vivere. Ma Maria non saprà mai che lei non era per niente invisibi­le. Tanto da diventare, lei evane­scente come l'aria, addirittura l'at­to di un congresso. E non un atto tra i tanti che si producono ad ogni assise medica. Perchè Maria e la sua storia sono diventate la «lectio magistralis» del congresso nazionale della società italiana dei geriatri ospedalieri, che si è te­nuto a Verona la settimana scor­sa. Maria questa cosa non la saprà mai. Perchè Maria non c’è più. Ma­ria, che non si chiamava Maria, è morta alcune settimane fa. Ed è morta con un dono che pochi - an­che quelli che si sfondano i porta­fogli con i soldi - possono vantare di avere. Perchè Maria è morta co­me e dove voleva.
Luigi Grezzana, coordinatore del dipartimento interaziendale di geriatria e presidente italiano della società dei geriatri ospedalie­ri, la sua storia l’ha raccontata e ne ha fatto l’introduzione del con­gresso, quando ancora non ne sa­peva la fine. A cercarlo, in ospedale, era sta­ta la figlia di Maria. Al telefono gli aveva raccontato di essere preoc­cupata per la madre, che da quin­dici giorni non mangiava e beve­va solo qualche goccia d’acqua. «Uscito dall’ospedale - ha raccon­tato Grezzana - sono andato a ca­sa sua. Abitava non lontano, in un palazzo assolutamente decoroso. Mi aspettava la figlia che mi aveva cercato al telefono. Sono entrato nell’appartamento, grande, puli­to, ordinato e mi è stato presenta­to un signore di una certa età, pa­dre della giovane donna e marito di Maria». Grezzana è stato accompagnato in camera. «Su un letto lindo, con lenzuola fresche di bucato, una donna di età avanzata, magrissi­ma, sofferente, emaciata». Eppure Maria era lucida. Ma non diceva nulla. A volte è vero che un geria­tra è un uomo che deve «vedere nella nebbia». E così è stato. Grez­zana ha chiesto al marito e alla fi­glia dove abitava prima Maria. «Ho colto che la mia domanda ave­va evocato una reazione insolita, di stupore. Non hanno risposto. Allora ho insistito. La figlia mi ha detto: 'La mia mamma prima abi­tava in stazione, su una panchina del binario numero 5».
E anche questo, come il nome di Maria, è un dato di fantasia. E’ la storia di questa donna che è ve­ra. Maria su quella panchina del binario numero 5 ci «abitava da tredici anni. «La figlia mi ha raccontato che la andava sempre a trovare, ma che lei non si voleva allontanare nel modo più assoluto dalla sua panchina. Quindici giorni prima, visto le condizioni in cui era Ma­ria, ha deciso di portarla a casa per lavarla, accudirla, nella spe­ranza di convincerla a vivere in fa­miglia. Cosa che faceva regolar­mente, ma per non più di qualche ora. Questa volta la figlia aveva de­ciso di trattenere Maria». Il ge­riatra è tornato a parlare con lei. Le ha detto che forse era meglio se tornava alla sua panchina. Lei, Maria, allora ha sorriso: «Là sì che mi vogliono bene». «Era una clochard per scelta ­ha raccontato Grezzana al congres­so - . Non c’era giustificazione al­cuna nè nella famiglia, nè nella ca­sa. Ma per lei quel binario e la pan­china erano la sua casa». Maria a casa sua ci è tornata. Aveva più di ottant’anni, Maria. E quella pan­china era davvero la sua casa. In stazione, a Porta Nuova, la cono­scevano tutti. E tutti conoscevano anche la figlia, che l’andava a tro­vare tutte le settimane. Maria, po­co dopo essere tornata a casa «sua», è morta. E’ morta dove vo­leva, Maria. E come voleva. Per lei non ci sono stati necrologi e fune­rali in pompa magna. Ma ancora oggi basta andare a Porta Nuova e chiedere di lei ­con quel nome che la privacy non permette ma che tutti conoscono - perchè chiunque, in quel mon­do caleidoscopico, la ricordi. «I vecchi - ha detto Grezzana - devo­no essere lasciati liberi. Quella di Maria è una storia che deve inse­gnare molto. In un anziano la casa fa salute, qualsiasi casa sia, pur­ché sia la sua casa». Lo sapeva be­ne Maria, clochard per scelta e at­to di un congresso medico per ca­so.

Angiola Petronio

Corriere della Sera.

Nessun commento: