giovedì 17 luglio 2008

Clochard, ecco i nuovi poveri!

FOCUS. IL DISAGIO SOCIALE

Il censimento è in corso la prima rilevazione nazionale sui senza dimora.
Sarà pronta nel 2010, ma ci sono già i primi dati.
Il confronto : in Germania i senzatetto sono ventimila, in Spagna 21 mila.
Appello della Ue contro la «street homeless»

In Italia.
La notte dormono in auto o cercano posto nei centri di accoglienza, altrimenti stanno in stazione dove c' è più controllo
Sono quasi 100 mila, vivono in strada senza lavoro, separati, in fila per i pasti.
Allo sportello della stazione Termini 15 mila persone hanno chiesto ticket per mangiare e aiuti per le spese legali.


Ombrello e Carrello vanno in rima con i nomignoli, l' età, l' esser senza casa. Siccome i nomi veri non li danno, e forse è timidezza o forse profonda vergogna, la gente li chiama per come li vede: uno tiene aperto l' ombrello anche con trenta gradi, l' altro spinge un carrello della spesa pure di notte. Sui cinquant' anni, hanno bisogno d' aiuto e non ne vogliono. Per sfamare Ombrello, i volontari come Massimo Ceriale preparano un sacchetto con panini, pietanze, carne. Quando l' avvistano, fingono di non vederlo e gettano il sacchetto in un vicino cestino dell' immondizia, come se l' abbandonassero. Ombrello s' avvicina, fruga, trova il sacchetto, prende, mangia. È così ogni giorno. Da mesi. Da quando Ombrello ha perso il lavoro in banca, il tran-tran esistenziale con annesse certezze economiche s' è interrotto, e lui è sbandato. Fino a perdere l' equilibrio, cadere, precipitare. Ombrello ha lasciato Genova, città natale, ha preso un treno, s' è fermato a Pisa e ci è rimasto. Nessun parente lo cerca, men che meno reclama. Lui e tanti altri. Tra rincari di bollette e di pane, tra mutui che soffocano e salari medi che ristagnano, piovono poveri nell' Italia degli Ombrello. Tra i 70-100 mila, dicono le stime. E se metà sono stranieri appena arrivati, l' altra metà sono italiani che non arrivano a fine mese. Un' enormità. Una rarità, nella storia dei poveri da strada. Dal Nordest al Sud Si diceva: stimati 70-100 mila. Fino ad adesso, si è andati avanti con le stime, non con ricerche scientifiche: tanto erano una manciata, i senzatetto, tanto erano matti, tanto erano personaggi da letteratura, quella letteratura che, per dire, con Carlo Emilio Gadda nell' «Adalgisa» li descriveva «vagabondi... che, toltasi la giacca, o una maglia, o peggio, vi passano in rassegna i pidocchi». E invece, sui clochard o nuovi poveri, è partita una ricerca in grande stile. Che, nelle intenzioni e nelle previsioni, si annuncia meticolosa. La ricerca è condotta da ministero del Welfare, Istat, Caritas e Fiopsd, la Federazione che raggruppa la settantina di associazioni che assistono i senzatetto. Sarà pronta nel 2010, la ricerca. Non a caso: il 2010 è stato proclamato Anno europeo contro le povertà. C' è attesa, e c' è la consapevolezza che non si può attendere. Paolo Pezzana, a capo della Fiopsd: «I casi crescono e si diversificano. Nelle grandi città, gli utenti di dormitori e sportelli d' aiuto sono quasi tutti italiani, che chiedono soldi per pagare luce e gas». Milano, Napoli, Roma. Le solite capitali, storiche, dei clochard. Città che, oramai, non hanno più l' esclusiva dell' emergenza, un' emergenza che ha intaccato il ricco Nordest, le cittadine del centro, e si è infilata nel Sud, dove i barboni, di solito, li consideravano roba del Settentrione, roba persa nella nebbia. I divorziati e i ticket Il Sud. Bari. La professoressa universitaria Fausta Scardigno, negli studi sugli indigenti del Duemila, s' è imbattuta in Antonio. Anni quarantuno, smagrito, ex poliziotto - di stanza in Puglia, Sicilia, Calabria -, separato e rimasto senza abitazione, due figlie. Barbone. In dormitorio. A Milano, sotto lo scorso Natale, nel centro d' accoglienza dei francescani, un ospite su quattro era italianissimo. E separato. A Bari, c' è questo Antonio, che parla veloce, anzi di fretta, che è arrabbiato, anzi «incazzato». Eccolo: «Qua c' è gente che sta da venti anni... Gente che se tu ti avvicini fa schifo... Io non faccio altro che lavarmi le mani... Poi mi devo sedere, e mi faccio il problema, hai capito? Devo mettere il giornale, e come si fa?». Il giornale. I pavimenti sotto i portici. I cartoni. Iconografia del clochard che fu. Quello odierno, si rifugia in automobile, se ce l' ha. Punta i piedi per stare in un centro d' accoglienza. E se non trova posto, s' accampa in stazione. Un luogo protetto. Eh sì. «Fidati, gira la polizia, sei al sicuro dai cattivi» dice Totò, un inquilino fisso della Centrale, a Milano. Alessandro Radicchi è una delle anime dell' Osservatorio nazionale sul disagio negli scali ferroviari. «Nello sportello alla stazione Termini, dal 2005 si sono rivolte a noi 15 mila persone. A Napoli, abbiamo aperto un anno e mezzo fa: siamo già a quota 3 mila». Che cosa chiedono? Ticket-restaurant per un pranzo, ed euro per star dietro alle spese, comprare i libri scolastici dei figli, sostenere spese legali.Quanto incidono. Quanto segnano. C' è un' apposita associazione, quella degli avvocati di strada, piena di giovani volenterosi laureati in Giurisprudenza, che assiste, gratis, i senzatetto. Clandestini a casa propria Il rapporto 2007 dell' associazione, spiega il vicepresidente Jacopo Fiorentino, che scommette sull' apertura di nuovi sedi («Servono»), dice che degli oltre 800 clienti annui, il 34% erano italiani. Di questi, molti hanno chiesto assistenza specie per diritto alla residenza e questioni relative al lavoro. Andiamo con ordine. Per un senzatetto, è facile - non rinnovando la carta d' identità, perdendo la residenza - diventare un clandestino a casa propria. Quanto al lavoro, tra i 70-100 mila «sono migliaia i 40-50enni che hanno perso l' impiego e che nessuno assume». E, comunque, di massima, a cominciare dalle cooperative di pulizie, preferiscono lo straniero, all' italiano. Il primo si può sfruttare. Il secondo abbozza una resistenza. Anche se, comunque, cede. Nell' opulenza del Veneto, tra i sindaci che non fanno entrare gli immigrati, al Banco alimentare di Vicenza c' è la fila. E in fila, ci siamo noi. Il Banco alimentare raccoglie i prodotti in scadenza dei supermercati e li distribuisce ai poveri. Racconta Daniele Sandonà, operatore del Terzo settore: «Che code, certi giorni... Gli italiani prendono biscotti, cracker, bottiglie d' acqua». Il confronto con l' Europa C' è tale richiesta, in Veneto, che a breve aprirà un altro Banco alimentare, a Verona. E però, invita Sandonà, stiamo attenti non soltanto alla fame. «Aumentano le malattie provocate da mancanza di alimenti sani e in forma continuata». Alla stregua di un clandestino nascosto in una fabbrica dismessa, sotto un ponte della tangenziale, in una baracca di periferia. Nell' Italia del carovita. E nell' Europa che, sì, con tutti i membri dell' Unione europea, a maggio, ha preso coscienza della questione a livello continentale con una dichiarazione d' intenti per combattere la «street homelessness», la povertà da strada. Certo, la dichiarazione. Eppure dei grandi Stati, non ce n' è uno conciato male come l' Italia. Ventimila, i clochard stimati in Germania. Ventunomila, quelli che l' Istituto nazionale di statistica ha calcolato in Spagna.

Galli Andrea
Pagina 010/011(16 luglio 2008) - Corriere della Sera

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