martedì 10 giugno 2008

Clochard nuovi poveri, è emergenza

09 giugno 2008

Emergenza clochard nel Levante.

Il fenomeno dei senzatetto è in crescita in Riviera. E in alcune città si vanno ad aggiungere a i personaggi storici, volti noti che, con il passare degli anni, sono entrati a fare parte del paesaggio urbano. Persone che compaiono sempre negli stessi luoghi: di fronte all’ingresso di una chiesa, sotto un porticato, davanti a un supermercato. La notte qualcuno si arrangia con i cartoni, qualche coperta, una tenda canadese, un sacco a pelo, i più fortunati dormono in macchina o nelle roulotte, con il caldo cominciano a vedersi sulle panchine o in spiaggia. Sul territorio non ci sono baraccopoli o insediamenti fissi. Capita, però, che si verifichino occupazioni abusive di edifici. Prima che fossero murati gli accessi, il fenomeno si è ripetuto più volte all’ex hotel Astoria di Cavi di Lavagna, divenuto albergo di vagabondi e alcova di prostitute. È successo anche all’ex Colonia Cogne di Cavi Borgo, alla vecchia piscina del Lido di Chiavari e, recentemente, in corso Colombo (sempre a Chiavari) all’interno di un edificio privato in decadenza. Tocca ai vigili, talvolta in collaborazione con le altre forze dell’ordine, sgomberare chi occupa abusivamente edifici e luoghi. È capitato anche in via dello Scoglio a Cavi, dove un gruppo di africani si era creato un ricovero di fortuna.

I poveri che non hanno una casa per sfamarsi si rivolgono alle mense dei frati. Quella di viale Tappani a Chiavari è aperta dal lunedì al sabato, solo a pranzo, e quotidianamente serve pasti caldi a 35/40 persone, italiane e straniere. A Sestri Levante, al desco dei cappuccini, siedono ogni giorno (domenica compresa) tra i 12 e i 20 ospiti. La mensa chiude a settembre ed è operativa, solo a pranzo, da una dozzina d’anni. Tra i senzatetto che frequentano le mense dei poveri ci sono anche tanti pensionati che non hanno abbastanza soldi per comprare il cibo. Sono i nuovi poveri, le vittime della crisi economica. Gente “normale” che non ce la fa a tenere il passo e arranca in una condizione di equilibrio precario. È a loro che guarda, con preoccupazione, la Caritas diocesana. «Non si ancora può parlare di una vera e propria emergenza – spiega il direttore, Laura Labate – Ma quel che si sta imponendo come un problema grave è il caro affitto. A Chiavari le locazioni sono sempre state alte, ma adesso i canoni risultano proibitivi per molti. Spesso, il sostegno che offriamo consiste nel pagamento di bollette e affitti».
Al centro di ascolto Caritas non accedono tutti i cosiddetti senzatetto, alcuni, anzi, sono restii a farsi aiutare. Lo sportello indirizza verso i servizi sociali, la mensa dei poveri o le strutture in grado di rispondere alle esigenze manifestate da chi versa in condizioni di bisogno. A disposizione degli indigenti anche un guardaroba cittadino, allestito in alcuni locali messi a disposizione dai frati del santuario di Sant’Antonio.

Nei centri urbani il numero dei clochard aumenta con l’arrivo dell’estate. Tendenza rilevata dalle mense dei poveri e confermata dal sindaco di Zoagli, Rita Nichel. «L’anno scorso - spiega - è capitato che qualcuno dormisse sulle panchine della stazione ferroviaria: non si trattava di persone stanziali, ma di sbandati di passaggio».
Il disagio sociale non ha mai risparmia l’entroterra. Anche nelle vallate, infatti, nonostante i legami familiari siano più solidi e i rapporti tra gli abitanti dei piccoli centri più stretti, ci sono persone che vivono al margine delle famiglie, isolate. «Abbiamo modo di osservare il territorio, i residenti e coloro che lo frequentano – spiega Claudio Solari, assessore alla famiglia nella Comunità montana e collaboratore della parrocchia di San Colombano - In questa zona, non si può parlare di boom dei senzatetto, ma può capitare che ci siano individui con caratteristiche speciali che fanno scelte di vita alternative». L’assessore ricorda la storia di un uomo che rifiutava di vivere nella casa di famiglia perché, osservando la centrale elettrica, temeva potesse esplodere.

Secolo XIX del levante.


A Cogorno, l’amministrazione comunale, attraverso i servizi sociali, cerca di prevenire disagio e isolamento delle persone più fragili. «Non sono ancora segnalati senzatetto fissi sul nostro territorio - spiega l’assessore ai servizi sociali, Giulio Sivori - Abbiamo alcuni alloggi comunali e quando si sono presentati casi particolari sono stati risolti trovando una sistemazione alle persone che ne avevano bisogno».
Qualche episodio di disagio si è verificato anche a Orero. «In passato - conferma il sindaco, Fabio Arata - c’è stato qualcuno che non aveva casa e cercava alloggi di fortuna».

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