domenica 23 agosto 2009

Lo scrittore La Capria e l' invasione della città in cui vive: non ne ho mai visti tanti a Napoli, a Palermo e in nessun' altra

Roma ora è la capitale dei mendicanti

Vengono anche dall' estero, scaricati brutalmente da un furgoncino su un marciapiede Le frasi Ci sono i professionali e quelli disperati, ci sono gli abbandonati, i rassegnati, gli intraprendenti e gli orgogliosi, i depressi e gli ossessi; ripetono gesti convulsi o parlano tra sé C' è una categoria più pittoresca di questuanti, gente che per tirare a campare si arrangia come può. Sono davanti al Pantheon, il Colosseo, il Vittoriano, travestiti da antichi romani

Roma è diventata la città dei mendicanti. Non ne ho mai visti tanti a Napoli, a Palermo e in nessun' altra città italiana. I mendicanti vengono tutti a Roma, come per un tacito accordo, molti vengono anche dall' estero, e occupano le vie e le piazze del centro storico, quelle più battute dai turisti. Li vedi appena arrivi alla stazione di Roma Termini, li incontri tra il Pantheon e l' Argentina, tra Piazza Venezia e il Colosseo, tra Piazza Navona e Campo dei Fiori. In genere sostano nei pressi dei monumenti, dei ristoranti e caffè all' aperto, i più frequentati. Se ti siedi in uno di questi luoghi è inevitabile che arrivi un mendicante e tenda la sua mano. Tu stai mangiando o bevendo un caffè, ti senti in colpa e come fai a rifiutare? Solo i turisti, specie quelli del Nord, si voltano da un' altra parte, o con lo sguardo fisso nel vuoto li ignorano. Sono più insensibili o per la loro mentalità pensano che fare l' elemosina sia immorale? Non so. So però che la differenza tra chi ha e chi non ha è oggi la tragedia del mondo e si riproduce in forme minime quando la mano tesa di un mendicante si avvicina a me e suscita questi pensieri accompagnati da un vago senso di colpa. Ma dopo pochi minuti arriva un altro mendicante con la mano tesa, e poi un altro, e un altro ancora, e tu diventi man mano insensibile, infastidito, e infine ti rifiuti. Addio nobili pensieri! No, non è possibile dare a tutti. E molti sono nel mondo i problemi irrisolvibili, almeno finora. Quando ti aggiri per le strade del centro impari a distinguere vari tipi di mendicanti. Ci sono i professionali e quelli disperati, ci sono gli abbandonati e i rassegnati, gli intraprendenti e gli orgogliosi, i depressi e gli ossessi; questi ultimi, da ospedale psichiatrico, ripetono gesti convulsi, o parlano tra sé, a volte rivolgono ai passanti minacce piene di urla e furore. Ci sono i migranti, che si muovono senza pace da un punto all' altro della città, trascinando carrelli stracolmi di buste di plastica dove mettono tutta la loro roba come per un trasloco, avanzi di cibo, stracci, coperte e materassini per la notte, cose recuperate dai recipienti della spazzatura. Ci sono poi gli sfruttati che vengono scaricati brutalmente da un furgoncino su un marciapiede e obbligati a mendicare. Anche questo è un traffico, come lo sfruttamento della prostituzione. Vengono impiegati spesso quelli affetti da deformità fisiche, che sono costretti ad esibire. Ne conosco uno, un romeno dalla faccia bellissima, che si trascina su un rudimentale carrettino di legno che spinge con una mano e mostra le gambe nude e stecchite e i piedi contorti. Parla a stento l' italiano, e al centro di piazza del Pantheon si sente la sua voce roca che grida a intervalli regolari: «Fate la carità! Fate la carità!». Quando gli do il mio obolo e gli chiedo chi è il suo padrone, risponde: «No padrone, no padrone», con prontezza sospetta. Più in là due vigili guardano indifferenti, ormai ci sono abituati a questa Roma - Benares. I neri in generale non chiedono l' elemosina, preferiscono lo scambio, ti vendono l' elefantino o il cavallo o la giraffa di legno, senza insistere troppo. Se invece gli offri un euro lo rifiutano dignitosamente. I senegalesi improvvisano sui marciapiedi mostre di borse d' ogni tipo dei grandi stilisti imitate in modo più o meno riconoscibile, e stendono i loro tappetini nei luoghi più affollati, sempre in allarme e pronti alla fuga se mai dovessero arrivare i vigili a sequestrare la loro mercanzia. Altri offrono ninnoli e collanine di ogni genere e di ogni provenienza e riproducono in ogni dove il loro souk. Gli slavi portano con sé cani con cui fanno vita in comune. Se ne stanno sdraiati sul marciapiede e aspettano con la ciotolina davanti che qualcuno lasci cadere una moneta. Chissà come danno da mangiare ai loro cani che a volte sono grandi, cani lupo con fame da lupo; ma, come in letargo, se ne stanno quieti e indifferenti, accanto ai loro padroni. Ho notato che i barboni sono quasi scomparsi mentre i mendicanti sono in aumento. Ne ho visto spesso qualcuno abbandonato come corpo morto sul marciapiede, chiuso nel sonno del proprio avvilimento come chi ha perduto ogni volontà di sopravvivenza, e questo a Roma, in Corso Vittorio Emanuele, tra il viavai della gente. Di notte stanno nei luoghi più impensabili, quelli appena protetti da un cornicione sporgente, da una rientranza, da un portico, degli strani giacigli fatti di cartoni, scatoloni, coperte aggrovigliate, e uno che dorme. Dorme mentre la gente frettolosa gli passa accanto, mentre i rumori del traffico riempiono l' aria. A volte questi giacigli vengono improvvisati la sera davanti all' ingresso di una banca o di un luogo pubblico. A piazza Venezia, per esempio, in una rientranza che dà sul bancomat della Banca Nazionale del Lavoro, c' è spesso uno di questi giacigli occupato da un dormiente. Se devi entrare per un bancomat devi scavalcarlo, e puoi immaginare con quale animo ritiri il tuo danaro. C' è infine, tra le tante, una categoria più pittoresca di questuanti, che non possono essere definiti mendicanti, ma gente che per tirare a campare si arrangia come può. In genere costoro si aggirano davanti al Pantheon, il Colosseo, il Vittoriano, travestiti da antichi romani. Corazze d' oro scintillanti, elmi con cresta esagerata (che «alta sull' elmo orribilmente ondeggia»), tunica rossa, gambali e sandali borchiati, facce tutt' altro che marziali, a dir poco. Certo fanno pensar male dei nostri antenati. Altro che padroni del mondo! Se erano come questi i padroni del mondo allora addio Storia Romana, addio Impero, addio grandezza! Tutto diventa risibile, una comica, specie quando appare tra questi centurioni, canuta e scapigliata, una matrona! Ma c' è sempre qualche turista di bocca buona, o pronto alla derisione, che si fa fotografare accanto a loro. Un souvenir di Roma. A volte, solitario, assorto, all' angolo di una strada un suonatore di sassofono intona un ritmo jazz, e tu riconosci Gershwin, Cole Porter e la musica della tua giovinezza.

La Capria Raffaele

Pagina 21
(21 agosto 2009) - Corriere della Sera

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