Stéphane Mallarmé – "Elemosina"
Prendi questa borsa, Mendicante!
Tu non l'hai carezzata vecchio poppante a una mammella avara per distillarne soldo a soldo il tuo rintocco funebre.
Ma cava dall'amato metallo qualche estroso peccato e vasto come noi, quando a manciate lo baciamo, e soffia, che si torca!
Un'ardente fanfara.
Tutte chiese velate dall'incenso queste case quando ai muri cullando una bluastra fosforescente tacito il tabacco svolge orazioni,e l'oppio strapotente sbaraglia i farmachi!
Anche tu,stracci e pelle, vuoi forse lacerarela sete e bere con la tua saliva un'inerzia felice,nei caffè principeschi attendere il mattino?
Soffitti sovraccarichi di ninfee veli; si getta al mendicante oltre i vetri un festino.
E quando esci vecchio dio, tremando nel tuo sacco d'imballaggio, l'aurora è come un lago di vino d'oro e tu giuri d'averele stelle in gola!
Invece di contare il luccicante tuo tesoro, almeno potrai pavoneggiarti di una piuma,accendere a completa al santo in cui ancora credi, un certo.
Non pensate che io dica follie: vecchi la terra s'aprea chi crepa di fame.
Odio un'altra elemosina e voglio che mi scordi.
Soprattutto, fratello, non andare a comprarti del pane.
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