IL RAID DI PIAZZA CHIESA
Bastonato dopo il passaparola tra i giovani: lo straniero sarà denunciato, la polizia cerca il gruppo.
I 15 ragazzi hanno aggredito il senzatetto a Colline perché nella notte era saltato addosso a una loro amica.
LIVORNO - Non c'è più l'ombra del dubbio: è stata una spedizione punitiva. Eseguita da ragazzi che intendevano vendicare l'aggressione a un'amica, avvenuta durante la notte, proprio in quella piazza. La Squadra Mobile ha impiegato il tempo di un'idea per intuire che i due episodi fossero collegati. L'intuizione, nel corso della giornata e infine in serata, è diventata una teoria sempre più solida. Ora il problema sta nell'identificare chi materialmente ha partecipato al raid che ha mandato all'ospedale Jiri Hudecek, 27 anni, originario dalla Cekia.
ORE 1,45: L'AGGRESSIONE ALLA RAGAZZA DI 19 ANNI E' notte fonda quando avviene il precedente, la miccia che fa esplodere l'intera catasta di dinamite. Una ragazza di 19 anni sta rincasando dopo aver passato la notte tra sabato e domenica con gli amici. Abita nella zona tra l'ospedale e via del Risorgimento. Nota un cane abbandonato in strada. Capisce che appartiene a uno dei senzatetto che abitualmente dormono vicino a un cespuglio, in piazza Damiano Chiesa. Quindi prende il cane (che è uno dei due che tiene il giovane di 27 anni poi picchiato) e lo avvicina al giaciglio dei clochard. Prova anche a svegliarli, invano. Allora decide di riagganciare il guinzaglio al collare. Ma proprio in quel momento il ceco si sveglia, capisce fischi per fiaschi e inizia a inveire contro di lei. La insulta, le dà un paio di schiaffi, la strattona. Lei si spaventa, si ritrae. Nella baruffa, dice la polizia, lui le tocca anche un seno. Lei fugge verso il loggiato della circoscrizione, in via Menasci. Urla ancora e finalmente scendono alcuni abitanti così il senzatetto torna al suo giaciglio. Le volanti della polizia, però, arrivano e ricostruiscono in fretta la vicenda. Identificano il giovane e invitano la ragaza, atterrita, alla querela. Che è stata presentata e quindi la polizia gli contesterà anche la violenza sessuale. Un reato che conosce bene, visto che ha almeno 4-5 precedenti del genere (tra violenza sessuale e atti osceni) alle spalle.
LA SPEDIZIONE PER VENDICARE L'AMICA Sono le 19,15 circa quando qualcuno chiama il 113. Parla di una rissa, non si capisce bene cosa sia successo. Quando arrivano sul posto, invece, le Volanti della polizia e l'ambulanza della Misericordia trovano un'altra storia. In realtà quel giovane di 27 anni che giace ferito con la testa aperta da bastoni e altri strumenti, alcuni metri dal monumento che - per paradosso - è stato elevato in nome "della pace e della libertà". I testimoni sono a dir poco reticenti. Nessuno sembra aver visto niente o nessuno. Si sa solo che erano tra 10 e 15, che in mezzo forse c'era pure una ragazza e che sono fuggiti in scooter. Una delle due Volanti si mette a cercarli, l'altra segue Hudecek all'ospedale. A fatica gli agenti e i volontari riescono a convincerlo a salire sull'ambulanza. E' riottoso, recalcitrante, maltratta i suoi soccorritori: "Cosa volete? Andate via". Sul momento non si capisce perché di quel comportamento. Poche ore dopo, mattinali alla mano, il motivo spunta fuori. Lo straniero, infatti, sa benissimo perché sono spuntati quei ragazzi armati di bastoni e di chissà cos'altro.
GLI SVILUPPI DELLE INDAGINI Durante la giornata di ieri la Squadra Mobile ha lavorato a ritmo forzato per cercare di risolvere un caso che ha fatto rapidamente il giro di tutte le televisioni d'Italia. Un primo elemento emerso dal lavoro degli uomini guidati da Marco Staffa è la quasi certa esclusione di uno dei due episodi, il meno grave, da quelli che possono dare contorni più definiti e soprattutto un movente all'aggressione a Hudecek. Si racconta, infatti, che domenica pomeriggio fuori da un bar di via Lorenzini dove si riuniscono di solito i ragazzini del quartiere il ceco avesse organizzato un altro suo "show": si era denudato. Ma in questo momento la questura sembra escludere che questo caso, se avvenuto, possa essere collegato. Già durante la giornata di oggi, tuttavia, potrebbero arrivare altre novità.
Diego Pretini - Corriere di Livorno 21/10/2008
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mercoledì 22 ottobre 2008
Storie di ordinaria follia!
PIAZZA DAMIANO CHIESA - Livorno
Il gruppo ha circondato lo straniero mentre stava chiedendo l'elemosina, poi sono iniziate le violenze.
Giovane clochard di origine ceca aggredito da una quindicina di ragazzini, poi fuggiti in scooter.
LIVORNO - Un'aggressione gratuita. Da parte del branco, l'unica forza di una quindicina di ragazzi, alcuni armati di bastone, tutti armati di prepotenza. Botte apparentemente date senza motivo e per giunta pochi minuti dopo che il sole era calato, con le auto che continuavano a passare a pochi metri. Ma loro non si sono preoccupati di niente. Hanno picchiato e picchiato ancora, finché qualcuno non dev'essersi accorto che era l'ora di andare e quindi ha lanciato la ritirata. Un'esecuzione, un duello impari tra chi era forte del proprio scooter con il quale scappare e del gruppo del quale faceva parte e chi invece stava semplicemente chiedendo l'elemosina, emigrato e ultimo della società. A terra è rimasto un senzatetto originario della Repubblica Ceca che in serata si trovava ancora ricoverato al pronto soccorso per le cure e gli accertamenti del caso. Tutto è successo ieri, intorno alle 19,15 in piazza Damiano Chiesa, a Colline. A due passi la filiale della Cassa di Risparmi. E poi il semaforo al quale si fermano molte auto ogni minuto. Tuttavia gli agenti dovranno spiegare, sconsolati, che le persone presenti al momento del loro intervento erano "particolarmente reticenti". Nessuno aveva visto o sentito niente. Nessun segno particolare. Né lo scooter, né il colore, né una cifra della targa. I fatti, dunque. Il gruppo di circa 15 ragazzi si avvicina improvvisamente allo straniero che sta chiedendo l'elemosina, in ogni caso, dicono i soccorritori, si faceva i fatti suoi. Circonda il giovane (27 anni). Poi partono le botte. I ragazzi (che vengono definiti "ragazzini", dunque verosimilmente anche minorenni, visto anche che viaggiavano a bordo di "cinquantini") iniziano a colpire a mani nude, con i calci, ma spuntano anche bastoni, piccole spranghe. Dura tutto qualche manciata di secondi. Il tempo di provocare un bozzo in testa allo straniero. Poi qualcuno chiama la polizia. Sul posto arrivano due volanti, una delle quali seguirà il ferito all'ospedale per sentire il suo racconto, mentre l'altra inizia a girare per cercare di individuare gli aggressori. Lo straniero pestato, invece, è stato portato all'ospedale, anche se a fatica visto che era particolarmente riottoso nei confronti degli agenti e del medico del 118. All'ospedale gli sono stati applicati alcuni punti di sutura in testa, dove presentava anche un bernoccolo per il quale i medici hanno effettuato anche ulteriori esami. E' rimasto l'intera notte in osservazione. La polizia cerca intanto i suoi aggressori.
di Diego Pretini - Corriere di Livorno 20/10/2008
Il gruppo ha circondato lo straniero mentre stava chiedendo l'elemosina, poi sono iniziate le violenze.
Giovane clochard di origine ceca aggredito da una quindicina di ragazzini, poi fuggiti in scooter.
LIVORNO - Un'aggressione gratuita. Da parte del branco, l'unica forza di una quindicina di ragazzi, alcuni armati di bastone, tutti armati di prepotenza. Botte apparentemente date senza motivo e per giunta pochi minuti dopo che il sole era calato, con le auto che continuavano a passare a pochi metri. Ma loro non si sono preoccupati di niente. Hanno picchiato e picchiato ancora, finché qualcuno non dev'essersi accorto che era l'ora di andare e quindi ha lanciato la ritirata. Un'esecuzione, un duello impari tra chi era forte del proprio scooter con il quale scappare e del gruppo del quale faceva parte e chi invece stava semplicemente chiedendo l'elemosina, emigrato e ultimo della società. A terra è rimasto un senzatetto originario della Repubblica Ceca che in serata si trovava ancora ricoverato al pronto soccorso per le cure e gli accertamenti del caso. Tutto è successo ieri, intorno alle 19,15 in piazza Damiano Chiesa, a Colline. A due passi la filiale della Cassa di Risparmi. E poi il semaforo al quale si fermano molte auto ogni minuto. Tuttavia gli agenti dovranno spiegare, sconsolati, che le persone presenti al momento del loro intervento erano "particolarmente reticenti". Nessuno aveva visto o sentito niente. Nessun segno particolare. Né lo scooter, né il colore, né una cifra della targa. I fatti, dunque. Il gruppo di circa 15 ragazzi si avvicina improvvisamente allo straniero che sta chiedendo l'elemosina, in ogni caso, dicono i soccorritori, si faceva i fatti suoi. Circonda il giovane (27 anni). Poi partono le botte. I ragazzi (che vengono definiti "ragazzini", dunque verosimilmente anche minorenni, visto anche che viaggiavano a bordo di "cinquantini") iniziano a colpire a mani nude, con i calci, ma spuntano anche bastoni, piccole spranghe. Dura tutto qualche manciata di secondi. Il tempo di provocare un bozzo in testa allo straniero. Poi qualcuno chiama la polizia. Sul posto arrivano due volanti, una delle quali seguirà il ferito all'ospedale per sentire il suo racconto, mentre l'altra inizia a girare per cercare di individuare gli aggressori. Lo straniero pestato, invece, è stato portato all'ospedale, anche se a fatica visto che era particolarmente riottoso nei confronti degli agenti e del medico del 118. All'ospedale gli sono stati applicati alcuni punti di sutura in testa, dove presentava anche un bernoccolo per il quale i medici hanno effettuato anche ulteriori esami. E' rimasto l'intera notte in osservazione. La polizia cerca intanto i suoi aggressori.
di Diego Pretini - Corriere di Livorno 20/10/2008
giovedì 17 luglio 2008
Clochard, ecco i nuovi poveri!
FOCUS. IL DISAGIO SOCIALE
Il censimento è in corso la prima rilevazione nazionale sui senza dimora.
Sarà pronta nel 2010, ma ci sono già i primi dati.
Il confronto : in Germania i senzatetto sono ventimila, in Spagna 21 mila.
Appello della Ue contro la «street homeless»
In Italia.
La notte dormono in auto o cercano posto nei centri di accoglienza, altrimenti stanno in stazione dove c' è più controllo
Sono quasi 100 mila, vivono in strada senza lavoro, separati, in fila per i pasti.
Allo sportello della stazione Termini 15 mila persone hanno chiesto ticket per mangiare e aiuti per le spese legali.
Ombrello e Carrello vanno in rima con i nomignoli, l' età, l' esser senza casa. Siccome i nomi veri non li danno, e forse è timidezza o forse profonda vergogna, la gente li chiama per come li vede: uno tiene aperto l' ombrello anche con trenta gradi, l' altro spinge un carrello della spesa pure di notte. Sui cinquant' anni, hanno bisogno d' aiuto e non ne vogliono. Per sfamare Ombrello, i volontari come Massimo Ceriale preparano un sacchetto con panini, pietanze, carne. Quando l' avvistano, fingono di non vederlo e gettano il sacchetto in un vicino cestino dell' immondizia, come se l' abbandonassero. Ombrello s' avvicina, fruga, trova il sacchetto, prende, mangia. È così ogni giorno. Da mesi. Da quando Ombrello ha perso il lavoro in banca, il tran-tran esistenziale con annesse certezze economiche s' è interrotto, e lui è sbandato. Fino a perdere l' equilibrio, cadere, precipitare. Ombrello ha lasciato Genova, città natale, ha preso un treno, s' è fermato a Pisa e ci è rimasto. Nessun parente lo cerca, men che meno reclama. Lui e tanti altri. Tra rincari di bollette e di pane, tra mutui che soffocano e salari medi che ristagnano, piovono poveri nell' Italia degli Ombrello. Tra i 70-100 mila, dicono le stime. E se metà sono stranieri appena arrivati, l' altra metà sono italiani che non arrivano a fine mese. Un' enormità. Una rarità, nella storia dei poveri da strada. Dal Nordest al Sud Si diceva: stimati 70-100 mila. Fino ad adesso, si è andati avanti con le stime, non con ricerche scientifiche: tanto erano una manciata, i senzatetto, tanto erano matti, tanto erano personaggi da letteratura, quella letteratura che, per dire, con Carlo Emilio Gadda nell' «Adalgisa» li descriveva «vagabondi... che, toltasi la giacca, o una maglia, o peggio, vi passano in rassegna i pidocchi». E invece, sui clochard o nuovi poveri, è partita una ricerca in grande stile. Che, nelle intenzioni e nelle previsioni, si annuncia meticolosa. La ricerca è condotta da ministero del Welfare, Istat, Caritas e Fiopsd, la Federazione che raggruppa la settantina di associazioni che assistono i senzatetto. Sarà pronta nel 2010, la ricerca. Non a caso: il 2010 è stato proclamato Anno europeo contro le povertà. C' è attesa, e c' è la consapevolezza che non si può attendere. Paolo Pezzana, a capo della Fiopsd: «I casi crescono e si diversificano. Nelle grandi città, gli utenti di dormitori e sportelli d' aiuto sono quasi tutti italiani, che chiedono soldi per pagare luce e gas». Milano, Napoli, Roma. Le solite capitali, storiche, dei clochard. Città che, oramai, non hanno più l' esclusiva dell' emergenza, un' emergenza che ha intaccato il ricco Nordest, le cittadine del centro, e si è infilata nel Sud, dove i barboni, di solito, li consideravano roba del Settentrione, roba persa nella nebbia. I divorziati e i ticket Il Sud. Bari. La professoressa universitaria Fausta Scardigno, negli studi sugli indigenti del Duemila, s' è imbattuta in Antonio. Anni quarantuno, smagrito, ex poliziotto - di stanza in Puglia, Sicilia, Calabria -, separato e rimasto senza abitazione, due figlie. Barbone. In dormitorio. A Milano, sotto lo scorso Natale, nel centro d' accoglienza dei francescani, un ospite su quattro era italianissimo. E separato. A Bari, c' è questo Antonio, che parla veloce, anzi di fretta, che è arrabbiato, anzi «incazzato». Eccolo: «Qua c' è gente che sta da venti anni... Gente che se tu ti avvicini fa schifo... Io non faccio altro che lavarmi le mani... Poi mi devo sedere, e mi faccio il problema, hai capito? Devo mettere il giornale, e come si fa?». Il giornale. I pavimenti sotto i portici. I cartoni. Iconografia del clochard che fu. Quello odierno, si rifugia in automobile, se ce l' ha. Punta i piedi per stare in un centro d' accoglienza. E se non trova posto, s' accampa in stazione. Un luogo protetto. Eh sì. «Fidati, gira la polizia, sei al sicuro dai cattivi» dice Totò, un inquilino fisso della Centrale, a Milano. Alessandro Radicchi è una delle anime dell' Osservatorio nazionale sul disagio negli scali ferroviari. «Nello sportello alla stazione Termini, dal 2005 si sono rivolte a noi 15 mila persone. A Napoli, abbiamo aperto un anno e mezzo fa: siamo già a quota 3 mila». Che cosa chiedono? Ticket-restaurant per un pranzo, ed euro per star dietro alle spese, comprare i libri scolastici dei figli, sostenere spese legali.Quanto incidono. Quanto segnano. C' è un' apposita associazione, quella degli avvocati di strada, piena di giovani volenterosi laureati in Giurisprudenza, che assiste, gratis, i senzatetto. Clandestini a casa propria Il rapporto 2007 dell' associazione, spiega il vicepresidente Jacopo Fiorentino, che scommette sull' apertura di nuovi sedi («Servono»), dice che degli oltre 800 clienti annui, il 34% erano italiani. Di questi, molti hanno chiesto assistenza specie per diritto alla residenza e questioni relative al lavoro. Andiamo con ordine. Per un senzatetto, è facile - non rinnovando la carta d' identità, perdendo la residenza - diventare un clandestino a casa propria. Quanto al lavoro, tra i 70-100 mila «sono migliaia i 40-50enni che hanno perso l' impiego e che nessuno assume». E, comunque, di massima, a cominciare dalle cooperative di pulizie, preferiscono lo straniero, all' italiano. Il primo si può sfruttare. Il secondo abbozza una resistenza. Anche se, comunque, cede. Nell' opulenza del Veneto, tra i sindaci che non fanno entrare gli immigrati, al Banco alimentare di Vicenza c' è la fila. E in fila, ci siamo noi. Il Banco alimentare raccoglie i prodotti in scadenza dei supermercati e li distribuisce ai poveri. Racconta Daniele Sandonà, operatore del Terzo settore: «Che code, certi giorni... Gli italiani prendono biscotti, cracker, bottiglie d' acqua». Il confronto con l' Europa C' è tale richiesta, in Veneto, che a breve aprirà un altro Banco alimentare, a Verona. E però, invita Sandonà, stiamo attenti non soltanto alla fame. «Aumentano le malattie provocate da mancanza di alimenti sani e in forma continuata». Alla stregua di un clandestino nascosto in una fabbrica dismessa, sotto un ponte della tangenziale, in una baracca di periferia. Nell' Italia del carovita. E nell' Europa che, sì, con tutti i membri dell' Unione europea, a maggio, ha preso coscienza della questione a livello continentale con una dichiarazione d' intenti per combattere la «street homelessness», la povertà da strada. Certo, la dichiarazione. Eppure dei grandi Stati, non ce n' è uno conciato male come l' Italia. Ventimila, i clochard stimati in Germania. Ventunomila, quelli che l' Istituto nazionale di statistica ha calcolato in Spagna.
Galli Andrea
Pagina 010/011(16 luglio 2008) - Corriere della Sera
Il censimento è in corso la prima rilevazione nazionale sui senza dimora.
Sarà pronta nel 2010, ma ci sono già i primi dati.
Il confronto : in Germania i senzatetto sono ventimila, in Spagna 21 mila.
Appello della Ue contro la «street homeless»
In Italia.
La notte dormono in auto o cercano posto nei centri di accoglienza, altrimenti stanno in stazione dove c' è più controllo
Sono quasi 100 mila, vivono in strada senza lavoro, separati, in fila per i pasti.
Allo sportello della stazione Termini 15 mila persone hanno chiesto ticket per mangiare e aiuti per le spese legali.
Ombrello e Carrello vanno in rima con i nomignoli, l' età, l' esser senza casa. Siccome i nomi veri non li danno, e forse è timidezza o forse profonda vergogna, la gente li chiama per come li vede: uno tiene aperto l' ombrello anche con trenta gradi, l' altro spinge un carrello della spesa pure di notte. Sui cinquant' anni, hanno bisogno d' aiuto e non ne vogliono. Per sfamare Ombrello, i volontari come Massimo Ceriale preparano un sacchetto con panini, pietanze, carne. Quando l' avvistano, fingono di non vederlo e gettano il sacchetto in un vicino cestino dell' immondizia, come se l' abbandonassero. Ombrello s' avvicina, fruga, trova il sacchetto, prende, mangia. È così ogni giorno. Da mesi. Da quando Ombrello ha perso il lavoro in banca, il tran-tran esistenziale con annesse certezze economiche s' è interrotto, e lui è sbandato. Fino a perdere l' equilibrio, cadere, precipitare. Ombrello ha lasciato Genova, città natale, ha preso un treno, s' è fermato a Pisa e ci è rimasto. Nessun parente lo cerca, men che meno reclama. Lui e tanti altri. Tra rincari di bollette e di pane, tra mutui che soffocano e salari medi che ristagnano, piovono poveri nell' Italia degli Ombrello. Tra i 70-100 mila, dicono le stime. E se metà sono stranieri appena arrivati, l' altra metà sono italiani che non arrivano a fine mese. Un' enormità. Una rarità, nella storia dei poveri da strada. Dal Nordest al Sud Si diceva: stimati 70-100 mila. Fino ad adesso, si è andati avanti con le stime, non con ricerche scientifiche: tanto erano una manciata, i senzatetto, tanto erano matti, tanto erano personaggi da letteratura, quella letteratura che, per dire, con Carlo Emilio Gadda nell' «Adalgisa» li descriveva «vagabondi... che, toltasi la giacca, o una maglia, o peggio, vi passano in rassegna i pidocchi». E invece, sui clochard o nuovi poveri, è partita una ricerca in grande stile. Che, nelle intenzioni e nelle previsioni, si annuncia meticolosa. La ricerca è condotta da ministero del Welfare, Istat, Caritas e Fiopsd, la Federazione che raggruppa la settantina di associazioni che assistono i senzatetto. Sarà pronta nel 2010, la ricerca. Non a caso: il 2010 è stato proclamato Anno europeo contro le povertà. C' è attesa, e c' è la consapevolezza che non si può attendere. Paolo Pezzana, a capo della Fiopsd: «I casi crescono e si diversificano. Nelle grandi città, gli utenti di dormitori e sportelli d' aiuto sono quasi tutti italiani, che chiedono soldi per pagare luce e gas». Milano, Napoli, Roma. Le solite capitali, storiche, dei clochard. Città che, oramai, non hanno più l' esclusiva dell' emergenza, un' emergenza che ha intaccato il ricco Nordest, le cittadine del centro, e si è infilata nel Sud, dove i barboni, di solito, li consideravano roba del Settentrione, roba persa nella nebbia. I divorziati e i ticket Il Sud. Bari. La professoressa universitaria Fausta Scardigno, negli studi sugli indigenti del Duemila, s' è imbattuta in Antonio. Anni quarantuno, smagrito, ex poliziotto - di stanza in Puglia, Sicilia, Calabria -, separato e rimasto senza abitazione, due figlie. Barbone. In dormitorio. A Milano, sotto lo scorso Natale, nel centro d' accoglienza dei francescani, un ospite su quattro era italianissimo. E separato. A Bari, c' è questo Antonio, che parla veloce, anzi di fretta, che è arrabbiato, anzi «incazzato». Eccolo: «Qua c' è gente che sta da venti anni... Gente che se tu ti avvicini fa schifo... Io non faccio altro che lavarmi le mani... Poi mi devo sedere, e mi faccio il problema, hai capito? Devo mettere il giornale, e come si fa?». Il giornale. I pavimenti sotto i portici. I cartoni. Iconografia del clochard che fu. Quello odierno, si rifugia in automobile, se ce l' ha. Punta i piedi per stare in un centro d' accoglienza. E se non trova posto, s' accampa in stazione. Un luogo protetto. Eh sì. «Fidati, gira la polizia, sei al sicuro dai cattivi» dice Totò, un inquilino fisso della Centrale, a Milano. Alessandro Radicchi è una delle anime dell' Osservatorio nazionale sul disagio negli scali ferroviari. «Nello sportello alla stazione Termini, dal 2005 si sono rivolte a noi 15 mila persone. A Napoli, abbiamo aperto un anno e mezzo fa: siamo già a quota 3 mila». Che cosa chiedono? Ticket-restaurant per un pranzo, ed euro per star dietro alle spese, comprare i libri scolastici dei figli, sostenere spese legali.Quanto incidono. Quanto segnano. C' è un' apposita associazione, quella degli avvocati di strada, piena di giovani volenterosi laureati in Giurisprudenza, che assiste, gratis, i senzatetto. Clandestini a casa propria Il rapporto 2007 dell' associazione, spiega il vicepresidente Jacopo Fiorentino, che scommette sull' apertura di nuovi sedi («Servono»), dice che degli oltre 800 clienti annui, il 34% erano italiani. Di questi, molti hanno chiesto assistenza specie per diritto alla residenza e questioni relative al lavoro. Andiamo con ordine. Per un senzatetto, è facile - non rinnovando la carta d' identità, perdendo la residenza - diventare un clandestino a casa propria. Quanto al lavoro, tra i 70-100 mila «sono migliaia i 40-50enni che hanno perso l' impiego e che nessuno assume». E, comunque, di massima, a cominciare dalle cooperative di pulizie, preferiscono lo straniero, all' italiano. Il primo si può sfruttare. Il secondo abbozza una resistenza. Anche se, comunque, cede. Nell' opulenza del Veneto, tra i sindaci che non fanno entrare gli immigrati, al Banco alimentare di Vicenza c' è la fila. E in fila, ci siamo noi. Il Banco alimentare raccoglie i prodotti in scadenza dei supermercati e li distribuisce ai poveri. Racconta Daniele Sandonà, operatore del Terzo settore: «Che code, certi giorni... Gli italiani prendono biscotti, cracker, bottiglie d' acqua». Il confronto con l' Europa C' è tale richiesta, in Veneto, che a breve aprirà un altro Banco alimentare, a Verona. E però, invita Sandonà, stiamo attenti non soltanto alla fame. «Aumentano le malattie provocate da mancanza di alimenti sani e in forma continuata». Alla stregua di un clandestino nascosto in una fabbrica dismessa, sotto un ponte della tangenziale, in una baracca di periferia. Nell' Italia del carovita. E nell' Europa che, sì, con tutti i membri dell' Unione europea, a maggio, ha preso coscienza della questione a livello continentale con una dichiarazione d' intenti per combattere la «street homelessness», la povertà da strada. Certo, la dichiarazione. Eppure dei grandi Stati, non ce n' è uno conciato male come l' Italia. Ventimila, i clochard stimati in Germania. Ventunomila, quelli che l' Istituto nazionale di statistica ha calcolato in Spagna.
Galli Andrea
Pagina 010/011(16 luglio 2008) - Corriere della Sera
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