domenica 12 ottobre 2008

Una notte alla Fara ( Chiavari - Genova)

Nel Ventennio era la monumentale prova della potenza del regime imperialista fascista. Dieci piani che svettano in cielo, una struttura all’epoca avveniristica, adagiata a pochi metri dal mare di Chiavari, nella più classica rappresentazione dell’architettura in stile littorio.

Ora è un simbolo di degrado urbano. Ora è una tappa, per i clochard romeni, nel loro migrare da nord a sud. Alla ricerca di posti più caldi. «Colonifari», dice Florin. Ripetendo quel nome, storpiato dall’italiano, che qualche connazionale gli ha sussurrato all’orecchio, a Genova. «Se vai nel Tigullio non ci sono molti posti per dormire - uno è Colonifari. Ma ci devi stare poco: un giorno o due. Mai accendere fuochi, mai usare candele di notte: troppe finestre, troppo grande il rischio che qualcuno chiami i vigili. mica è un campo nomadi per noi. Là non ci vogliono...».
Florin, 45 anni, romeno. Professione? «Mendicante. Ma ora finisco sul giornale? Non fa nulla domani prendo l’intercity e vado giù, verso Roma». Sei un ladro? «Sì, lo ero. Abilissimo coi portafogli. Ma ora no, chiedo un aiuto a chi me lo può dare». L’hotel degli “invisibili”, foresteria dei disperati. Ha un panorama imbarazzante: mare, mare, e ancora mare. Dorme al primo piano, Florin. Una coperta a terra, tra lo sporco. E una scatola di scarpe in cui ripone un po’ di cibo: frutta, biscotti, e un cartone di “tavernello”. «Me li dà un ristoratore, ma di nascosto, lui non vuole che gli altri vedano che mi aiuta».

La colonia Fara, di proprietà del Comune di Chiavari, è impantanata da tempo in un bando internazionale di gara per la sua alienazione e trasformazione, presumibilmente, in una “sciccosa” struttura ricettiva a due passi dal mare. A metà di un guado, irto di insormontabili vincoli edilizi, sospesa in bilico tra rilancio (ancora da venire) e degrado, sotto gli occhi di tutti. Cade a pezzi, la Fara: ventimila metri cubi di cemento, per dieci piani. Posati lì, a invecchiare. La base d’asta è dodici milioni di euro. Ma ogni pezzo di intonaco che cade, ogni vetro che un teppista infrange, il prezzo scende.
E intanto Florin ha abitato, per qualche notte, al suo interno. «Non ho rotto niente, giuro. Non ci sono più famiglie qui: un tempo, sì, c’era una coppia con un bambino piccolo. Di sopra ci sono ancora i suoi giocattoli. Uscivano all’alba e rientravano alla notte. Solo così puoi stare qui. Ora ci sono solo io...». Statistiche, sulla presenza dei romeni nel Tigullio, non ce ne sono. Ma la Caritas diocesana di Chiavari sta raccogliendo i dati su questi migranti, che dal primo gennaio 2007 non sono manco più “clandestini”, “irregolari”. Solo invisibili.
«Pubblicheremo l’anno prossimo le prime statistiche sulla presenza e sul passaggio, nel nostro territorio, di cittadini romeni - spiegano dalla segreteria dell’ente assistenziale - abbiamo centri d’ascolto, mense per poveri. Ma per dormire, nel Tigullio, non ci sono strutture appositamente studiate per i senza tetto dell’Est».



Secolo xix - 12/10/2008

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/levante/2008/10/12/1101811446095-notte-fara-rom.shtml

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