giovedì 16 ottobre 2008

Forse non sono più uno o due a fare l'elemosina!!


In Italia è allarme: la povertà riguarda 15 milioni di persone

Il rapporto della Caritas: occorre riformare la nostra spesa sociale

ROMA.
Si allarga l’emergenza povertà in Italia , un Paese con tali squilibri sociali da ricordare il Sudamerica. Secondo il Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan «l’emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone», quindi non solo i 7,5 milioni di persone ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che «si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio». Il rapporto denuncia le «profonde disuguaglianze» nel nostro Paese, dove «il quinto delle famiglie con i redditi più bassi percepisce solo il 7,0% del reddito totale» mentre «il quinto delle famiglie con il reddito più alto, percepisce il 40,8% del reddito totale». L’Italia, quindi, si avvia a una situazione di sperequazione sociale che ricorda quella di alcuni paesi dell’America Latina. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana si è chiesto: «Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perchè non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all’indigenza e alla precarietà?». In Italia - dice il rapporto - sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se non autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli. Avere più figli o i nonni in casa aumenta cioè il rischio di povertà, mentre in Norvegia con più figli il tasso di povertà si abbassa. Secondo i dati Istat, citati nel Rapporto Caritas-Zancan il 13% degli italiani è povero, in quanto vive con meno di 500-600 euro al mese. Il 48,9% delle famiglie povere vive al Sud. Altro punto dolente evidenziato dal rapporto la posizione rispetto agli altri Paesi Ue. «Insieme alla Grecia e all’Ungheria - si legge - siamo in Europa l’unico Paese non dotato di misure basilari di intervento» contro la povertà. «Paesi come l’Inghilterra - ha ricordato mons. Nozza - destinano alla lotta all’esclusione sociale l’1,7 per cento del Pil, contro lo 0,1% italiano. Mentre in Europa la media è dello 0,9%». Gli altri paesi, ha aggiunto, hanno varato «un piano che l’Italia non ha e non ha mai avuto». Tra le proposte contenute nel Rapporto: l’adozione di una misura universale di sostegno al reddito; nel mezzogiorno investire in servizi pubblici essenziali; tutelare anziani e portatori di handicap, che costituiscono una «emergenza» per molte famiglie italiane; nella crisi degli alloggi intervenire con sostegni agli affitti, garanzie ai proprietari e edilizia pubblica.

La Stampa.it 15/10/2008

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