domenica 23 marzo 2008

Consiglio letterario!


“Scrivere è un lavoro da sfaccendati, ogni motivo è buono per mollare, per uscire dalla clausura”. Per incontrare, talvolta, personaggi senza trama e senza autore. Che si raccontano in un capitolo, “uno solo, dall’alba al tramonto”. Come quel barbone all’uscita del supermercato, una miscela di “zucchero” ed “ insulti sessuali”, in cui la scrittrice Margaret Mazzantini - volto preraffaellita e uno sguardo cui sembrano concedere confidenza verità precise e pur lontane - ha riconosciuto un desiderio inedito, un sospetto. Un volto, forse: “Quella faccia affamata e sparuta che avresti potuto avere se il tuo spicchio di mondo non ti avesse accolto. Perché in ogni vita ce n’è almeno un’altra”. Così è nato “Zorro. Un eremita sul marciapiede”, monologo creato su misura per il marito e attore Sergio Castellitto. Come dono inconsueto: “la possibilità di sgangherarsi”. Perché il teatro è scioglilingua e scioglianima. E’ un marciapiede per vagabondi, uno scoglio nel grande fiume, “nell’impegnativo corso” della cosiddetta vita Normale.Dopo il meritato successo de “ Il catino di zinco” e di “ Non ti muovere”, la Mazzantini si conferma interprete dell’anima, acuta e coinvolgente. Narrando, su piani temporali sconnessi ma esaurienti (quadri che svelano con misura il segreto di una vita) la vicenda di un uomo qualunque. Moglie, Capufficio, una Famiglia d’origine che profuma di lasagne e polenta, di “miele e strofinaccio” . Mite l’infanzia e lineare il percorso, come il “tapis roulant” su cui camminano “ i regolari”. Quelli che Zorro chiama Cormorani, gli uomini che non sospettano che “ognuno ha la sua favola” , sebbene sgangherata, e che “il sogno è bello in solitudine, stretto nelle mani nude, magari sporche, magari dure”. Perché la vita non è in orizzontale. Talvolta è un piano inclinato, ti sorprende. Basta una piccola rivoluzione, un accidente. Un garzone del distributore di benzina che, imprudente, ti taglia la strada. Scivolano, allora, amori e certezze. E ti ritrovi sulla strada, senza seguirne il corso. Con il tuo cuore, le tue gambe in spalla, un misterioso guinzaglio al collo. E l’insopprimibile desiderio di pulizia e buoni profumi, di donne gentili dal baricentro basso, come il cielo di città. Quello da cui il Signore ci guarda con gli occhi che gli bruciano di benzene, sorpreso da “tutta ‘sta fantasia, tutto ‘sto fricandò”. Lui che “si credeva che eravamo più faciloni, buoni e cattivi, peccato e redenzione e amen”. Un inno dolente all’Irregolarità. Tra “sinfonie da senzatetto” (poesia e saggezza senza fronzoli) che si alternano alle parole impudiche della marginalità. Lasciando il sospetto di una gioia ruvida - forse vile, forse coraggiosa - di chi “ha accettato il suo destino (…) imprecando e ringraziando insieme”.


Margaret Mazzantini “Zorro. Un eremita sul marciapiedi.” Piccola Biblioteca Oscar Mondadori

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