Curiosità a spasso !
sabato 26 marzo 2011
mercoledì 23 marzo 2011
I pendolari più affezzionati.
Otre 40 mila sono giovani e stranieri
Il 73% sono uomini; il 27% donne. Il 22% italiano ed il 78% straniero. Numerosissimi i nord africani: Marocco, Eritrea, Egitto, Somalia, Algeria e Tunisia. Ma anche molti braccianti di Rosarno che, dopo le rivolte dell'anno scorso, sono sistemati sulle panchine lungo i binari. I boss sono est europei
ROMA - Puzzano e usano i binari o gli angoli della stazione come fossero il loro bagni. S'accampano sulle panchine o davanti alle porte dei negozi. Mendicano. Rubano. Le ferrovie ne risentono, per il "danno" d'immagine delle stazioni cittadine. Polizia e autorità locali li arrestano. Oppure alzano le spalle e, per dovere istituzionale, si danno un po' da fare per assisterli. Sono 76.794 i clochard che vivono in 10 stazioni d'Italia: Roma, Milano, Napoli, Catania, Foggia, Bologna, Firenze, Chivasso, Pescara e Genova. Il 73% sono uomini; il 27% donne. Il 22% italiano ed il 78% straniero. Numerosissimi i nord africani (Marocco, Eritrea, Egitto, Somalia, Algeria e Tunisia). Tra questi anche molti braccianti di Rosarno che, dopo le rivolte dell'anno scorso, hanno lasciato la Calabria e si sono sistemati sulle panchine delle stazioni d'Italia.
Numerosi gli est europei. Arrivano da Romania, Polonia, Ucraina, che di solito assumono immediatamente il ruolo di "boss" nelle stazioni. Occupano i posti letto migliori, quelli vicino ai tombini da cui esce l'aria calda che esala dalle griglie sotto le quali corrono i metro. In crescita anche gli afghani, spesso minorenni non accompagnati (in particolare a Milano e Roma). I Rom sono invece pochi, ma tutti concentrati nelle aree di Genova Cornigliano e Chivasso. Roma si conferma la città con un maggior numero di barboni di etnie diverse, mentre a Rimini, Pescara e Genova i clochard sono soprattutto italiani.
L'indagine dell'Osservatorio.
E' questa la mappa dei barboni d'Italia stilata dall'Osservatorio nazionale 1 sul disagio e la solidarietà che nell'indagine "Mind the gap, oltre la Linea Gialla" ha individuato il numero medio di presenze, la variazione nelle diverse fasce orarie e le abitudini dei senza-casa di casa nostra.
Prima sorpresa. Sono, per il 54%, persone giovani, tra i 18 ed i 40 anni e per il 31% tra i 41 ed i 60 anni. Solo il 5% delle persone registrate risulta avere più di 60 anni. I minori non accompagnati sono l'1% del totale. Se sono italiani hanno alle spalle storie di abbandono, perdita dei legami socio affettivi, espulsioni dal contesto sociale, economico e lavorativo. Si parla di giovani tossicodipendenti, donne abbandonate, anziani, ex carcerati, deospedalizzati, spesso affetti da patologie psichiche. Le donne sono tendenzialmente est europee e il loro vagabondaggio è spesso provvisorio, legato ai tempi di attesa per una sistemazione come colf e badanti. Qualche eccezione, come nella stazione di Firenze, dove le donne sono più della media. Forse perché, fino a pochi anni fa, l'associazione "Acisijf, protezione della giovane 2" gestiva servizi dedicati soprattutto all'utenza femminile.
L'homelessness è un "rito di passaggio". In attesa dell'inserimento nella nuova società. E' come se - si legge nella ricerca - dormire tra le pezze e i cartoni sia un punto di partenza verso una migliore condizione di vita. Anche se poi non tutti lasciano la strada. La ragione sta nel fatto che le stazioni sono autentiche fonti di denaro. C'è molta gente che circola e a furia di stendere la mano, qualche spicciolo si ottiene sempre, oppure un panino o un caffé al bar. Le stazioni sono illuminate e riscaldate. Come le case. Spesso poi le ferrovie si trovano al centro della città. Questo spiega, ad esempio, l'alta frequentazione notturna di Roma Termini che, pur restando chiusa dalle 24 alle 5 di mattina, è sempre abitata da persone che trascorrono la notte nelle aree perimetrali esterne.
Genova Cornigliano non chiude. E questo spiega anche la scarsa frequentazione nelle ore notturne della stazione di Genova Cornigliano che, pur non osservando orari di chiusura, è situata al di fuori dal centro cittadino. Di solito poi la stazione è pulita. I facchini svuotano i cestini e lavano i bagni. Ed è sicura perché ci sono i vigilanti, i carabinieri, la finanza, i ferrovieri e le telecamere. Infine, ci sono gli altri senza dimora. Così, tutti insieme, la Gare diventa anche un po' comunità.
Una comunità urbana virtuale. Ogni anno 500 milioni di viaggiatori partono e arrivano, corrono affannati verso i treni di una delle 2400 stazioni d'Italia. Fanno colazione nei bar delle gare, comprano il giornale. La ferrovia è un luogo di passaggio ma non per i clochard. Per loro si tratta di spazi multidimensionali, dove necessità e opportunità si incontrano, dando vita ad una vera e propria "comunità urbana virtuale". Mentre i turisti sono in transito, i senza-dimora, spiega il sociologo polacco Zygmunt Bauman, trovano nella stazione l'approdo provvisorio di un'esistenza che non offre alternative. Dalla ricerca emerge infatti che, in Italia, c'è chi baratterebbe volentieri il suo posticino in stazione per un letto vero. Peccato che strutture e alloggi di prima accoglienza non riescano ad accoglierli tutti.
fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2011/03/22/news/pezzo_stazioni-13963659/
domenica 20 marzo 2011
Clochard e degrado nella casa «infinita»
Da 40 anni lo stabile di via Pianell è abbandonato. «Promesse non mantenute dal Comune»
La protesta del Consiglio di zona 9. Nel secolo scorso ospitava ragazze madri con i bimbi
Clochard e degrado nella casa «infinita»
All'inizio del secolo scorso è stato un bell'esempio del welfare meneghino. Lo stabile comunale al 15 di via Pianell ha ospitato per decenni le ragazze madri con i loro piccini. In lontananza, dal tetto dell'edificio fatiscente, dove spuntano brandelli di palificazione in cemento armato, a memoria di uno dei tanti progetti di recupero, avviati e misteriosamente interrotti, s'intravedono la Collina dei ciliegi e gli squadrati palazzoni grigi che portano la firma dell'architetto Gregotti, alla Bicocca. A ricordarci che via Pianell non è più la periferia della città. Marco Oliverio vive in una palazzina ristrutturata dinanzi al rudere, della quale è anche amministratore. Da sei anni scrive a Polizia municipale, Demanio, vigili del fuoco, questura. «Tutti dicono di essere a conoscenza del problema, nessuno sa dirci cosa si può fare e se c'è un progetto». L'ingresso da via Pianell è stato murato. Inutilmente murato. Perché nello stabile diroccato si entra facilmente da via Ugolini. Ci sono due corpi di fabbrica, uniti da una scala che sale di tre piani, cinquecento metri quadrati a piano, già divisi come fossero undici piccoli appartamenti. Perché questo avrebbero dovuto diventare secondo un documento del Comune datato 1999 e intitolato: «Recupero e ristrutturazione dell'edificio da destinare a residenza pubblica da finanziare con le risorse regionali dell'edilizia sovvenzionata». Undici piccoli appartamenti e, fuori, nel cortile, laboratori artigianali.
Inascoltato anche il Consiglio di zona 9. Beatrice Uguccioni, la presidente del parlamentino, racconta del ricco scambio epistolare con gli uffici centrali del Demanio e dell'ultima lettera, datata 2009, esattamente dieci anni dopo la presentazione del progetto definitivo di recupero con fondi regionali, con la quale il Demanio informava la zona che il progetto di via Pianell avrebbe dovuto essere adeguato per l'entrata in vigore di nuove normative in materia energetica. «Tale progetto - aggiungeva il documento del Settore Tecnico Casa e Demanio datato 27 maggio 2009 - dovrà essere poi nuovamente validato e successivamente sarà approntata la documentazione per la gara d'appalto». E concludeva: «Si può prevedere che i lavori potrebbero iniziare nel marzo 2010 e concludersi in circa un anno». Cioè oggi. Lo stabile abbandonato di via Pianell (foto Nicola Vaglia)
W l'Italia!
150 Unità Italia: uomo di suicida al Vittoriano
Un uomo di circa 50 anni, sembra un clochard, è precipitato da una terrazza dell'Altare della Patria, mentre in tutta Roma erano ancora in corso i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Un uomo di circa 50 anni, sembra un clochard, è precipitato da una terrazza dell'Altare della Patria, mentre in tutta Roma erano ancora in corso i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Ci sarebbe una testimone che avrebbe visto l'uomo sulla balaustra della terrazza del Vittoriano, particolare che appunto farebbe pensare che il clochard si sarebbe suicidato. La terrazza era situata al secondo piano, e l'uomo sarebbe morto sul colpo dopo un volo di circa 30 metri. Sul posto immediatamente i sanitari del 118 e carabinieri, che stanno cercando di rintracciare i familiari dell'uomo.
fonte: http://www.mainfatti.it/Roma/150-Unita-Italia-uomo-di-suicida-al-Vittoriano_035242033.htm