domenica 20 febbraio 2011

Un pò di sociologia!

Autore: Salvatore Patricelli - Università degli Studi di Roma La Sapienza - [2005-06]


Che cosa è la povertà? Analizzare il fenomeno significa abbandonare l’idea di un concetto univoco.
Esistono varie classi di poveri che si formano dall’intreccio di diverse variabili: da quelle socio-economiche a quelle storico-culturali. La povertà è un fenomeno dinamico che accompagna l’uomo dalla sua nascita, e lo segue in tutte le sue fasi evolutive. È un male sociale che investe una parte dell’umanità adottando forme sempre diverse, adeguandosi al mutare dei tempi. Fino a pochi decenni fa costituiva la linea di demarcazione tra i il nord e il sud del mondo, attualmente si sta diffondendo anche nelle società più industrializzate. Le cause di tale espansione del fenomeno vanno ricercate nella globalizzazione neoliberista, nell’internazionalizzazione dei processi produttivi, nella precarietà e nell’aumento dei costi di vita.
Dalle inchieste di Buret e di Engels, alla Social survey di Booth, e ancora agli studi di Simmel e della scuola di Chicago, il povero del terzo millennio si identifica negli uomini separati, nelle ragazze madri, nelle anziane sempre più sole, e nei working poors. L’evoluzione del concetto di senza dimora è legata all’evoluzione del concetto di dimora non intesa più esclusivamente come bene materiale, ma come insieme di relazioni sociali all’interno del quale l’individuo forma la propria identità. L’esclusione da questa rete di socializzazione conduce all’esclusione sociale che può degenerare, se sussistono fattori contingenti, a condurre una “vita per strada”.
Sono “invisibili” soprattutto perché dimenticati dalle istituzioni socio-politiche, da ciò ne deriva l’inderminatezza sia del numero che dell’identikit. Se l’Istat non è in grado di fornire dati precisi su questo fenomeno, nel 2000 un’indagine della Fondazione Zancan di Padova, incaricata dal Ministero del Welfare, rilevò in una sola notte la presenza di circa 17000 persone nelle strade, nelle piazze e nei centri d’accoglienza delle città italiane. Da qui la necessità di promuovere il maggior numero di studi nella materia per conoscere i nuovi poveri. La metodologia che ho adottato nella mia tesi, per analizzare i nuovi senza dimora, si è concretizzata in una serie di quattro interviste qualitative ai rappresentanti delle rispettive tipologie. Tale studio mi permette di confermare che la tradizionale figura dell’homeless viene affiancata, ma non sostituita, da nuove tipologie aggravando così la situazione sociale. Oltre ai dati mancano efficaci e mirate politiche sociali che facciano fronte ad un problema oggi aggravato dalla vulnerabilità figlia di quella stessa società che dovrebbe garantire sicurezza e stabilità, e che invece sembra creare e riprodurre sempre di più “nuovi rischi sociali”.

fonte:http://sociologia.tesionline.it/sociologia/tesi.jsp?idt=17988

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