giovedì 14 agosto 2008

Storia di Raffaele

Raffaele era un mio coetaneo, aveva circa una quarantina di anni.
Un ragazzone alto, grosso, pieno di forze, una vita normalissima. Aveva avuto una famiglia. Era napoletano ma aveva trovato lavoro in Toscana, era falegname. Aveva un figlio, una moglie, una casa, d'estate andava in vacanza al mare, a Natale e Pasqua veniva a Napoli a trovare i parenti.

Sognava un futuro bello per il figlio, magari una casa più grande, una macchina nuova, i suoi sogni erano i sogni di tanti. Ma che cosa succede? Un giorno la moglie che era in macchina con il figlio fa' un incidente e muoiono tutti e due.
Inizia per Raffaele il calvario di un dolore che si trasforma in depressione: la vita non ha più senso, perde anche il lavoro perché non riesce più a farlo. In una spirale di dolore e sconforto Raffaele finisce per la strada. I suoi parenti? non lo so, so solo che lui finisce per la strada. La vita certe volte è assurda.

Ed io che pensavo che quella del barbone fosse una scelta!
Con Raffaele avvenne come un piccolo miracolo. Un mio amico che aveva un ristorante cercava qualcuno che lavasse i piatti, lo proposi a Raffaele e lui accettò quasi sorpreso che mi fossi preoccupato di lui. Iniziò a lavorare, si affittò una stanza andando via dalla stazione. Oggi Raffaele lavora al nord, credo che si sia formato una nuova famiglia. Il muro che separa il mondo "normale" da quello degli emarginati spesso è cosi alto che rende difficile anche realizzare tentativi di reinserimento.

Chi sta per la strada vede il mondo da una prospettiva diversa dalla nostra, vede un mondo frettoloso, distratto, lontano e sente poco probabile per lui la possibilità di soluzioni diverse.
Molti pensano: ma chi darà lavoro a persone che vivono per la strada ? Che affidabilità possono dare? Non sono solo scuse. Infatti chi non riesce a mantenersi pulito prova vergogna, scatta un pudore rispetto agli altri: si prova vergogna anche ad avvicinarsi a qualcuno per chiedere aiuto.


http://www.psgna.org/poveri/barb06.htm

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