domenica 9 marzo 2008



giornale Repubblica 06/03/2008

Francesca Zuccari, Sant'Egidio "Ma quel gesto è già un aiuto"

ROMA — «Anche l'elemosina può servire ad aiutare un barbone, soprattutto perché può essere un momento di contatto con chi da tempo vive lontano dalle istituzioni, un modo per creare l'inizio di una relazione: i cittadini possono fare da collegamento con i volontari che si occupano dell'assistenza». Francesca Zuccari, responsabile dei servizi per le persone senza fissa dimora per la Comunità di Sant'Egidio, ricorda che spesso avvicinare chi vive in strada significa fare più di un tentativo, «e gli spiccioli sono uno dei modi possibili, quello che può fare il singolo accanto agli interventi delle istituzioni e delle unità di strada».
Quale è l'azione più efficace per contrastare il fenomeno dei senza fissa dimora?
«Non agire sull'onda dell'emergenza, quando ad esempio qualcuno muore per il freddo durante l'inverno, ma offrire soluzioni continuative. Sono pochi quelli che vanno in strada per una scelta di vita, la maggior parte dei senza fissa dimora non ha alternative: servono centri di accoglienza diversificati per ospitare chi non è più abituato a stare a stretto con-tatto con gli altri, serve una risposta abitativa a prezzi contenuti per chi non può permettersi una casa e dei piani di reinserimento per chi è stato espulso dal mercato del lavoro».
I dati disponibili sulla presenza dei barboni in Italia fotografano le dimensioni del fenomeno?
«Sono stime che devono raccontare un fenomeno parcellizzato, che registrano chi vive in strada o frequenta dormitori e mense, ma non tengono spesso conto di chi si rifugia sotto i viadotti o nelle strade abbandonate o in luoghi nascosti proprio per evitare di essere mandato via. Oggi il fenomeno nel nostro Paese è cresciuto per la presenza dei nuovi poveri, come dimostra anche il fatto che i centri di accoglienza si riempiono appena vengono aperti».

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