martedì 19 luglio 2011

Tanto per cambiare!!


Il Comune sloggia i clochard


Sicurezza I residenti si lamentano per i bivacchi davanti la porta di casa



Dopo denunce e segnalazioni da parte di residenti e passanti, stufi di trovare al mattino, sotto casa, i resti di bivacchi notturni ed escrementi, il Comune passa alla linea dura. Cinque clochard sono stati "sfrattati" ieri da Piazza Sacro Cuore e altrettanti bosniaci, invalidi di guerra, sono stati allontanati da via Leopoldo Muzi. Lo ha reso noto il presidente della commissione sicurezza, Armando Foschi. Il blitz degli agenti della polizia municipale è iniziato ieri notte in viale Muzii e si è concluso all'alba di ieri in piazza Sacro Cuore dove gli agenti hanno trovato cinque stranieri ancora addormentati tra le siepi, in condizioni di forte alterazione alcolica. I cinque sono stati identificati e allontanati. «Tali interventi - ha detto Foschi - riprenderanno ora a ritmo serrato per tenere ben alta l'attenzione sulle condizioni di degrado della zona, visto il ritorno di un vero esercito di disperati e clochard che hanno ripreso ad accamparsi nella zona nord e sud della piazza, creando una situazione di forte disagio e anche di paura tra i residenti e i passanti, memori delle esperienze passate. Intanto per la stagione estiva chiederemo al Comitato per la sicurezza e l'Ordine pubblico la possibilità di prorogare di qualche ora il presidio fisso delle Forze dell'ordine presente nella stessa piazza». Nella nottata c'è invece stato un blitz della Polizia municipale in via Leopoldo Muzii-via Michelangelo, «anche in quel caso per allontanare alcuni bosniaci, invalidi di guerra, che stavano bivaccando, in procinto di scatenare una rissa».


Consiglio Letterario!!

Rifiuti e omicidi, un giallo tutto da ridere


In libreria «Sirial ciller», l'esordio narrativo di Stefano Piedimonte, giornalista del «Corriere del Mezzogiorno»









La copertina
La copertina
NAPOLI - Un serial killer analfabeta che lascia messaggi improbabili sui corpi dei netturbini uccisi. Un clochard autoritario adotta un sacchetto dell’immondizia. Un giornalista un po’ sfigato sceglie di indagare, con tecniche e metodi del tutto opinabili sulla misteriosa serie di omicidi, mentre uno stuolo di politici imbarazzanti si lancia nelle ipotesi più strampalate e la città, a modo suo, cerca una buona volta il riscatto dall’onta del fetore.


Non tutto è fantasia in «Sirial ciller», primo romanzo di Stefano Piedimonte, 31 anni, giornalista del Corriere del Mezzogiorno. La presentazione del volume, edito da Guida, giovedì 14 luglio alle 18 nella Sala Vasari della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, piazza Monteoliveto 3. Con l'autore saranno presenti Maurizio de Giovanni e Michele Serio; modera Vincenzo Esposito capocronista del Corriere del Mezzogiorno.


Lo scenario dell'opera, ambientata nella Napoli dell'emergenza rifiuti, è attualissimo. Si ride e







Stefano Piedimonte
Stefano Piedimonte
s'indaga fin dalla prima pagina con le imprese di Antonio Sellitti, giovane cronista che si troverà impelagato in situazioni grottesche e pulp, che fanno pensare a quelle degli eroi della narrativa di Joe Lansdale. Ne è un esempio la conversazione che Antonio ha a Sorrento con un clochard: «Ho adottato un sacchetto, si chiama Alfonso - dice l'uomo -. Ci conosciamo da tre mesi. Un giorno qualcuno l’ha lasciato sotto casa mia, a fianco alla montagna d’immondizia che era lì già da tre settimane. La prima settimana non ci siamo dati molta confidenza. Io uscivo di casa e ogni giorno lo vedevo lì, con la pioggia e con il sole. Ero in crisi con Maria, ci stavamo lasciando. Alfonso era l’unica sicurezza. Sapevo che l’avrei rivisto anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, e che prima o poi sarebbe stato lui a seppellire me…».


Con «Sirial ciller» parte anche la prima operazione di co-marketing tra un editore e una libreria online dove acquistare titoli in formato digitale: protagonisti di questa iniziativa sono Guida Editori e Bookrepublic. Tutti gli acquirenti del formato cartaceo del libro potranno ricevere la versione digitale in omaggio scaricandola in formato e-pub direttamente dall’e-book store Bookrepublic.



14 luglio 2011


Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2011/14-luglio-2011/rifiuti-omicidi-giallo-tutto-ridere-1901087669567.shtml

giovedì 7 luglio 2011

Che scoperta!!

New York - «Mi chiamo Chris Coon e questo è un esperimento sociale che mi aiuterà a non essere più un senzatetto, a prendermi cura delle mie due figlie e ad avere una vita migliore. vi prego, fate una donazione di uno o due dollari».

L’elemosina del nuovo millennio si fa e si chiede seduti comodamente davanti a un pc. In un’area free wi-fi di New York, a Union Square Park. Con un laptop di seconda mano, recente omaggio di un’anonima generosa signora, che è rimasta affascinata dal suo progetto, Coon ha messo su un sito, “Ask a Million”, costato 41 dollari (sopra l’incipit della presentazione in home page) per tentare di diventare milionario senza lavorare. Bastano lunghe passeggiate per la Grande Mela, un profilo Facebook e Twitter, un blog e un conto aperto su Pay Pal.

Coon, faccia da vichingo e capello rosso gelatina, è un disoccupato ventinovenne, che alla soglia dei 30 ha deciso di fare un po’ i conti con la sua vita da sbandato, passata ad attraversare gli Stati Uniti di lavoretto in lavoretto o di prigione in prigione.

In tutto questo suo peregrinare ha trovato anche il modo di fare due figlie, una di sette anni e una di 14 mesi. Da un po’ di tempo le bimbe vivono dalla zia, perché Coon, che non si può permettere una casa, è andato ad affollare le file dei nuovi poveri americani che si accampano in strada e mangiano alla mensa dei barboni.

Sarebbe stato uno dei tanti senzatetto a chiedere i soldi con un cappello in mano, seduto per ore sui marciapiedi, a guardare scarpe e pantaloni dei passanti, se a maggio non gli fosse venuta questa idea. Banale e dirompente. Puntare a essere milionario, usando tutti i circuiti dei social network, e il binomio curiosità-pubblicità che la sua storia suscita. E sfruttare il semplice meccanismo del dono che costa poco e vale tanto. Di un dollaro in meno dalle tasche neanche ce ne accorgiamo, ma se un milione di persone quel dollaro lo destina a un unica persona, per lui diventa un patrimonio. Socialismo individualista o capitalismo questuante? Il progetto di nuova economia-fai-da-te Coon lo descrive anche come un’operazione sociologica: «Vorrei vedere per quanto tempo e quante persone avranno cura di aiutarmi - scrive sul suo sito - E quali sono le differenti reazioni davanti alla richiesta di un dollaro».

“Ask a million” è un diario aggiornato quotidianamente, su cui Coon appunta quanti soldi riceve e come li spende. Il 2 luglio, per esempio scriveva: «Importo realizzato 47 dollari. Importo speso 73 dollari. 60 li ho inviati a mia zia per i pannolini e il latte delle mie figlie. 8 li ho spesi per cibo e caffè e 5 per comprare ai miei amici senzatetto caffè e hamburger da McDonald’s». Una lista spese precisa e trasparente. Dagli inizi di giugno, quando finita la fase di rodaggio di un mese, ha fatto partire il suo piano di elemosina telematica, ha accumulato 1381 dollari e ne ha spesi 1376. E poi visto che è lui stesso a definirlo un “esperimento sociale”, sul sito si trovano anche gli identikit dei suoi donatori divisi in percentuale per sesso, età, etnia, area di provenienza. Tra il 14 giugno e il 24, giovani, bianchi e donne risultano i più generosi, con una media di 1 dollaro e 17 centesimi a testa.

Facebook, Twitter e un video postato su YouTube, con tanto di immagini strappalacrime delle figlie, lo hanno sicuramente aiutato ad allargare il pubblico di potenziali benefattori, ma Coon non ha mai abbandonato la strada. Ne macina tanta, al centro di New York, e con un blocco per appunti in mano, descrive il suo progetto. A chi accetta di donargli qualche dollaro consegna anche una ricevuta. Sì, perché il mendicante 2.0 ha regole ferree e metodo: cercare di ricordarsi sempre la faccia del donatore per non disturbarlo due volte; non chiedere mai soldi prima delle 13, perché la gente entra al lavoro e va di fretta e mai mentre mangiano; non insistere, ed evitare i treni della metropolitana. Troppa concorrenza.

Il video del senzatetto:

Meglio poi puntare alle coppie, perché in quel caso le stesse parole, “Ehi amico hai mica un dollaro”, valgono per due. Meno fatica. Per il primo mese è riuscito a racimolare uno stipendio. Ma di questo ritmo ha calcolato che l’obiettivo del milione lo centrerà solo nel 2054. Per accelerare i tempi sta pensando di differenziare il business: venderà magliette a distanza. E sopra ci sarà scritto: «Solo un ragazzo senzatetto poteva fare questo esperimento». Uno, come spiega Coon al The Local East Village, che nella sua vita «avrà chiesto un dollaro almeno a cinque, sei milione di persone». Un vero e proprio lavoraccio.

lunedì 27 giugno 2011

Clochard in vacanza!

Chiavari - Arrivano nelle località della Riviera, confidando nell’aumento della popolazione per il movimento turistico. Chiedono l’elemosina, sul lungomare e nei centri storici, per poi trovare rifugio per la notte in edifici abbandonati. Oppure, visto il clima mite della bella stagione, in spiaggia, sulle scogliere, sotto ai porticati. Nessuna città è esclusa: Sestri, Lavagna, Chiavari, Rapallo, Santa Margherita. Il Tigullio, nei mesi estivi, è meta di senzatetto, clochard, nomadi. Un fenomeno che può originare problemi dal punto di vista dell’ordine pubblico e dell’igiene urbana. Pochi giorni fa, a Sestri Levante, due romeni senza fissa dimora si sono accoltellati reciprocamente, per una banale lite: uno è stato trovato ferito, è stato soccorso e medicato, e il giorno successivo ha cercato il suo aggressore per restituirgli la “cortesia”.

A Lavagna, nelle ultime settimane, i cittadini della zona di Arenelle hanno chiesto a gran voce un intervento delle autorità per la presenza massiccia nel quartiere di nomadi e senza tetto.È la zona dove sorgono l’ex Astoria e l’ex Riviera, due hotel chiusi da tempo che sono stati a lungo un ritrovo di sbandati e clochard. Per contrastare il fenomeno i carabinieri della compagnia di Sestri Levante (agli ordini del capitano Fabio Benincasa) hanno svolto, la scorsa settimana una serie di controlli nei luoghi dove viene segnalata la presenza di clochard. I militari hanno perlustrato la zona di Arenelle, ed hanno accertato che la trentina di romeni, che i cittadini segnalavano da giorni, se ne sono andati: non ci sono più le auto zeppe di materassi, che gli stranieri, la sera disponevano sulle panchine e sulle aiuole. Un gruppo di rom, quattro adulti e una bambina, è stato invece trovato a dormire sotto al ponte della Libertà, che congiunge Chiavari e Lavagna alla foce dell’Entella. A Sestri Levante i militari hanno poi controllato la zona della chiesa di San Paolo nella frazione di Pila, dello stadio Sivori e della Coop, in via Fico. Qui non sono stati trovati accampamenti abusivi, mentre un senza tetto è stato denunciato, per invasione di edifici, all’ex hotel Villa Rio di viale Mazzini. A Chiavari, negli ultimi giorni, per due volte è stato sgomberato un accampamento abusivo sorto sulla scogliera che separa le due colmate. Da questa zona sono state rimosse tende, materassi, fornelletti da campo, coperte, scarpe e vestiti. Sempre a Chiavari, recentemente, la polizia municipale ha ricevuto diverse segnalazioni per l’aumento del numero di mendicanti e romeni nelle vie del centro cittadino.

A Rapallo, il luogo dove va in scena il bivacco notturno dei senza tetto, soprattutto nei mesi estivi, è la sala d’aspetto della stazione ferroviaria: «Ci sono, in effetti, altre zone dove spesso i clochard trovano un riparo per la notte – dice il comandante della Municipale rapallese, Valerio Patrone – Ad esempio sotto ai portici dell’auditorium delle Clarisse: ma un controllo della zona ha scoraggiato la frequentazione notturna del porticato». Infondata, invece, era la segnalazione, giunta nei giorni scorsi, per una possibile invasione dell’ex residenza Castagneto a Rapallo, un edificio disabitato dove, la notte, erano state viste luci accese. «Abbiamo verificato – conclude il comandante Patrone – e scoperto che non c’era stata alcuna occupazione abusiva: solo una luce dimenticata accesa da uno dei nostri operai comunali».

fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2011/06/27/AO2eckf-clochard_assalto_riviera.shtml

mercoledì 8 giugno 2011

Un pò di Ripasso!!

Sono clochard, sono barboni. Rifiuti della società, spazzatura umana da smaltire. E che cos’è, il solito discorso odiosamente provocatorio dell’esaltato nazistoide? Ma no, che quando si tratta di miserabili il disprezzo non ha colore. E anzi, in questo senso le città-simbolo della buona amministrazione progressista sono più attive che mai. Firenze, tanto per dire. E non che qui c’entri la giunta guidata dal sindaco Renzi, quello dell’ordinanza anti-lavavetri e delle multe ai mendicanti. In ogni caso, l’altra notte è andato a fuoco un piccolo accampamento utilizzato proprio dai senza-fissa-dimora. All’altezza di piazza Paolo Uccello, vicino alle Cascine. Incendio doloso, secondo i primi rilievi: fortuna che non c’era nessuno, ridotti in cenere soltanto materassi e qualche scalcagnato oggetto. D’altronde qualche tempo fa sul giornale cittadino sezione primo piano Firenze, dove in alto si raccontava proprio il fermo d’un senzacasa mezzo ubriaco, ecco il riquadro con questo titolo: «Intanto è partito il restyling». Il restyling. E dove c’è il restyling non ci devono essere barboni, altrimenti che restyling è?

Passi da Firenze a Genova, altra città-simbolo del buon governo progressista - e lo si sottolinea perché insomma, suona strano, no? Dice: intorno a quei giardini gironzolano troppi disperati, sarà perché lì ci sono le fontanelle e dunque i clochard ci bevono e anche si rinfrescano e persino si lavano. Però non ne vogliono sapere di andarsene, ’sti pulciosi. E allora sapete che cosa si può fare? Togliamo l’acqua dalle fontanelle. Semplice, no? Togliamo l’acqua, che così vedrete che sbaraccano. Che se l’avesse pensata, chessò, un’amministrazione a guida leghista, le sentivi le accuse di insensibilità e anche di razzismo: in questo senso, passò alla storia la decisione dell’allora sindaco di Treviso Gentilini, che fece togliere le panchine da viali e giardini vicini alla stazione per evitare che ci si sdraiassero miserabili e clandestini. E intendiamoci, qui non si tratta di giustificare una parte perché anche l’altra, all’occorrenza, ragiona nello stesso modo, ché comunque di corbelleria sempre si tratta: solo ci si permette di segnalare che quando si tratta di clochard, di barboni, non c’è schieramento che tenga. Ma tant’è, vediamo di andare al punto.

E dunque, questa provocatoria richiesta viene dall’Amiu, azienda municipale che a Genova si occupa d’igiene urbana. Riguarda anche in questo caso i giardini davanti a una stazione: viale Caviglia, zona Brignole. Sbandati e vagabondi sono in effetti presenza costante, lo spettacolo non è certo di civico esempio: di fianco a clochard pacifici vi s’incontrano anche personaggi molesti. Gli operatori dell’Amiu denunciano intimidazioni, sono giustamente preoccupati. Chiamiamo un amico che abita nei paraggi e lui ci conferma che sì, è vero, «quello slargo è dimenticato da Dio e dai sindaci...». Nel senso, il problema esiste, e qui non si tratta certo di giustificare comportamenti inurbani soltanto perché riferibili a persone in difficoltà. Ma la trovata non convince: invece d’affrontare il problema del disagio, si punta solo a spostarlo di zona. Lo stesso presidente di Amiu Fabio Orengo ammette che trattasi di idea «forse incivile, forse è un modo drastico e devastante per allontanare i clochard». Ma, aggiunge, questo problema va affrontato. Tirando così in ballo la giunta comunale. L’assessore alla Sicurezza, Scidone, auspica - in Italia politici e amministratori auspicano almeno una volta al giorno - auspica, dicevamo, più controlli della Polizia, «non è solo un problema di decoro, ma anche sociale». Giusto: e chi lo deve risolvere, se non il Comune?

E poi ti viene in mente Bologna. Bologna l’accogliente, Bologna dal cuore d’oro. Ma dove? La rivolta dei barboni, così se ne parlava nei primi giorni d’aprile. Cioè, rivolta suona magari esagerato, però insomma, si sono arrabbiati. Saranno stati stati un centinaio. Han preso coperte, sacchetti, cartoni. Sono andati davanti al Comune, con il supporto della storica associazione Piazza Grande. Si sono accampati lì per protestare: gli avevano chiuso il dormitorio, quello ch’era stato aperto per “l’emergenza freddo”, che così almeno nel gelo invernale non ne moriva uno alla settimana e non sporcava l’immagine della città equa e solidale. E però poi basta, finito, andate per strada - andate via, barboni! - tanto ormai è arrivato il caldo. E allora sciò, sloggiare. E loro si sono accampati là, davanti al Palazzo, quattro giorni e quattro notti, «che cosa vuoi che cambi, per noi? Ci siamo abituati. E poi perché chiudere i dormitori? È una crudeltà inutile».

Alla fine in Comune han deciso di lasciarlo aperto fino a fine giugno, quel dormitorio. Cioè, l’ha deciso il commissario straordinario: adesso dovrà pensarci il nuovo sindaco Virginio Merola. Ci sono rassicurazioni di massima, ma ancora non si sa. Non si sa dove potrà andare a dormire, quel centinaio di senzacasa. Basta che non si vedano.



Fonte:http://liberonews.it/news/753542/Degrado_progressista_contro_i_barboni__scatta__caccia__di_sinistra_ai_senza_tetto.html